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QE con IQ

di Christian Marazzi

Si è parlato molto in questi giorni di quantitative easing, altrimenti detto “allentamento quantitativo”, ossia quella misura di creazione e iniezione di 60 miliardi di Euro al mese per i prossimi 19 mesi da parte della Bce.

Scopo di questa misura di politica monetaria non-convenzionale è quello di combattere il rischio di deflazione, sperando nel medesimo tempo di riaccendere il motore della crescita in Europa. Affinché questa strategia abbia qualche possibilità di successo è però indispensabile che la liquidità così creata arrivi nelle mani dei consumatori e delle imprese, così da poter rilanciare la domanda, sia di beni di consumo che di beni investimento.

Secondo alcuni economisti, questo programma della Bce rischia non solo di mancare il bersaglio, ma anche di aggravare le disuguaglianze che in questi anni di crisi si sono decisamente ampliate.

Si parla di probabile “effetto Piketty” appunto per indicare, sulla base di quanto già successo in Inghilterra o negli Stati Uniti, l’aumento della ricchezza patrimoniale dell’1% della popolazione più ricca derivante dall’aumento dei valori dei titoli borsistici indotto da questa stessa creazione di liquidità. E con tassi di interesse prossimi allo zero e rendimenti addirittura negativi sui buoni del Tesoro, un’ulteriore e massiccia iniezione di liquidità non servirà a tirare l’economia europea fuori dalla stagnazione.

Di fronte al rischio reale che la liquidità così creata vada a inondare i circuiti finanziari, senza sgocciolare nell’economia reale – se non nella forma di una pericolosa bolla immobiliare – alcuni economisti propongono di utilizzare direttamente questa quantità di denaro per investimenti in infrastrutture pubbliche e/o per distribuire a ciascun cittadino europeo qualcosa come 175 Euro al mese per 19 mesi.

Grazie a questo aumento del reddito disponibile, i cittadini europei potrebbero diminuire i propri debiti o aumentare i consumi. In entrambi i casi, questa misura alternativa di quantitative easing (“QE for the people”) porterebbe direttamente ad un aumento dell’occupazione e del consumo.

Inutile dire che tale proposta è destinata ad essere ignorata dalle autorità monetarie europee, più propense ad assecondare i mercati finanziari che non i bisogni della popolazione. Si dirà ad esempio che in tal modo si mischiano due cose distinte, la politica monetaria e la politica fiscale.

Ma dato che la politica monetaria ha dato prova di non funzionare proprio perché non è in grado di stimolare la politica fiscale, perché non tentare nuove vie? Sarebbe un modo di trasformare il QE in IQ.

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