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linterferenza

Kobane, l’ultimo mito della “sinistra” occidentale

Fabrizio Marchi

Non ho potuto fare a meno di riflettere sulle ragioni che hanno provocato nella “sinistra” tanto entusiasmo per la vicenda di Kobane, la città curda assediata dall’Isis e ora finalmente libera da quell’incubo, con il contributo determinante, piaccia o no è un fatto, dei bombardamenti della NATO (già immagino l’espressione a dir poco stupefatta di tutti coloro che già da tempo celebrano Kobane come la Comune di Parigi del XXI secolo…)

Entusiasmo più o meno condiviso da tutti; sicuramente da tutti i media occidentali. E allora qualche domanda sorge spontanea, specie per quelli come il sottoscritto che non hanno perso il vizio di chiedersi il perché delle cose.

Perché, dunque, non si sostengono con la stessa enfasi e con lo stesso spirito militante i combattenti di Hezbollah o di Hamas in Libano e in Palestina o quelli del Donbass in Ucraina? (che non lo facciano i media occidentali è del tutto ovvio e scontato, ma la “sinistra”?)

Forse perché sono troppo poco ecologisti, femministi e “di sinistra”? Se così fosse sarebbe un modo di ragionare un po’ troppo autoreferenziale. Anche perché –ce lo dobbiamo dire – la lotta dei curdi di Kobane è stata sostenuta da tutti, ma veramente da tutti, in primis dall’Occidente (addirittura dall’Arabia Saudita, anch’essa interessata a ridimensionare quella che in gran parte è una sua creatura..) in tutte le sue declinazioni politiche, da “destra” a “sinistra”, e non solo a chiacchiere, ma a suon di bombe della NATO sulla testa dei miliziani dell’Isis (che comunque se le meritano tutte, sia chiaro, anche se sono della NATO…).

Del resto i giocattoli spesso sfuggono di mano a chi li ha creati e allora bisogna correre ai ripari. Nessun problema, anche in questo caso, gli arsenali sono strapieni di armi e munizioni, andranno pur utilizzate altrimenti va in tilt l’industria bellica, che è una delle più fiorenti, e non ce lo possiamo permettere…

E’ anche per questo che “Kobane” è stata enfatizzata da tutti i media occidentali. Perché è stata funzionale agli interessi strategici dell’Occidente in questa fase e perché è del tutto innocua per i padroni del vapore. Può tutt’al più scaldare gli animi della “sinistra” occidentale, un po’ meno nella  sua versione “liberal”, molto di più in quella “radical” (parecchio chic) e soprattutto in quella cosiddetta “antagonista” alla perenne ricerca di un modello (le prime due lo hanno già trovato da un pezzo nell’attuale sistema capitalistico …), ma nulla più. Anzi, in questa fase,come dicevo,  gli è tornata addirittura utile perché nel frangente specifico c’era e c’è  il problema di mettere nell’angolo quelli dell’Isis, anche se l’intenzione non è quella di distruggerlo completamente ma solo di ridimensionarlo drasticamente e di rimettergli la museruola perché un domani, come è stato per Al Qaeda, potrebbe sempre tornare utile.

E allora viva Kobane e il suo “modello” “confederalista, autogestito, ecologista e femminista, esempio di democrazia per tutto il mondo arabo e mussulmano”. In fondo tutto ciò è in sintonia anche con l’ideologia attualmente dominante in Occidente, il quale ha superato il vecchio sistema valoriale borghese che trovava la sua sintesi nello storico motto “Dio, patria e famiglia”, ormai del tutto inservibile se non addirittura di ostacolo agli interessi e al progetto del capitale globale, per sostituirlo con il nuovo, cioè la cosiddetta ideologia “politicamente corretta”.

Del resto, volendo fare un esempio banalissimo fra i tanti che potremmo portare per spiegare questo passaggio di consegne, diventa difficile convincere la propria opinione pubblica che si va a bombardare a 14.000 km. di distanza per difendere il suolo patrio; molto più credibile e funzionale raccontare che si va lì per portare diritti e democrazia e per sottrarre le donne alla schiavitù del velo o del burqa a cui sono sottoposte in quei paesi mussulmani brutti, sporchi, cattivi e tanto maschilisti. Anche se questa esportazione di civiltà, libertà e progresso non riguarda tutti, sia chiaro; del resto gli occhi dell’Occidente sono noti per essere strabici.  I nostri “alleati”, anche se “competiror” in affari, sauditi e/o qatarioti, hanno tutto il diritto di conservare i propri usi e costumi, fra cui quello di tagliare la testa sulla pubblica piazza a centinaia e centinaia di persone (per lo più lavoratori immigrati asiatici) ogni anno in mezzo ad ali di folla festante. Gli altri invece no, devono adeguarsi, con le buone o con le cattive, al diritto occidentale universalizzato. D’altronde è risaputo che il controllo dei gasdotti e dei pozzi petroliferi è direttamente proporzionale all’espansione dei diritti…

A Kobane i “buoni” combattono contro i “cattivi” dell’Isis nel nome dei valori (falsa coscienza?) occidentali oggi dominanti, mentre in Libano e/o in Palestina si invertono le parti. I “cattivi” (Hezbollah e Hamas) combattono contro i “buoni”, cioè lo stato di Israele.

Si obietterà:”Ma Israele fa parte dei cattivi!” (questo lo dice solo la “sinistra antagonista”). Condivido e sottoscrivo, come si suol dire.  Torniamo però al quesito di cui sopra. Perché non ci si mobilita con la stessa enfasi in favore di Hezbollah che rappresenta effettivamente una costante spina nel fianco dell’imperialismo? Il giovane militante di un centro sociale italiano che è andato a combattere a Kobane è tornato (sano e salvo, e ne siamo felici…) in “patria” dove è stato ricoperto di “onori” e di riconoscimenti da parte dei suoi compagni e non solo, di una notevole attenzione da parte dei media e di un certo riguardo da parte delle autorità giudiziarie quando, in linea teorica, secondo le leggi dello stato italiano, avrebbe dovuto addirittura essere arrestato.

Sarebbe stato accolto nella stessa maniera al suo ritorno se invece di essere andato a Kobane fosse andato a combattere al fianco dei miliziani di Hezbollah o di Hamas contro l’esercito israeliano (o con i filorussi del Donbass)? Come lo avrebbero dipinto in quel caso i media? Come un coraggioso combattente per la democrazia oppure come un pericoloso fanatico integralista islamico? Avrebbe potuto fare tranquillamente ritorno a casa, cavandosela con un buffetto di sostanziale compiacimento da parte delle autorità, come in effetti è stato, oppure avrebbero emesso un mandato di cattura internazionale ne suoi confronti?

Ma la domanda è ancora un’altra. Perché invece di andare a combattere in Libano o in Palestina (o nel Donbass) ha scelto di andare a Kobane (in assoluta buona fede, sia chiaro, questo è fuori discussione…)?

La ragione, a mio modestissimo avviso, è quella a cui facevo cenno sopra; Hezbollah (per non parlare delle Repubbliche del Donbass…) è politicamente non corretto, non risponde ai canoni ideologici della residuale “sinistra” occidentale, anche e soprattutto nella sua versione “antagonista”.  Troppo poco ambientalista, femminista, laicista, ecologista e “de sinistra”, e tanto, tanto, troppo integralista e maschilista. “Non ci piace, non ci è simpatico il “partito di Dio”, Hezbollah, anche se ogni giorno che è uno, da anni e anni, difende con le armi in pugno, sostenuto dal “suo” popolo,  ogni metro della sua terra dalle aggressioni dell’esercito israeliano.

Alla luce di queste considerazioni non ci sorprende neanche un po’ il fatto che, al di là del tono enfatico e del linguaggio utilizzato (lo stesso da quarant’anni a questa parte), le posizioni di Radio Onda Rossa, storica emittente di quella che fu una volta l’Autonomia Operaia romana, e in generale di tutta l’area cosiddetta “antagonista” (leggi i centri sociali) arrivino paradossalmente a convergere con quelle di Repubblica e di tutti gli altri media “progressisti” (e non solo).

E’ evidente come ormai da tempo la gran parte della cosiddetta “sinistra antagonista”, anche se fortunatamente non proprio tutta, sia ridotta ad un fenomeno folkloristico, di costume. Ma di questo ci occuperemo in altro momento.

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