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Doria, De Magistris, Pisapia, Marino

Ma che disastro che sono questi sindaci “arancione”!

Aldo Giannuli

Poco più di tre anni fa, ci fu l’affermazione di una schiera di nuovi sindaci che conquistavano comuni in buona parte amministrati dalle destre, dopo aver battuto nelle primarie i candidati del Pd. E che comuni! Milano, Roma, Napoli, Genova, Cagliari. Spesso erano militanti di Sel o appoggiati da Sel, in qualche caso ex dipietristi come De Magistris. Vittorie che suscitarono molte speranze di una sinistra diversa, meno legata agli apparati e più legata alla società civile, e, perciò stesso, più credibili ed in grado di battere le destre. Fu proprio quella tornata di amministrative che aprì la strada al crollo berlusconiano. A distanza di tre anni il bilancio è desolante.

De Magistris, dopo aver sgovernato Napoli, è caduto proprio sul terreno della legalità che ne era l’originaria bandiera, Doria si rivela un inetto che ha lasciato che restassero inerti i cantieri per la messa in sicurezza di Genova, la Roma di Marino è una catastrofe senza precedenti e di Pisapia tutto quello che si può dire è che è una Moratti con più tasse. A salvarsi probabilmente è il solo Zedda a Cagliari, nonostante un’inchiesta penale –ancora in corso- per un caso del tutto minore.

 

Politicamente è una Caporetto di cui dobbiamo capite il perché.

La difesa degli interessati è quella più scontata e prevedibile: abbiamo trovato città a pezzi, casse vuote e troppi debiti. Siamo in condizioni disperate in cui non c’è nulla da fare, se non pietire una qualche legge speciale per avere soldi dal governo centrale.

Spiegazione che ha del vero, d’accordo, però che la situazione fosse una tragedia non lo abbiamo scoperto dopo, in gran parte lo sapevamo anche da prima. Ed allora, perché promettere un “cambiamento” che non si era in grado di realizzare? Per vincere le elezioni? D’accordo, ma poi la gente resta delusa e la “furbata” propagandistica diventa un boomerang. Ma, poi, siamo proprio sicuri che sia impossibile fare di più? Prendiamo il caso Genova: i lavori sono bloccati da tre anni per colpa della “burocrazia”, ma il sindaco che ci sta a fare? Questa misteriosa burocrazia ha dei nomi e cognomi o è un virus misterioso e impersonale di cui nessuno è responsabile? Perché Doria non ha denunciato inerzie, responsabilità, ostruzionismi, interessi, facendo nomi e cognomi? Poteva convocare conferenze stampa, chiedere al consiglio comunale di istituire commissioni di inchiesta, fare esposti alla magistratura. Quando mai ha fatto una sola di queste cose?

Marino: un perfetto incapace, che non riesce a controllare neppure la sua giunta e la sua maggioranza che gli si sfila ogni due per tre. Semplicemente inerte anche in materia di provvedimenti di costo ridotto o costo zero.

E di Pisapia vogliamo parlarne? Mancano i soldi? Ma allora perché non riscuote le multe per le affissioni abusive (400.000 euro solo per l’ultima tornata elettorale)? Perché l’ufficio tecnico ed i vigili non contestano i ritardi (ben oltre il limite massimo della licenza) degli eterni cantieri che si sa quando iniziano ma mai quando finiranno? Ci sarebbero belle penali da pagare, con giovamento delle casse comunali, nonché del traffico cittadino.

Ha aumentato del 50% il costo del biglietto Atm, per non aumentare l’abbonamento. Dopo, dopo due anni, ha aumentato di costo dell’abbonamento per non aumentare il biglietto. Crede che tutti i milanesi siano scemi e non si accorgano dell’imbroglio? Va bene, il costo del biglietto era troppo basso e nelle grandi città europee arriva sino a 4 o 5 euro. Però Milano ha dimensioni che non sono quelle di Londra o Parigi e poi, Pisapia ha mai pensato a dare una bella sforbiciata ai compensi del management Atm, come di tutte le società comunali? O magari ridurre la folta schiera di consulenti che non si sa bene cosa facciano?

E che dire dei vigili? Non ci vuole nessuna spesa aggiuntiva per metterli in strada e non tenerli solo negli uffici. Ma la potente corporazione non accetta neppure di discuterne e, quando uno dei consiglieri di maggioranza fece presente il problema, il loro comandante rispose indignato: “Ma lei ci vuol mettere a fare multe per strada?”. Come se il compito dei vigili fosse quello di dirigere la Scala!

Invece, fioriscono le unità di lavoro della polizia locale come quella per prepararsi ad un attacco nucleare o batteriologico, quella sul terrorismo ecc. A noi risultava che c’è già un esercito e ben tre corpi di polizia per queste evenienze.

Allora, questo cambiamento così strombazzato dove è? Le finte piste ciclabili, la casa della memoria, il registro delle unioni civili? D’accordo, tutte cose giuste (quando non sono false) ma sono le più urgenti e qualificanti?

Di De Magistris non diciamo nulla per carità di patria.

Dunque, i problemi di soldi ci sono, ma questa è solo una delle ragioni e neppure la principale.

Ne indichiamo un’altra nell’impreparazione assoluta di questo ceto amministrativo inventato. Ai tempi della deprecata prima repubblica, era rarissimo il caso di sindaci che non fossero stati prima consiglieri comunali o assessori. L’idea (giusta!) era che non si entra nel comune dalla casella più alta, senza un minimo di esperienza. Salvo il solo Zedda (che è stato prima consigliere regionale) nessuno dei sindaci arancioni ha avuto la benché minima esperienza amministrativa precedente. E non mi pare un caso che Zedda sia quello che se la sta cavando meglio. Inoltre quasi nessuno di loro ha alle spalle una vera e propria militanza in un partito politico o ha una specifica preparazione politica, distinta da quella professionale. E nessuno aveva un programma vero che non fosse una massa di slogan fumosissimi. Un sindaco privo sia di esperienze amministrative, che di preparazione politica cosa volete che combini?

In primo luogo, succede che gli apparati burocratici (uffici tecnici, vigili, dirigenza amministrativa, società collegate ecc.) se li mangiano, continuando a fare i propri comodi. E questi sindaci sono carenti sia della preparazione necessaria a capire i loro giochi e i loro trucchi, sia del coraggio politico necessario a scontrarsi con queste corporazioni. Questa è la misteriosa “burocrazia” che blocca i lavori…

Il fatto è che questo è il risultato di una certa retorica antipolitica per cui si pensa che onestà ed estraneità alla vita politica siano un buon viatico. Come se scegliessimo il primario di un ospedale sulla base di criteri come la fedeltà alla moglie e l’assoluta mancanza di esperienze ospedaliere!

L’onestà personale è un pre requisito importante in politica ma non è affatto sufficiente. Sosterrò sempre che un corrotto competente sarà sempre preferibile ad un onesto incapace.

Quindi in primo luogo il disastro si spiega con le carenze soggettive di questi sindaci che sono dei “media event” emersi perché i partiti proponevano alternative indigeribili.

Dobbiamo porci il problema di come formiamo e selezioniamo la nostra classe politica ed amministrativa o sarà sempre peggio. Poi ci sono aspetti oggettivi come l’obiettiva ingovernabilità delle nostre metropoli e l’inadeguatezza del quadro istituzionale presente. Torneremo a parlarne, ma siamo sicuri che questa divisione del potere fra governo centrale ed autonomie locali, così come è pensata, sia ancora attuale ed auspicabile?

Per ora chiudiamo su un punto: la primavera arancione è pienamente fallita e se i sindaci in questione ne prendessero atto, dimettendosi in blocco, questo sì che sarebbe un primo segnale di cambiamento.

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