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ilsimplicissimus

Sindacati e Confindustria, nuovo sgambetto al lavoro

di ilsimplicissimus

Mentre la sedicente sinistra di governo è valorosamente impegnata nella sua battaglia contro la Raggi, Confindustria e sindacati si mettono d’accordo per dare un’altra stangata ai lavoratori. Gira un documento comune sottoposto all’attenzione di un governo dispostissimo ad accoglierlo sia pure non prima di averlo peggiorato che tolto dal bagno di cromatura del linguaggio  aziendal -sindacalese è teso a rendere più facili e meno onerose le espulsioni dal posto di lavoro, a ridurre quanto più possibile il ruolo della cassa integrazione che quanto meno costituiva un freno ai licenziamenti selvaggi, ad abbassare la liquidazione dei dipendenti di più lunga data stabilendo un massimo di vent’anni e farla gestire in pratica da fondi di natura privata, in primis quelli di Confindustria e dei sindacati stessi, che si occuperanno “incentivare” il pensionamento facendolo pagare ai lavoratori. Tutto questo in cambio di un “ballon d’essai”, ovvero di fantomatici programmi di aggiornamento e ricollocamento in posti che non esistono. O che se esistono richiedono spesso minori competenze rispetto a quelle acquisite dal lavoratore. Del resto la premessa dell’accordo è che siamo alla vigilia di un  nuovo sanguinoso ” processo di ristrutturazione produttiva e occupazionale”. Insomma di una nuova caduta dell’economia da far pagare a chi lavora e che ha già prodotto nei primi mesi di quest’anno un’amento del 7,4 & dei licenziamenti.

Tutti hanno un bel guadagno: le aziende che risparmieranno un  bel po’e avranno meno dipendenti in cassa integrazione così che,  se mai fossero investite da un miracolo di Lourdes e avessero bisogno di qualche posto in più potranno riassumere le stesse persone con salario ridotto e comprandosi a quattro soldi la pace sociale, il governo che potrà risparmiare ancora sulle politiche del lavoro e i sindacati stessi che potranno tenere in piedi il castello di sabbia della formazione. salvo alla fine del processo rivolgersi al Naspi e portare denaro nei fondi privati che gestiscono. Proprio tutti, salvo i lavoratori chiamati in definitiva a finanziare questo bel piano  con una ulteriore erosione di tutele. Così persino la Cgil che solo dopo un drammatico travaglio è riuscita a suggerire un flebile No al referendum costituzionale, diventa di fatto un alleata dei “padroni” come si diceva una volta e come non è mai stato così vero dal dopoguerra. Senza che però questo sia tema di dibattito e di riflessione se non di indignazione, giustamente prosciugata dai fantomatici avvisi di garanzia arrivati a un  assessore di Roma, secondi i migliori canoni del populismo da distrazione.

Allego il documento alla fine post così ognuno potrà vedere con i propri occhi e magari scoprire altre magagne che mi sono sfuggite, ma va fa fatta attenzione all’incipit dove i sindacati ( e parlo della Cgil, perché Cisl e Uil non si sa bene cosa siano diventate, anzi si sa, ma non si può dire senza rischi giudiziari) fanno integralmente propria la visione, anzi diciamo la narrazione, illusoria e truffaldina insieme, della controparte Confindustriale. Si dà in sostanza per scontato che si sia di fronte a una congiuntura ciclica, sia pure più lunga delle altre e non a una crisi di sistema dalla quale non si può uscire utilizzando le stesse logiche che l’hanno creata; si parla di una fantomatica “transizione industriale” al posto di riconoscere la deindustrializzazione di fatto non contrastata, ma addirittura favorita dai governi che si sono susseguiti nell’ultimo decennio e che ha avuto nella fuga della Fiat il suo emblema. Se esiste una parola alla difesa questa non può che constatare come il documento sia il risultato della paura e della cattiva coscienza sindacale: quella di non aver dato battaglia campale al guappo nelle sue riforme del lavoro che adesso hanno drammaticamente ridotto gli spazi di manovra, forse nella convinzione peraltro abbastanza paradossale a leggere i dati, di una ripresa imminente, anzi addirittura già in atto. Adesso che ci si trova di fronte a una nuova discesa si cerca  di rimediare all’errore commesso, come si può, vale a dire cercando un accordo con la controparte per cercare di tamponare la situazione e nascondere nuovi massacri sotto il tappeto.

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