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Il Compleanno di Pippo

Roberto Mora

Si è svolto, nello scorso fine settimana, l’annuale convegno promosso dall’Associazione Asimmetrie “Euro, Mercati, Democrazia”.

Giunto alla sua quarta edizione, questo fondamentale ritrovo di chi segue l’opera divulgativa di Alberto Bagnai ha proposto come argomento 2015 il ripensamento dell’unione ( “u” minuscola ) dell’Europa attraverso un’analisi storica e sociale che ha coinvolto importanti esponenti del pensiero critico attuale : da Luciano Canfora a Giandomenico Majone, da Francesco Bilancia a Vladimiro Giacchè a Pier Paolo Dal Monte a Luciano Barra Caracciolo e naturalmente al padrone di casa.

Quest’anno si è preferito escludere dal dibattito il pensiero mainstream a dimostrazione di come ormai esso risulti così avvitato su se stesso da non poter in nessuna maniera essere utile nella definizione di un tavolo propositivo per il superamento della crisi.

Quindi via i vari Boldrin, Lippi, Boltho e Puglisi che hanno animato la platea negli anni passati e di cui gli astanti, saliti nel tempo a quasi 600 unità, non hanno sentito la mancanza.

Limitata comunque la trattazione macroeconomica della crisi, retta dai seppur autorevoli Granville, Flassbeck e Evans-Pritchard, a dimostrazione del fatto che ormai l’analisi tecnica del pasticcio in cui ci troviamo, per chi ha voluto capire, fa parte di un passato di identificazione delle cause. La scienza macroeconomica servirà in seguito, a supportare il progetto sociale, sostitutivo dell’attuale, di cui il convegno ha inteso definire gli aspetti.

E non a caso il cuore pulsante dell’evento è stato il dibattito politico che ha coinvolto diversi esponenti di partito, più o meno importanti nel loro ambito, riguardo la visione socio-politica della crisi e del suo superamento. Matteo Salvini,( Lega ), Claudio Borghi ( Lega ), Antonio Triolo ( AN ), Guido Castelli ( FI ), Gianni Melilla ( SI ), Ugo Boghetta ( PRC ), Mimmo Porcaro ( PRC ) si sono succeduti sul palco per parlare delle proprie verità e dei propri pensieri inerenti all’argomento proposto.

Le defezioni di Roberto Frenkel e Alessandro Di Battista, che per problemi personali e di governo non hanno potuto essere presenti, hanno sensibilmente menomato il dibattito.

I lavori sono stati aperti, dopo il benvenuto di Bagnai e del doveroso minuto di silenzio per i fatti di Parigi, dal Professor Luciano Canfora che ha intrattenuto gli astanti con una interessante elaborazione storica sul concetto di Schiavitù, in tutte le sue forme e in tutte le sue accezioni, accostando, senza peraltro risultare fuori luogo, questo status all’attuale sudditanza sociale che buona parte delle popolazioni europee ( e non solo ) stanno subendo.

Il Professor Giandomenico Majone ha poi presentato il suo libro “Rethinking the Union of Europe Post-Crisis: Has Integration Gone Too Far?” scritto nel 2014 e fondamentale riferimento programmatico del convegno stesso ( “il relatore eponimo” come lo ha presentato Bagnai ).

La sua prolusione ha lasciato alcuni spunti fino ad ora poco o per nulla considerati. Il primo è che l’evidenza della crisi ha portato gli europei ad interessarsi delle istituzioni sovranazionali; interesse alquanto assente nei decenni passati. E tale interesse ha permesso loro di valutare la UE per i risultati delle azioni intraprese e non per il “trittico valutativo” precedente, cioè per gli input ( le risorse disponibili per l’azione ), per gli obiettivi e per i processi di attuazione. Quindi da una critica alla fattualità di un’azione sovranazionale si è passati alla valutazione del suo prodotto. Il che ha portato le popolazioni europee ad accorgersi che “il re è nudo”.
Il secondo spunto, più tecnico, è che non è vero il fatto che siamo in presenza, rispetto agli anni 80, di un mercato più integrato. Evidenziava Majone che la proliferazione dei servizi, il loro sempre maggiore impatto sul PIL ( 80% in USA, 75% in UE ) e la loro intrinseca radicalizzazione sul mercato interno dei singoli paesi, irrigidisce il mercato unico, abbassando la percentuale di quello ( le merci sostanzialmente ) che gli Stati possono scambiarsi liberamente.
La proposta di Majone per il superamento dell’unione territoriale attuale è quella dell’integrazione funzionale, cioè dell’unificazione europea delle attività e delle problematiche comuni. Proposta fortemente voluta dalla Gran Bretagna già negli anni 40 e che tenderebbe a superare quel concetto di unione di Stati Nazionali che naufraga nel momento stesso in cui un “forte” ed un “debole” sodalizzano in qualche modo.

Questa prima tornata di prolusioni è servita da base concettuale per il dibattito successivo; ha concretato quell’indirizzo storico-culturale utile per lo sviluppo di proposte solutive che possono avere solo una valenza politica, come del resto il percorso divulgativo di Bagnai degli ultimi tempi ha teso sottolineare in maniera tutt’altro che implicita.

Riteniamo però che questa sterzata divulgativa non abbia ancora fatto breccia nella gran parte della base fruitrice del lavoro bagnaiano, nonostante i numerosi segnali del Vate ( le esternazioni quali : “i post tecnici li volete voi” e “a me l’economia non interessa” proliferano copiose ormai sul blog Goofynomics ).
L’approccio di “parte” che la platea ha riservato agli interventi dei personaggi politici denota infatti una generale immaturità della Community, sorda alle nuovi paradigmi sociali che ci troviamo di fronte. Probabilmente istigata dall’approccio estremamente critico di Bagnai alle realtà della sinistra attuale, i partecipanti hanno fatto strame delle esternazioni di Boghetta, Porcaro e D’Attorre esaltando di contro le posizioni estremiste di alcune realtà di centro-destra. Questa netta separazione di consenso denota che il seguito del professore di Pescara rimane ancora radicato acriticamente sul concetto di No-Euro, No-UE, oltre a chiarire il fatto che il Goofy-seguito sia orientato verso posizioni diciamo reazionarie.

Eppure Bagnai, nel suo discorso conclusivo, ha ribadito l’assoluta negatività di questo pensiero distruttivo ( oltre a rimarcare le proprie distanze ideologiche dal percorso politico leghista ), sottolineando inoltre un sostanziale disaccordo su una ipotetica piattaforma di azione politica comune tra gli attuali partiti.

Riflessioni

La prima riflessione è quella di considerare l’annuale compleanno di Pippo come uno splendido ritrovo di amici, nel quale respirare una generale aria di rinnovamento e di uno spirito critico completamente assente in altri contesti più o meno ufficiali. Il che trasmette un certo senso di speranza, quella che giornalmente manca a tutti quelli che hanno aperto gli occhi sul presente.

La seconda, specifica del convegno di quest’anno, è quella che non sia stato chiaramente evidenziato l’ambito socio-politico necessario per dare risposte concrete in vista della dissoluzione della UE e della moneta unica. Anche se più volte durante la due giorni, sia stato sottolineato che tale costruzione esiste già ed è scritta nella Carta Costituzionale.
Significativa in tal senso l’energia con cui il Giudice Luciano Barra Caracciolo, intervenendo in successione alla “tribuna politica”, ammoniva i politici stessi per la loro colpevole dimenticanza riguardo il lavoro dei Padri Costituenti ( “Non farei della Costituzione un feticcio” redarguiva Guido Castelli ( FI ) pochi minuti prima ). Involuti, essi, nella stucchevole diatriba su chi dovesse aprire il tavolo di discussione per un ipotetico e trasversale patto sociale nel quale continuare a difendere la propria identità.

In tutto il convegno la Costituzione, è parso a noi, ha aleggiato in sala come il classico convitato di pietra. Più volte in maniera implicita Bagnai ha richiamato i suoi valori. Più volte è stata invece snobbata per una più rassicurante Flat Tax o per un altrettanto salvifica svalutazione monetaria, diventata ormai la coperta di Linus degli anti-europeisti.

La terza e ultima considerazione riguarda il discorso di commiato del Professore, che a nostro immodesto avviso, ripropone un parallelo con l’azione dell’ARS.
L’impegno ad allargare la consapevolezza della gente sull’attualità, la necessità di fare massa critica. L’inutilità degli attuali Gruppi Corporativi Politici ( il convegno lo ha evidenziato per l’ennesima volta ), la loro incapacità di ridefinirsi su tematiche sociali differenti, alla ricerca di consenso. Succubi, del resto, della concezione capitalistica della massimizzazione del profitto a discapito di una più lungimirante e solida pianificazione.

Cosa poi voglia farsene Bagnai di tutto questo consenso non è dato attualmente di sapere. Certo è che l’incremento della base di seguito del Professore poggia unicamente sul suo infaticabile impegno, mentre la nostra crescita è dovuta all’azione di decine e decine di persone. Per questo forse il consumo fisico e mentale dell’economista di Pescara è di gran lunga maggiore di quello dei nostri militanti attivi.

Noi andiamo avanti per la nostra strada, consapevoli che sia quella giusta. Il lavoro di Bagnai conserva una propria fisionomia individualista che ci permettiamo di criticare ma che sembra convergere verso posizioni a noi più consone. La massa da lui raggruppata ci pare ancora poco sensibile alle nuove tematiche, poco coesa e organizzata, attendista rispetto alle scelte del Professore. Di contro è in qualche modo più strutturata sulla cultura della crisi rispetto ai soci ARS, soprattutto ( e ci mancherebbe pure ) dal punto di vista macroeconomico.

Questo passo migliorativo sarà per noi necessario ma certamente più semplice di quello che aspetta Bagnai, il quale dovrà rendere solidale un gruppo certamente eterogeneo e atomizzato.

E noi sappiamo quanto impegno va profuso in tale attività…

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