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ilsimplicissimus

You Terrorism

di ilsimplicissimus

La comunicazione è un settore stravagante e quella tra il potere e i cittadini rappresenta il oggi massimo il massimo dell’incoerenza e dell’opacità: mentre a Nizza la magistratura ordina la cancellazione di tutti video del prima, durante e dopo la tragica corsa del camion lungo la Promenade des Anglais, in Germania impazza un video che mostra il folle di Würzburg mentre esce da un anonimo McDonald  che nemmeno il fondatore dell’azienda si darebbe la pena di riprendere e si prepara  a sparare, una coincidenza con probabilità così basse che si ha quasi l’impressione del filmato di qualcuno consapevole di ciò che sarebbe accaduto. Impressione consolidata dalla flemma con cui il personaggio parla e dà indicazioni alla gente intorno a lui e resa in qualche modo enigmatica – lo ha notato Marcello Foa – anche dal tedesco colto e privo di inflessioni che usa, nonostante il momento concitato e drammatico, cosa abbastanza insolita in una zona come la Franconia dove si usa quotidianamente un tedesco praticamente incomprensibile rispetto a quello classico. “Da wannst ma net gangst” , ovvero da non credere  , detto nel dialetto bavarese. E infatti proprio oggi si scopre che l’autore del fortunoso filmato è un giornalista dal nome benaugurante, tale Richard Gutjahr (significa buon anno in tedesco) il quale ha avuto la straordinaria fortuna di essere presente anche a Nizza durante la corsa del camion assassino.   Qualcosa che fa il paio con il precedente episodio di singolare terrorismo avvenuto su un treno, proprio vicino Würzburg, dove un diciassettenne di origini afgane, armato di ascia si è scagliato contro i passeggeri gridando Allah Akbar (così almeno si dice), ma colpendo, fra tutti i numerosi passeggeri, solo una famiglia cinese. Per un treno di notte nel cuore della Germania è quanto meno stravagante.

Non ho alcuna intenzione di costruire tesi, ma certo ci si trova di fronte a mondi oscuri eguali e contrari: la proibizione di accedere alle immagini in Francia, immagini riprese con telecamere installate proprio allo scopo di accertare la verità , una verità pubblica che i cittadini dovrebbero esigere e al contrario la diffusione virale in Germania di immagini di origine misteriosa, messe in rete pochissimo tempo dopo l’evento, quasi a imporre una verità piuttosto sconcertante, perché è da escludere, per i motivi detti prima, che a filmare l’inizio della sparatoria sia stato un più o meno coetaneo dell’attentatore, anzi parrebbe qualcuno proveniente dai piani alti. Comunque sia è abbastanza chiaro che ci troviamo di fronte a un insieme comunicativo che tra esibizioni di forza peraltro rivelatesi inutili, distruzioni di video o enigmatica diffusione degli stessi, ha lo scopo di inibire la funzione razionale per dare spazio a quella più emotiva e incoerente e introduce alla cosiddetta guerra di civiltà che è tra le cose più incivili che esistano.

Ma del resto ce lo meritiamo ampiamente. E con vero orrore che ho dovuto leggere in un blog del Fatto tenuto da una giornalista – scrittrice da sinistro salotto vendoliano, la seguente frase: “Gli attentati si susseguono l’uno dietro l’altro, andando a colpire tutti i luoghi simbolo del nostro tempo libero, cioè della nostra libertà: centri commerciali, bar, lungomare affollati, treni, ristoranti, spiagge”. Che il nostro tempo libero, così banalmente speso, conformista come un depliant di viaggio, coincida con la libertà tout court, è davvero un intollerabile segno dell’idiozia galoppante e generale che ci porterà alla rovina. Però la benestante ideatrice di tanta perspicace saggezza dice che a vent’anni “studiava Kant sopra la cyclette” non rendendosi nemmeno conto che solo a Umberto Eco si potevano perdonare queste cadute di stile nella narrazione del proprio narcisismo, anche perché Kant lo aveva letto davvero. E’ molto più probabile che la nostra studiasse la Cyclette sopra qualche volume di Kant utile solo ad alzarla e fa coppia con l’ottusangolo Severgnini che indignato grida “Non possono toglierci le vacanze”.  E ha ragione: senza le vacanze cosa mai rimarrebbe di loro?

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