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Renzi, la situazione precipita

di Aldo Giannuli

Dalle elezioni amministrative è iniziata una reazione a catena che sta travolgendo tutto, complice anche la “botta” della Brexit.

In primo luogo le amministrative hanno distrutto l’immagine del Renzi sempre e comunque vincente. Nel complesso il fiorentino se l’è cavata con la risicata vittoria milanese (regalatagli dai renziani di complemento di Basilio Rizzo ed amici) ma non ha potuto evitare una vistosa crepa nel suo blocco di maggioranza, con le critiche di Franceschini.

Come era prevedibile, il risultato delle amministrative è andato molto al di là del significato locale (altro che “votare per i sindaci”, come sostenevano imbecilli e renziani coperti) ed ha attivato un terremoto nazionale. Il doppio nodo è diventato quello dell’Italicum e del referendum. L’esito delle amministrative ha dimostrato che:

a.    la tendenza del Pd è a calare

b.    il risultato del referendum non è affatto scontato, anzi si profila la vittoria del No

c.    con il doppio turno vince il M5s.

Mesi fa scrivemmo pure che se le amministrative fossero andate male per il Pd, la maggioranza bulgara di Renzi nel Pd avrebbe iniziato a sfaldarsi, anche per timore di una seconda sconfitta al Referendum. Le cose stanno andando secondo copione: ha iniziato a smarcarsi Franceschini, che è l’azionista più forte del correntone renziano, con un buon 15-20% al seguito; se dovessero aggiungersi piemontesi (imbestialiti per il risultato torinese) e campani guidati da De Luca, per lui non ci sarebbe più speranza. Un sintomo sono state le sparate contro la battuta di De Luca sulla Raggi “bambolina imbambolata”: conoscendo De Luca ha detto cose infinitamente più pesanti anche su colleghe di partito, questa volta ci è andato leggero, ma le reazioni, molto al di là dell’effettiva portata del caso, credo siano dovute, più che al “politicamente corretto” per cui certe cose non si dicono, alla voglia di mandare un messaggio intimidatorio a De Luca, dimostrandogli come potrebbe essere schiacciato mediaticamente.

Ora è Franceschini a calare l’asso e non si tratta solo del suo peso percentuale in casa Pd, ma anche del fatto che, notoriamente è in rapporti preferenziali con il Colle. Renzi dice “se vince il No tutti a casa, anche il Parlamento”, ma fa i conti senza l’oste del Quirinale che potrebbe non sciogliere le Camere e nominare Franceschini a capo di un governo di unità nazionale (o formula simile) con l’incarico di rifare la legge elettorale invalidata di fatto dal Referendum.

Anche per questo Franceschini ha iniziato ad alzare il fuoco di sbarramento sull’Italicum, sia per porre le premesse di una sua candidatura a Palazzo Chigi, sia perché sa quale sia il terrore dei suoi compagni di partito di vedere i 5 stelle vincitori del ballottaggio. E stanno piovendo sondaggi uno peggiore dell’altro per Renzi: addirittura M5s primo partito al primo turno, che al ballottaggio batte il Pd (anche in coalizione) con uno stacco dai 9 ai 13 punti.

Renzi non sa come uscirne, perché deve tenere il punto e non farsi detronizzare, ma sa anche lui che il referendum, che aveva sognato come l’incoronazione plebiscitaria prima delle politiche, sta diventando l’incubo della sua fine e sa anche che con l’Italicum perde. Ma cambiare la legge elettorale significherebbe ammettere la sconfitta prima del referendum (pessima cosa per lui!) e poi, con un referendum perso lui scomparirebbe dalla scena politica.  Poi c’è anche la grana della Corte Costituzionale che potrebbe bocciargli l’Italicum, per cui torneremmo all’ipotesi del Consultellum (proporzionale con clausole di sbarramento) con il rischio di votare con quel sistema: i tempi sarebbero strettissimi per una nuova legge elettorale e sia la destra che il centro potrebbero trovare conveniente votare con un proporzionale più o meno rettificato. Per cui, a quel punto, che legge elettorale potresti fare?

Il fiorentino non è tipo che si perda d’animo ed è uomo di decisioni audaci ed improvvise (occorre riconoscerglielo), per cui sta mettendo a punto un piano di emergenza: sciogliere subiti le Camere ed andare a votare con l’Italicum già a settembre, con questi risultati:

a.    bloccare le manovre per scalzarlo nel partito,

b.    votare prima che le tendenze al successo dei 5 stelle si rafforzino

c.    votare prima del referendum, che slitterebbe a dicembre,  e che, in caso di vittoria alle politiche, potrebbe essere affrontato meglio

d.    epurare le liste del Pd del maggior numero possibile di oppositori

e.    prendere tutti gli altri (destra, M5s, Sinistra Italiana” ed oppositori interni) di sorpresa.

Si badi che a Renzi non sarebbe necessario vincere alla Camera (al Senato non vincerà nessuno): anche se vincesse il M5s, poi il governo non si farebbe, perché al Senato mancherebbe la maggioranza e questo sarebbe la dimostrazione della bontà della sua riforma costituzionale, per cui il referendum potrebbe essere vinto. A quel punto, nuove elezioni e tentativo di risalire la china.

Piano audace, ma con diversi punti delicati. In primo luogo il Presidente Mattarella potrebbe rinviare il governo alle Camere per verificare se c’è ancora una maggioranza (e lì potremmo assistere ad un numero di varietà, per cui i renziani votano la sfiducia e gli oppositori la fiducia. E’già successo nel 1987). Poi potrebbe prendere atto della crisi ma non sciogliere le camere, con l’ottimo motivo del referendum pendente, per cui sarebbe scorretto rinviarlo a dicembre per fare nuove elezioni ancora con le due camere, mentre c’è una riforma che ne abolisce una. E magari nominare Capo del Governo, indovina chi? Franceschini!! Basterebbe comunque fare un po’ di manfrina per perdere tempo e far venire avanti il referendum.

Peraltro il piano di Renzi determinerebbe un ingorgo istituzionale fra elezioni, referendum costituzionale e pronuncia della Corte tale da mandare in corto circuito il sistema (quando ero giovane, avremmo detto “in tilt” come al flipper, ma c’è ancora qualcuno che gioca a flipper?). Ma non finisce qui.

Un paio di mesi fa, avevamo scritto che l’uscita di Davigo e gli umori che si respiravano nell’Anm facevano presagire che, intorno a luglio, sarebbe arrivato un siluro giudiziario che avrebbe colpito il governo. Infatti è arrivato lo scandalo Alfano che, in un primo momento potrebbe favorire il piano di Renzi con il Area popolare che si smarca dalla maggioranza, però le cose non sono cosi semplici. In primo luogo questo scandalo è appena agli inizi, non sappiamo dove va a parare e già lampeggia il nome di Lotti (il “siluro in sala macchine” di cui avevamo parlato). Se dovesse andare avanti colpendo al cuore il potere renziano, andare a nuove elezioni sotto questo macigno sarebbe da suicidi.

In secondo luogo, il groviglio istituzionale rischierebbe di diventare inestricabile e Mattarella avrebbe ottimo gioco per far saltare in aria il giochino renziano. Infine, se rompe con Area Popolare, Renzi poi con chi si allea? Soprattutto, una rottura del genere compatterebbe i residui del centro con Berlusconi e magari potrebbe rivenire fuori una destra competitiva. A quel punto, il mix fra nuove elezioni e scandali potrebbero dare al M5s quella maggioranza che gli manca al Senato. O magari (hai visto mai?!) un imprevistissimo ballottaggio M5s-Destra con il Pd escluso. Qui ormai può succedere tutto.

E il tutto mentre nessuno si preoccupa della situazione bancaria che rischia un crack generalizzato. Guardate che qui viene giù tutto.

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