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ilsimplicissimus

Roma, gli asini peccatori

di ilsimplicissimus

Si rimane esterrefatti vedendo le 10 pagine del Corriere e le 7 di Repubblica dedicate alla Raggi e all’affaire Muraro, impagabile testimonianza indiretta di una cupola che ad ogni costo vuole tornare a governare gli affari, mentre di fronte a questo fuoco di sbarramento, mai visto con i sindaci piacioni, piaciati, ciclotimici o picchiatori di strada che hanno mandato Roma alla rovina nel corso trent’anni. O magari con gli stessi personaggi che oggi vengono esecrati dopo essere rimasti intoccabili per anni.  Un grido di dolore degli apparati che ha portato rapidamente nell’ovile chi aveva osato prendere le distanze dalla gestione affaristica delle città: questa cupola vuole ad ogni costo rimanere a tirare i fili e vuole soprattutto l’annuncio della candidatura alle olimpiadi (basta quello per mettere in moto i finanziamenti e le opere,  se poi i giochi non si fanno tanto meglio visto che tutti hanno già incassato e non bisogna nemmeno faticare o dimostrare efficienza e correttezza).

Il solerte cronista del malaffare in forza al Corriere della Sera, Sergio Rizzo, parla scandalizzato di conflitto di interesse riguardo alla Muraro, ex consulente dell’Ama e oggi assessore che dovrebbe risanare l’Azienda, ma quante pagine ha scritto quando la medesima si vide triplicare da Alemanno gli emolumenti per la sua consulenza? Zero righe, sindrome della pagina bianca, eppure un pezzo sull’Ama lo aveva scritto a suo tempo per deplorare l’aumento delle assunzioni e delle spese. E del resto il numero resta quello sia che si parli di Mose o di Expo, quasi che quella fosse la corruzione sana. Non c’è alcun dubbio che la Raggi abbia commesso diversi errori tra cui il più grave e per altro incomprensibile  con la Muraro, sempre che poi le ipotesi di reato si rilevino concrete e non siano frutto delle 14 denunce provenienti dal Pd che ha aperto gli occhi dopo 10 anni, ma bisognerebbe chiarire a Rizzo che se esiste un conflitto di interesse tra amministrazione e consulenze allora i tre quarti della politica dovrebbero andarsene a casa.

In realtà sulla Muraro potrebbero pendere altri e più corposi conflitti di interesse, del tutto sfuggiti alle buone e competenti amministrazioni passate, quello per esempio di essere stata consulente per qualche tempo sia dell’Ama che di  Impregilo e Bioman, ossia due aziende private la seconda delle quali  ha ricevuto un appalto di 20 milioni dall’Ama. L’Impregilo invece è solo citata pur essendo stata per molti anni la potente branca delle costruzioni del gruppo Fiat che in sostanza deteneva anche il Corriere della Sera, finita poi qualche anno fa nel seno del costruttore romano Salini. Perché non se ne parla? Bè è una storia interessante perché l’ex sindaco Franco Carraro oggi membro del comitato olimpico internazionale, non appena scaduto il suo mandato da primo cittadino, scandito dall’esplodere di innumerevoli scandali, divenne presidente e poi direttore  dell’Impregilo (sino al 2002), mentre era contemporaneamente presidente del Consorzio Venezia Nuova, quello del Mose per intenderci e vicepresidente di Mediocredito centrale, merchant bank di Capitalia di cui è stato nel Cda fino al  2011.

Avete mai visto paginoni su questo anche all’epoca dei fatti ovvero negli anni novanta? Avete mai visto sette pagine su Repubblica quando, ed è storia recentissima, quattro assessori della giunta Marino, finirono sotto inchiesta? Questa sproporzione che sfiora il grottesco restituisce bene il senso delle cose e dell’insopportabilità della cupola e dei suoi fans consapevoli o subliminali, per l’ “incidente” Raggi. Che riesce sospetto e intollerabile non solo ai locali, ma anche all’oligarchia europea la quale  parla per bocca dell’indignato neo esploratore di cassonetti Udo Gümpel, definito genericamente giornalista, ma nel concreto dipendente del gruppo  Bertelsman re dei media europei e maggior sponsor dei poteri di Bruxelles, delle politiche austeritarie con massacri sociali annessi e dell’euro. Beninteso nel tempo in cui non è impegnato a spiegarci che siamo spendaccioni e che la moneta unica è impagabile, cose che peraltro non sono nelle sue competenze specifiche e non c’è niente di peggio di un tedesco che fa il dilettante. Tutti addosso insomma per qualcosa che appena ieri sarebbe sembrata un incidente di percorso, e senza nemmeno un filo di cattiva coscienza, anzi tutti contenti potersi liberare finalmente di quella buona.

Non trovo commento migliore se non quella di una favola etiope chiamata l’asino peccatore che diligentemente riporto assicurandovi sulla parola di non essere consulente di nulla nel Corno d’Africa:

Un giorno il leone, il leopardo, la iena e l’asino si incontrarono e si misero a lamentarsi dei brutti tempi: da mesi non pioveva, né gli uomini né gli animali trovavano più  niente da mangiare.
– Di chi sarà la colpa? – si domandavano l’un l’altro.
– Forse qualcuno di noi ha commesso un brutto peccato, e per questo
non piove piú.
– Già, dev’essere proprio cosí.
– Il peccatore dovrà confessare, cosí potremo castigarlo: poi forse ricomicerà
a piovere.
Le bestie furono d’accordo su questo punto, e il primo a confessare le
sue malefatte fu il leone.
– Povero me, io sono colpevole di un’azione bruttissima. Non tanto
tempo fa vicino al villaggio ho sorpreso un vitello: gli sono saltato addosso
e l’ho mangiato.
Gli altri guardarono il leone, osservarono le sue zanne temibili e i suoi
robusti artigli, poi scossero la testa: – No, no, via, questo non è un peccato grave.
Per secondo parlò il leopardo: – Io sí che sono colpevole di una brutta
azione. Non tanto tempo fa, giú nella valle, ho incontrato una capra che si
era sperduta, e l’ho sbranata.
Gli altri animali guardarono il leopardo, osservarono le sue membra
agili e forti, scossero il capo e dissero: – No, no, via, questo non è un peccato
grave.
Per terza parlò la jena: – Io sí che sono colpevole di una brutta azione.
Non tanto tempo fa ho rubato una gallina e l’ho mangiata.
Le bestie scossero il capo: – No, via, neanche questo è un peccato grave.
Per ultimo parlò l’asino: – Non so se si tratta proprio di una cattiva
azione. Fatto sta che l’altro giorno, mentre il mio padrone chiacchierava
con un amico, ho strappato un paio di ciuffi d’erba dal bordo della strada.
Gli animali lo guardarono in silenzio un momento, poi scossero tristemente
il capo: – Questo sí che è un peccato grosso. Sei dunque tu il colpevole
di tutti i nostri mali. – Gli balzarono addosso e se lo mangiarono.

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