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A Gaza l'imperialismo perfetto

di Comidad

La scorsa settimana una giornalista inglese, Sarah Firth, ha lasciato l'emittente Russia-Today in quanto, a suo dire, indignata dalle "menzogne" della stessa emittente sul caso del jet di nazionalità malaysiana abbattuto in Ucraina. Sembra un tipico esempio di quel senso dell'asimmetria che caratterizza l'atteggiamento occidentale. Non si capisce infatti perché il mentire debba essere un appannaggio esclusivo dei media occidentali.

Nel 1988, nel corso della guerra Iran-Iraq, la Marina statunitense abbatté un airbus iraniano e, nella circostanza, la propaganda occidentale attuò le medesime tecniche ritorsive. A quel tempo gli USA erano i principali alleati dell'Iraq di Saddam Hussein, e risposero in pratica alle proteste iraniane con un "ve la siete voluta, non si fa volare un aereo civile in mezzo a manovre militari". I media occidentali non manifestarono alcuna indignazione per le vittime, ed insinuarono che fossero stati gli stessi Iraniani a volere l'incidente per cercare di screditare il nemico.

Che l'abbattimento dell'airbus fosse invece stato un segnale di guerra totale da parte degli USA, fu dimostrato dal fatto che di lì a poco l'Iran fu costretto ad un armistizio con l'Iraq, nonostante che lo stesso Iran stesse vincendo quella guerra. Delle scuse formali ed un parziale risarcimento da parte degli USA alle famiglie delle vittime dell'airbus, arrivò solo sette anni dopo; ma il contesto era radicalmente cambiato: Saddam Hussein era diventato il super-nemico e bisognava ottenere almeno l'acquiescenza dell'Iran.

La menzogna è un'arma di guerra, ed i media sono stati creati per questo. Che la Firth preferisca mentire a pro della Gran Bretagna, piuttosto che della Russia, è del tutto comprensibile, ma, in fatto di menzogne, è proprio la Russia che ha tutto ancora da imparare. In questi giorni il presidente Obama ed il suo segretario di Stato Kerry hanno dimostrato che si può fare molto meglio, semplicemente adottando la tattica del basso profilo.

Nella sua apparizione televisiva dopo l'abbattimento del jet malaysiano, Obama si è abilmente servito della sua dichiarata mancanza di prove contro i ribelli filo-russi per riuscire ad accusarli ugualmente. In tono dimesso, dicendo che non voleva fare propaganda e che aspettava l'inchiesta sul campo, ha detto anche che gli unici possibili colpevoli sono i filo-russi ed, ovviamente, quel malvagio di Putin che li arma. L'impressione dello spettatore è stata di un Obama debole ed esitante, ma l'accusa contro Putin non avrebbe potuto essere mossa in modo mediaticamente più efficace.

Il segretario di Stato Kerry però non è da meno. Attorno a questo personaggio la propaganda di destra scatenò nel 2004 una campagna mediatica tendente a presentarlo come un pacifista ed un filo-islamico. Quando Kerry fu sconfitto da Bush nelle elezioni presidenziali del 2004, le destre celebrarono l'evento come se si fosse trattato di una vittoria contro il comunismo. Destra e "sinistra" non possono essere definite banalmente "uguali", ma insieme costituiscono un bel gioco delle parti. Ad una destra perennemente sbracata, corrisponde una "sinistra" che ostenta un'ipocrita compostezza. Così, al sionismo sguaiato di un Giuliano Ferrara, si "contrappone" il sionismo dolente e problematico (un contor-sionismo) di un Furio Colombo; ma sempre di sionismo si tratta.

Il gioco delle parti che in ambito politico viene spacciato come confronto tra destra e sinistra, è peraltro riscontrabile anche in molti altri contesti sociali ed organizzativi, anche all'interno delle stesse formazioni politiche, ovunque vi siano interessi e relazioni inconfessabili da coprire. All'atteggiamento pretestuosamente insolente e provocatorio di alcuni, fa da sponda l'atteggiamento da "maestri di cerimonie" di altri, ed in tal modo la comunicazione viene intasata, bloccando ogni tentativo di ritornare alle vere questioni in campo.

Le ipocrite "buone maniere" di Kerry celano di fatto un'arroganza degna di un neocon. Sul caso di Gaza, Kerry ha messo sù una vera e propria messinscena mediatica per defilarsi dalle responsabilità per la strage in atto: un finto "fuori onda" in cui metteva in ridicolo le pretese "chirurgiche" dell'attacco israeliano. Ma nella stessa performance televisiva, Kerry non ha esitato ad avallare il ridicolo vittimismo di Netanyahu, che sarebbe stato "costretto" ad interrompere una comunicazione telefonica con lui per correre al "rifugio antiaereo" (sic!).

Nella vicenda di Gaza gli USA si mostrano al solito come l'alleato fedele e succubo di Israele, ma ormai i dati di fatto dovrebbero smentire queste mistificazioni. Nel 2008 l'operazione "Piombo Fuso", giustificata con il pretesto della "minaccia" dei soliti razzi Qassam, vide un'aggressione altrettanto vile e feroce contro Gaza da parte dell'esercito israeliano. A quell'epoca si diceva che il principale sostenitore e finanziatore di Hamas fosse l'Iran.

Ancora adesso alcuni media cercano di far passare questa notizia con i più vieti trucchi giornalistici. Il settimanale "Panorama", in un'intervista - chiaramente fasulla e inventata - ad un anonimo soldato israeliano, tenta di attribuire le posizioni "oltranziste" di Hamas a presunti rapporti con la Siria e l'Iran; e ciò sebbene Hamas si sia schierato contro Assad nel corso dell'aggressione alla Siria, alla quale è rimasto solo l'appoggio dell'Iran e di Hezbollah.

Da tempo quindi il principale finanziatore di Hamas non è più l'Iran. Uno dei più importanti finanziatori di Hamas è invece notoriamente il Qatar, che è stato anche uno dei protagonisti dell'aggressione NATO alla Libia. I recenti soccorsi finanziari alla macchina amministrativa di Hamas da parte del Qatar sono stati riportati persino dalla stampa israeliana.

Un altro sostenitore e finanziatore di Hamas è l'EAU (Emirati Arabi Uniti). EAU e Qatar sono inquadrati in un accordo di partenariato con la NATO dal 2004, ed infatti hanno operato di concerto con il sedicente Occidente sia per l'aggressione alla Libia che per quella alla Siria, ed anche nell'attuale "guerra per il Califfato" in Iraq.
Ancor di più del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, il maggior finanziatore di Hamas è però un Paese membro della NATO a tutti gli effetti, la Turchia. Dal 2010, il presidente turco Erdogan si è assunto il ruolo di primo protettore di Gaza e di Hamas, anche se bisognerebbe entrare nel dettaglio di questa "protezione", visto che, a tutt'oggi, Hamas non dispone di un armamento che possa fare da deterrente. I razzi Qassam, oltre che quasi innocui, sembrano messi lì apposta per favorire la propaganda israeliana, tanto che - e non da oggi - fioriscono i sospetti che si tratti di un "false flag".

Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Israele, tutti insieme, hanno condotto l'aggressione contro la Siria. Nella vicenda di Gaza gli USA non possono più dare la colpa ad un cattivo esterno, come l'Iran, così come sino all'inizio degli anni '90 davano la colpa all'URSS ed allo scontro dei blocchi. Oggi tutti gli attori, in modo diretto o indiretto fanno parte della commedia NATO; e ciò vale anche per Hamas, visto il suo appoggio alle aggressioni occidentali contro la Libia e la Siria. Eppure questo rientro nell'assetto imperialistico da parte di Hamas e di Fatah non ha migliorato di una virgola la condizione dei Palestinesi.

Questo è l'imperialismo perfetto, quello che riesce fare anche a meno di un nemico vero, poiché la destabilizzazione mondiale è molto più agevole se ce la si fa tra "alleati", senza l'imprevedibilità di avversari fuori controllo. Tutte le gerarchie, soprattutto quelle internazionali, si giustificano in nome di un "ordine", come vorrebbe farci credere anche lo slogan massonico - caro ai Bush ed a Napolitano - del "Nuovo Ordine Mondiale". In realtà la gerarchia si afferma e si riproduce proprio a scapito dell'ordine.

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