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carmilla

Da Ferguson a Parigi

di Alessandra Daniele

Sappiamo quanto le classi dominanti considerino i proletari una minaccia, soprattutto quelli di colore.

La release 2015 di questa visione dei proletari è stata appena installata con successo nel cervello di milioni di europei, ancora una volta indotti a guardare con timore e sospetto crescenti qualsiasi faccia scura incontrino alla stazione, al supermercato, in un ufficio pubblico. Da due settimane non passa giorno senza che i media ribadiscano in coro l’allarme Cellule Dormienti.

Subito dopo gli attentati di Parigi, molti hanno twittato lo slogan “Io sono Ahmed”, il poliziotto musulmano ucciso mentre presidiava la redazione di Charlie Hebdo. In realtà, il poliziotto a cui gli europei sono stati indotti a somigliare è quel Darren Wilson che ha sparato a Michael Brown considerandolo una minaccia per il suo solo essere un proletario afroamericano.

La paura è stata infatti la scusa accampata da Wilson, e la cosa più drammatica è che questa scusa abbia un fondo di verità: quelli come lui vedono davvero i proletari afroamericani come mostri subumani, e ne hanno davvero paura.

Chi è il mandante dei tre terroristi autori materiali delle stragi di Parigi? La risposta è semplice e per niente complottista: chi li ha finanziati.

Mandanti dalle dimostrate notevoli possibilità economiche, quindi, a prescindere dal loro essere più o meno musulmani, sicuramente appartenenti alla classe dominante.

Il vero scontro di Civiltà che stiamo vivendo è in realtà ortogonale a quello che ci viene raccontato dai media, dai predicatori apocalittici di tutte le religioni, dai califfi rampanti, come dal Front International dei leader che hanno sfilato a Parigi con Hollande.

Non si tratta infatti di “Oriente” contro “Occidente”, ma delle classi dominanti di entrambi i poli contro le classi subalterne, per controllarle attraverso il potere della paura e dell’ostilità reciproche.

Affinché i proletari di tutto il mondo non si uniscano, bisogna che si combattano.

 

Nota personale

Io faccio spesso satira sul cattolicesimo, religione di Stato nella quale sono stata cresciuta, e della quale mi sono liberata appena ho raggiunto l’età della ragione. Il mio obiettivo è spingere altri cattolici alla mia stessa presa di coscienza.

Se io, allevata da cattolica, mi mettessi a satireggiare l’Islam, otterrei soltanto il risultato opposto di rinsaldare nella loro fede i miei eventuali lettori musulmani, facendo oggettivamente il gioco delle classi dominanti che fomentano lo scontro interreligioso.

A Papa Bergoglio, che vorrebbe spaccarmi la faccia per aver denigrato il suo prodotto, non ricorderò quel “porgi l’altra guancia” che a quanto pare è stato clamorosamente frainteso, ma dirò soltanto che mi fa piacere per una volta sentirlo sincero.

 

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