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Il cyber-Duomo e Appinocchio

di Miguel Martinez

Ieri c’è stata l’inaugurazione di Expo 2015, a poche ore dall’imposizione di un sistema elettorale rivoluzionario nel paese.

A settant’anni di distanza, Expo realizza il sogno mancato del 1942, per cui Benito Mussolini fece costruire l’EUR. Dove, sul Palazzo della Civiltà del Lavoro (oggi in mano al Gruppo Fendi), si legge la grande scritta:

«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori»

I ricorsi storici sono interessanti anche nella loro differenza.

Expo 2015 non apre con una rigida scritta.

E il capo del governo taglia il nastro e ci presenta subito, non l’Italia, ma la Toscana, che è riuscita a farsi assegnare il Padiglione Italia per le prime quattro decisive settimane della fiera. Nel padiglione,

“i visitatori saranno accolti con la proposta di un viaggio multisensoriale che faccia loro sperimentare, in breve, tutte le bellezze e le eccellenze della regione, utilizzando le migliori tecnologie disponibili (video, multi touch, suoni, odori, app). Una apposita app “Appinocchio“, guiderà infatti il visitatore.”

Expo, a sua volta, si manifesta a Firenze tramite un cyber-Duomo che poi farà il giro del mondo e concluderà la sua esistenza virtuale a Dubai tra cinque anni, a dimostrazione che lo scontro di civiltà è roba da poveri.

Il cyber-Duomo è stato inaugurato dal sindaco Dario Nardella, rigorosamente in jeans, che ai nostri tempi manda lo stesso messaggio di certi abbigliamenti futuristici di un secolo fa.

Ma è davvero interessante vedere come viene riproposta la fatidica frase su poeti, artisti ed eroi, nel fluido videolinguaggio dei nostri tempi. Il video si intitola Magnificent. Sarebbe un errore pensare che il titolo sia in inglese “per farsi capire”: in realtà l’inglese, nella sua forma globalizzata, è il latino imperiale dei nostri tempi.

http://corfiorentino-vh.akamaihd.net/z/fcs.quotidiani/mediacenter/corfio/corriere_fiorentino/2015/04/30/Fiorentino/limosaniok.mp4/0_16a58511950d8e34_Seg1-Frag1?als=0,3,NaN,0,0,NaN,0,0,0,46,f,0,170.36,f,u,OHEIZURNDHQN,3.2.0,46&hdcore=3.2.0&plugin=aasp-3.2.0.77.18

Tempo fa, avevamo buttato giù qualche ipotesi sull’Italia fiorentinizzata.

In sintesi, la fiorentinità consiste nel sapiente utilizzo delle ossa degli antenati per farne appendiabiti per negozi di moda.

Aggiungiamo al volo qualche riflessione in più.

1) La differenza tra renzismo e berlusconismo sta nel diverso modo di essere italiani. Berlusconi era lo Zio Pierino, quello che ai matrimoni guida i cori ammiccanti. Renzi è l’Uomo del Destino.

2) La fiorentinità parte dal presupposto che il mondo appartenga di diritto, non ai semplici ricchi, ma agli straricchi. Ora, se uno è straricco, non si accontenta delle solite signore in minigonna che si trovano lungo i viali, ma vuole avere un’esperienza unica. Quindi il destino dell’Italia deve essere quello della escort d’alto bordo, che dia almeno l’impressione di offrire qualcosa di molto particolare.

3) L’escort di alto bordo non vende soltanto una certa parte del proprio corpo, vende un’immagine complessiva, fatta di monumenti, gioielli, vestiti e anche – geniale scoperta del renzismo farinettiano – cibo.

4) In realtà, “l’esperienza unica” consiste semplicemente in una serie limitata di cartoline. I monumenti riconoscibili, i cibi noti, gli stilisti famosi. Tutto il resto può andare benissimo in malora: la scuola distrutta, i monumenti abbandonati all’incuria o alla camorra, si conciliano perfettamente quindi con l’Aura Italia.

5) I pochissimi venditori autorizzati di cartoline, per aprire le loro bancarelle, devono essere o fiorentini o molto generosi nei confronti di certi fiorentini.

“Pinocchio sarà ambasciatore della Regione Toscana all’Expo di Milano – ha confermato il sindaco di Pescia, Oreste Giurlani – e potremo presentare questa nostra icona mondiale con una pregevole scultura realizzata dalle mani abili degli artisti del Carnevale di Viareggio”.

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