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acropolis

La quarta rivoluzione industriale: un’idea seducente che richiede un impegno critico

di Ruth Castel-Branco e Hannah J. Dawson

Le cornici narrative sono fondamentali per unificare le ideologie. Inquadrano ciò che è possibile e impossibile, quali idee possono essere accettate e quali devono essere rifiutate. Nel suo libro, Democrazia digitale, politica analogica , la narratrice e analista politica Nanjala Nyabola esamina l’inquadratura della narrativa della Quarta Rivoluzione Industriale in questa luce.

Sostiene che viene utilizzato dalle élite globali per deviare dai fattori di disuguaglianza e consentire processi in corso di espropriazione, sfruttamento ed esclusione. Durante un recente dialogo politico sul futuro del/dei lavoro/i, ha commentato:

La vera seduzione di questa idea è che è apolitica. Possiamo parlare di sviluppo e progresso, senza dover fare i conti con il potere.

Il principale ideologo della Quarta Rivoluzione Industriale è Karl Schwab , presidente del World Economic Forum che ha pubblicato un libro influente con lo stesso nome. In esso sostiene che le innovazioni digitali stanno trasformando i modi in cui le persone vivono, lavorano e si relazionano tra loro. Questi includono l’intelligenza artificiale e la robotica, il cloud computing quantistico e la tecnologia della catena di blocchi.

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lindipendente

L’estradizione di Assange è una vergogna per le democrazie e una minaccia per tutti noi

di Valeria Casolaro

La libertà di informazione costituisce uno dei diritti fondamentali sui quali si basano i nostri valori occidentali. Ma chi ne definisce i termini? Quando qualcuno stabilisce di cosa si può parlare, di cosa si può essere informati e di cosa no, allora è ancora informazione? Esiste ancora libertà?

La vicenda di Assange non può non portare a interrogarsi su tutto questo. Anche perché la sua condanna costituisce un pericoloso precedente per tutti i professionisti del mestiere. Sancisce, una volta per tutte, che la verità può essere raccontata solamente se i poteri forti, i governi che decidono le sorti del mondo, ne ammettono la legittimità. Se no si rischia l’ergastolo, se non anche la pena di morte. La stessa Amnesty mette in guardia da questa possibilità, ovvero “la deriva intrapresa dagli USA di processare per spionaggio chi pubblica informazioni”, che passa per la pretesa che “gli Stati, come in questo caso il Regno Unito, estradino persone che hanno diffuso informazioni riservate di interesse pubblico”, fattore che rappresenta “un pericoloso precedente che deve essere respinto”.

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comidad

L’oligarchia italica ha come modello i campieri

di comidad

Negli Stati Uniti, date le distanze, il flusso di benzina è come la circolazione sanguigna della società. Il fatto che negli USA, che pure sono uno dei maggiori produttori di petrolio, il prezzo della benzina sia raddoppiato in meno di un anno, mette in crisi la tenuta sociale del Paese. I nostri servizi segreti dovrebbero tenere d’occhio anche l’insospettabile agenzia ANSA, che dà conto dei malumori del popolo americano, sottolineando che esso non crede a Biden quando questi cerca di scaricare la colpa degli aumenti su Putin.

La crisi energetica era conclamata già dallo scorso anno. Vi fu anche un Consiglio dei Ministri dell‘Energia europei che si risolse con un nulla di fatto, concludendo che gli approvvigionamenti e i contratti fossero affare dei singoli Paesi. Nello scorso mese di dicembre era chiaro a tutti che si sarebbe andati incontro ad un anno drammatico sul tema dell’energia. Nello stesso periodo in Italia fu convocato ben tre volte il Consiglio dei Ministri durante le festività natalizie, ma non per parlare di energia, bensì per prendere provvedimenti vessatori nei confronti dei non vaccinati. Per il governo Draghi la priorità era, ed ancora è, quella di irreggimentare e controllare la popolazione.

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petiteplaisance

Recita di fine anno

di Fernanda Mazzoli

Giù la maschera! Il volto è condizione primaria di riconoscimento dell’Altro e dunque di sé

Il potere ha calato la maschera e mostrato il suo volto, che sia il ghigno da pescecane del Primo Ministro, o il faccione curiale e mellifluo del titolare del MIUR. Fattezze che si combinano l’un l’altra alla perfezione e che campeggiano al centro delle fotografie che li ritraggono senza mascherina in mezzo a classi ed insegnanti naturalmente plaudenti, naturalmente imbavagliati.

Immagini che ci consegnano, con irrefutabile evidenza, lo stato delle cose, l’abissale differenza fra noi e loro, il nostro statuto di sudditi contenti di esserlo. Non solo: esse sottolineano, a conclusione di un anno scolastico contrassegnato da pesanti, incostituzionali ed inedite discriminazioni nei confronti di alunni e personale non vaccinato, che la scuola è il terreno di elezione per la fabbrica dell’obbedienza, il terminale di un’articolata catena di comando, l’humus più fertile per il condizionamento delle condotte, con buona pace per chi ha pensato, come chi scrive, che essa possa e debba trasformarsi in luogo di messa in discussione dell’esistente, in virtù della centralità che vi dovrebbero occupare le sovversive arti dell’argomentare razionalmente e del conoscere criticamente.

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contropiano2

Tornano alla carica con l’Autonomia Differenziata

di Fulvio Parisi*

Non si era ancora spenta l’eco positiva delle proposte di legge costituzionale delle deputate di ManifestA alla Camera dei Deputati e del senatore De Falco al Senato i cui testi prevedevano la cancellazione del comma 3 dell’art 116 della Costituzione con cui , sostanzialmente, si bloccava il processo di attuazione della cd.“autonomia differenziata” che, puntualmente, il Governo, ai primi di Giugno, nella persona del Ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini, presentava la legge quadro di attuazione propria dell’autonomia differenziata.

Novità positive rispetto ad altri disegni di legge? Per nulla Rispetto del Parlamento e trasparenza per i cittadini? Niente affatto.

L’approccio è sempre lo stesso: la devoluzione delle 23 materie potenzialmente attribuibili alle Regioni a statuto ordinario che intendono avviare un processo di autonomia differenziata, è sempre lo stesso: una trattativa privata tra Governo e singola Regione così come si era comportato il moribondo Governo Gentiloni nel 2018 con le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

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rimarchevole

Punirne 2 milioni per “educarne” 58?

Nonostante i dispositivi di protezione, il distanziamento sociale, il grande numero di vaccinat* e di immunizzati che ha garantito anche nel periodo invernale una discreta reazione generale all’insinuoso e pericoloso Covid, il Governo ha deciso per la linea dura: multare tutti gli over 50 che non si sono vaccinati e anche chi ha fatto ‘solo’ (solo?) una o due dosi.

La macchina per il controllo e la punizione è attiva e ben oliata: Il Ministero della Salute si serve della Agenzia per le Entrate, in un circolo vizioso di schede e funzionari che certo servirà anche in futuro a bastonare chi sta fuori dalle regole, anche per motivi -validi- di salute e stili di vita (l’esenzione dalla vaccinazione prevedeva quasi zero motivazioni…praticamente solo il rischio di morte): dell’arrivo delle lettere raccomandate abbiamo già accennato QUI.

E la sanzione consiste in ben cento euro, non si sa commisurati a cosa (alla presunta fatiscenza immunitaria dovuta all’età? al divieto di ammalarsi? al rischio quindi di gravare sulla spesa pubblica col proprio ammalarsi? Mah!).

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theunconditional

Esercizi di sovrastrutturalismo

di Andrea Zhok

Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha un sogno (anche i competenti sognano): vuole che tutti gli studenti e i docenti cantino all’unisono l’Inno d’Italia in tutte le scuole del Regno, pardon, della Repubblica.

Ecco, perché questa sciocchezza merita un’osservazione supplementare? Perché è un indice significativo di qualcosa di sciocco sì, ma pericoloso.

Cosa dovrebbe pensare di ciò ogni frequentante la scuola pubblica, e non villeggiante a Capalbio? Rispetto ad una scuola cui manca tutto, dagli spazi, alle infrastrutture, ai docenti, ai programmi, alla ormai proverbiale carta igienica, rispetto ad una scuola che risulta sempre meno attrattiva sia per gli studenti, sia per i docenti, rispetto ad una scuola uccisa da un fiume di misurazioni del nulla e di premialità del niente, mentre i livelli formativi affondano da decenni, rispetto a una simile catastrofe, cosa sogna il ministro?

Il coretto mattutino sull’Inno nazionale.

Ma attenzione a ridere, la dinamica di questo tipo di istanze è enormemente insidiosa.

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lafionda

Facciamo come in Francia?

di Giulio Di Donato

Mentre si celebra giustamente l’ottimo risultato conseguito da Mélenchon alle elezioni legislative in Francia, in molti nel nostro Paese si chiedono: qui in Italia ci sono le condizioni per replicare l’operazione politicamente riuscita di Mélenchon, che si è presentato alla guida di una coalizione larga e unitaria di sinistra?

La risposta, a modesto avviso di chi scrive, non può che essere scettica. Innanzitutto per le specificità dei due contesti e per la diversa e originale configurazione che la “sinistra” di Mèlenchon ha assunto nel corso degli anni.

Il quadro politico fra i due Paesi, come è evidente, è assai diverso e minore è lo spazio a disposizione per replicare con successo lo schema lanciato dal leader francese: il Partito democratico non ha subito lo stesso tracollo dei socialisti francesi, ma tiene a livello di consensi.

Quando si tentano facili parallelismi, andrebbero poi ricordate evidenze spesso rimosse: come è noto, negli anni Mélenchon, vero animale da campagna elettorale, ha fatto suoi temi e parole d’ordine estranee al vocabolario tradizionale usato dalle forze di sinistra (dalla valorizzazione del nesso questione nazionale, questione democratica e questione sociale alla critica dell’uso politico-mediatico delle emergenze e della logica da caccia alle streghe alla base dei ben noti green-pass) e non ha mai disprezzato, contro ogni forma di aristocraticismo perbenista, mobilitazioni ben poco “educate” come quelle dei gilet gialli.

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altrenotizie

Summit Americhe tra sordi e muti

di Fabrizio Casari

Lanciato con roboanti quanto banali slogan, a Los Angeles si è aperto il Vertice delle Americhe. Giù il sipario, a Los Angeles va in onda uno show mal riuscito, una manifestazione retorica e inutile nel più perfetto stile yankee, dove ai palloncini e alle majorettes si sono sommati appelli al continente perché confermi la sua fedeltà a Washington. Lo scenario è imbarazzante: i paesi assenti superano per peso politico i presenti e la feccia golpista raccattata tra Cuba, Nicaragua e Venezuela, fatta di finti presidenti, falsi democratici, autentici assassini e inesistenti partiti, girovaga in una questua poco dignitosa.

Nella doppia veste di formale anfitrione e sostanziale padrone, il Presidente USA, Joe Biden, ha inaugurato il vertice e, francamente, il suo discorso è apparso come l’annuncio di un ripiegamento statunitense sul continente. Una presa d’atto dell’impossibilità di sostenere una sfida globale per la leadership planetaria senza prima rinforzare la presenza e influenza in quello che continuano a immaginare come il giardino di casa, che meglio sarebbe però identificare come suo retroterra e deposito dell’accumulo di forza.

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resistenze1

Nuova austerità, tagli alla spesa, rientro dal debito. Come tornare al 2011 e farsi male

di Alessandro Volpi*

Stiamo rischiando seriamente di tornare al 2011 e a una nuova crisi greca, di dimensioni maggiori. La Banca centrale europea di Christine Lagarde assomiglia sempre più a quella di Jean Claude Trichet e del primo Mario Draghi, ferma in un'ortodossia monetarista quasi ottusa: pare infatti che si voglia reintrodurre l'austerità in piena crisi, come avvenuto durante il biennio 2010-11. L'errore più grande consiste, di nuovo, nel pensare che la moneta non possa essere oggetto di una politica, ma soltanto uno strumento la cui quantità deve essere definita in una "asettica" sede tecnica, qualificata in base a situazioni di mercato definite soltanto sulla carta. La Bce per sua natura e struttura ha il compito di coltivare l'indipendenza dalla politica e perseguire target specifici a partire dal 2% di inflazione media. Così facendo, però, si riproducono i disastri del recente passato senza capire peraltro che già il solo annuncio dell'austerità ha generato, subito, la speculazione finanziaria sulle assicurazioni contro i rischi del debito dei Paesi più in difficoltà e il decollo dei prezzi dei derivati che scommettono sull'impennata degli spread.

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fattoquotidiano

Donbass, strage utile agli Usa

di Fabio Mini

Mentre le truppe russe avanzano lentamente verso il Dnepr e quelle ucraine arretrano, si fa sempre maggiore il rischio che una grande massa delle forze armate ucraine rimangano intrappolate e siano costrette alla resa. In una guerra di questo tipo, convenzionale e per certi versi “arcaica”, il rischio è reale e forse è anche lo scopo tattico che si sono prefissati i russi. L’immissione in combattimento di vecchi carri armati, l’avvicendamento dei reparti combattenti, le predisposizioni logistiche in vista di un allungamento del braccio dei rifornimenti, la limitazione del sostegno aereo e l’impiego degli esuberi di munizionamento della Marina, indicano che la Russia sta consumando tutto il ciarpame della Guerra fredda e si sta riarmando per uno scontro più moderno e tecnologico e soprattutto più strategico che tattico. Quando e se affluiranno gli armamenti pesanti e i missili promessi dall’occidente, potrebbe essere il momento per il salto di qualità. Da parte sua, lo Stato Maggiore ucraino ha già emanato gli ordini di arretramento e di irrigidimento sulla sponda occidentale del Dnepr. Molte unità logistiche e le artiglierie a lunga gittata sono già oltre il fiume.

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kelebek3

Anche tu, sbirro volontario per i padroni?

di Miguel Martinez

Nella premessa, ricordiamo brevemente che cos’è la Alexa di Amazon.

Nel seguito, vediamo in azione la Mozilla Foundation, che un tempo era un covo di nerd coraggiosi e pronti a denunciare i monopoli informatici. E che oggi invita i suoi amici a diventare sbirri volontari per conto dei padroni, in nome, come vedremo, dell’inclusione.

Credo che dica più o meno tutto ciò che ci sia da dire sul ruolo dei Progressisti dei nostri tempi.

Amazon è una Persona Giuridica che in Europa riesce a far fuori chiunque, anche perché la sua sede lussemburghese non paga tasse, a differenza della cartolaia Costanza di Via Sant’Agostino.

Amazon è una società quotata in borsa, i cui principali azionisti – Blackrock e Vanguard – sono i principali azionisti di praticamente qualunque altra cosa al mondo. Eccovi un piccolo assaggio:

  • la Apple, la Microsoft, Alphabet (Google), Meta (Facebook);
  • i circuiti finanziari e bancari come Visa e Morgan Chase;
  • la Exxon e tutte le principali imprese di energia del mondo;
  • la Pfizer con tutto ciò che implica;
  • la PepsiCola e la CocaCola e la Disney…

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fuoricollana

Guerra e sostenibilità alimentare globale

di Elena Viganò

La fame non è una calamità naturale, ma la conseguenza dell'ascesa di un paradigma produttivistico applicato all’agricoltura che ha generato malnutrizione, molteplici esternalità negative, amplificate dal cambiamento climatico

Nell’attuale contesto di (seconda) guerra europea, dopo i conflitti mondiali del secolo scorso, il tema della sicurezza alimentare è di drammatica attualità. Non che i dati sulla malnutrizione e sulla fame, a leggerli bene, siano mai stati forieri di speranza, ma la situazione sembra stia assumendo i contorni di quella che in molti stanno definendo una “tempesta perfetta”. Una serie di eventi a cascata, quindi, che rischiano di trascinare milioni di persone verso una vera e propria catastrofe.

 

Cosa sta succedendo?

Russia e Ucraina sono attori determinanti nei mercati internazionali di mezzi di produzione e di prodotti agricoli “strategici”, soprattutto seminativi. La Russia, in particolare, è un importante esportatore di combustibili e input chimici di sintesi. Inoltre, Ucraina e Russia producono, insieme al Kazakistan, circa un quarto dell’offerta mondiale dei cereali e sono tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais e olio di girasole.

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lafionda

Crisi o apocalisse? l’Italia alla prova della BCE

di Gabriele Guzzi e L'Indispensabile

Il 9 giugno 2022[1] la Bce ha annunciato l’inizio di quel percorso che il governatore Lagarde ha definito “normalizzazione della politica monetaria”. Contraddicendo le previsioni fatte solo a gennaio, la Bce ha deciso un aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base a luglio, un rialzo ulteriore – probabilmente di 50 punti base – a settembre, la conclusione del programma di acquisto netto di titoli, il cosiddetto APP, dal 1° luglio. Per quanto riguarda i titoli in scadenza, sia del programma APP che del PEPP – il programma emergenziale avviato a seguito della pandemia – la Bce assicurerà un pieno reinvestimento “for an extended period of time” per il primo, e almeno fino alla fine del 2024 per il secondo. Il riacquisto dei titoli avverrà “con flessibilità”. In parole più chiare: la Bce è disposta a deviare temporalmente dal capital key (acquistando più titoli dei paesi in difficoltà) per tenere sotto controllo gli spread. Basterà questo a tenere a bada i mercati? Sembra proprio di no.

Per comprendere il significato di questa decisione storica, primo aumento dei tassi dopo 10 anni, la si deve inquadrare all’interno delle tre crisi che stiamo attraversando: mondiale, europea, italiana.

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theunconditional

Caduta libera con applauso

di Andrea Zhok

L’altro giorno la sig.ra Lagarde ha annunciato un ritocco al rialzo dei tassi della BCE, a suo dire per fronteggiare l’inflazione; oggi il panico si è impossessato delle borse europee, lo spread è ai massimi dal 2014, e i titoli bancari sono in profondo rosso.

Ora, il punto è: persino la sig.ra Lagarde, nonostante abbia fatto carriera a colpi di performance come quelle epistolari a Sarkozy (“usami come ritieni più opportuno”), persino lei, dicevo, non può ignorare che un’inflazione esogena, cioè dovuta non al surriscaldamento dell’economia (crescita incontrollata dei salari, ecc.), ma ad un incremento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, NON può essere tenuta sotto controllo alzando il tasso di interesse a cui le banche ottengono (e forniscono) capitali. Si tratta di un caso fotocopia della studiatissima crisi petrolifera degli anni ’70, solo che allora si trattava in qualche modo di una sorpresa, mentre adesso stiamo adottando le stesse politiche insensate che sono diventate un caso di scuola.

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bastaconeurocrisi

Perché la Moneta Fiscale

di Marco Cattaneo

Perché il Progetto Moneta Fiscale deve essere al centro del dibattito politico ? perché è in grado di risolvere le disfunzioni della moneta unica europea e di trasformare l’Eurozona in un’area di sviluppo economico condiviso e solidale.

Moneta Fiscale è qualsiasi titolo o attività che possa essere utilizzato per compensare obbligazioni finanziarie dovute al settore pubblico. È quindi un diritto a uno sconto fiscale, e può essere scambiato (con controparti che lo accettino su base volontaria) per ottenere beni, servizi o un corrispettivo finanziario. Il settore pubblico nazionale si impegna ad accettarlo in compensazione (come sopra definita) ma non ad effettuare pagamenti in cash.

Per comprendere la logica del Progetto va in primo luogo sgombrato il campo da alcune affermazioni insensate che purtroppo ancora orientano (per fortuna meno che in passato) il dibattito economico. In particolare, si sente tuttora dire che il deficit e il debito del settore pubblico sono “gravami” per l’economia.

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fuoricollana

Solo un “pacifismo debole” ci può salvare

di Luca Baccelli

La pace internazionale dipende dalla capacità dell’Europa di svolgere una funzione di equilibrio strategico e un ruolo autonomo nel Medio Oriente e nell’oriente asiatico

Niente sarà più come prima? L’invasione dell’Ucraina è presentata come una inedita rottura dell’ordine internazionale, una inaudita violazione del diritto internazionale, una guerra sommamente ingiusta. Il futuro, d’altra parte, ha un sapore antico. Si ripresenta la guerra combattuta sul terreno, con il suo macabro conteggio: stragi di civili, stupri, colossali movimenti di profughi. L’Europa del 2022 sembra quella dell’Ottocento o, peggio, quella del 1914.

 

Da Westfalia al ritorno del diritto discriminatorio della guerra

La Prima guerra mondiale, in effetti, è vista come l’ultimo atto della fase in cui i rapporti fra le nazioni si sono inquadrati nel “modello Westfalia”. È dopo i trattati che nel 1648 hanno posto fine alla Guerra dei trent’anni che gli Stati si sono reciprocamente riconosciuti lo ius ad bellum come un attributo inerente alla sovranità, senza discriminare fra iusti e iniusti hostes.

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La geopolitica di cappuccetto rosso

di Pierluigi Fagan

Dopo un mese dall’avvenuto incontro, è stato reso pubblico parte del discorso fatto dal Papa ai direttori delle riviste della Compagnia di Gesù, relativamente alla guerra in Ucraina.

Il Papa ha ammonito a non ridurre i discorsi in merito, alla logica morale delle favole per bambini: “Sono […] contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi”. Perfino il Papa e stante l’udienza privata con persone con forte condivisione della stessa immagine di mondo, ha dovuto scusarsi a priori e ribadire che ciò non comportava un suo essere a favore di Putin. Riferiva solo che un “saggio” capo di Stato, incontrato due mesi prima l’inizio del conflitto, gli aveva esternato la preoccupazione per quell’andare ad “abbaiare” della NATO ai confini dello spazio russo dove vigeva una mentalità imperiale. Tale mentalità a presidio di quello spazio non avrebbe mai permesso che altre potenze (ovvero l’altro impero secondo la logica concettuale che così categorizza questo argomento) si avvicinasse troppo da presso. Ne sarebbe scaturita una guerra, come poi è accaduto.

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fuoricollana

L’abbaglio della guerra etico-democratica

di Michele Prospero

Una guerra che ha avuto una copertura mediatica mai vista, con scene di morte e distruzione mandate in onda minuto per minuto, non produce nelle reazioni del pubblico l’automatismo sperato dai registi dell’indignazione: una mobilitazione bellicista contro il criminale di guerra, il macellaio, il folle malato terminale che si cura con il sangue di cervo. I sondaggi mostrano una opinione largamente ostile all’invio di nuove armi per vincere in Ucraina la bella guerra di civiltà.

Su questa sfasatura tra orientamenti politici (anche il capo dello Stato ha fatto ricorso ad un irrituale invito alla prosecuzione delle ostilità sino “al ritiro degli occupanti”) e paure di una massa ampia di cittadinanza, che percepisce l’effetto autolesionista delle misure di sanzione ed embargo, cerca di far leva Salvini. Le sue trovate di capitano della pace sono grottesche, nei modi poco diplomatici adottati, e strumentali negli obiettivi (il 21 giugno dal chiacchiericcio si passa alle esplicite assunzioni di responsabilità in aula). Però reali sono i sentimenti di preoccupazione che esistono nella società per il timore della caduta progressiva in una catastrofica economia di guerra.

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doppiozero

L’uovo al tegamino di Aldo Moro

di Marco Belpoliti

Nel suo ultimo film – in realtà una serie televisiva in sei puntate – Marco Bellocchio torna sul sequestro Moro che aveva trattato in un precedente lungometraggio, Buongiorno, notte, nel 2003. Ora il nuovo film, Esterno notte s’avvale della straordinaria interpretazione di Fabrizio Gifuni nel ruolo del leader democristiano: un Moro più Moro del Moro vero. Del resto, cos’è un attore se non una maschera? Il potere della “maschera” è proprio quello di svelare ciò che nella realtà non è sempre comprensibile, se non ad occhi acuti e perspicaci. L’interpretazione di Gifuni mette a fuoco quelle che erano le caratteristiche uniche del personaggio Aldo Moro fornendone una sintesi fulminante. La sceneggiatura cerca poi di mettere in rilievo l’aspetto “privato” dello statista entrando nella sua casa, mostrandolo insieme alla sposa e ai tre figli, mettendo al centro di uno degli episodi del film Eleonora Moro, moglie dello statista, interpretata con grande bravura da Margherita Buy.

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sinistra

Giorgio Bertani editore ribelle”

Recensione a libro e docufilm

Con una testimonianza di Lanfranco Binni

Il periodo che va dagli anni ’60 all’inizio degli ‘80 si caratterizzò per il proliferare di movimenti, che produssero interessanti espressioni editoriali alternative - riviste, librerie, case editrici e anche distribuzioni librarie. In questo contesto un posto particolare spetta all’editore Giorgio Bertani, per la capacità che ha avuto di ospitare nel suo catalogo le voci più significative del pensiero critico di quegli anni. Il libro Giorgio Bertani editore ribelle, a cura di Marc Tibaldi (Milieu Edizioni, Milano, 2020, 143 pagg, più docufilm, 16.90 euro) racconta la vita della Bertani Editore e del suo fondatore, passando dal celebre rapimento del vice-console spagnolo del 1962 a Dario Fo e a Horst Fantazzini, da Georges Bataille a Franco Berardi Bifo, da Paul Nizan a Jacques Derrida, da Antonio Moresco a Carlo Rovelli, da Jean Fallot a Dacia Maraini, dalla RAF alle BR, dai Tupamaros all’IRA, da Giangiacomo Feltrinelli a Felix Guattari, dalla Palestina al Cile, dal Vietnam alla Cina, dalla Resistenza ai movimenti degli anni ’70, da Franca Rame a Gilles Deleuze… e così ancora per altre centinaia di titoli, in una prospettiva vertiginosa che attraversa fuochi del pensiero e insorgenze sociali.

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sinistra

Soglie e giochi pericolosi

di Paolo Bartolini

È ben noto, a chi si interessa di filosofia, che il linguaggio permette agli umani di analizzare e scomporre il continuum della vita in azione. Per gli altri animali, spesso molto intelligenti, non si dà il problema di frazionare il processo, di studiarlo e orientarlo secondo un progetto. Nel continuum della guerra in Ucraina il gesto di Putin (l'operazione speciale con invasione di uno stato sovrano) può essere messo a fuoco e portato in figura. Prima di esso, tuttavia, abbiamo anni di conflitto nel Donbass, interferenze occidentali in funzione antirussa, astio di una parte non piccola del popolo ucraino contro i russi (storicamente comprensibile) e tanto altro. Oggi la competizione tra gruppi e interessi capitalistici diversi, insieme alla sfida monetaria lanciata dai paesi asiatici al dollaro, aggiunge complessità alla rete delle innumerevoli concause. Fondamentale, per districarci, è sapere come applicare il taglio analitico che consente di esercitare la facoltà del giudizio e l'azione politica. L'esercizio richiede di cogliere l'evento di soglia che riconfigura il continuum permettendoci di agire senza cadere in schieramenti grotteschi e nelle solite polarizzazioni.

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coniarerivolta

Un salario meno che minimo: una farsa europea

di coniarerivolta

La vicenda della direttiva europea sul salario minimo è un ottimo esempio di quello che le istituzioni europee possono fare in concreto per migliorare la vita dei lavoratori: nulla. L’esempio è istruttivo per due ragioni, una di merito ed una di metodo, strettamente intrecciate tra loro.

La ragione di metodo discende dal tortuoso percorso seguito dalla bozza di direttiva, proposta dalla Commissione europea nel 2020, poi sottoposta ad una lunga consultazione e, nella notte tra il 6 e il 7 giugno scorsi, fatta oggetto di un accordo tra i due legislatori europei, il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’UE. Per comprendere questo lungo e (come vedremo) inconcludente percorso legislativo siamo costretti a scavare nelle fondamenta dell’Unione europea, e cioè in quei Trattati istitutivi che ne disciplinano le funzioni essenziali, i poteri e le competenze.

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, al Titolo X dedicato alla Politica Sociale, menziona nell’art. 151 il “miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro” tra gli obiettivi dell’Unione.

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federicodezzani

2008-2022: il ciclo delle bolle speculative

di Federico Dezzani

I mercati finanziari occidentali stanno ripetendo lo schema che portò nel 2008 al crack di Lehman Brothers ed alla Grande Recessione, sebbene tutto lascia supporre che gli effetti della prossima crisi finanziaria siano esponenzialmente superiori. Alla fase di bassa inflazione, durante cui la liquidità è convogliata su azioni ed obbligazione, segue una fase di alta inflazione, in cui la liquidità è dirottata verso le materie prime e genera allerme sociale. Il rialzo dei prezzi del carello dello spesa è il segnale che la bolla è prossima a scoppiare.

 

La fiammata di fine ciclo

Pochi ricordano oggi il crack finanziario del 1907, quasi tutti quello del 1929, sebbene gli attori e le modalità delle due crisi borsistiche siano pressoché identici. C’è da chiedersi se, a distanza di un secolo a partire da oggi, non capiterà lo stesso col crack finanziario del 2008 ed il prossimo “Grande Crollo” da collocarsi in un orizzonte temporale di 6-18 mesi.

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Terrorismo, mafie e neo-nazismo: i popoli dell’UE pagheranno caro l’invio di armi all’Ucraina. Preoccupata persino l’Interpol!

di Redazione

Molte delle armi inviate all’Ucraina dai paesi occidentali finiranno in mani criminali in Europa, in Svizzera e altrove. Non si deve essere esperti di politica di sicurezza per capirlo, anche se certi “utili idioti” della sinistra liberal – romanticamente accecati da una inesistente resistenza partigiana (in mano però alla destra eversiva) – continuano a giustificare questo commercio di morte che allungherà la guerra e farà più vittime proprio fra i civili ucraini. Ora ad avvertire del dramma cui stiamo andando incontro è una voce autorevole, certamente non accusabile di “filo-putinismo”: nientemeno che il capo dell’Interpol! In effetti molti governi europei, subalterni nei confronti dei diktat imperialisti degli USA, non stanno tracciando le armi che esportano in Ucraina.

 

Le mafie si stanno armando grazie alle armi consegnate agli ucraini

“Sicuramente alla fine di questa guerra nel mercato nero ci saranno tante armi e sicuramente ci sarà un problema per la sicurezza in Europa. Le armi che circoleranno sono molto più pericolose e fino a dieci volte più potenti di quelle del periodo post-guerra in Yugoslavia, quando la ‘ndrangheta andava in quei territori e comprava bazooka e kalashnikov a 750 euro”.

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fattoquotidiano

Le scelte dell’Europa prese sotto dettatura di Usa e Nato sono un vero suicidio economico

di Paolo Ferrero

E’ sempre più evidente che stiamo vivendo un peggioramento delle condizioni sociali degli strati popolari. In primo luogo vi è una ripresa dell’inflazione che tocca soprattutto i generi di prima necessità e di largo consumo (alimentari, riscaldamento, trasporti, etc). Questa ripresa dell’inflazione colpisce in particolare le famiglie a reddito medio basso: lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati, disoccupati. Di fronte a questa situazione Draghi utilizza solo misure “spot”, che non danno alcuna risposta al problema. Il suo sodale presidente di Bankitalia lo spalleggia dicendosi contrario alla “rincorsa tra prezzi e salari” – che tradotto in italiano significa che i prezzi possono aumentare e che i salari debbono rimanere fermi – cioè che i lavoratori italiani, che hanno gli stipendi con la peggiore dinamica in Europa, debbono continuare a tirare la cinghia.

Al contrario stanno adeguando la remunerazione del capitale, visto che la Banca Centrale Europea già si sta preparando ad aumentare i tassi di interesse. In altre parole secondo lorsignori, di fronte all’inflazione, la remunerazione del lavoro deve scendere e la remunerazione del capitale deve essere salvaguardata.

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comidad

Il liberismo è assistenzialismo per ricchi a spese dei contribuenti poveri

di comidad

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha dichiarato che il cosiddetto Reddito di Cittadinanza fa concorrenza ai salari e quindi disincentiva al lavoro. La risposta del segretario della CGIL, Maurizio Landini, si è mossa su percorsi ovvi, invitando gli industriali a pagare di più i lavoratori. Mancava nella risposta di Landini un’altra osservazione, altrettanto ovvia, ma più decisiva, e cioè perché faccia tanto scandalo una minima forma di assistenza per i poveri, e non ci si scandalizzi invece, per il sistema delle sovvenzioni statali alle imprese, che, tra l’altro, comporta molti più abusi e ruberie di quelli imputati al reddito di cittadinanza.

Sarebbe ora infatti di occuparsi di quello che viene correttamente chiamato il “liberismo reale”, che non è affatto una libera competizione in un mitico “mercato”, bensì una prassi consolidata di assistenzialismo per ricchi. Il sedicente liberismo, o presunto neoliberismo, è avvolto di leggende mediatiche e anche di icone, che ciascuno può interpretare in chiave positiva o negativa, a patto di rimanere nell’ambito della disinformazione e della falsificazione dei dati di fatto.

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sollevazione2

State sbagliando, fermatevi!

di Liberiamo l’Italia

«I piccoli e litigiosi partiti sorti negli ultimi anni dovrebbero agire per costruire questo fronte ampio. Invece, in barba alla diffusa domanda di unità, proprio in vista della sfida elettorale, stanno procedendo ognuno per conto proprio. Andare alle elezioni con più liste sarebbe una iattura, un suicidio collettivo» [APPELLO DEI 1OO].

Il più infausto dei presagi sembra avverarsi. Il pericolo denunciato dall’Appello dei 100 si va materializzando: il variegato campo della nuova resistenza rischia di procedere diviso in vista delle dure prove che ci aspettano nei prossimi mesi ed anni, tra le quali rientrano importanti elezioni della primavera del 2023.

Chiunque capisce che se procederemo divisi saremo certamente sconfitti. Per dirla senza peli sulla lingua: chiunque non agisca per costruire un fronte unito, lo voglia o meno, lavora per il nemico. A scanso di equivoci: qui non si tratta di costruire un partito unico bensì di fare un fronte unito in cui, stabiliti una distintiva piattaforma politica e regole condivise per assicurare la necessaria compattezza, saranno rispettate sia l’autonomia di ogni gruppo che la facoltà di scegliere i propri rappresentanti nel comando generale del fronte.

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labottegadelbarbieri

Scuola italiana, studenti ucraini: valutazione fa…

… fa rima con discriminazione ma anche con demagogia e schifo.

La guerra è una tragedia, la solidarietà è un dovere ma la redazione di questo piccolo blog si permette di rifiutare la burocra-pazzia del ministero che dovrebbe occuparsi di “(pubblica) istruzione”

Gli studenti ucraini possono essere ammessi anche con valutazioni insufficienti: lo prevede l’ordinanza del Ministero dell’Istruzione. L’ordinanza ministeriale è prevista dall’articolo 46 «Valutazione degli apprendimenti e lo svolgimento degli esami di Stato degli studenti ucraini» del decreto legge 50; sull’ordinanza è arrivato il parere favorevole del CSPI, il Consiglio superiore della pubblica istruzione (si sono scordati al CSPI di togliere misteri dei ministeri – la parolaccia pubblica che invece fu giustamente eliminata dal nome del ministero per far capire subito che l’istruzione può gestirl anche il privato, che so il Vaticano, e va tutto ben madama la marchesa).

All’articolo 2 dello schema di ordinanza troviamo le indicazioni per la valutazione nel primo ciclo di istruzione, “classi non terminali”:

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machina

Il politico, la classe e la lotta tra miti

di Andrea Cerutti 

Nel 2019, a Parigi, la studiosa militante Jamila Mascat ha fatto incontrare e messo a confronto tre grandi figure del pensiero rivoluzionario contemporaneo: Mario Tronti, Toni Negri ed Étienne Balibar. Quella conversazione è ora disponibile nel volume Anatomia del politico, curato dalla stessa Mascat (Quodlibet 2022). In questa recensione Andrea Cerutti approfondisce i temi affrontati nel libro e, in particolare, il confronto tra Tronti e Negri, due indiscussi punti di riferimento dell’operaismo politico italiano.

Tronti, Negri e Balibar a confronto. Il merito di averli fatti incontrare a Parigi nel 2019 è di Jamila Mascat, studiosa e militante. Lo spunto della discussione era dato dall’antecedente pubblicazione de Il demone della politica, un’antologia di scritti di Mario Tronti, edita da il Mulino e curata dalla stessa Mascat assieme a Matteo Cavalleri e Michele Filippini.

Quella conversazione è ora contenuta nel libro appena uscito per Quodlibet, con il bel titolo Anatomia del politico. Il politico, le sue vicissitudini, la sua crisi e le prospettive, questo è il tema. Quando diciamo politico intendiamo ovviamente la capacità dell’azione politica di rivoltare lo stato di cose presente.