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Liberté, égalité, fragilité. Dialogo Stiglitz-Varoufakis

di Alejandro Nadal*

Il 16 settembre 1992 gli speculatori forzavano la svalutazione della sterlina. La Gran Bretagna cercava di mantenere la parità di 2.7 marchi sulla sterlina. Ma questo obiettivo era insostenibile perché il tasso d’inflazione era superiore a quello della Germania. Gli speculatori non persero tempo. Nonostante l’incremento dei tassi di interesse a Londra, George Soros e altri passarono all’offensiva. La Banca d’Inghilterra perse la battaglia e Soros intascò più di mille milioni di dollari, trasformandosi nel campione delle speculazioni dei mercati valutari.

Nel 2009 Soros donò 50 milioni di dollari per la creazione dell’Istituto di nuovo pensiero economico (INET, la sua sigla inglese), per permettere ad una nuova generazione di economisti di affrontare le sfide del XXI Secolo. Il bilancio dei primi anni di vita dell’INET è irregolare e lungi dall’aver generato grandi cambiamenti nel pensiero economico. La scorsa settimana l’INET ha organizzato una conferenza a Parigi con il curioso titolo di “Liberté, égalité, fragilité” (ineteconomics.org).

Il momento clou della conferenza è stato il dialogo tra il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz e il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis.

Tra i temi presi in esame in quasi un’ora di conversazione, Varoufakis e Stiglitz hanno in particolare affrontato quelli dell’austerità e degli obiettivi dell’avanzo primario che la troika ha imposto alla Grecia, soprattutto l’obiettivo equivalente a 4.5 per cento del PIL. In un momento della conversazione, precisamente al 32mo minuto, Stiglitz commenta che nessun paese ha mai generato un avanzo primario così importante e domanda (scandalizzato): come è possibile che il governo precedente a Syriza abbia accettato un simile accordo e come è possibile che la troika lo abbia imposto?

Sembra che né Stiglitz né Varoufakis conoscano la recente storia dell’America Latina e la sua esperienza in materie di programmi di aggiustamento. Una delle caratteristiche distintive di quella regione del mondo è che la maggior parte dei paesi mantennero un avanzo primario per la maggior parte del periodo andato dal 1990 al 2007. Nel caso del Messico, la banca dati dell’economista messicano Marcos Chavez rivela che tra il 1983 e il 2008 l’avanzo primario fu mediamente del 3.6 per cento. Nel periodo 1988-1992 raggiunse una media del 7.6 per cento.

E’ il caso di ricordare che l’avanzo primario si genera quando la spesa pubblica (al netto degli interessi sul debito pubblico. ) è inferiore alle entrate. La priorità diventa il servizio del debito mentre gli obiettivi di sviluppo e benessere della popolazione passano in secondo piano.

I dati rivelano che per 25 anni, in Messico, le finanze pubbliche furono orientate a generare un avanzo primario per coprire oneri finanziari, mantenendo invariate (o riducendo) gli investimenti in salute, educazione, alloggi, trasporti e infrastrutture, agricoltura, industria, ambiente e ricerca scientifica. Se Stiglitz si scandalizza per il 4.5 per cento imposto dalla troika alla Grecia, che dirà dell’esperienza messicana? I risultati sono evidenti: lo Stato messicano si sta disintegrando a causa del perseverare nell’esperimento neoliberista.

La risposta alla seconda parte della domanda è evidente, ma per diplomazia Varoufakis ha preferito non rispondere. L’austerità non è una misura di tecnica economica. E’ uno strumento di guerra sociale che cerca di distruggere le basi dello welfare e dello sviluppo.

Un altro tema di conversazione è stato la salute delle banche in Grecia. Il Fondo Ellenico di Stabilizzazione Finanziaria è stato il mezzo di salvataggio (37 mila milioni di euro) che la troika chiede sia ora pagato con i fondi dell’avanzo primario. Ma i livelli di crediti in bonis (e inesigibili) delle banche greche continuano ad essere molto elevati. Qui entra in scena José Angel Gurrìa, segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Varoufakis dichiara che l’OCSE sta collaborando alla progettazione delle riforme che il governo Syriza vuole applicare e ringrazia José Angel Gurrìa per questo aiuto. Certo, esistono le formule diplomatiche, ma mi chiedo se il ministro di Syriza conosca l’iter di Gurrìa, in particolare il suo operato fino al 2000, mentre ricopriva la carica di ministro del Tesoro, delle Finanze e del Credito Pubblico del Messico. Si tratta di uno degli architetti del neoliberismo in Messico e di un difensore dell’avanzo primario. Quattro anni dopo la bancarotta del sistema bancario messicano a causa della crisi del 1994, Gurrìa propose la conversione a debito pubblico della montagna di pagherò che il governo messicano aveva consegnato alle banche per rimpiazzare prestiti in sofferenza con titoli di investimento. Ad oggi, questo salvataggio bancario (fraudolento e anti-costituzionale) continua a mantenere una forte ipoteca sulle finanze pubbliche del Messico.

La peggiore metafora utilizzata nella conferenza è stata quella di Rob Johnson, direttore esecutivo di INET. Indicando che a nessuno piace un imperatore nudo, ha affermato che “il nostro obiettivo, qui a INET, è confezionare il nuovo vestito dell’imperatore”. Io avrei preferito ascoltare che l’obiettivo era di disfarsi dell’imperatore.

*Membro del Consiglio editoriale della rivista “Sinpermiso”
(traduzione di Marina Zenobio)

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