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L’antisemitismo anti-islamico del XXI secolo

di Militant

Poche cose in politica hanno più forza del luogo comune. E così quando a ripetere stanchi cliché razzisti è nientemeno che Ernesto Galli della Loggia, apprezzato (dai neocon di tutto il paese) maitre a penser della destra muscolare italiana, nientemeno che dalle colonne del Corriere, ecco che il luogo comune si rafforza e assume il valore di un dato di fatto. L’attacco avvenuto ieri dalle colonne del Corriere della Sera all’Islam e al mondo arabo in quanto tale è paradigmatico di un certo modo di pensare, che solletica gli istinti sottoculturali della popolazione spacciandosi per “pensiero alternativo”. In realtà, è esattamente ciò che pensa la maggior parte della gente, è in tutto e per tutto pensiero medio, “ovvinionismo” un tanto al chilo detto però come se si stessero riaffermando chissà quali verità occultate dai media e dalla politica, ovviamente “dominata da una cultura di sinistra legata al Pci di gramsciana memoria” eccetera…

Il pregio dell’articolo è quello di procedere per punti chiari, dunque, senza girarci troppo intorno come di solito fanno i media liberali, l’autore stila cinque punti “minimi” per instaurare un vero rapporto paritario con il mondo arabo, oggi necessario di fronte all’invasione di “milioni di immigrati musulmani che popolano l’Italia e l’Europa”. La premessa descrive da sé l’intento ideologico di Galli della Loggia, un esempio palese di distorsione dei fatti e degli avvenimenti storici. Serve all’autore per inquadrare la vicenda e dare avvio alla vis polemica successiva. Il dato di fatto da cui partire sarebbe “la disintegrazione di fatto dell’intero sistema di Stati nati dopo la Prima guerra mondiale sulle rovine dell’Impero Ottomano, dunque la ridefinizione di interessi, alleanze, rivalità…”. Di per sé, è un fatto evidente. Ciò che è meno evidente è che quel “sistema di Stati” venne imposto dalle potenze europee, e questa imposizione non fu “libera” né tantomeno autodeterminata, ma dopo la dissoluzione forzata dell’Impero Ottomano si procedette alla colonizzazione di quei territori ancora non colonizzati. I confini definiti a tavolino uscirono dalle cancellerie europee, non da quelle arabe, e i nuovi Stati così creati non furono certo liberi di svilupparsi, ma sottoposti a mandati e affidamenti europei, continuando così quella colonizzazione spezzata solo negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Ignorare questo fatto significa operare una rimozione ideologica volta a dipingere gli eventi odierni come un mero fatto interno al mondo arabo, mentre quei confini che oggi vacillano sono stati imposti dal colonialismo dell’epoca, tutto di marca europea, che poco o nulla c’entrarono con le reali differenze interne al mondo arabo e tantissimo con gli interessi contrapposti delle potenze europee in concorrenza fra loro.

Da questa premessa vengono derivati dall’autore cinque presupposti per capire che tipo di rapporto instaurare con l’attuale mondo arabo in fase di ridefinizione. Il più incredibile dei quali, quello per cui “i reciproci torti storici tra mondo islamico e mondo cristiano come minimo si equivalgono”. Dice esattamente queste parole Galli della Loggia: per lui secoli di dominazione coloniale, la spartizione economica dell’Africa e dell’Asia, i milioni di morti e le centinaia di guerre sono il pareggio dei conti con il mondo arabo che nel 700 d.c. aveva osato conquistare tutta l’Africa del nord al tempo non ancora musulmana. Paragonare l’espansione musulmana dell’VIII secolo, fatta su di un territorio privo di entità statuali o di governo, soprattutto operata in un periodo in cui il diritto internazionale non esisteva e la guerra era lo strumento con cui regolare ufficialmente i confronti tra popolazioni, con la dinamica colonialista e imperialista volta ad aggredire Stati ed entità statuali autonome e indipendenti spogliandole del controllo delle principali risorse economiche, è un falso storico senza precedenti che fa specie sia stato pubblicato su di un giornale come il Corriere della Sera. Seguendo lo stesso ragionamento, prima dell’espansione musulmana anche quella romana avvenne nello stesso modo, conquistando con  la forza territori non suoi. E’ come se i Visigoti dovessero chiedere scusa e restituire i danni morali della conquista della Spagna del VII secolo. Siamo evidentemente alla follia, ma queste assurdità vengono pubblicate dal principale quotidiano italiano, non sul blog di qualche pazzo islamofobo.

Proseguendo nel ragionamento, Galli della Loggia afferma che “va recisamente confutata l’affermazione di uso corrente secondo la quale tutte le religioni monoteiste sono fondamentalmente uguali. Non è vero”. L’autore afferma che nei paesi occidentali c’è maggiore protezione del ruolo della donna, si hanno diritti e doveri differenti, c’è un diverso sistema di potere, eccetera. Anche qui, la falsificazione ideologica è palese. Perché i differenti sistemi di diritto, il differente ruolo della donna, non sono ambito della religione ma della secolarizzazione sopraggiunta nei paesi europei e ancora non avvenuta (o meglio, respinta indietro in questi ultimi anni) nei paesi arabi. Non è “il cristianesimo” a “proteggere di più la donna” o a concedere “più diritti”, ma l’avvento dello Stato che ha sottratto progressivamente potere all’interpretazione religiosa della vita pubblica. Perché il “ruolo della donna”, “l’affermazione dei diritti”, eccetera, è in tutto e per tutto speculare alla religione musulmana e a quella ebraica. Mettere a paragone allora l’Islam e le entità statuali occidentali è un trucco ideologico deviante. O si paragona lo sviluppo dello Stato-nazione europeo con quello arabo, o si mettono a paragone l’Islam e il cristianesimo. Solo che i differenti gradi di sviluppo avvenuti tra Stati europei e arabi non possono essere paragonati perché per tre secoli gli Stati europei hanno dominato militarmente, economicamente e politicamente gli Stati africani e mediorientali, bloccandone ogni propria possibile evoluzione indipendente. Se invece paragonassimo le due religioni in quanto tali, scopriremmo che le affinità sono talmente più grandi delle divergenze che potremmo benissimo parlare di un unico monoteismo (e in effetti in tutto il primo millennio dopo Cristo numerose “eresie” cristiane proclamavano la totale coincidenza dell’Islam con il Cristianesimo: ad esempio, l’arianesimo).

L’autore dell’articolo antisemita prosegue dichiarando che non esiste alcuna islamofobia nel criticare a prescindere le posizioni teologiche della religione musulmana, e che in fin dei conti il livello di protezione dei musulmani da noi in Europa è infinitamente maggiore della protezione che hanno i cristiani nei territori arabi. Baggianate utili solo alle forze della destra xenofoba e antiaraba per alimentare i loro ragionamenti razzistici. Quel che è vero è che nel mondo arabo è stato interrotto forzatamente il processo di liberazione dell’invadenza religiosa nella vita pubblica iniziato dal processo di decolonizzazione negli anni Cinquanta, e il fenomeno religioso è stato reintrodotto o facilitato grazie agli sconvolgimenti mediorientali dovuti alle continue guerre in seguito alla caduta del Muro di Berlino. La religione è oggi effettivamente un problema, ma allo stesso tempo capace di esprimere quel “gemito della creature oppressa” volto a unificare le masse arabe in funzione anti-coloniale. Un fenomeno perverso, ma in assenza di grandi ideologie capaci di prospettare un movimento di liberazione non religioso, l’unico strumento in grado di cementare la volontà di autodeterminazione. Ma tutto questo è ignorato dai Galli della Loggia di turno.

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