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Ad Est batte il cuore nero dell'Europa

di Giuseppe Masala

Non solo Ucraina. Nel totale silenzio delle classi dirigenti occidentali rinascono gruppi e partiti che si rifanno apertamente all'ideologia nazista

Ha fatto scalpore, presso la parte più informata dell'opinione pubblica, il fatto che la cosiddetta rivoluzione "di EuroMajdan" a Kiev sia stata guidata da frange violente apertamente fasciste e neonaziste. Ovviamente questo sdegno è più che motivato anche perché EroMajdan è stata apertamente appoggiata dall'Occidente (inteso come USA e UE) cosiddetto democratico e tollerante.

A ben guardare però non si è trattato né di un fenomeno estemporaneo né di un caso unico nel suo genere: nel più totale silenzio siamo di fronte ad una rinascita di gruppi e di partiti che si rifanno velatamente ma anche apertamente all'ideologia nazista.

Solo negli ultimi giorni per esempio, le autorità della Lettonia (ricordo che si tratta di un paese aderente all'Unione Europea) ha concesso l'autorizzazione per una marcia di commemorazione della legione lettone delle famigerate Waffen SS. Oppure, il Centro Wiesenthal ha duramente protestato per una manifestazione religiosa fatta in Croazia (altro paese sempre aderente alla civilissima UE) in memoria del criminale nazista croato Ante Pavelić.

Crea sconcerto il silenzio - di fronte a queste manifestazioni assai discutibili (garbato eufemismo) - da parte delle autorità europee, che in genere sono talmente loquaci da sindacare anche sulla misura delle aragoste pescate in Europa (guai se non misurano minimo 12,5 cm).

Più in generale visto anche il "rifiorire" di partiti xenofobi, razzisti, fascisti e neonazisti - basti pensare agli esempi eclatanti di "Jobbik" in Ungheria e di "Alba Dorata" in Grecia - credo sia giusto domandarsi se questo silenzio in quel di Bruxelles (tanto nei palazzi UE, quanto in quelli NATO) non vada interpretato come un tacito assenso verso questa ideologia. Magari nel nome della Realpolitik: storicamente i partiti e i gruppi aderenti a questa mortale ideologia sono stati utilizzati dalle "classi dirigenti" (che formalmente si dichiarano "liberali") in contrapposizione ai partiti progressisti e socialisti che potrebbero affermarsi soprattutto nelle fasi negative del ciclo economico.


Se fosse vera questa ipotesi, la storia insegna che quando si fa uscire il diavolo dall'ampolla ben difficilmente si riesce a farlo rientrare quando non è più utile agli apprendisti stregoni che lo hanno evocato. «La storia insegna ma non ha scolari», diceva amaramente Antonio Gramsci.

 

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