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sollevazione2

Tsipras: la normalizzazione e il trasformismo

di Manolo Monereo

«SYRIZA è stata normalizzata, addomesticata e trasformata nella mano sinistra del capitalismo globale, di cui la troika è il braccio politico»

«La Grecia è ora un paese normale. Le elezioni sono state normali. La campagna è stata normale, senza interferenze esterne; le poche, favorevoli. Il clima politico, normale, un miscuglio contraddittorio tra rassegnazione e "non poteva essere". L'astensione, normale, cioè, è in crescita e molto, non è buono per la politica susciti passioni — i populismo terribili, così dannosi per la stabilità—, la politica dov’essere essere ragionevolmente sorda e distante. Non c'è stato alcuna polarizzazione reale, solo lotta per l’alternanza tra la buona destra e, adesso, la buona sinistra. I media hanno fatto il loro gioco ordinario, pendendo a destra, ma sapendo —vedi i sondaggi— che Tsipras avrebbe potuto vincere, il tutto tuttavia mantenendo un basso profilo, ostentando una certa neutralità. Tutto normale, la Grecia, grazie a Tsipras, è stata normalizzata ed i greci hanno accettato la sconfitta come inevitabile, almeno per ora.

Cosa è stato eletto veramente eletti in queste elezioni? Chi e come dovrà gestire il programma della troika, perché di questo si trattava e di questo si tratta. Gli uomini neri da tempo sono tornati in Grecia avendo accesso diretto alle statistiche pubbliche. Come veri e propri commissari politici quelli della troika, discuteranno con i funzionari greci, ogni punto, ogni legge, ogni decreto amministrativo, ogni risoluzione. La Grecia normalizzata, addomesticata, applicherà adesso, democraticamente legittimato, il programma imposto dai nemici del popolo greco.

Alcuni mi hanno criticato per aver parlato di trasformismo in riferimento a Tsipras. Ora, con la sua gloriosa vittoria, diventa chiaro cosa questo concetto —così profusamente utilizzato dai padri della scienza politica italiana e che Antonio Gramsci fece suo— significhi davvero: i nemici della troika, gli stessi che hanno guadagnato credibilità e prestigio scontrandosi con essa, ora si dedicano ad applicare il loro programma, un programma che Syriza, non molto tempo fa, aveva qualificato come austericida. SI tratta di una vittoria completa di quelli che oggi comandano in Europa, in intima e naturale alleanza con l'oligarchia di quel paese. E' l’egemonia benigna, quella che crea consenso, che dura nel tempo: l'egemonia corazzata della coercizione.

Ora tutti stanno con Tsipras, la normalità ci perseguita. Quando si parla del realismo di Tsipras, del suo pragmatismo, anche del suo coraggio di accettare la realtà così com'è, vale a dire, immutabile, immodificabile, incambiabile, si dimentica che tutto l'enorme capitale politico accumulato da Syriza consisteva nel difendere un progetto che aveva al suo centro l'affermazione della sovranità popolare, l’uscita urgente dall’austerità e il rispetto dei diritti sociali della maggioranza. Con questo progetto, con un giovane leader avente una reputazione di sincerità e con mobilitazione sociale imponente, Syriza sconfisse la destra e annientò il Pasok. Quando si guarda solo alla fine del film cercando di tirar delle conclusioni dall'esperienza greca, non bisogna dimenticare che i pragmatici di oggi erano in precedenza irrealisti, utopisti e, soprattutto, i ribelli che non accettarono le regole del sistema bipartitico dominante; che fecero dell'insubordinazione morale e politica uno strumento potente contro una casta che svendeva il Paese all'ingrosso, che, in definitiva, alimentarono la speranza di un popolo di poter riconciliare democrazia e giustizia, i diritti della maggioranza con la sovranità. Oggi, questa forza politica è stata normalizzata, addomesticata e trasformata nella mano sinistra di quelli che comandano e non si presentano alle elezioni.

François Hollande lo ha detto molto chiaramente: la vittoria di Tsipras avrà una grande influenza sulla sinistra europea. Non si sbaglia il pragmatico e realista presidente francese. Il messaggio è chiaro e la Grecia normalizzata lo dimostra: i programmi di sinistra non sono possibili in questa Europa tedesca dell'Euro. Quello che i popoli ed una classe politica responsabile sono tenuti a fare è difendere proposte compatibili con Bruxelles, con le sagge e ponderate proposte della incompresa troika, per essere più precisi, della buona signora Merkel. In caso contrario, se si continua a scommettere irresponsabilmente con il populismo, ci saranno, dopo un lungo processo di criminalizzazione e di disprezzo, la punizione ed il castigo.

Questo messaggio è di massa. Esso sarà al centro delle prossime elezioni qui in Spagna. Un leader noto della sinistra spagnola ha detto pochi giorni fa, che queste cose accadono perché si fanno proposte irrealizzabili, irrealistiche, inapplicabili dati i rapporti di forza. La conseguenza logica di questo discorso è altrettanto chiara: dobbiamo fare programmi compatibili con la troika, o almeno rispettare i loro "linee rosse", solo questi si possono realizzare. Questo, come minimo, s’incontra con due problemi: 1) il capitalismo monopolistico-finanziario dominante —la troika è la sua espressione politica— esige, dato il suo normale e quotidiano funzionamento, il sacrificio di diritti umani, di libertà e di condizioni di vita e di lavoro, poiché il capitalismo monopolistico-finanziario dominante è incompatibile con qualsiasi tipo di riformismo forte o debole; 2) che in Spagna vi è già un partito in grado di svolgere questi compiti gloriosi e realistici, senza chissà quali cambiamenti né grandi sforzi programmatici o d'immagine: il Partito socialista operaia spagnolo. Quelli che gli vanno dietro cominciano a difendere l’idea che non succederà nulla e che quelli che comandano continueranno a fare il bello ed il cattivo tempo senza grandi complicazioni. La vita è lotta e la Grecia ci dice che le nostre classi dirigenti sono molto potenti. Di qui la narrazione che chi costruisce sul popolo costruisce sulla sabbia, che nulla si può fare e niente è possibile-

Cambiare la società in un senso democratico ed egualitario è mai stato facile. Alcuni di noi vengono da una tradizione che partiva da un’audace affermazione: conoscere il mondo per trasformarlo. Questo mondo, la realtà era contraddittoria, conteneva molte pieghe, spesso antagoniste. La "realtà della reale" non è unica e può andare in diverse direzioni possibili. Ci sono realisti irreali, per così dire, e realisti reali. Bertolt Brecht, in Me-ti, chiamò questi ultimi dialettici. Una cosa è certa: la normalità dei nostri "realisti" ci uccide».

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