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sollevazione2

Davvero pensate che Renzi ubbidirà alla Merkel?

di Piemme

renzi2b-stati2buniti 001Non è detta l'ultima, altri ritocchi sono ancora possibili, ma ora sono finalmente chiari i contorni della Finanziaria (Legge di stabilità) che il governo sottoporrà al vaglio della Commissione europea e quindi delle Camere. Essa ci consente di capire con più chiarezza quale sia la politica economica renziana, dunque di dare un giudizio più oculato sul "renzismo".

Sentiamo intanto qual è quello della Confindustria:

«Dietro e davanti l'annuncio del premier Matteo Renzi di una legge di stabilità da 30 miliardi senza aumenti fiscali; la spending review per 16 miliardi; l'abbattimento dell'Irap per 6,5 miliardi; il taglio per 3 anni dei contributi per chi assume a tempo indeterminato; la possibilità di ricevere il Tfr in busta paga ci sono questi numeri e questa impostazione. Mix che se confermato in modo chiaro nel testo di legge può segnare la svolta attesa. Oppure, in caso contrario, aprire una finestra sul burrone». [Guido Gentili. Il Sole 24 Ore del 14 ottobre]

Nella speranza che si eviti il "burrone", il grande capitalismo italiota,è dunque deciso a sostenere la mossa di Renzi di spostare al 2017 il pareggio di bilancio —in barba all'impegno assunto di rispettare le clausole stringenti del Fiscal compact. 
Appoggio dunque a Renzi nel caso di uno scontro con la Commissione europea, che ha la facoltà di bocciare la legge di stabilità entro due settimane dalla loro ricezione nel caso essa violi gli impegni europei. Uno scontro che molto probabile avverrà, almeno a sentire gli ammonimenti di Katainen, Dijsselbloem e Wolfgang Schauble.

Sbaglia chi ritiene che alla fine Renzi si piegherà ai diktat dell'euro-germania. Renzi, invece, terrà duro. Ha dalla sua parte non solo il governo francese e la Confindustria; ha dalla sua pezzi importanti della grande finanza predatoria (i famigerati"mercati" che decidono dello spread, ovvero della sostenibiltà del debito pubblico) ed infine dell'establishment del Stati uniti. Appoggi quindi davvero pesanti.

Cosa spieghi questi appoggi è presto detto: la politica economica del governo Renzi è all'insegna del più smaccato neoliberismo. Il Jobs act, l'abolizione finale dell'Art.18, l'abbattimento dell'Irap (che favorisce anzitutto medie e grandi imprese), il taglio dei contributi a chi assume, il taglio alla spesa pubblica per 16 Mld; sono tutte misure di chiara impronta antipopolare e neoliberista. Che esse servano davvero a far uscire l'economia dalla recessione è improbabile, ma se ciò avverrà è solo perché scaricano brutalmente sulle spalle del popolo lavoratore i costi della "ripresa" a tutto vantaggio del capitale, anzitutto delle grandi aziende e delle banche.

 Il neoliberismo è bifronte, come Giano. Una faccia è quella dell'austerità eurista (seguita dai governi Monti e Letta), l'altra è appunto quella che segue l'attuale governo.

Il 6 ottobre scorso scorso [L'UNIONE EUROPEA VERSO LA ROTTURA?] scrivevamo che sarebbe stato difficile trovare un compromesso tra queste due varianti neoliberiste, quella tedesca che vede la salvezza della moneta unica solo nel rigoroso rispetto dei trattati (Patto di stabilità e Fiscal compact) e quella che vede questa salvezza solo nell'aggiustamento (leggi cambiamento) di questi trattati. La miscela esplosiva di recessione più deflazione, il rischio che ciò potrebbe condurre ad esplosioni sociali, non consente a Renzi di fare marcia indietro, di ubbidire alla Merkel. Ribadiamo quindi che la possibilità di una rottura con la Germania è a questo punto altamente probabile.

Voi che ci criticate quando insistiamo che dall'euro occorre sì uscire, ma da sinistra, ovvero non sulla pelle del popolo lavoratore; 
voi che affermate che dall'euro occorre uscire punto e basta; 
ora non potete più fare finta di non capire cosa possa essere una "uscita da destra";
è quella contenuta nella politica neoliberista del governo Renzi.

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