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Seppellire i morti

Marino Badiale

Fra i tanti aspetti interessanti, e degni di commento, di questa tornata elettorale, vi è il risultato della lista di Ingroia, che non riesce ad entrare in Parlamento. Come ha già detto Fabrizio, ne siamo davvero contenti. E' da tempo ormai che giudichiamo la cosiddetta “sinistra radicale” nient'altro che un fattore di confusione, di oscuramento della realtà, di ostacolo alla costruzione di una vera opposizione. Si tratta in sostanza di piccoli frammenti di ceto politico che devono necessariamente allearsi col centrosinistra per avere posti e cariche, il che è tutto ciò a cui si riduce il loro fare politica. E poiché l'alleanza col centrosinistra, in un modo o nell'altro, non può essere realmente messa in discussione, essi devono in sostanza oscurare la verità di ciò che è il centrosinistra oggi.

 Sta in questo la profonda negatività di tutte queste realtà, politiche e non (pensiamo al “Manifesto” giornale): devono nascondere la realtà, impedire che il proprio “popolo” capisca. Ma se non si capisce come stanno le cose, se non si ha una percezione corretta dalla realtà, è difficile difendersi dai pericoli. Questi “comunisti” hanno quindi dato il loro contributo a far sì che il popolo italiano subisse indifeso gli attacchi di questi anni. E' questa la profonda responsabilità politica di questa gente. Si tratta di una responsabilità molto grave, che deve essere pagata con la dissoluzione e la scomparsa politica.


Se si avessero ancora dei dubbi sulla natura di queste realtà politiche, bastano a fugarli alcune frasi, pronunciate da Ingroia dopo che la sconfitta era divenuta evidente:

“Ritengo che, come si fa nei paesi civili, i capi delle coalizioni che perdono dovrebbero dimettersi”. E ancora: “Il centrosinistra ha perso: o ha consegnato il Paese al centrodestra o lo ha consegnato all'ingovernabilità”, ha detto il capolista di Rivoluzione Civile. “Il centrosinistra e il leader del Pd, Bersani, hanno avuto un'opportunità di confronto e dialogo con noi, ma non c'è stata alcuna risposta: a conti fatti se Bersani avesse aperto a noi avrebbe vinto al Senato, questi sono risultati che portano la responsabilità di chi ha fatto queste scelte”

A parte il fatto che suona un po' strano che il leader di un movimento politico sconfitto alle elezioni chieda le dimissioni del leader di un altro movimento politico, è chiarissimo il senso delle parole di Ingroia: lui e i suoi capetti di partito erano prontissimi ad un'alleanza col PD, in un modo o nell'altro, e non l'hanno fatta solo perché il PD non li ha voluti. E Ingroia rimprovera Bersani perché in questo modo non si è riusciti a fare la solita operazione tipica della sinistra radicale, cioè appunto quella di prendere i voti di chi si sente critico nei confronti del sistema per portarli a vantaggio del sistema: se Bersani avesse aperto a noi avrebbe vinto al Senato. Vero o falso che sia, il punto è che questo era ciò che Ingroia e i suoi volevano fare, e ciò che hanno sempre fatto Rifondazione e i Comunisti Italiani: far vincere il PD, cioè il partito che da decenni ambisce ad essere lo strumento principale dei poteri reali nazionali e internazionali, il mezzo privilegiato per il massacro sociale che questi ultimi chiedono imperiosamente.

E' mia modesta opinione che la storia del PCI non meritasse questa fine ingloriosa. Si tratta di una storia vera e grande, piena di errori e di tragedie ma anche di eroismi e grandezze. Ma non siamo qui adesso per discutere di questo. Semplicemente, è ignobile vedere come una genia di piccoli politicanti di scarso valore si sia appropriata di questa storia e dei suoi simboli per usarli come merce di scambio in un sordido mercato. Il PCI meritava degli esecutori testamentari più degni dei Diliberto. In ogni caso, questa storia è davvero finita. Il “comunismo italiano” è morto, e chi sente che in quella storia c'è stato qualcosa di importante per questo paese dovrebbe pensare a difenderne la memoria con lo studio e la ricerca storica, non a fondare partitini.

Diliberto qualche tempo fa ha dichiarato che se non fossero riusciti a rientrare in Parlamento, lui e i suoi sarebbero stati consegnati “all’inesistenza”. Speriamo davvero che abbia ragione.

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