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Come la psywar ridicolizza il dissenso

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Sorprendentemente, si è sgonfiata in meno di un giorno la falsa notizia della settimana scorsa sui calciatori della nazionale della Corea del Nord, di cui si è narrato che sarebbero stati arrestati con la prospettiva di essere condannati a morte; ciò a causa della sconfitta nel derby con la Corea del Sud nell'ambito dei Giochi Asiatici. La sorpresa ovviamente non sta nella scoperta che si trattasse di un falso, ma nel fatto che il sito di Rainews abbia ammesso l'errore, ricordando anche altri casi di fiabe-horror sulla Corea del Nord, rivelatesi poi del tutto infondate; ad esempio, la storia dello zio del "dittatore" dato in pasto ai cani.

Se da un lato è notevole che, almeno stavolta, una smentita sia prontamente arrivata, rimarrebbe comunque da spiegare come mai i precedenti non abbiano consigliato maggiore prudenza, anche considerando l'evidente inconsistenza della fonte della notizia sui calciatori nord-coreani, e cioè l'associazione "Nessuno tocchi Caino", di area radicale. Il punto è che le smentite non hanno mai la stessa risonanza delle "notizie" che sono state "sparate" all'inizio con tanta evidenza. Rimane così nell'opinione pubblica quell'impressione di fondo per la quale in Corea del Nord qualsiasi crudeltà sarebbe possibile; perciò, se l'alternativa sarebbe quella di cadere nelle mani di un dittatore sanguinario, allora tanto vale tenersi Goldman Sachs.

Pseudo-notizie poi smentite, o non confermate, rimangono comunque nell'aria a radicare pregiudizi e luoghi comuni. Le tecniche della guerra psicologica non sono necessariamente molto sofisticate, ma si basano spesso su tecniche elementari come la ripetizione, la cui efficacia è stata ampiamente teorizzata da Goebbels. Il nazismo non ha inventato nulla; la sua originalità è consistita solo nell'applicare all'Europa le tecniche coloniali già sperimentate dai Britannici in Africa ed in Asia, compresi gli schemi della propaganda. Le cose attualmente non sono poi molto cambiate. I decapitatori dell'ISIS di oggi sono i pronipotini degli strangolatori Thug della propaganda britannica dell'800. Quelli dell'ISIS sarebbero islamici, mentre la setta Thug era presentata come indù, ma le fiabe si somigliano.

Non tutto il sistema delle comunicazioni è arruolato nell'apparato delle PSYOPS (Operazioni di Guerra Psicologica) del Pentagono, ma è lo stesso evidente la passività dei giornalisti nel riprendere notizie incontrollate o di fonte inattendibile. Ad esempio, riportare che i servizi segreti tedeschi avrebbero provato la responsabilità dei guerriglieri filo-russi nell'abbattimento dell'aereo malese, risulta sufficiente ad ottenere l'effetto, tanto più se ciò viene presentato come una "rivelazione"; come se la NATO non lo propagandasse già da mesi.

Il sistema della Psywar sviluppa anche delle contromisure verso le perplessità e i dubbi, assegnando a personaggi improbabili la parte della difesa del buonsenso. Era accaduto quando fu affidato al Buffone di Arcore il compito di mettere in evidenza le ragioni della Russia ed i torti della NATO nella vicenda ucraina. Associare l'immagine del Buffone a quella di Putin è comunque un punto a sfavore di quest'ultimo, al di là del realismo degli argomenti adoperati.

Analogamente, a difensore delle ragioni della Corea del Nord i media hanno eletto addirittura il deputato Antonio Razzi, l'uomo oggi messo più in caricatura dalla satira; uno sforzo davvero inutile, dato che l'uomo si pone già come una caricatura. I media ci narrano in lungo e in largo presunti viaggi del deputato di Forza Italia in Corea del Nord, con tanto di altolocate frequentazioni. Per la verità, le argomentazioni di Razzi a favore del regime nord-coreano risultano piuttosto banali, invocando a prova della bontà di quel regime la pulizia delle strade, che ricorderebbero a Razzi la sua Svizzera. Dei settanta anni di aggressione statunitense, neanche a parlarne. L'effetto comunque è raggiunto: dubitare delle nefandezze della Corea del Nord diventa improponibile, poiché rischia di associarti all'immagine di personaggi come Razzi, che fanno tesoro e lucro del discredito in cui vivono ed operano.

La vera notizia offerta indirettamente, è però la "elveticità" di Razzi, che è un abruzzese molto poco DOC, dato che si esprime abitualmente in tedesco a causa dei suoi quaranta anni di permanenza a Lucerna in Svizzera, dove conserva tuttora la sua residenza. Un personaggio un po' troppo internazionale per essere credibile come icona autorazzistica della degenerazione italica; però funziona ugualmente, poiché si tende a guardare più alla vernice del personaggio che al suo retroterra. Esistono quindi personaggi "politici" fabbricati esclusivamente in funzione della provocazione mediatica: attori di una messinscena o, per meglio dire, testimonial pubblicitari in negativo. A tutti è noto l'uso dei testimonial in pubblicità: l'immagine di personaggi di successo viene usata per accreditare un prodotto presso il pubblico. Ma la stessa tecnica pubblicitaria può essere adoperata in modo rovesciato, per mettere preventivamente in ridicolo il dubbio e il dissenso, associandogli l'immagine di personaggi disprezzati.

La ridicolizzazione preventiva del dubbio viene largamente usata anche nell'attuale campagna pubblicitaria sull'emergenza-Ebola. Ad esempio, un giornale liberiano ha sparato ipotesi complottistiche del tutto prive di pezze d'appoggio sull'origine dell'emergenza Ebola, attribuendola a sperimentazioni statunitensi. Con discorsi del genere si contribuisce a determinare nell'opinione pubblica un clima sfavorevole ad accogliere anche i dubbi ed i sospetti dotati di più fondatezza. Tanto più se si considera che in tal modo il giornale liberiano indirettamente riconferma ciò che più conviene al business delle multinazionali farmaceutiche, e cioè l'impressione della realtà dell'emergenza, quale che sia la responsabilità della presunta diffusione del virus.

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