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ilsimplicissimus

Strategia della tensione dopo la sconfitta di Aleppo

di ilsimplicissimus

Quando anche le strategie informative più massicce cominciano a fare cilecca come avevo argomentato ieri (vedi qui ) non c’è niente di meglio che lasciar perdere la testa e puntare sulla pancia, sull’emotività più istintiva e sulla paura. Aleppo viene liberata dai “liberatori” sotto forma di tagliagole mercenari ed ecco che arrivano nel giro di 24 ore tre attentati: l’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia da parte di un poliziotto appena diplomatosi e salutato in tempo reale come un eroe dal deputato ucraino  Volodymyr Parasyuk  già fotografato e filmato mentre sparava sulla folla e sui poliziotti in piazza Maidan, il camion polacco contro il mercatino di Natale a Berlino che sembra la replica di Nizza, ma messo in atto da un professionista,  la sparatoria a Zurigo.

Non c’è alcun bisogno di collegare questi fatti tra di loro o di fornire una chiave di lettura precisa su ciascuno di essi anche quando e se si avranno informazioni più precise o credibili. Ad eccezione dell’attentato turco dove è presumibile che l’evento sia da addebitare ad ambienti gulenisti, collegati alla strategia Usa di impedire un raccordo fra Ankara, Teheran e Mosca per mantenere in vita la Siria e nel contempo colpire Erdogan, gli altri vengono dal magazzino degli scampoli della paura messo insieme facilmente agendo sul caos mediorientale e il carico di odio che suscita, sulla marginalità, l’esclusione, lo sradicamento.  Non ha nessuna importanza che ce ne si faccia una ragione, anzi più assurdo rimane il quadro generale, più la paura sarà cieca e sarà costretta a seguire il cane mediatico e la ondivaga narrazione ufficiale. Ma forse questi regali prenatalizi sono innescati non solo da motivi generali sempre validi e da ribadire sotto le feste, ma anche anche da questioni più specifiche, da imbarazzi più incombenti: si è saputo infatti che alcuni giorni fa parecchi ufficiali della Nato sarebbero stati catturati dagli specnatz (spetnatz è solo una traslitterazione inglese fuorviante)  russi, nella sala operativa situata nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via Al-Sharad di Aleppo Est da dove dirigevano la resistenza dei loro tagliagole. Ecco perché l’insistenza ossessiva del Dipartimento di Stato Usa e dei funzionari occidentali delle Nazioni Unite nel chiedere un cessate il fuoco  a città già sostanzialmente ripresa, utilizzando senza remore anche fantasmi umanitari oggi smentiti persino dall’Organizzazione mondiale della sanità che loda la Russia per la sua generosità nei confronti della popolazione.

Secondo alcune fonti gli ufficiali catturati sarebbero di diverse nazionalità, americani (ça va sans dire) inglesi, francesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatariani e sauditi , questi ultimi in maggior numero (sarebbero otto), cosa più che comprensibile visto che è Riad, come socio di capitale, a pagare la fetta maggiore della cosiddetta guerra civile e deve controllare l’investimento.  In realtà non si tratta proprio di una sorpresa assoluta perché già a fine settembre numerosi indizi avevano suggerito che un centro di comando occidentale fosse situato dietro le linee dei terroristi di Jabat Fatah al-Sham (ex Jabat al-Nusra, nome de plume di Al Qaeda per questo sanguinoso libro) e che fosse stato  parzialmente distrutto da un attacco missilistico russo, vicenda che diede avvio alla parte più concitata della saga degli ospedali distrutti. Sia il Telegraph che il Los Angeles Times avevano parlato di queste presenze, anche se ovviamente non in maniera così specifica. Sta di fatto che adesso Assad ha una carta molto importante da giocare nelle trattative visto che può smascherare fino in fondo il ruolo dell’occidente e delle petromonarchie nel trasformare l’opposizione siriana in guerra terrorista, nella guida militare diretta dei cosiddetti ribelli, denudando le narrazioni bugiarde  e soprattutto rivelando l’alleanza, il legame con la demonizzata Al Qaeda che rischia di far riscrivere la storia degli ultimi 15 anni , tre mesi e 9 giorni.

A questo punto la strategia della tensione, per riprendere un espressione in disuso, calza a puntino per avvisare Mosca e indebolire Ankara, ma soprattutto sarebbe l’ideale per giocare d’anticipo su possibili rivelazioni, ammorbidendo le opinioni pubbliche occidentali a suon di terrorismo diffuso. Non è difficile muovere le pedine di pazzi e  disperati. trasformarli in lupi solitari. Suona davvero così strano e incredibile quando si assiste in Usa a una guerra sotterranea per ribaltare il risultato delle elezioni, allo spettacolo di una democrazia che agonizza nella stretta di elites e centri di potere che si fanno guerra reciprocamente?  La storia di Putin che avrebbe hackerato le lettere della Clinton ( che comunque, badate bene le avrebbe scritte e dunque da un punto di vista politico non cambia proprio nulla) fa acqua da tutte le parti, è un puro ballon d’essai,  anzi finisce nel ridicolo nel momento in cui si scopre, come riferisce il Daily Mail, che sono stati ambienti irritati dai brogli con cui la Clinton l’avrebbe spuntata su Sanders, ad aver passato a Wikileaks le famose mail segrete.

Viviamo in un mondo così, nel quale non si riesce a sperare di nulla, ma nel quale ci si può attendere di tutto.

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