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Truppe UE-Nato in Ucraina? La Russia chiarisce le opzioni che si aprono
di Marinella Mondaini
Nell’ambito della Nato si svolgono discussioni sul possibile invio di contingenti militari in Ucraina. L’inaspettata dichiarazione di Emmanuel Macron che ha aperto tale scenario, ha provocato una dura reazione da parte della Russia, ma anche una reazione contrastante da parte dei membri dell’alleanza Nato. In seguito, il ministro degli Esteri ucraino, Dmitrij Kuleba ha tentato di giustificare Macron, dicendo che il presidente francese quando parlava di mandare i soldati francesi in Ucraina, intendeva gli istruttori francesi per addestrare i soldati ucraini secondo gli standard Nato, mentre nel governo francese hanno ventilato l’ipotesi che le truppe militari francesi potrebbero partecipare “senza varcare la soglia della guerra”, cioè svolgere compiti come lo sminamento, l’addestramento dei soldati ucraini o la lotta alle minacce alla sicurezza informatica.
Tuttavia, in Russia prendono molto sul serio le dichiarazioni bellicistiche di Macron sull’invio di truppe francesi a combattere contro la Russia, perché “non bisogna permettere che la Russia vinca”, la sconfitta della Russia sembra essere lo scopo esistenziale, perciò è indispensabile mandare le legioni francesi sul Mar Nero perché per la Nato esso è un punto chiave.
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Perché ha vinto Putin
di Pino Arlacchi
Putin ha di nuovo vinto le elezioni, e il suo successo sembra essere un enigma per molti commentatori. Ho conosciuto e visitato più volte la Russia postcomunista, quella degli anni Novanta.
La Russia di Eltsin: uno Stato in agonia i cui massimi architetti e beneficiari sono stati i governi occidentali associati agli oligarchi stile Khodorkovsky e Berezovsky.
Uno Stato in eutanasia, amorevolmente assistito dalla finanza occidentale, che aveva colto l’occasione della caduta del comunismo per costruirci sopra una montagna di soldi. Sono state le banche europee e americane che hanno ricettato i danari degli oligarchi contribuendo a portare un grande Paese sull’orlo del fallimento.
L’élite criminale più vicina agli oligarchi amici di Eltsin era quella dei boss di Cosa Nostra. Stessa ferocia, stessa protervia politica mascherata, nei russi, da un grado di ricchezza, istruzione e status sociale di gran lunga superiori. Gli ex caprai di Corleone non hanno mai neanche sognato i livelli di opulenza e sofisticazione dei magnati criminali russi.
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E’ nata l’Europa di Brzezinski
di Fabrizio Bertolami
L'assetto prospettato dall'incontro di Macron, Scholz e Tusk era già uno dei punti centrale della strategia enunciata da Zbignew Brzezinski nel suo celebre saggio "La Grande Scacchiera" del 1997 in cui affermava che l'Ucraina dovesse aderire alla NATO e all’EU, disegnando così uno scenario geopolitico totalmente nuovo, diverso sia da quello "Mediterraneo" (Francia, Germania, Italia) sia da quello “Carolingio” (Francia, Germania, Benelux) in cui Francia, Germania, Polonia e Ucraina costituiscono un blocco capace di integrare le tre nazioni più popolose del continente e contemporaneamente in grado di incunearsi sino ai confini della Russia.
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Il 15 marzo a Berlino, durante un incontro a tre, il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz e il neoleletto primo ministro polacco Tusk hanno siglato un accordo per fornire un supporto congiunto in termini di armamenti all’Ucraina.
“Utilizzeremo i profitti derivanti dai beni russi congelati in Europa per sostenere finanziariamente l’acquisto di armi per l’Ucraina”, ha detto Scholz elencando gli sforzi dell’Unione Europea per aumentare il sostegno a Kiev.
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Dall’Ucraina ai paesi baltici (a nord) alla Romania (a sud), il fronte di guerra NATO-Russia si estende
di Il Pungolo Rosso
Ha dell’incredibile la sottovalutazione – da parte delle formazioni che si vogliono anti-capitaliste – delle manovre occidentali in corso per allargare a dismisura il fronte di guerra con la Russia, a nord nei paesi baltici e a sud in Moldova.
Nei primi due anni dall’invasione del territorio ucraino da parte della Russia il protagonista indiscusso, in ambito NATO, del “sostegno” all’Ucraina (ovvero: alla macellazione di ucraini) è stato l’asse Wall Street-Pentagono che ne ha tratto dei grandissimi benefici, sia diretti (per l’industria del gas e l’industria bellica) sia indiretti (per i pesanti danni inferti al socio pericoloso concorrente Germania). Ma con le crescenti difficoltà che sta incontrando Biden a profondere in questa opera altamente umanitaria altre decine di miliardi di dollari, il testimone è passato all’Unione europea, anche in questo caso con un’esaltante performance dell’industria bellica tedesca (+40% di fatturato in due anni) e italiana (una festa dopo l’altra per la Leonardo, l’ultima è la partecipazione alla costruzione di 12 sottomarini nucleari Columbia per la marina statunitense).
Inevitabile il rilancio francese. Ed ecco Macron salire alla ribalta invitando tutti a prepararsi alla guerra contro la Russia – il primo a evocare in pubblico questa “necessità” era stato l’ex-capo di stato maggiore britannico. Salvo, poi, attenuare in parte la sua affermazione, ribadendo che per l’Europa e per la Francia la sconfitta della Russia in guerra è “questione esistenziale” (questa la formula esistenzialista in voga). Alla lettera:
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Venti tesi su Marx
di Moreno Pasquinelli*
«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
Premessa
La dottrina marxista è figlia del suo tempo, dell’epoca in cui la borghesia, malgrado il poderoso sviluppo delle forze produttive, non mantenne la promessa di un umanistico e vero progresso sociale. È in quella temperie che il nascente proletariato venne considerato il soggetto storico destinato a realizzare l’agognata redenzione dell’umanità dal suo stato di abiezione. La dottrina marxista — sintesi ingegnosa di materialismo meccanicistico di matrice nominalista, di storicismo di matrice hegeliana, e positivismo scientista —, nelle vesti di socialismo scientifico, riuscì a imporsi come alfiere della classe proletaria e come araldo di una nuova civiltà. A questo punto, con alle spalle un secolo tremendo, occorre avere il coraggio di riconoscere che anche la dottrina di Marx, malgrado la sua penetrante fisiologia del capitalismo, non ha superato la spietata prova della validazione fattuale. La storia è inflessibile, punisce chi fallisce il proprio scopo, la cui disgrazia è tanto più grande quanto più maestosa la sua profezia.
In virtù del suo carattere sincretico il pensiero di Marx era destinato a dare vita a multipli e opposti “marxismi”. Ognuno di essi si è cimentato nel tentativo di riformare la dottrina. Se tutti questi tentativi andarono incontro allo scacco è anzitutto perché nessuno di essi rinunciò al fondamento teleologico e finalistico della dottrina. Non si tratta di riformare il marxismo, né di compiere una mera decostruzione.
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Attraversando il PNRR. Parte II: politiche energetiche e filiere produttive (I)
di Emiliano Gentili, Federico Giusti e Stefano Macera
Pubblichiamo la seconda parte dello studio sul PNRR condotto da Emiliano Gentili, Stefano Macera e Federico Giusti. Dopo aver analizzato il contesto economico italiano e la strategia perseguita dall’Unione Europea nella programmazione del Piano, nel nuovo articolo, gli autori analizzano l’idea di politica energetica dell’Ue e dell’Italia ed esaminano alcuni investimenti previsti dal PNRR particolarmente significativi per lo sviluppo dell’economia italiana, con particolare riferimento alla filiera dei semiconduttori e dell’idrogeno.
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I. Articolazione del Piano e REPowerEU
Missioni, componenti e investimenti
Il Pnrr si articola attorno ad alcuni percorsi di sviluppo settoriali denominati «Missioni». In un certo senso potremmo farli corrispondere ai Programs europei (v. Parte I, Par. II, La strategia della Commissione Europea), solo che le Missioni sono declinate su scala nazionale. Ogni Missione è a sua volta suddivisa in Componenti, per cui ad esempio la Missione 1, Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, è composta da: Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA; Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo; Turismo e cultura 4.0. A voler essere precisi, poi, le Componenti sono a loro volta ripartite in «sotto-componenti». I fondi vengono assegnati «a pacchetti», denominati «Investimenti»[1], che costituiscono una sorta di suddivisione ulteriore di queste sotto-componenti. Ad esempio, la citata Componente 1 della Missione 1 riporta tre sotto-componenti (Digitalizzazione PA; Innovazione PA; Innovazione organizzativa del sistema giudiziario), all’interno delle quali trovano posto ben sette Investimenti differenti (quali «Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali» o «Processo di acquisto ICT»).
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Mosca: modello 11 settembre
di Fulvio Grimaldi
E’ relativamente indifferente se il terrorismo colpisce New York, “il Mondo Libero”, o la Russia, il “capofila delle autocrazie”. L’effetto deve riversarsi sulle popolazioni occidentali, da mobilitare verso l’accettazione degli sviluppi previsti dalle fasi finali della guerra contro l’umanità. Risultati programmati:
1°) Ulteriore stretta repressiva verso la sorveglianza capillare e totale, fatta passare per “sicurezza”, e ulteriore accelerazione verso l’ordine mondiale totalitario, priorità da cui tutte le resistenze, opposizioni, divergenze sono annichilite in virtù della preservazione della vita (vedi vaccino);
2°) Ritorno a Lepanto. Rilancio dello scontro di civiltà con l’Islam che, in attesa della resa dei conti finale con l’Eurasia, consente l’esasperazione della mobilitazione psicologica delle masse in Occidente e della conseguente militarizzazione mirata all’ esplosione di conflitti in aree idonee (Iran, Kosovo, Bosnia, repubbliche asiatiche, Africa) a garanzia della preminenza dell’apparato industrialmilitare e dei suoi profitti;
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Etica, politica e commedia
di Giorgio Agamben
Occorre riflettere sulla singolare circostanza che le due massime che hanno cercato di definire con maggiore acutezza lo statuto etico e politico dell’umano nella modernità provengono dalla commedia. Homo homini lupus – cardine della politica occidentale – è in Plauto (Asinaria, v.495, dove mette scherzosamente in guardia contro chi non conosce chi sia l’altro uomo ) e homo sum, humani nihil a me alienum puto, forse la più felice formulazione del fondamento di ogni etica, si legge in Terenzio (Heautontim., v.77). Non meno sorprendente è che la definizione del principio del diritto «dare a ciascuno il suo» (suum cuique tribuere) sia stata dagli antichi percepita come la definizione più propria di ciò che è in questione nella commedia: una glossa a Terenzio lo enuncia senza riserve: comico è per eccellenza assignare unicuique personae quod proprium est. Se si assegna a ciascun uomo il carattere che lo definisce, egli diventa ridicolo. O, più in generale, ogni tentativo di definire ciò che è umano sfocia necessariamente in una commedia. È quanto mostra la caricatura, in cui il gesto di cogliere a ogni costo l’umanità di ciascun individuo si trasforma secondo ogni evidenza in una beffa, fa propriamente ridere.
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Trump, un mito confezionato dai neocon
di comidad
Mai fidarsi di quegli esseri orribili che sono i “putiniani”, infatti te li ritrovi sempre a sostenere la NATO e le sue guerre; come è successo alla principessa e decana dei putiniani europei, la “sovranista” Marine Le Pen. La putiniana non solo si è astenuta in parlamento per non ostacolare l’ennesimo invio di armi di Macron a Kiev, ma ha persino avallato la fiaba/spot sull’eroico popolo ucraino che avrebbe fermato la Russia. In realtà le tre linee difensive le ha costruite la Russia e non l’Ucraina, ed è Kiev, insieme con la NATO e l’UE, a dichiarare che l’obbiettivo non è “fermare Putin”, bensì riconquistare i territori perduti; territori peraltro popolati da civili russofoni che vengono bombardati dall’esercito ucraino.
Qualcuno potrebbe pensare che Marine Le Pen si sia “melonizzata”, mentre invece le sue prese per i fondelli sono sempre state evidenti; come quando proponeva di far uscire la Francia non dalla NATO ma solo dal suo comando, per segnalare così la propria indipendenza. Oltre a produrre queste barzellette, Marine Le Pen è sempre stata una sostenitrice acritica delle spese militari, senza mai fare domande sul modello di difesa per cui sarebbero dovute servire; perciò si lasciava campo libero agli affari delle lobby delle armi.
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Il terrorismo e la guerra contro la Russia
di Fabrizio Poggi
Alcune semplicissime osservazioni a proposito dell’attentato di Mosca, anche “terra-terra” si può dire, mutuate da varie “fonti”.
Le sanzioni euroatlantiche contro la Russia hanno dimostrato di non avere particolari effetti sull’economia russa, mentre ne hanno di sempre più manifesti su quelle “europeiste”.
Anche i miliardi di dollari e di euro sottratti alla spesa pubblica e gettati nel calderone del complesso militare-industriale occidentale per rimpinguare di armi i nazigolpisti di Kiev, dimostrano di non raggiungere l’effetto proclamato.
Non funziona nemmeno la chiamata urbi et orbi a “stringersi attorno all’Ucraina”: le masse popolari e i lavoratori occidentali non intendono più pagare il “sostegno all’Ucraina aggredita” con il precipitare dei propri livelli di lavoro e di vita.
Tanto più che anche la famosa “controffensiva di primavera” del 2023, a suo tempo presentata come moderna Vergeltungwaffe in veste banderista, si è risolta in una disfatta dietro l’altra per le truppe ucraine, rinsanguate con giovani e anziani accalappiati per le strade, privi di ogni motivazione e anzi assolutamente contrari a morire per gli interessi delle cricche euroamericane e delle élite oligarco-naziste di Kiev.
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Russia, il dito punta verso Kiev
di Fabrizio Casari
La paternità dell’assalto terroristico a Mosca è ancora da assegnare. Il presidente Putin si è rivolto alla nazione (e all’Occidente) assicurando che la Russia saprà scoprire e punire i responsabili senza nessun riguardo. L’attentato appare a tutti gli effetti una risposta destabilizzatrice alla vittoria politica delle elezioni della settimana scorsa, e proprio per questo mette nel mirino i peggiori nemici di Mosca, com’è ovvio che sia.
Gli Stati Uniti sono gli unici che sin dal primo momento successivo all’attentato si sono detti certi della responsabilità dell’Isis ma davvero non si capisce sulla base di quali certezze.
Mosca però ha proceduto a 14 arresti - dei quali 4 autori diretti dell’azione terroristica - che non sembrano confortare la tesi statunitense. Uno, di nazionalità tagika, avrebbe già iniziato a confessare ammettendo di essere stato reclutato con denaro per compiere il massacro e avrebbero riferito di reclutamento, importi ricevuti e modalità operative simili, confermando come si ignorassero gli uni con gli altri. I racconti degli arrestati che vengono fatti filtrare dal Cremlino, e che indicano in mercenari sconosciuti tra loro gli autori, confermerebbero quindi l’inconsistenza della pista Isis.
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Cinque ipotesi sull’attentato più annunciato di sempre
di Sergio Mauri
L’ISIS dato per morto, ma ogni tanto alla bisogna redivivo, sembra sia (stato fatto tornare) in servizio alla grande. Un intervento tale, quello dell’ISIS, ex post, che veramente giustifica la mia affermazione, cioè quello “stato fatto tornare”.
Certamente, l’ISIS non è un’organizzazione antioccidentale, anzi, tanto è vero che non sembra aver colpito interessi statunitensi e israeliani, anche se farla passare per un grande affare degli Stati Uniti è un po’ troppo. Un ISIS composto da ceceni separatisti, da tagiki? Per ora non è dato sapere.
Tuttavia, appena poco più che 15 giorni fa l’ambasciata statunitense a Mosca aveva annunciato esserci il rischio di un attentato in un luogo affollato, seguita poi dall’ineffabile Regno Unito. Delle due l’ una: o l’attentato lo hai organizzato tu e quindi sai quello che deve succedere, oppure sei in contatto con chi lo ha organizzato. In entrambi i casi, la tua posizione non è “buona”.
Ora; cui prodest? Azzardo una serie di ipotesi del tutto personali:
1) una provocazione occidentale per far rispondere brutalmente i russi e quindi intervenire (gli occidentali) in Ucraina;
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La CIA e i fascisti russi che combattono la Russia
di Scott Ritter* - ConsortiumNews
Nei giorni precedenti le elezioni presidenziali russe, che si sono concluse domenica scorsa, una rete di tre organizzazioni paramilitari russe che operano sotto l'egida della Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa ucraino, o GUR, ha lanciato una serie di attacchi sul territorio della Federazione Russa.
Lo scopo degli attacchi era chiaro: disturbare la tre giorni di elezioni presidenziali russe creando un'atmosfera di debolezza e impotenza intorno al Presidente Vladimir Putin, per minarne l'autorità, la legittimità e l'appeal nella cabina elettorale.
L'operazione è stata pianificata da mesi e ha coinvolto il Corpo dei Volontari Russi (RDK), la Legione della Libertà della Russia (LSR) e il Battaglione Siberia. Tutte e tre queste organizzazioni sono controllate dal GUR, il cui portavoce ha annunciato gli attacchi.
Non è stato detto fino a che punto la C.I.A. sia stata coinvolta in quella che equivale a un'invasione del territorio della Federazione Russa da parte di forze che operano sotto l'ombrello di quella che è apertamente riconosciuta come una guerra per procura tra gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO contro la Russia.
Mentre l'Ucraina sostiene che gli attacchi dell'RDK, dell'LSR e del Battaglione Siberia sono azioni di "russi patriottici" che si oppongono a Putin, il coinvolgimento del GUR nell'organizzazione, nell'addestramento, nell'equipaggiamento e nella direzione di queste forze rende il loro attacco al territorio russo un'estensione diretta della guerra per procura tra la Russia e l'Occidente.
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Il bellicismo dell’Europa disarmata
di Gianandrea Gaiani
L’attenzione di politica e media si è concentrata negli ultimi giorni sulle elezioni presidenziali russe (il cui esito era scontato) e al dibattito circa l’impegno diretto di truppe europee al fianco di quelle ucraine e l’invio di maggiori e più potenti armamenti a Kiev.
Un dibattito aperto dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron circa il possibile invio di truppe francesi in Ucraina, ravvivato dall’invito del Papa a Kiev a negoziare la pace con la Russia ora che la situazione per le truppe ucraine si fa sempre più precaria, il tutto in un contesto un po’ isterico di continui proclami di sostegno all’Ucraina “fino alla vittoria” e di moniti all’opinione pubblica in Europa affinché si prepari alla guerra contro la Russia.
L’incontro trilaterale dei giorni scorsi tra i leader di Francia, Germania e Polonia si è svolto in questo clima “bellicista” pur con il cancelliere Scholz che si oppone all’invio dei missili da crociera Taurus e di truppe tedesche in Ucraina.
Un “triangolare” che ha mostrato ancora una volta le divisioni interne alla UE ma che soprattutto ha voluto evidenziare quali siano oggi le “potenze di riferimento” del Vecchio Continente: il fatto che l’Italia non sia stata invitata ha offerto il destro al vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani per lanciare un monito. “Ognuno è libero però non dà un messaggio forte a Putin il fatto che due-tre-quattro Paesi si riuniscano quando invece dovrebbe riunirsi tutta l’Unione Europea. La coesione dell’Europa dà un messaggio di compattezza e determinazione all’Ucraina e a Putin, invece di rinforzarci così ci indeboliamo anche politicamente”.
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La legge vieterà di manifestare contro Israele
di Francesco Cappello
1. Il ddl 1004 proposto dalla lega intenderebbe impedire le manifestazioni di dissenso “antisemite” dei cittadini italiani
2. Le “Disposizioni di legge per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo“ del 30 gennaio 2024
Si tratta di articoli pienamente coerenti con la progressiva chiusura degli spazi politici, atti a limitare, controllare e impedire manifestazioni in cui si criticano le istituzioni israeliane. Esso vorrebbe tutelare le istituzioni e la storia ebraica.
Così si apre il ddl [1]
ONOREVOLI SENATORI. – Alla luce del conflitto armato attualmente in corso in Medio Oriente e delle ripercussioni che tale guerra ha sul nostro Paese, anche sul piano civile, visto l’interesse mediatico dimostrato dagli organi di informazione e le numerose manifestazioni di cittadini, nasce l’esigenza della presente proposta che è finalizzata ad adottare nell’ambito della legislazione vigente la definizione operativa di antisemitismo.
La parola antisemitismo entra così nel linguaggio giuridico italiano; un po’ come la parola mafia che fu sdoganata per la prima volta in un documento ufficiale nel 1865 dal prefetto di Palermo, Cesare Mori, in un rapporto inviato al governo centrale italiano, essa permise poi di parlare di antimafia e di istituire le prime Commissioni Parlamentari di inchiesta sulla mafia del ’63 e del ’72.
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Gli antisemiti al governo di Tel AViv
di Dante Barontini
Nel linguaggio ordinario si è soliti chiamarla “eterogenesi dei fini”, indicando le conseguenze inattese o sorprendenti di comportamenti considerati logici in senso lineare.
Il pensiero dialettico, che cerca invece di rispettare e riflettere il movimento della realtà, è più pronto a riconoscervi il classico rovesciamento della “tesi” in “antitesi”. Che non è una “magia” astratta, ma una necessità del reale.
Scendiamo subito sul piano politico concreto, anche se occupandoci comunque di “concetti” che nella narrazione dominante sembravano saldi come la roccia pur essendo prodotti di un’operazione tanto furbesca quanto criminale.
Parliamo dell’identificazione assoluta tra “antisionismo, antigiudaismo e antisemitismo”, ovvero della pratica politica e comunicativa per cui si mette all’indice ogni critica all’operato dello Stato di Israele qualificandola come “antisemitismo”, “odio razziale verso gli ebrei” e amenità varie.
Coloro che hanno pensato, praticato e imposto questa ferrea identificazione tra concetti e soggetti diversi (un ebreo può non essere sionista; al ceppo semita appartengono anche tutti gli arabi, i siriaci, ecc; Israele è uno Stato come tutti gli altri, senza alcuna “eccezionalità” di origine divina, ecc) aveva immaginato un “meccanismo perfetto”.
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Russia, il trionfo di Putin
di Fabrizio Casari
Con una debordante vittoria elettorale di Vladimir Putin, si è conclusa la consultazione elettorale russa. Le operazioni di voto sono durate tre giorni, necessari per coprire il Paese più grande del mondo: un territorio immenso di oltre 17 milioni di chilometri quadrati, 11 fusi orari diversi e 112 milioni di elettori su 146 milioni di abitanti. Il dato che balza immediatamente all’attenzione è quello relativo alla partecipazione: un record storico, con il 77% degli elettori che ha votato, mentre in Occidente, mediamente, non si arriva al 50%. Dopo l’annunciato crollo dell’economia e la certa sconfitta militare in Ucraina, l’elenco dei desideri frustrati dell’Occidente si allarga.
La partecipazione al voto era infatti uno dei test che il mainstream atlantista e russofobo assegnava alla credibilità e affidabilità del processo elettorale e la sua percentuale ha dimostrato come i russi non siano affatto intimiditi dalle campagne mediatiche occidentali, che nell’intento di scoraggiare la partecipazione avevano annunciato possibili attentati, disordini ai seggi, proteste eclatanti contro Putin. Il fallimento delle ipotizzate proteste ha dimostrato anche come l’apparato spionistico occidentale abbia le unghie spuntate, che viva una crisi nella sua campagna di reclutamento.
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Lotta di classe e speculazione immobiliare: le differenze tra Cina e occidente
di Leonardo Sinigaglia
“La lotta di classe è finita e l’hanno vinta i ricchi”: una frase che spesso ritorna in Occidente e che può corrispondere effettivamente alla realtà nell’immaginario collettivo di una parte di mondo in cui le crescenti diseguaglianze si sommano all’incontrastato monopolio della grande borghesia sul potere politico, sui media, sulla vita culturale e sulla produzione ideologica. In quanto base dello sviluppo sociale, la lotta di classe è inesauribile, almeno sino al limite teorico del superamento dei suoi presupposti, ossia la stessa divisione in classi. Essa caratterizza ogni sistema classista, quindi anche, ovviamente, quello capitalista, sia che nella contraddizione tra classe lavoratrice e borghesia la prima rappresenti l’aspetto principale, sia che questa posizione sia occupata dalla seconda. Ma ciò è vero anche per il socialismo, anch’esso sistema classista, dove però il rapporto tra borghesia e classe lavoratrice risulta invertito, con il potere politico conquistato da quest’ultima e assicurato dall’esercizio della dittatura del proletariato, con il controllo delle principali leve economiche e sociali.
“La lotta di classe esiste oggettivamente nella società socialista. Non va né sottovalutata né esagerata”[1]: al mutare delle condizioni non viene meno l’esistenza della lotta, ma le sue forme.
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Da termometro a valutazione individuale: la resistibile ascesa dei test INVALSI
Redazione ROARS
Un vecchio adagio recitava che i test INVALSI servissero per migliorare il sistema di istruzione, che fossero anonimi e che non valutassero né il singolo studente, né l’insegnante. Si trattava di un semplice termometro: uno strumento che segnalava i punti di forza e i punti di debolezza della scuola italiana. Non bisognava demonizzare un termometro: ogni strumento, si sa, non è né buono né cattivo in sé. Dipende dall’uso che se ne fa. Questo racconto non ci aveva mai convinto. Origini e scopi dei test erano stati ben delineati dal trio Checchi-Ichino-Vittadini nel 2008 in un documento per l’allora ministra Gelmini: i test sarebbero dovuti progressivamente diventare lo strumento di regolazione dell’insegnamento e della popolazione studentesca. Da termometro di stato a certificazione algoritmica individuale, è stato un attimo. Una prevedibile e resistibile ascesa, quella dei test Invalsi: realizzatasi con sostegno politico e mediatico trasversale e irriducibile, nell’assenza di voci critiche radicali. Bene constatare che oggi, quando i buoi sono scappati dalle stalle, si levino petizioni e preoccupazioni diffuse. Noi sosterremo queste posizioni, benché tardive, perché continuiamo a credere che ogni costruzione umana e ogni fede, perfino quella nei test Invalsi, siano in realtà fatti profondamente politici, e quindi modificabili.
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Antigone: Mito - Letteratura 1 a 0
di Annalisa Ambrosio
Sulla copertina dell’ultimo libro di Eva Cantarella per Einaudi troneggia un enorme titolo provocatorio: Contro Antigone, accompagnato da un sottotitolo importante e minuscolo: O dell’egoismo sociale. Ora, in un certo senso, il fatto che il titolo sia provocatorio è proprio l’oggetto del saggio in questione, perché l’autrice ci mostra per 104 pagine quanto sia forte e radicato il mito di Antigone, quanto questa eroina abbia guadagnato un posto d’onore nel sentire comune fino a divenire intoccabile. Non solo.
Cantarella cerca di capire che cosa ne sia stato di Antigone e della sua storia sofoclea, manipolata e piegata dalle generazioni di umani che si sono susseguite nel mondo. Quindi, nonostante questo sia l’ennesimo libro su Antigone, non è l’ennesimo libro su Antigone, di fatto è l’unico che non ne dipinga l’agiografia: ecco la promessa. E la promessa, in effetti, è mantenuta.
La ragione che ha spinto Eva Cantarella a prendere le parti di Creonte è antica e sentimentale: già quando si trovava sui banchi di scuola a leggere la tragedia di Sofocle, racconta, le stava stretta la versione dei fatti secondo la quale Antigone sarebbe una santa e Creonte il suo persecutore. Dopo una vita, le cose stanno ancora così, con la differenza che Cantarella non è più una tra le tante studentesse adolescenti del liceo Beccaria di Milano, ma una delle più note e riconosciute studiose di grecità in Italia, e allora un prestigioso editore le commissiona questo libro in cui finalmente può tentare di riabilitare pubblicamente Creonte.
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Attentato a Mosca
Traduzione integrale del discorso di Putin alla nazione dopo l'attacco terroristico
di La Redazione de l'AntiDiplomatico
Traduzione in italiano del messaggio rivolto alla nazione dal presidente Vladimir Putin dopo l'attacco terroristico di Mosca, pubblicato dal quotidiano russo Komsomol'skaja Pravda.
Cari cittadini della Russia!
Mi rivolgo a voi in relazione al sanguinoso e barbaro atto terroristico, le cui vittime sono decine di persone pacifiche e innocenti - nostri compatrioti, tra cui bambini, adolescenti e donne. I medici stanno lottando per la vita delle vittime, che sono in gravi condizioni. Sono sicuro che faranno tutto il possibile e anche l'impossibile per salvare la vita e la salute di tutti i feriti. Un ringraziamento speciale va agli equipaggi delle ambulanze e delle ambulanze aeree, alle forze speciali, ai vigili del fuoco, ai soccorritori che hanno fatto di tutto per salvare vite umane, per tirarle fuori da sotto il fuoco, dall'epicentro dell'incendio e del fumo, per evitare perdite ancora più gravi.
Non posso ignorare l'aiuto dei comuni cittadini che, nei primi minuti dopo la tragedia, non sono rimasti indifferenti e, insieme a medici e agenti di sicurezza, hanno fornito i primi soccorsi e consegnato le vittime agli ospedali.
Forniremo l'assistenza necessaria a tutte le famiglie le cui vite sono state colpite da questo terribile disastro, ai feriti e alle vittime. Esprimo le mie profonde e sincere condoglianze a tutti coloro che hanno perso i loro parenti e i loro cari. Insieme a voi tutto il Paese, tutto il nostro popolo è in lutto. Dichiaro il 24 marzo giorno di lutto nazionale.
A Mosca e nella regione di Mosca e in tutte le regioni del Paese sono state introdotte ulteriori misure antiterrorismo e antisabotaggio. La cosa principale ora è impedire che i responsabili di questo sanguinoso massacro commettano un nuovo crimine.
Per quanto riguarda le indagini su questo crimine e i risultati dell'operazione di ricerca, al momento possiamo dire quanto segue. Tutti e quattro gli autori diretti dell'attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso le persone, sono stati trovati e arrestati. Hanno cercato di fuggire e stavano viaggiando verso l'Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, era stata preparata per loro una finestra sul lato ucraino per attraversare il confine di Stato. In totale sono state arrestate 11 persone. Il Servizio di Sicurezza Federale russo e le altre forze dell'ordine stanno lavorando per identificare e scoprire l'intera base ausiliaria dei terroristi: coloro che hanno fornito loro i mezzi di trasporto, hanno pianificato i modi per allontanarsi dalla scena del crimine, hanno preparato cache e nascondigli con armi e munizioni.
Ripeto, le agenzie investigative e di polizia faranno tutto il possibile per stabilire tutti i dettagli del crimine. Ma è già evidente che non ci siamo trovati di fronte a un semplice attacco terroristico attentamente e cinicamente pianificato, ma a un omicidio di massa preparato e organizzato di persone pacifiche e indifese. I criminali avevano intenzione di uccidere a sangue freddo e di proposito, di sparare a bruciapelo ai nostri cittadini, ai nostri bambini, come facevano i nazisti che commettevano massacri nei territori occupati, e progettavano di organizzare un'esecuzione spettacolo, un sanguinoso atto di intimidazione.
Tutti gli autori, gli organizzatori e i mandanti di questo crimine saranno giustamente e inevitabilmente puniti, chiunque essi siano e chiunque li abbia diretti. Ripeto, identificheremo e puniremo tutti coloro che stanno dietro ai terroristi, che hanno preparato questa atrocità, questo attacco contro la Russia e il nostro popolo. Sappiamo qual è la minaccia del terrorismo.
Contiamo qui sulla cooperazione con tutti gli Stati che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a unire realmente le forze nella lotta contro il nemico comune, il terrorismo internazionale, con tutte le sue manifestazioni. I terroristi, gli assassini, i subumani, che non hanno nazionalità e non possono avere una nazionalità, hanno solo un destino poco invidiabile: la punizione e l'oblio. Non hanno futuro.
Il nostro dovere comune adesso, i nostri compagni al fronte, tutti i cittadini del paese è quello di stare insieme in un'unica formazione. Credo che sarà così, perché niente e nessuno potrà scuotere la nostra unità e volontà, la nostra determinazione e coraggio, la forza del popolo russo unito. Nessuno potrà seminare semi velenosi di discordia, panico e discordia nella nostra società multietnica.
La Russia è passata più volte attraverso le prove più dure, a volte insopportabili, ma è diventata ancora più forte. Così sarà anche adesso.
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Larry Johnson (ex analista CIA): "Gli USA sapevano che l’Ucraina stava tramando qualcosa"
di La Redazione de l'AntiDiplomatico
Un recente rapporto secondo cui gli Stati Uniti sono preoccupati per le “azioni palesi” dell’Ucraina contro la Russia suggerisce che Kiev sia coinvolta nell’attacco terroristico a Mosca, e gli Stati Uniti lo sapevano molto bene. Questa opinione è stata espressa dall'ex analista della CIA Larry Johnson su Judging Freedom. Anche la loro rapida negazione del coinvolgimento, ancor prima che Mosca stessa venisse a conoscenza di informazioni precise su quanto accaduto, solleva interrogativi.
Queste le parole dell'ex analista della CIA: "Non è stata l'Ucraina - possiamo esserne certi perché il Dipartimento di Stato ce lo ha appena detto! Ma pensate a questo: non sappiamo ancora quanti siano stati gli attentatori, quali armi siano state usate... Abbiamo sentito parlare di spari, di esplosioni, ma non sappiamo nulla di concreto. L'FSB parla ancora di 40 morti e 100 feriti. Eppure il Dipartimento di Stato è proprio lì: 'Questa non è l'Ucraina! Questa non è l'Ucraina!'.
Sanno che è stata l'Ucraina. Ed ecco perché possiamo esserne certi: il 7 marzo, l'ambasciata statunitense e quella britannica a Mosca hanno emesso un avviso, un consiglio di viaggio per tutti gli americani e i britannici: state lontani, ci sarà un attacco terroristico entro 48 ore. Non è successo.
Ma questo era il mio lavoro, faceva parte del mio lavoro quando ero nell'antiterrorismo: questo tipo di avvisi vengono emessi solo quando si hanno informazioni specifiche e credibili e non si può prevenire un attacco. E di solito in questi casi, se le informazioni sono abbastanza specifiche e credibili, le trasmettiamo a un altro governo affinché intervenga per prevenire il pericolo.
Ma in questo caso, solo un giorno fa, l'outlet di intelligence open source OSINTdefender - che è uno di quei feed Twitter che fanno molto parte degli sforzi di propaganda della CIA - ha riferito che il Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la Casa Bianca erano sempre più frustrati per le "azioni plateali non autorizzate" intraprese dall'Ucraina contro la Russia.
Ciò significa che gli Stati Uniti sapevano che l'Ucraina stava tramando qualcosa, avevano un'idea di ciò che stava per fare. E c'è una buona probabilità che l'Ucraina non solo l'abbia fatto, ma l'abbia fatto con armi e supporto forniti dagli Stati Uniti. Questo è ciò di cui la Casa Bianca era così spaventata".
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Attentato a Mosca. Si firma ISIS, si legge NATO
di Fabrizio Marchi
Sconfitti sul campo in Ucraina, sconfitti politicamente perché il popolo russo ha fatto fronte comune votando in massa per Putin facendo chiaramente capire che ogni velleità di dividere o destabilizzare la Russia è mera illusione, i vari cosiddetti “deep state” (servizi segreti, apparati di sicurezza ecc.) della NATO ricorrono al terrorismo. Non a caso la firma è dell’ISIS che non ha mai sfiorato neanche con una pallina di carta tirata da una cerbottana Israele e i suoi alleati in loco e che, guarda caso, fu scatenato contro la Siria, difesa proprio dalla Russia e, naturalmente, dall’Iran e da Hezbollah.
A mio parere la chiave di lettura dell’attentato di Mosca è questa. Poi si tratterà di vedere quale fra i diversi “deep state” è stato il mandante, ma non è determinante saperlo. La domanda che bisogna sempre porsi, come ripeto sempre in questi frangenti è “cui prodest?”, a chi giova?
Seguendo questo metodo di indagine si comprendono i perché e i percome di un qualsiasi evento.
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Mosca: la strage al Crocus e le ambiguità dell'Occidente
di Piccole Note
L'attentato contro Putin. Per una volta alcuni attentatori sono stati catturati. Le troppe ambiguità Usa nella "lotta al terrore"
Mentre sale la conta dei morti dell’attentato al Crocus City Hall di Mosca e si attende un intervento di Putin, qualche riflessione. La strage avrebbe dovuto essere perpetrata prima delle elezioni presidenziali, tale la tempistica dettata dalla nota dell’ambasciata statunitense a Mosca che allarmava, il 7 marzo, di un attentato a Mosca “entro le prossime 48 ore“.
Qualcosa è andato storto, probabilmente una intensificazione dei controlli; e la cellula terroristica si è messa in sonno in attesa di tempi più adatti. E ieri ha colpito.
Vergognoso (o forse no, dal momento che è una dinamica usuale di questi due anni) che le autorità ucraine in un primo momento abbiano accusato Mosca dell’accaduto. La ragione? Una scusa per intensificare le operazioni di guerra in Ucraina.
Crocus: l’attentato contro Putin
Nel riportare le accuse di Kiev contro Mosca, Strana – poco dopo l’attentato e prima dell’asserita rivendicazione dell’Isis – commentava: “La domanda principale è: Putin aveva effettivamente intenzione di annunciare la mobilitazione e un’eventuale escalation, un ‘ultimatum nucleare’ all’Ucraina o all’Occidente, ecc.?”.
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Gli Stati Uniti e il pareggio catastrofico nel sistema mondo
di Carlos Eduardo Martins1
Il testo di Carlos Eduardo Martins che qui pubblichiamo grazie alla segnalazione e traduzione di Herta Manenti e Francesca Staiano, merita di essere letto e studiato attentamente per diverse ragioni.
1. Per l’ipotesi che qui affaccia sulle tendenze e il quadro della situazione mondiale attuale. In essa è evidente la crisi di egemonia dell’unipolarismo degli USA e del blocco imperialista occidentale, ma, al contempo, le nuove potenze emergenti della Cina, della Russia e del “Sud globale”, dirette alla costruzione di un mondo multipolare, non sono ancora in grado di prevalere, per cui si ha un “pareggio catastrofico tra due tendenze contrapposte che non riescono a imporre alcun ordine mondiale”. Una situazione analoga a quella che un secolo fa Gramsci definiva – in un contesto ovviamente diverso – con l’aforisma: “il vecchio muore e il nuovo non può nascere”. Scrive Martins: “Tutto indica che stiamo entrando in una lunga situazione di pareggio catastrofico, dove la struttura di potere dell’imperialismo anglosassone non riesce più a reggere la possibilità di stabilire un ordine globale, e nemmeno la struttura di potere emergente, ancora incipiente, ha forza, sviluppo e organicità sufficienti per sostituire ampiamente le potenze declinanti, che ancora possiedono forza considerevole e ampiezza per limitare e restringere, ma sempre meno per determinare o dirigere”.
Se questo è il quadro mondiale delineato dall’autore, la questione della strategia dei comunisti e del movimento operaio in questa fase diviene di primaria importanza.
2. Il testo ci presenta una sintesi, corroborata dall’esposizione di dati eloquenti, dell’economia e della politica statunitensi e delle tappe e cause del declino, nonché delle basi materiali dello scontro interno ai gruppi dirigenti nordamericani, che si manifesta nell’antagonismo Biden/Trump nelle prossime elezioni presidenziali, sul cui esito l’autore non vede la possibilità di una via d’uscita progressiva.
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I canoni superiori della giustizia morale: Aaron Bushnell nella storia
di Alberto Bradanini
1. Con intelligenza ed empatia, l’australiana Caitlin Johnstone ci invita a meditare sugli orrori del nostro tempo, restando lontani dal megafono della propaganda e meditando sulla circostanza, da quest’ultima sistematicamente omessa, che la violenza israeliana contro i palestinesi non è certo iniziata oggi.
Negli anni 1947/48, un tempo che i palestinesi chiamano non a caso Nakba, la catastrofe, quando su una popolazione di 1,9 milioni, oltre 750.000 palestinesi furono cacciati con la violenza, mentre bande armate sioniste s’impadronivano del 78% della Palestina storica, dopo aver distrutto centinaia di villaggi e città e massacrato oltre 15.000 poveri palestinesi disarmati, che avevano provato a difendere i loro beni, le loro famiglie e la loro vita.
La Nakba è il frutto malsano dell’ideologia sionista, sviluppatasi in Europa Orientale alla fine del XIX secolo, nel cui nucleo ideologico troviamo il radicalismo politico-religioso e la pretesa che gli ebrei (nazione, razza e/o religione) avessero diritto a un proprio stato, un diritto invero estraneo a qualsiasi norma nazionale o internazionale, ma derivato esclusivamente dalle cosiddette sacre scritture, vale a dire quanto di più farfaleico si possa immaginare.
Nel 1880, la popolazione degli ebrei palestinesi non supera il 3% dei residenti. A differenza degli ebrei sionisti che sarebbero arrivati in Palestina successivamente, l'Yishuv originale non aspirava a costruire un moderno stato ebraico. A partire dal 1882, però, migliaia di ebrei iniziano a stabilirsi in Palestina, fuggendo dalle persistenti persecuzioni ai loro danni (pogrom e altro), ma anche attratti dal fascino sionista della costruzione di uno stato religioso.
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Lavoro povero con vita digitale o vita povera con lavoro digitale?
di Lelio Demichelis
Il lavoro ha subito tali trasformazioni da renderne necessario un profondo lavoro di revisione e ridefinizione sia dal punto di vista economico e legislativo, sia nelle sue forme e nel suo ruolo sociale. Accanto agli studi relativi ai singoli ambiti disciplinari è opportuno ampliare la visuale cercando di far interagire le indagini, anche per gettare luci differenti sui risultati da esse ottenuti. Abbiamo pertanto provato a mettere in relazione due libri molto diversi tra loro, eppure legati da molti elementi, che insieme aiutano a capire il mondo degli ultimi quarant’anni e di quelli a venire.
Il primo è un saggio critico contro l’attuale “mortificazione e mercificazione del lavoro”, scritto da Alessandro Somma, docente di ‘Diritto comparato’ alla Sapienza di Roma. La sua è sia una analisi storica, politico-economica e in punta di Costituzione di come il lavoro sia stato deliberatamente ri-trasformato da diritto dell’uomo a merce di mercato dall’ideologia neoliberale, sia un programma sociale e politico, immaginando “un sistema di sicurezza sociale saldamente in mano pubblica, di piena e buona occupazione rispettosa dei vincoli ambientali”: tutto esplicitato fin dal titolo: Abolire il lavoro povero, pubblicato da Laterza nella Collana Anticorpi. Il secondo è invece un manuale di Davide Bennato, che insegna ‘Sociologia dei media digitali’ all’Università di Catania, pubblicato sempre da Laterza, dal titolo: La società del XXI secolo. Persone, dati, tecnologie.
Leggerli e commentarli in coppia ci permette soprattutto di provare a capire se il lavoro povero è solo l’effetto della flessibilizzazione neoliberale del lavoro per adattarlo alle esigenze del capitale, oppure se è anche l’effetto necessario (voluto) – come noi crediamo e anche Somma – delle tecnologie oggi digitali (che hanno permesso la esternalizzazione dei processi produttivi e “accelerato la deregolamentazione del mercato del lavoro”) e della razionalità che predetermina neoliberalismo e tecnica.
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