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Quando la Corte Costituzionale fa la politica economica (giusta) che il Governo non (o)sa fare

Gustavo Piga

Renzi può dirsi fortunato. Se lui ha deciso, come pare, di aderire  masochisticamente all’austerità europea ed a rinunciare a quel cannone potente chiamato politica fiscale espansiva, qualcun altro lavora al posto suo, venendogli in aiuto, anche se dubito che lui possa capirlo.

Questo qualcuno si chiama Corte Costituzionale che, bocciando la norma Monti che bloccò l’indicizzazione al costo della vita delle pensioni sopra i 1500 euro per il biennio 2012-2013, ha ridato ai cittadini un pezzo di reddito disponibile, una una-tantum di 5 miliardi. A questa una-tantum potrebbe aggiungersi una ulteriore spesa, questa volta permanente, se questa maggiore indicizzazione nel biennio si ripercuoterà, tramite una maggiore base di calcolo di partenza, sulle pensioni future – a cominciare da quelle dal 2013 in poi – via meccanismo di indicizzazione (visto che Letta infatti ristabilì il meccanismo di ancoraggio ai prezzi, anche se non completo al 100%). Se poi questa sentenza sbloccherà anche altri stipendi bloccati, come quelli della scuola, l’effetto, in parte una-tantum ed in parte permanente, sarebbe ancora maggiore, certamente superiore a 5 miliardi, qualcuno dice pari a 10 miliardi.

Quello che conta tuttavia è capire se questo “stimolo all’economia” della Corte Costituzionale sia capace di generare nuovi consumi (e dunque PIL e produzione industriale) o solo maggiori risparmi, come ha fatto per il poco efficace bonus fiscale renziano.

 

Ebbene Christina Romer, nota per essere stata capo della squadra economica di Obama nel suo primo mandato e oggi di nuovo Professoressa alla prestigiosa Berkeley University, con il marito David Romer, si è occupata della questione analizzando l’impatto negli Stati Uniti di cambiamenti dei pagamenti pensionistici, per ragioni una-tantum o permanenti.

http://eml.berkeley.edu/~cromer/Transfers%20Draft%20December%202014.pdf

I risultati sono abbastanza chiari: se l’effetto del trasferimento è percepito come permanente, un aumento del reddito dovuto ad esso dell’1% genera un aumento di 1,2% nel consumo, un effetto positivo che persiste per 5 mesi circa, a partire dall’arrivo del pagamento. Meno rilevanti appaiono gli effetti di trasferimenti una-tantum.

I Romer mostrano anche come aumenti dei trasferimenti agiscono molto più rapidamente di diminuzioni dello stesso ammontare di riduzioni delle tasse.

Insomma, sembra proprio che Renzi debba essere grato per il Tesoretto che ha scovato la Corte Costituzionale e che gli permette di fare quello che non osa fare da solo, e cioè politiche che aiutino l’economia a risollevarsi e non ad affondare, come quelle che ha fatto sinora, seguendo timidamente come uno scolaretto l’Europa austera. Politiche che tengano il deficit sotto controllo ma ad un livello pari al 3% del PIL e non il folle 0% da raggiungere in 3 anni che si è proposto nel DEF, progetto che sta distruggendo il potenziale di ripresa del Paese, come i recenti dati su occupazione e disoccupazione mostrano bene.

Certo, avremmo forse preferito che il Tesorone vero, l’unico che esiste, del deficit al 3% invece che allo 0% fosse dedicato agli investimenti pubblici piuttosto che ai trasferimenti ma, di questi tempi, di fronte a tanta ignavia di politica economica anche una Corte Costituzionale può bastare.

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