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sebastianoisaia

Stupidità

di Sebastiano Isaia

Non discutere mai con uno stupido:
la gente potrebbe non notare la differenza.
Ma potrebbe anche prendere sul serio entrambi:
«Finalmente due persone intelligenti!».

La stupidità è tanto comune e tanto potente
che non si può riformarla senza che succeda
un pandemonio (D. Diderot, Il nipote di Rameau).

Bansky si confessa (gratuitamente?) sulle pagine del Washington Post. Chi è Bansky? Si tratta in realtà di un tal «Paul Horner, 38 anni, impresario di un impero di false notizie virali che da anni gli rendono benissimo». Si parla di circa 9.000 euro al mese. Leggiamo (magari pensando, o sperando, che non si parli di noi): «Negli ultimi anni la gente è più stupida, non fa che passarsi roba senza accertare i fatti. Non c’è niente cui la gente non creda. Ho scritto un sacco di roba anti-islamica, tipo che Trump non voleva far entrare in aeroporto i musulmani e che per loro voleva delle file separate. E la gente ci ha creduto. […] Pensavo che fosse assurdo far credere che i manifestanti anti-Trump venissero presi come in un casting e pagati, perché non c’è bisogno di essere pagati per protestare contro Trump, eppure la notizia è decollata. Alla fine, invece di rovinargli la campagna elettorale, l’ho aiutato. Mi sento male a pensarci». Consolati con gli incassi, caro Horner. La stupidità (sempre esclusi i presenti, s’intende!) rende, eccome!

A metà anni Novanta un mio carissimo amico mi propose di fondare una nuova setta religiosa (titolo provvisorio I figli di Zorro): non più di dieci anni di “duro lavoro”, per poi scappare in qualche paradiso fiscale tropicale con la cassa delle “elemosine” e le avvenenti segretarie – come da copione. Purtroppo un residuo di illuminismo mi impedì allora di aderire alla geniale idea imprenditoriale. Che peccato!

Bando ai tristi ricordi e diamo la parola, a proposito di stupidità, a una persona che passa come ultraintelligente, al premio Nobel Stephen Hawking, nientedimeno, il quale ormai da anni ha la fissa della “imminente” (tra i mille e i diecimila anni) fine del nostro bel pianeta. Leggiamo e tocchiamo ferro (o altro materiale scaramantico a portata di mano): «Se l’umanità sopravviverà all’ascesa dell’intelligenza artificiale, alle devastazioni del cambiamento climatico e alla minaccia del terrorismo nucleare nel prossimo secolo, non significa che siamo salvi». Ci mancherebbe! Troppo facile! Mancano infatti all’appello, tra le molte sciagure potenzialmente catastrofiche, le cavallette, le rane, le zanzare, le mosche velenose e le altre maledizioni bibliche che a suo tempo piegarono il Faraone e resero possibile l’Esodo del Popolo Eletto. Ma riprendiamo l’ottimistica narrazione di Hawking (sul cui feticismo tecnologico apocalittico qualche tempo fa ho pure critto qualcosa): «Anche se la probabilità di un disastro per il pianeta Terra in un dato anno può essere molto bassa, diventa quasi certezza nei prossimi mille o diecimila anni. Ma a quel punto potremmo già aver colonizzato lo Spazio, quindi un disastro sulla Terra non significherebbe la fine della razza umana». Che culo! Pardon, che fortuna! Mi sento un po’ più tranquillo. Di qui, osserva il Nostro astrofisico preferito, l’impellente (mille anni passano in fretta!) necessità di finanziare la ricerca spaziale allo scopo di trovare un pianeta in grado di ospitare la nostra specie: «Lasciare il pianeta Terra è la nostra migliore speranza per la sopravvivenza». Che strepitoso futuro ha davanti a sé la «razza umana»: un nuovo e più fantasmagorico Esodo! Quasi mi commuovo. Quasi. Per oggi rinvio la lacrima, e, già che ci sono, il suicidio.

È proprio vero, la peste della stupidità dilaga. Ma davvero vogliamo portare la nostra “povertà di spirito” in giro per l’Universo? Ultima (stupida?) domanda: cosa ha fatto di male l’umanità per meritarsi feticismi (*) e stupidità d’ogni genere? Cosa abbiamo fatto di così riprovevole (nei confronti di chi, o di cosa, poi?) da meritarci una fine così meschina? Troppo facile – e soprattutto gravemente sbagliato – attribuire la colpa della farsa/tragedia che ci vede tutti protagonisti a chi ingrassa (economicamente e politicamente) investendo nel mercato della stupidità. Dimentichiamo, probabilmente per legittima difesa, che il demagogo di turno semina sempre su un terreno già abbondantemente arato e concimato.

Come ricorda su La Stampa Mario Baudino, «nel ’94 Dario Fo coniò il termine “imbecilgente” per gli italiani che avevano votato in massa Berlusconi». Un termine che illustra bene la stupidità politica (superficialità, mancanza di analisi sociologica e storica circa i problemi del Paese, ecc.) e l’infondato senso di superiorità intellettuale e morale esibito dal suo coniatore.  Per il filosofico Maurizio Ferraris, «L’imbecillità è una cosa seria»: come dargli torto? Una cosa tremendamente seria, rilancio. Possiamo essere inarrivabili geni in campo scientifico o artistico (non alludo a Dario Fo!), e poi balbettare quattro insulse e stupide banalità per ciò che riguarda gli aspetti essenziali della nostra vita. Cos’è che ci rende politicamente stupidi (e socialmente impotenti)?  Mi viene in mente una sola risposta (sempre quella!): abbiamo accettato – con uno zelo che lascia davvero poco ossigeno alla speranza – lo status quo sociale. Semplicemente. Libero il lettore di giudicare banale e fin troppo stupida la mia lapidaria risposta; non lo biasimo affatto. Dopo tutto, anch’io mangio di questo pane e bevo di questo vino. E si vede…

Mentre Stephen Hawking e molti altri intellettualoni del suo calibro temono «l’ascesa dell’intelligenza artificiale», altri personaggi baciati dal dono della genialità (che invidia!) denunciano invece l’incretinimento politico della gente provocato da chi detiene il monopolio dei media. A questo proposito Horkheimer e Adorno scrivevano (nei primi anni Cinquanta!) quanto segue: «Si sente spesso affermare che i moderni mezzi di comunicazione di massa – cinema, radio, televisione ecc. – offrono a chiunque ne disponga la sicura possibilità di pervenire al dominio delle masse mediante manipolazioni tecniche: ma non sono i mezzi di comunicazione di per sé il pericolo sociale, e il loro conformismo non fa che riprodurre e amplificare la preesistente disponibilità alla dedizione ideologica. […] La massa è un prodotto sociale. […] Effettivo accecamento è dunque il levare alti rimproveri contro le masse “cieche” [«imbecilgente!»] opponendo alla finzione del “dominio funesto della massa” [vedi Nietzsche] la sollecitudine per una cosiddetta “personalità”, che è parodia di questo concetto» (Lezioni di sociologia, pp. 95-96, Einaudi, 2001).

Comments

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ndr60
Monday, 28 November 2016 15:15
Non vedo cosa ci sia di strano nella definizione di Fo: il poveraccio che vota per un miliardario (in Italia o in USA) pensando che faccia soprattutto gli interessi dei poveracci è evidente che si illude. D'altra parte, è ugualmente stupido chi vota per anni un partito sedicente di sx che dice di combattere contro la dx e che poi, una volta al governo, attua esattamente le stesse politiche e le "migliora" ai danni dei poveracci di cui sopra.
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