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kelebek3

Dopo la scuola

di Miguel Martinez

Il commentatore Moi scrive:

“… con lo stipendio mensile di un solo insegnante umano, quanti tablet durevoli per decenni contenenti pressocché tutto lo scibile umano può comprare lo Stato, a prezzi di fabbrica ?”

Qualcuno potrà obiettare che in Italia i tablet rifilati alle scuole si scassano subito e che le cooperative di informatici sfigati che vincono gli appalti non sanno gestire l’elettronica scolastica.

Ma la domanda di Moi fa riflettere anche su qualcosa di più importante.

Una volta, l’essere umano aveva consistenza fisica.

Cioè fino a un secolo fa circa, la gente usava una parte molto elevata del proprio potenziale fisico – agilità, forza, prontezza, vista, coordinamento muscolare, abilità a imparare con la pratica senza troppe parole.

Questo uso del proprio corpo implicava fame, fatica, freddo, caldo, monotonia e molte altre cose sgradevoli, per cui l’arrivo della bolla energetica ha permesso a tanti di “vivere meglio”: cioè di utilizzare protesi tecnologiche al posto del proprio corpo.

La bolla energetica mentre aumenta il nostro potere sul mondo, atrofizza il nostro corpo.

Oggi il ceto medio ha come quasi unico sfogo fisico un’attività artificiale, chiamata sport; infatti la società energivora esalta l’uso dell’intelletto. Fare il musicista, lo scienziato, l’ingegnere non è solo meno massacrante che fare il contadino; è anche meglio.

Attorno a questo concetto, è nato tutto il sistema scolastico, che mira a promuovere una mens sana in un corpore seduto a leggere e scrivere.

Il dispostivo scolastico, con i suoi valori e l’enorme parte di spesa pubblica che consuma, è il cuore del sistema del Novecento, nelle sue varianti marxiste, liberali o fasciste, poco importa.

A questo punto interviene però un’altra rivoluzione: quella informatica.

Come quella energetica, sembra far aumentare qualcosa – ci illudiamo di diventare più intelligenti. Mentre in realtà costituisce una nuova protesi: le macchine hanno sostituito e atrofizzato i nostri corpi, i tablet stanno sostituendo e atrofizzando i nostri intelletti. In un ambiente di giorno in giorno più user-friendly, cioè che richiede sempre meno sforzo mentale.

Solo le dita continuano a muoversi. Per ora.

E questo rende inutili scuole e insegnanti, per lo stesso motivo per cui cent’anni fa sono diventati inutili cavalli e stalle.

L’era della fatica esaltava buona vista, mani agili e gambe instancabili;

l’era della scuola esaltava la “ragione”, l’applicazione, l’accumulo di conoscenze;

l’era del tablet (o di ciò che sostituirà il tablet tra un anno o due) per una minoranza di programmatori (in senso ampio) significa straordinari sforzi logici; ma alla massa, richiede qualità che non hanno nulla di intellettuale: una certa abilità nel correre velocemente da una cosa all’altra, spirito di istantaneità, simpatia, gusto del gioco e del divertimento, la battuta di spirito, la capacità di inventarsi una personalità gradita agli altri e di recitarla incessantemente, capacità di immedesimarsi nella moda e nel gusto collettivo del momento.

Chi proviene dall’ormai antico mondo dei blog trova che pochissimi sono in grado oggi di seguire un ragionamento, di cogliere sfumature: ognuno deve semplicemente affermare un’emozione nel minor numero possibile di battute.

Tutte cose che a scuola non si imparano.

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