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Il mondo di Nessuno

di Sebastiano Isaia

Amici, Nessuno mi vuol dominare!

Nel 2012 Charles Kupchan, uno studioso geopolitico di orientamento “realista”, pubblicò No One’s World (Un mondo di nessuno), l’ennesimo interessante saggio sui rapporti di forza tra le grandi nazioni e tra le grandi aeree geopolitiche e geoeconomiche del pianeta. Il libro è stato pubblicato in Italia con il titolo Nessuno controlla il mondo (Il Saggiatore, 2013). La tesi centrale del libro è che, finita la vecchia supremazia occidentale (tre secoli di dominio: prima di marca europea e poi di marca statunitense) ed emersi definitivamente i Paesi che un tempo appartenevano all’aria del sottosviluppo (Cina, India, Brasile, Sudafrica, ecc.), il mondo si avvia a diventare sempre più il teatro di un conflitto sistemico (economico, scientifico, tecnologico, culturale, militare) multipolare che non lascia prevedere il trionfo di una sola potenza, o di una sola macro-area geopolitica, ai danni delle altre. «L’Occidente ha certamente goduto di un lungo ed eccezionale periodo di predominio mondiale, ma questa supremazia si avvia al tramonto. Nel corso di questo nuovo secolo il potere sarà distribuito in modo più ampio su tutto il globo. Paesi che hanno vissuto a lungo all’ombra dell’egemonia occidentale si stanno trasformando in potenze di primo piano e si aspettano ora di esercitare un’influenza proporzionata al loro status». Le potenze con aspirazioni globali saranno dunque costrette a rispettarsi (leggi: temersi) e a cercare insieme, obtorto collo, punti di mediazione che possano accontentare gli interessi vitali di tutti gli attori in campo. In questo senso il mondo non è di nessuno in particolare.

Contro le vecchie tesi di Fukuyama sulla convergenza del mondo sul modello occidentale, e in polemica con il “collega” Robert Kagan che nega il declino degli Stati Uniti (almeno in termini relativi), Kupchan sostiene insomma che «Il mondo futuro esprimerà molteplici versioni della modernità, e non sarà politicamente omogeneo». Un mondo siffatto, meno strutturato e meno prevedibile di quello governato per quasi mezzo secolo dalle due note Super Potenze (in modalità Guerra Fredda/Equilibrio del terrore), si presta a previsioni non univoche. Come sempre, il “bene” si mescola al “male”, i rischi possono diventare altrettante opportunità (e viceversa), di modo che risulta praticamente impossibile separare con perizia chirurgica quello che ci piace da quello che non ci piace senza mandare in frantumi l’intero quadro. Dobbiamo portare a casa l’intera confezione, e d’altra parte il futuro è incerto per definizione. Scrive Kupchan: «Se vogliamo che questa svolta globale si compia in modo pacifico, l’Occidente e il resto del mondo in ascesa dovranno non solo raggiungere un accordo su questioni di status e prestigio internazionale, ma anche stabilire un consenso sulle regole che definiscono il concetto di legittimità e governano il commercio, la guerra e la pace». Sulla cosiddetta pace in tempo di guerra sistemica permanente ho scritto qualcosa giusto ieri.

Ma qui non intendo entrare nel merito geopolitico del libro di Kupchan; rimando la cosa a tempi climaticamente più propizi. È piuttosto sul suo titolo che adesso intendo esternare una suggestione, non so quanto fondata o forzata, osservando il mondo da una prospettiva radicalmente sociale. Ebbene, il Nessuno del titolo mi riporta alla mente le «dolci parole» che Odisseo, l’astuto «esponente della civiltà» (Adorno-Horkheimer), fece suonare all’orecchio di un Polifemo già abbondantemente “lavorato” dal vino: «Ciclope, tu mi domandi il mio nome. Ed io te lo dirò. Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano la madre e il padre e anche tutti i compagni». Come sappiamo «l’astuzia perfettissima» architettata dall’«uomo versatile e scaltro» sortì l’effetto sperato: «Amici», gridò ai Ciclopi il mostro accecato in cerca di aiuto, «Nessuno mi vuol uccidere per via d’inganni e non con la forza».

Lascio Odisseo alle sue perigliose avventure e mi chiedo: e se Nessuno fosse il nome che il Dominio capitalistico si dà per ingannare il mondo? E se il mondo fosse davvero di Nessuno?

Tre esempi presi a caso dalla cronaca: 1) Pechino in crisi svaluta la divisa cinese. Crollano le borse occidentali. Si teme una nuova guerra delle monete. 2. Il governo Giapponese riapre le centrali nucleari chiuse dopo il disastro di Fukushima. «Il Premier Abe ritiene l’energia atomica essenziale per ridare slancio all’economia del Giappone». 3. Atene assediata da creditori, disoccupati e immigrati. Qui mi fermo, perché l’elenco che potrei fare è fin troppo lungo. Ora, mentre negli esempi da me posti sul tavolo della riflessione l’analista geopolitico vede soprattutto la zampa del Leviatano politico, io al contrario vi vedo soprattutto all’opera Nessuno, l’impalpabile Moloch che, «in ultima analisi», detta Legge anche al Politico.

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