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manifesto

Chiamata alle armi del Consiglio Atlantico

Manlio Dinucci

Nato. «Mosca viola la Turchia e attacca i ’nostri’»

Il Con­si­glio Nord Atlan­tico si è riu­nito ieri d’urgenza a Bru­xel­les, a livello dei mini­stri della difesa, «in un momento deci­sivo per la nostra sicu­rezza». La Nato è «for­te­mente pre­oc­cu­pata dalla esca­la­tion dell’attività mili­tare russa in Siria», in par­ti­co­lare dal fatto che «la Rus­sia non sta pren­dendo di mira l’Isis, ma sta attac­cando l’opposizione siriana e i civili».

Non spe­ci­fica la Nato quale sia «l’opposizione siriana» attac­cata dalla Rus­sia. Il Pen­ta­gono ha dovuto ammet­tere, il 16 set­tem­bre, di essere riu­scito ad adde­strare in Tur­chia, spen­dendo 41 milioni di dol­lari, appena 60 com­bat­tenti atten­ta­mente sele­zio­nati, ma che, una volta infil­trati in Siria con l’insegna di «Nuovo eser­cito siriano», sono stati «quasi com­ple­ta­mente spaz­zati via da forze del Fronte al-Nusra». L’«opposizione siriana», che la Nato vor­rebbe non fosse attac­cata, è una galas­sia di gruppi armati, for­mati per la mag­gior parte da com­bat­tenti stra­nieri, finan­ziati dall’Arabia Sau­dita e altre monar­chie del Golfo, molti dei quali sono pas­sati dai campi di adde­stra­mento della Cia e delle Forze spe­ciali Usa in Tur­chia. Il con­fine tra que­sti gruppi e l’Isis è assai labile, tanto che spesso armi for­nite all’«opposizione» fini­scono nelle mani dell’Isis. Ciò che li acco­muna è l’obiettivo, fun­zio­nale alla stra­te­gia Usa/Nato, di abbat­tere il governo di Damasco.

L’accusa alla Rus­sia di attac­care volu­ta­mente i civili in Siria (e certo non si pos­sono esclu­dere morti di civili nei raid russi con­tro l’Isis) viene da una Nato che nelle varie guerre — vedi in Afgha­ni­stan il dramma di Kun­duz — ha fatto strage di civili. Con­tro la Jugo­sla­via nel 1999, essa impiegò 1.100 aerei che effet­tua­rono in 78 giorni 38mila sor­tite, sgan­ciando 23 mila bombe e mis­sili, pro­vo­cando tante vit­time civili, ancora oggi a causa di ura­nio impo­ve­rito e sco­rie chi­mi­che delle raf­fi­ne­rie bom­bar­date. Nella guerra con­tro la Libia nel 20Il l’aviazione Usa/Nato effet­tuò 10mila mis­sioni di attacco, con oltre 40mila bombe e mis­sili; e alle vit­time civili dei bom­bar­da­menti si sono aggiunte quelle più nume­rose, del caos pro­vo­cato dalla demo­li­zione dello Stato libico.

La Nato, che denun­cia lo scon­fi­na­mento casuale di aerei russi nello spa­zio aereo turco defi­nen­dolo «vio­la­zione dello spa­zio aereo Nato», non rie­sce a nascon­dere il vero pro­blema: lo scacco subìto dalla mossa russa di attac­care real­mente l’Isis, che la coa­li­zione a guida Usa (uffi­cial­mente non è la Nato a inter­ve­nire in Siria) fa finta di attac­care, col­pendo obiet­tivi secon­dari. Non si spiega altri­menti come colonne di cen­ti­naia di camion, cari­chi di rifor­ni­menti, siano potute finora arri­vare dalla Tur­chia nei cen­tri con­trol­lati dall’Isis (lo mostrano foto satel­li­tari) e colonne di vei­coli mili­tari dell’Isis si siano potute spo­stare tran­quil­la­mente allo scoperto.

Su que­sto sfondo i mini­stri degli esteri Nato annun­ciano da Bru­xel­les il poten­zia­mento del Rea­di­ness Action Plan. Dopo l’attivazione in set­tem­bre di sei «pic­coli quar­tieri gene­rali» in Bul­ga­ria, Esto­nia, Let­to­nia, Litua­nia, Polo­nia e Roma­nia, desti­nati a una più stretta inte­gra­zione delle forze, viene deciso di aprirne altri due in Unghe­ria e Slo­vac­chia e di «pre­po­si­zio­nare mate­riale mili­tare nell’Est euro­peo, così da poter rapi­da­mente raf­for­zare, se neces­sa­rio, gli alleati orien­tali». Viene deciso allo stesso tempo di poten­ziare la «Forza di rispo­sta», aumen­tata a 40mila uomini. Il segre­ta­rio gene­rale Stol­ten­berg dà a tale pro­po­sito un impor­tante annun­cio: la Ger­ma­nia assu­merà nel 2019 la guida della «Forza di punta ad altis­sima pron­tezza ope­ra­tiva» che, come dimo­stra l’esercitazione Tri­dent Junc­ture 2015, può essere pro­iet­tata in 48 ore «ovun­que in qual­siasi momento». E la Gran Bre­ta­gna «invierà più truppe a rota­zione nei paesi bal­tici e in Polo­nia per adde­stra­mento ed eser­ci­ta­zioni». L’annunciato mag­giore impe­gno di Ger­ma­nia e Gran Bre­ta­gna nella Nato sotto comando Usa con­ferma che le mag­giori potenze euro­pee, che hanno pro­pri inte­ressi tal­volta in con­tra­sto con quelli sta­tu­ni­tensi, si ricom­pat­tano con gli Usa quando viene minac­ciato il pre­do­mi­nio dell’Occidente.

I mini­stri della difesa della Nato annun­ciano «ulte­riori passi per raf­for­zare la difesa col­let­tiva» non solo verso Est ma verso Sud. «I nostri coman­danti mili­tari – comu­nica Stol­ten­berg – hanno con­fer­mato che abbiamo ciò che occorre per dispie­gare la Forza di rispo­sta nel Sud». La Nato è dun­que pronta ad altre guerre in Medio­riente e Nordafrica.

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