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criticaimpura

Miseria della Popsophia

Una riflessione

di Idolo Hoxhvogli

Un intellettuale, nell’epoca della sua riproducibilità social, si occupa di popsophia. Avendo scritto molti libri, pensiamo ad esempio alla celeberrima Filosofia di Peppa Pig, è elevato dalla massa benpensante a vate, in inglese water. I frequentatori abituali dei festival si attaccano alle sue zinne, sedotti da brochure, happy hour, meeting, conferenze e tavole rotonde. Alla fine dei giochi, lo spettatore – quello non addormentato, per parafrasare alla rovescia alcune pagine di Ennio Flaiano – si accorge che il festival è una fiera, e alla fiera si compra e si consuma, piuttosto che pensare. Costui – il popfilosofo – polemizza con il realismo: a suo dire è un populismo. Eppure popoli adulanti – unti e gremiti, assiepati, imburrati e spalmati sulle piccionaie dei teatri – calcano le scene dove costui proferisce la parola popfilosofica. Calcano, sì, ma nel senso di pensare con i piedi. Il popfilosofo – non filosofo pop, in quanto i popcorn precedono l’amore per la verità – afferma: «È necessario partire da materiali spuri per risalire allo zeitgeist». Magari. Costui, sovrapponendo il vocabolario di Heidegger a Beautiful, l’analitica esistenziale a Un posto al sole e il decostruzionismo ai Teletubbies, pensa veramente di fare filosofia, e molti ci cascano: il collage è una forma d’arte, ma non tutti i collage sono arte.

Che si tratti di cataste concettuali, e non di indagini, è mostrato dalla natura delle sue pubblicazioni: pubblicistica ammantata di marketing, caterve di filosofie della soap, master of science in eventi mondani, champagne, boogie boogie, vestitini griffati – che forse, per fare del sommo bene, sarebbe meglio togliere alle furbe popfilosofe di Epistemologia di Spongebob. E ancora chignon, profiterole, croissant, pain au chocolat, brioche, ratatouille e volumi come Estetica di Dora l’esploratrice. Guardando costui, subentra la nostalgia per autori che lo prendevano allegramente nel cucù tra i cespugli – ben venga se travestiti da marinai o ufficiali – invece di farlo nei teatri: quella sì che era comprensione e critica del presente, e non popfilosofica adesione acritica travestita da politicamente scorretto.

Sull’Europa cala il tramonto, il buio ci scuote e i lupi azzannano le porte. I padri muoiono soli, i figli percorrono un aborto di vita. La persona è obsoleta e l’uomo, nudo, è abbandonato. La popsophia, in salotto, guarda la TV.

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