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alfabeta

Storie di educatori particolarmente determinati

Valerio De Simone

«I terroristi incutono timore, mentre noi puntavamo solo ad educare». Così William «Bill» Ayers, esponente del gruppo Weather Underground, definisce l’organizzazione di estrema sinistra di cui era uno dei leader in Fugitive Days (pubblicato una prima volta nel 2007 da Cox 18, riproposto ora da DeriveApprodi), opera che racchiude quattro decadi di storia americana: dagli anni Quaranta ai primi Ottanta: quando Ayers metterà fine alla propria latitanza consegnandosi alle autorità.

È l’invasione americana del Vietnam a rappresentare una catarsi non solo per la vita dell’autore, ma per quella parte della generazione dei baby boomers che aveva compreso l’inutilità e la follia della guerra nel Sud Est asiatico. Alcuni giovani giungono a una visione comune: la necessità di abbandonare la disobbedienza civile in favore della lotta anti-imperialista, antirazzista e anticapitalista. Una dimostrazione è rappresentata dai Days of Rage, ovvero i Giorni della Rabbia (da non confondere con il semplicistico film 1969. I giorni della rabbia, Ernest Thompson 1988): forse uno dei primi tentativi di passaggio dal movimento pacifista alla lotta armata. Tutto ha inizio con gli Students for a Democratic Society, come ha sottolineato anche Harold Jacobs in Weathermen. I fuorilegge d’America (Feltrinelli 1973, ristampato da Bepress 2013), quando i giovani bianchi tentavano di rifiutare i loro privilegi di classe e di razza col progetto di rendere la società più «democratica». Presto però il frazionismo, male che ha sempre afflitto la sinistra, porterà alla dissoluzione della SDS: dalle sue ceneri emergeranno i Weathermen, prendendo il proprio nome dalla strofa «You don’t need a weatherman to know which way the wind blows», in Subterranean homesick blues di Bob Dylan.

Il trauma di una guerra interna perpetrata dai «figli» è rimasto nella memoria condivisa. Basti pensare al numero di pellicole che hanno attinto, apertamente o meno, a questi fatti: da Vivere in fuga (Sydney Lumet 1988) fino a La regola del silenzio (Robert Redford 2012), a sua volta tratto dall’omonimo romanzo di Neil Gordon (Rizzoli 2013). Anche l’universo delle serie televisive ha continuato, in epoca recente, a rielaborare e attualizzare le esperienze dinamitarde dei gruppi di sinistra radicale americana: da Desperate Housewives-I segreti di Wisteria Lane a NCIS sino a Le regole del delitto perfetto.

Fugitive Days, primo capitolo della biografia di Ayers, non racconta solo i tumulti sessantottini e post, ma dà grande risalto alla scoperta della liberazione sessuale e di come già le ragazze proto-femministe ne avessero identificato i limiti sulla propria pelle. L’autore fa percepire come negli ambienti della New Left, per quanto rivoluzionari e antisistema, permanesse l’ideologia patriarcale. E sono due giovani donne a contribuire attivamente alla crescita del protagonista: Diana Oughton (1942-1970) e Bernardine Dohrn. La prima (interpretata da Sissy Spacek nel film tv Katherine-Storia di una terrorista, Jeremy Kagan 1975), figlia di un ricco uomo d’affari, è in lotta contro le ingiustizie di classe ed è pronta ad abbandonare i suoi privilegi, tanto da affermare di essere sprovvista di qualsiasi goccia di «sangue capitalistico». Bill scoprirà con lei il radicalismo politico e la «necessità» di abbandonare la nonviolenza per azioni più eclatanti, che però non avessero mai per obbiettivo persone, ma solo i simboli delle istituzioni. La loro relazione avrà un esito tragico: Diana, insieme ad altri due membri del gruppo, morirà nel tentativo di preparare un ordigno. L’esplosione muterà la vita di tutti i componenti dell’organizzazione, costringendoli alla clandestinità. Proprio in questa seconda fase Ayers si avvicina a Bernardine Dohrn, la «Pasionaria della sinistra folle» come la definì J. Edgar Hoover. La relazione con la Dohrn (come mostra il documentario The Weather Underground, Sam Green e Bill Siegel, 2002), si apre in piena clandestinità per poi, con la crisi e la conseguente disgregazione del WU e di tutta la New Left, giungere a un bivio che porterà i fidanzati, e neo genitori, a consegnarsi alle forze dell’ordine. Ma grazie all’intervento della misteriosa Citizens Commission to Investigate the FBI (si veda il documentario 1971 di Johanna Hamilton, 2014), saranno pochi i Weathermen a finire in prigione. L’organizzazione radicale CCIF entrò negli uffici del Federal Bureau e sottrasse almeno un migliaio di documenti che attestavano l’esistenza del COINTELPRO, programma segreto di sorveglianza voluto da Hoover in persona per eliminare le «dissidenze interne», a cominciare dalle Black Panthers.

Nelle pagine del libro, il clima di ansia e la paranoia di essere scoperti vengono raccontati dall’autore in maniera efficace, soprattutto grazie a una minuziosa descrizione della vita in clandestinità. Passaggio emozionante è quello che racconta l’aiuto fornito dai Weathermen alla fuga di Timothy Leary, guru della controcultura e del LSD (lo stesso Leary dedica un testo a tale episodio: Fuga, Arcana 1974).

Eppure Cathy Wilkerson, anche lei membro del WU e autrice nel 2010 del memoir Flying Close to The Sun. My Life and Times as a Weatherman (Seven Stories Press 2010), critica duramente Fugitive Days sostenendo che l’opera sia eccessivamente semplicistica e che trasformi le lotte in una carnevalata. Il libro è invece appassionante, proprio perché non fa ricorso a una narrazione autocommiserativa, e apre a un confronto con un passato ritenuto scomodo, reso ancor più evidente nel 2008 dalla strumentalizzazione in chiave elettorale, da parte di John McCain e Sarah Palin, della conoscenza di Ayers con Barack Obama (successivamente ridimensionata). Il libro di Ayers interessa in particolar modo per lo spaccato di un’America in cui i giovani criticavano il sistema capitalistico, con accenti talora non distanti a quelli infuocati che usa oggi il candidato alla leadership democratica, il socialista Bernie Sanders. Speriamo che DeriveApprodi decida di pubblicare anche le altre autobiografie dei membri del Weather Underground, per proseguire un dialogo con un passato, in fin dei conti, non così remoto.

Bill Ayers, Fuggitive Days. Memorie dai Weather UndergroundTraduzione di Vincenzo Binetti e Andrea Terradura, DeriveApprodi, 2016, 334 pp., € 22

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