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la citta futura

Normale per il capo dello stato che altri paesi si “interessino” all’Italia

di Lucio Manisco

John Phillips rincara la dose per salvare il soldato Matteo con un perentorio invito a votare sì alla riforma costituzionale che ricorda quella di Mussolini con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

È sereno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sereno e sorridente quando commenta senza menzionarlo un evento sconcertante anche se frequente nella storia del nostro paese, il perentorio invito rivolto agli italiani dell’Ambasciatore USA John Phillips a votare “sì” sul referendum costituzionale. Il primo cittadino esorta i connazionali a “vivere serenamente” il tempo che resta al voto. Sempre su quell’intervento da proconsole del grande impero d’occidente prende serenamente atto della “interconnessione” dei paesi del globo e giudica normale che tutti questi paesi si interessino a quanto avviene dalle nostre parti (interessante l’analogia tra il popolo, diciamo, del Ruanda e il rappresentante a Roma della più grande potenza mondiale). Con un crescendo di olimpica serenità ricorda infine che in Italia “la sovranità è demandata agli elettori”.

Ci permettiamo di osservare che l’articolo I della Costituzione non demanda ma impone a un compito impegnativo e solenne, la “osservanza” della costituzione, l’obbedienza cioè ai suoi mandati e quindi la tutela e la difesa della sovranità popolare contro chi la offenda o cerchi di violarla. Non pretendiamo certo da Sergio Mattarella un’esplicita e pubblica condanna del pronunciamento del diplomatico americano: sarebbe bastata una richiesta discreta e riservata di rettifica tramite il Capo del Governo. La mancanza di questa richiesta ha indotto John Phillips ad aggiungere un carico da novanta: è entrato a gamba tesa nel dibattito nazionale su quel pasticciaccio brutto della riforma costituzionale convocando a Villa Taverna i costituzionalisti che si sono schierati sul fronte del “no”.

Per informarsi su questioni di diritto su cui dovrà pronunciarsi anche la consulta? Non legge i giornali? Non dispone a Palazzo Margherita e dintorni di esperti legali (e illegali) statunitensi e italiani? Certamente sì. Li ha convocati per ordinar loro “to cease and deist”, di cessare e desistere da prese di posizioni non gradite all’Amministrazione Obama che vuole la stabilità del Governo Renzi, una riforma di tipo presidenziale che semplifichi la trasmissione e l’esecuzione degli ordini impartiti da Washington a Roma, che elimini ostacoli sindacali e d’altro genere alle speculazioni finanziarie, chiamate “investimenti” delle imprese americane in Italia. (Gli investimenti sono necessari ma quelli “sani”, che a tutt’oggi hanno creato posti di lavoro e benefici e profitti da una parte e dall’altra dell’Atlantico si contano sulle dita di una mano; tutti gli altri hanno devastato e fatto spezzatino di imprese nostrane, istituti di credito, amministrazioni locali e hanno moltiplicato i casi Alcoa in tutto il paese. E non parliamo di chi ha scatenato nel mondo intero e in Italia la più spaventosa crisi economica dopo quella degli anni trenta).

Per tornare al signor Phillips che si era già distinto tempo fa invitando il governo italiano a spedire 5.000 soldati in Libia, è chiaro che debba servire gli interessi imperiali degli Stati Uniti, come hanno fatto con più efficacia gli ultimi suoi predecessori a Villa Taverna. Se le sue ingerenze sono diventate ufficiali e pubbliche, negli ultimi dodici mesi, se ha voluto improvvisamente ricalcare le orme dell’indimenticabile Clare Boothe “Seaman Joe” Luce non è certo perché il presente governo si sia dimostrato meno remissivo e subalterno di quelli Monti, Berlusconi ecc. – è vero il contrario come verrà dimostrato dalle esaltanti accoglienze che il 18 ottobre il Matteo riceverà a Washington – ma perché l’alleato e pupillo rischia lo sfratto da palazzo Chigi e tanto vale sostenere a spada tratta quella sua riforma costituzionale che, fatte le debite distinzioni, richiama alla memomria un’altra, varata nel 1939 dal Cav. Benito Mussolini con l’abolizione invece del Senato dell’Assemblea di Montecitorio e la sua sostituzione con la Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

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