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alfabeta

L’arena della crisi

Augusto Illuminati

Anno I dell’Era Renziana. Dopo la munifica erogazione di panem (gli 80 sesterzi, con cui la risparmiosa vajassa Picierno vive due settimane acquistando perfino il salmone in ritagli), Franceschini, il Tigellino dell’Eponimo, offre ai Quiriti pure i circenses, essendo notoriamente la constituency leopolda avida di condividere i piaceri con il divus Matthaeus – est vulgus cupiens voluptatum et, si eodem princeps trahat, laetum (Tacito, Ann. XIV 14). E così, su ispirazione dell’archeologo Daniele Manacorda, invece di allestire un’attrazione oltre il Gra, nel parco tematico di Cinecittà World, il ministro, che non a caso proprio della Picierno fu affettuoso sponsor, tuitta che l’idea gli piace molto e basta solo un po’ di coraggio.

Ma qual è l’idea? Semplice! Ricoprire i sotterranei del Colosseo con una piattaforma calpestabile (si spera in legno), buttarci sopra un po’ di sabbia, come a inizio Ottocento, e usarla privatamente o pubblicamente, per «ogni possibile evento della vita contemporanea» e non soltanto per «il semplice rito banalizzante della visita del turismo massificato». Non entriamo qui nel merito della proposta di ricostruzione dell’arena – Manacorda è un serio archeologo e il suo allestimento della Crypta Balbi fu esemplare – ma soffermiamoci sulla speculazione mediatica e politica che se ne sta facendo, senza nessuna intenzione di realizzarla praticamente mettendoci soldi e tanto meno di fare i conti con l’esclusiva d’uso concessa, in congiunto con il restauro, allo sponsor Della Valle.

Di idee per rottamare il vecchiume archeologico ne vengono molte, un filo più sofisticate delle fantasie di Obama (baseball) o di Pallotta (trionfi di Totti – ma, ahimè, l’esclusiva toccherebbe alla Fiorentina di Della Valle), delle sfilate Tod’s e Armani e dei soliti concerti capodanneschi di serie B, idee più consone alla storia dell’edificio e alle tonalità emotive della Nuova Era. Insomma, bisogna stare all’altezza del grande spettacolo di venationes con cui fu celebrato nel 249 il millenario della fondazione di Roma: alla faccia di WWF, animalisti e vegani vi furono uccisi 32 elefanti, 10 alci, 10 tigri, 60 leoni, 10 iene, 10 giraffe, 20 asini selvaggi, 10 zebre e 6 ippopotami. Combatterono 1000 coppie di gladiatori (dunque ne mori almeno un migliaio). Gli ultimi safari si svolsero nel 523 e finirono solo per carenza di animali importati. Che nel 404 l’imperatore Onorio proibisse i combattimenti gladiatori, dopo il sacrificio del monaco Telemaco che aveva cercato di bloccarli ed era stato linciato dalla folla, rende ancor più suggestivo che un nuovo Telemaco, consacrato da Recalcati, oggi ristabilisca quegli usi virili. Il futuro è solo un inizio, si sa. Anche il ritorno al primo Ottocento dell’arena calpestabile è in linea con le “tutele crescenti“ sul lavoro e la libertà dei padroni delle ferriere.

Qualche modesta proposta, ora, per adeguare l’anfiteatro ri-pavimentato alla “vita contemporanea”. Per antipasto, lotte fra gufi e sciacalli, con contorno di allocchi e calabroni. Colonna sonora affidata (in prestazione gratuita) alla cooperativa delle maestranze dell’Opera; ristorazione (a pagamento) gestita da Eataly. Carrettino dei gelati Grom e camion-bar Tredicine, per nazarena spartizione. Allo stuzzichino seguono i piatti forti. Duelli per i posti fissi fra precari divisi per categorie: co.co.co, co.co. pro., partite Iva vere e spurie, interinali assortiti, contrattisti acausali, apprendisti, tirocinanti, stagisti gratuiti, contrattisti a inserimento, a chiamata, con voucher, staff leasing, job sharing, telelavoristi autonomi e subordinati, ecc. Alla fine l’imperatore annuncerà per tweet che il posto fisso non c’è più e ai vincitori toccheranno in premio alcune proposte di colloquio della Youth Guarantee.

Caccia al clandestino, affidata prima ai laquearii con lazo o ai retiarii travestiti da pescatori che li avvolgono con la rete e poi li infilzano con il tridente. Prima alternativa: farli travolgere dall’auto di Salvini lanciata all’impazzata. Seconda alternativa (in solo caso di naumachie): speronamento e affondamento di barconi di migranti, con immissione di piraña nelle acque (troppo basse e dolci per gli squali). Crocefissione, impeciamento e arsione di mestatori sindacali e sovraintendenti ai beni culturali, con cartelli allusivi al loro ostacolare alle riforme. Assolutamente da evitare, invece, il coinvolgimento di veri burocrati europei e italiani, giudici, banchieri e grandi evasori fiscali, che verranno bruciati soltanto in effige e insultati con cori e schiamazzi pre-registrati.

In caso di insufficienza dei fondi, si ricorrerà a una clausola di salvaguardia, per esempio l’lva al 24% o un’imposta straordinaria sui diplomi di laurea e di dottorato. Creatività ci vuole, quando cadono redditi e consumi. Dum Colosseum stabit, Roma stabit; dum Roma stabit, mundus stabit – l’ha detto il venerabile Beda, non era quello che aveva previsto il 40, 8%?

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