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antropocene

Rapporto IPCC 2021: allarme globale

di Mario Agostinelli

IPCC2021Forse perché non tradotto in italiano e, quindi, più comodamente rimandabile alla nota stampa diffusa dall’IPCC e ripresa dalle agenzie, o anche perché, comprensibilmente, travolto dalla morte di Gino Strada e dall’Afghanistan in pieno Ferragosto, il Summary for policymakers, uscito il 7 Agosto, è rimbalzato e scomparso, nelle notizie sommarie e tutte uguali di media e quotidiani, come un annuncio scontato e di generale consuetudine.

Politicamente, questa sottovalutazione non fa che aumentare il disagio per la fase politica in corso, ancora capace di usare una pienezza di linguaggio ed analisi per la geopolitica, ma inadatta a trattare la crisi drammatica della biosfera.

Qui di seguito provo a recuperare le incresciose mancanze di informazione non trasferite alle popolazioni e la sensazione pressante che il tempo venga a mancare, che traspare nelle oltre 40 pagine che ho tradotto.

 

La situazione al 2020

Vado per punti:

1 Il contributo del Gruppo di lavoro al sesto rapporto di valutazione dell'IPCC sulla base delle scienze fisiche del cambiamento climatico fornisce un riassunto di alto livello della comprensione dello stato attuale del clima compreso il modo in cui sta cambiando, il ruolo dell'influenza umana, lo stato delle conoscenze sui possibili futuri climatici e le informazioni climatiche rilevanti per regioni e settori. Qualsiasi tentativo di negazionismo è messo fuori gioco. E’ ormai accertato che il cambiamento climatico si sta spostando sempre più verso i poli.

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antropocene

Come potrebbe essere una società ecosocialista?

di David Klein

SCNCC 1Prima di descrivere le possibili caratteristiche di un futuro ecosocialismo, vale la pena considerare perché un tale sistema sia addirittura necessario. Perché i problemi che l'ecosocialismo risolverebbe non possono essere risolti anche all'interno dell'attuale sistema capitalista globale?

La Parte I di questo saggio affronta tale questione riassumendo recenti rapporti scientifici sullo stato del clima e l'entità della crisi ecologica; facendo una revisione dei metodi e delle tecnologie disponibili che potrebbero essere utilizzati per affrontare le crisi climatiche ed ecologiche; e descrivendo brevemente l'incapacità strutturale del capitalismo di fornire soluzioni proporzionate alle crisi. La Parte II riprende poi il tema del titolo: l'ecosocialismo, insieme alle strategie per procedere in quella direzione.

 

Parte I: Contesto e background

È difficile sopravvalutare la minaccia alla vita sulla Terra rappresentata dalle crisi climatiche ed ecologiche. Nel 2019, un articolo su Nature ha avvertito che fino a un milione di specie di piante e animali sono sul punto di estinguersi, e uno studio delle Nazioni Unite dello stesso anno ha identificato il riscaldamento globale come uno dei principali fattori del declino della fauna selvatica. Gran parte della devastazione avvenuta fino ad oggi è stata catalogata nel rapporto del WWF Living Planet del 2020, che ha registrato un calo del 68% della popolazione di vertebrati in tutto il mondo solo negli ultimi cinque decenni. Più succintamente, gli scienziati riferiscono che la Terra sta vivendo una sesta estinzione di massa (la precedente estinzione di massa, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha posto fine ai dinosauri).

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effettoseneca

Chi è l'imperatore del mondo? La nuova era del dominio epistemico

di Ugo Bardi

KamehamehaIl re Kamehameha 1 ° delle Hawai'i ( 1736 - 1 819) praticava l'arte di dello scambio di doni durante il suo regno, come è tipico dei re e governanti. Si ricorda che disse: " E 'oni wale no 'oukou i ku'u pono 'a'ole e pau". "Infinito è il bene che vi ho dato per goderne." Ai nostri tempi Google sembra aver adottato lo stesso atteggiamento: ci fa regali sotto forma di dati gratuiti. In vista del concetto di "colpo di stato epistemico" proposto da Shoshana Zuboff, Google sta rapidamente diventando l'imperatore epistemico del mondo.

In epoca romana, era una buona cosa essere l'imperatore: avevi oro, palazzi, donne, schiavi e molti privilegi, incluso il potere di mettere a morte chiunque a tuo piacimento. Gli imperatori erano visti come creature semidivine, elevati al trono dagli Dei stessi ma, in pratica, diventavano presto vecchi e spelacchiati (se sopravvivevano fino alla vecchiaia, non facile data la concorrenza). Allora, perché i Romani obbedivano agli imperatori?

Non è una domanda difficile a cui rispondere. Gli imperatori romani praticavano un gioco praticato da tutti i governanti. Si chiama "scambio di doni" ("gift-giving"). Fa parte del concetto di condivisione : qualcosa di profondamente radicato nella natura degli esseri umani, in definitiva è una manifestazione di empatia tra gli umani .

La condivisione crea naturalmente legami sociali che generano i modelli gerarchici che consentono alla società di strutturarsi. In una società armoniosa, i leader governano senza bisogno della forza. Governano in base al loro prestigio, a sua volta ottenuto da un uso giudizioso dei doni.

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officinaprimomaggio

Se il capitalismo verde è l’ultima speranza

di Salvatore De Rosa

economia verde e1600615403301Nell’architettura dei finanziamenti Ue per far ripartire la crescita economica del continente, la mitigazione dei cambiamenti climatici e la preservazione e rigenerazione degli ecosistemi rappresentano in teoria lo scheletro dell’intero edificio di aiuti. Ogni progetto presentato dagli Stati nei piani di ripresa e resilienza per accedere ai fondi di Next Generation Eu è tenuto a esercitare un impatto positivo su decarbonizzazione, sostenibilità e salvaguardia della biodiversità, o almeno a non contribuirvi negativamente.

Alla missione della cosiddetta transizione ecologica devono essere destinati almeno il 37% dei fondi per i singoli Paesi, che per l’Italia ammontano a oltre 200 miliardi di euro. Il Recovery italiano dovrà anche essere complementare alla Strategia di lungo termine per la decarbonizzazione e al Piano nazionale energia e clima, il quale proietta la fine del carbone entro il 2025 e prefigura aumenti in capacità di energia rinnovabile ed efficienza energetica del 32% entro il 2030, entrambi da aggiornare in base alla più stringente climate law recentemente approvata dall’Ue.

Le proposte di piano saranno vagliate e monitorate dalla Commissione europea sulla base dei target proposti, degli indicatori quantitativi, del cronoprogramma, e della fattibilità e coincidenza con gli obiettivi climatici ed ecologici continentali. Quali progetti nello specifico saranno considerati in linea con questi ultimi obiettivi dipenderà anche dai criteri stabiliti nella tassonomia degli investimenti sostenibili dell’Ue, un documento in discussione e aggiornato a scadenze fisse sul quale si giocano battaglie politiche e scientifiche senza esclusione di colpi, soprattutto in relazione ai progetti legati al gas fossile, al nucleare e all’energia da biomasse.

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tropicodelcancro

Pluriverso e politica dell’amicizia

di Luigi Pellizzoni

Postfazione al volume Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo, Orthotes Editrice 2021

unnamedhnbw81Questo libro può essere letto in molti modi; o forse è più opportuno dire da molti versi. È uno di quei testi in cui si può partire da punti differenti e dirigersi in direzioni altrettanto divergenti, cogliendo assonanze e dissonanze tra temi, concetti, riflessioni. Lo dice il titolo: non c’è una sola maniera di concepire il mondo, di stare al mondo, di immaginare relazioni umane e oltre-che-umane, cercando vie d’uscita dal vicolo cieco in cui la modernità si è cacciata. Tuttavia – punto a mio avviso cruciale – il pluriverso, che il libro alimenta prima e più che descrivere, non è un caleidoscopio di (in)differenze; non descrive o dichiara una realtà puramente differenziale, equivalente nella e per la sua infinita variazione. Questa è la realtà del capitale; quella che in particolare il capitalismo tardo-moderno cerca in tutti i modi di imporre. Una realtà in cui la forma-merce ha raggiunto un’estensione e un’intensione che oltrepassa di molto l’analisi di Polanyi, poiché in gioco non è più la produzione di un’immagine fittizia di parti o elementi del mondo per poterli scambiare sul mercato, ma la rivelazione del carattere originario e integrale di merce del mondo intero. Una realtà cui molti autori, nella loro critica della società capitalista e dell’ontologia cartesiana che ne ha costituito la cornice originaria di senso, si sono fin troppo avvicinati, se pure non hanno contribuito a costruirne le basi; tesi, quest’ultima, sostenuta da autori come Luc Boltanski e Eve Chiapello1 o Paolo Virno2 a proposito dell’acquisizione a fini controrivoluzionari della “critica artistica” dei movimenti degli anni ’70, e rinnovata a proposito del sempre più sistematico impiego della decostruzione scientifica a fini reazionari.3

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badialetringali

Verso il collasso

Lettere al futuro 5

di Marino Badiale

collambient1. Introduzione

Il presente intervento intende approfondire alcuni temi di un articolo di qualche tempo fa (“Fine partita. Ha vinto la barbarie”[1]), nel quale argomentavo che il carattere ecologicamente insostenibile dell’attuale organizzazione economica e sociale sta portando il mondo verso l’esplosione concomitante di numerose, diversificate e pericolose crisi, il cui peso il mondo attuale non potrà reggere. L’argomentazione dello scritto citato portava quindi ad una prognosi di prossimo collasso dell’attuale società.

Nell’analisi svolta in [1], l’elenco (peraltro incompleto) dei vari fattori di crisi, generati dalla dinamica dell’espansione economica illimitata, era desunto dalla letteratura internazionale su tali argomenti, ormai piuttosto ampia (si veda la bibliografia dello stesso articolo). A questo si aggiungevano una serie di argomenti per sostenere che l’attuale società mondializzata non ha al proprio interno le risorse politiche e culturali per affrontare le crisi in arrivo: era questo il fulcro della diagnosi di collasso prossimo dell’attuale civiltà. Per la sua importanza all’interno della mia argomentazione, mi è sembrato che valesse la pena di dedicare un intervento all’approfondimento specifico di quest’ultimo tema, che nello scritto citato era mescolato con altri. Nel presente articolo non ripeterò quindi l’elenco delle crisi ecologiche che minacciano l’attuale società, per le quali rimando a [1] e alla sua bibliografia. Mi concentrerò invece sull’assenza delle condizioni sociali e politiche che sarebbero indispensabili per contrastare l’incombente crollo della nostra civiltà.

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paroleecose2

Crisi climatica fra emergenza, opportunità di profitti e lobby di potere

di Niccolò Bertuzzi

crisiclimaticaLetto nel 2021 durante la pandemia da Covid-19, il libro Clima, capitalismo verde e catastrofismo (Eleuthera 2021) di Philippe Pelletier acquista un rinnovato interesse. L’edizione originale, in francese, risale al 2015; solo quest’anno ne è stata pubblicata una traduzione italiana, per la quale bisogna rendere estremo ringraziamento a Elèuthera. Si tratta infatti di un testo forte, divisivo, sicuramente problematico, ma fondamentale nel dibattito contemporaneo sulla governance climatica

Perché quindi un libro simile dovrebbe suonare così interessante nella congiuntura pandemica? Non si tratta (o comunque non direttamente) delle riflessioni, avanzate da molte/i negli scorsi mesi, rispetto alle connessioni fra le due crisi. La ragione principale è un’altra, legata all’argomento di fondo sostenuto dall’autore: la narrazione, e per conseguenza la gestione, di fenomeni così rilevanti e centrali quali il cambiamento climatico (e oggi potremmo dire la pandemia) dev’essere inquadrata nella sua complessità, oltre le rappresentazioni dominanti offerte nel dibattito mediatico ma anche presso la “comunità scientifica”, espressione che Pelletier definisce come “formula cosmetica” funzionale a “nascondere le dinamiche di potere (economico, politico, simbolico) esistenti fra ricercatori, paesi e discipline” (p. 217).

Sullo sfondo di questo assunto, il volume condensa in 230 pagine una considerevole quantità di riferimenti, episodi ed eventi fondamentali nello sviluppo dell’attuale registro discorsivo che informa la lotta ai cambiamenti climatici, denunciandone in modo estremamente documentato intrecci geo-politici e interessi di natura economica.

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effimera

La transizione ecologica tra comando del capitale, erosione del soggetto e nuovi antagonismi

di Alice Dal Gobbo

32950475534 59cc9c53e1 e1508975768841La “transizione ecologica” ha improvvisamente acquisito una centralità inaudita nell’ambito della politica istituzionale italiana. Essa si configura principalmente come un nuovo campo di ripresa economica, guidata dalla retorica della crescita e dello sviluppo, in un percorso simultaneamente di rottura e continuità con la governamentalità ambientale degli scorsi decenni. Da un lato, infatti, riconferma quel modello su cui già si è largamente ragionato, per cui la crisi ecologica e il danno ambientale smettono di essere limiti all’accumulazione di capitale, divenendo invece nuove occasioni di profitto e investimento, in breve nuovo spazio e motore di accumulazione. Dall’altro lato, questo campo di valorizzazione ecologica assume un ruolo particolarmente centrale nella risposta oserei dire disperata ad una crisi sistemica senza precedenti esacerbata dalla pandemia Covid-19.

La “transizione verde” è, di fronte al collasso generalizzato del sistema-mondo e dell’ecologia-mondo tardo capitalisti, non soltanto lo spazio per la ricerca di nuove “opportunità” per un’economia ormai languente: è il luogo e il tempo dell’assalto ultimo al vivente ancora irriducibile alle logiche del valore, il tentativo profondo di convertire tutto il mondo – organico e non – alla logica ad esso estranea della produzione e dello scarto, oblio finale dei limiti e della cocciuta forza della materia nel sottrarsi ai disegni del capitale.

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effimera

Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo

Un’anteprima

PLURIVERSO COVER 001 1200x1051A brevissimo sarà in libreria per i tipi di Orthotes Editrice Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo, uscito nel 2019 e curato nella versione originale da Ashish Kothari, Ariel Salleh, Arturo Escobar, Federico Demaria e Alberto Acosta. Il suo “arrivo” in Italia, curato da Maura Benegiamo, Alice Dal Gobbo, Emanuele Leonardi e Salvo Torre, è frutto di un processo di traduzione militante, uno sforzo collettivo, a cui tante e tanti hanno partecipato – esempio di un “fare sapere” realmente cooperativo e partecipato.

Pluriverso è una raccolta di definizioni, di saggi brevi e analisi critiche sui processi che affondano le radici nella modernità, nel capitalismo, nel dominio di Stato e nelle pratiche maschiliste, a partire dalla globalizzazione neoliberale. Vi si mettono a critica le soluzioni di mercato (dal greenwashing agli approcci riformisti) e vi si descrivono iniziative di trasformazione radicale. Utile allo studio e alle iniziative di lotta per un mondo plurale, ricorda che in esse trova espressione la consapevolezza che un mondo ecologicamente saggio e socialmente giusto non solo sia possibile e necessario, ma per certi versi già esista.

Condividiamo oggi la Prefazione all’edizione italiana, di chi l’ha curata. Inoltre, due anteprime dal testo che ne dimostrano sia l’ampiezza di approcci che il legame con un dibattito vivo e condiviso anche dal nostro box di Ecologia Politica negli ultimi anni: Produzione Neghentropica di Enrique Leff e Il Salario al lavoro domestico di Silvia Federici.

* * * *

Prefazione all’edizione italiana

di Maura Benegiamo, Alice Dal Gobbo, Emanuele Leonardi, Salvo Torre

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blackblog

I «disastri naturali sociali» e il nuovo movimento per il clima

di Thomas Meyer

Venerdi per la cilindrata1.

La rapida diffusione del movimento di difesa del clima nel mondo è veramente notevole (cfr. Haunss; Estate 2020). Notevole è anche l'odio di cui questo movimento è talvolta oggetto, specialmente l'odio contro Greta Thunberg. Semplicemente, il soggetto borghese in crisi non vuole ammettere che il suo stile di vita capitalista è diventato insostenibile. Perfino i più piccoli cambiamenti nelle viti che regolano il sistema, fanno andare su tutte le furie il «cittadino preoccupato». A partire da questo, il movimento per il clima non viene visto come un'occasione o come un'opportunità di riflessione e viene invece, fin dall'inizio, continuamente interrotto da «isteriche reazioni difensive» (cfr. Hartmann 2020, 118ss.). La «virilità tossica» si scarica attraverso innumerevoli commenti di odio e si manifesta per mezzo di "contro-movimenti" assurdi e assolutamente reazionari come i "Venerdì per la cilindrata" (attualmente con circa 500.000 membri). [*1] Coloro i quali vedono la loro automobile come se fosse un'estensione del loro cazzo sembra che si sentano simbolicamente evirati da una ragazza.

Mentre da una parte il cambiamento climatico è diventato ovvio e scontato, dall'altra viene ostinatamente negato dai populisti e dai radicali di destra (come Donald Trump e Beatrix von Storch).

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lafionda

Il futuro è oggi. L’urgenza di un modello di sviluppo alternativo

di Fabrizio Venafro

sriLankaIl recente ennesimo disastro ecologico causato dall’affondamento di una nave cargo al largo delle coste dello Sri Lanka, ripropone prepotentemente la questione ambientale e in particolare dell’enorme quantità di plastica prodotta e dispersa nelle acque del globo. Dopo giorni di incendio, la nave affonda disperdendo enormi quantitativi di plastica e petrolio nell’oceano e sulle spiagge. È stato stimato che negli oceani la quantità di materiale inorganico immesso dall’uomo è ormai maggiore di quella di materia organica, costituita da pesci e alghe. Le microplastiche presenti nel ciclo dell’acqua sono ormai diffuse ovunque e fanno parte dell’alimentazione dei pesci (costituendo una sorta di plancton tossico) e tramite questi della nostra. L’invenzione della plastica, salutata quale grande progresso del XX secolo, si sta rivelando un vero e proprio cavallo di Troia per la salute umana. Un materiale che ha insitauna contraddizione dovuta al fatto che, a dispetto della lunga durata, viene impiegato per la produzione di oggetti usa e getta. Quello della plastica è solo uno dei problemi ambientali che ci vengono posti dalle sfide per il futuro e che pongono l’attuale modello di sviluppo sul banco degli imputati. La cosa bizzarra, quasi uno scherzo del destino, è che continuando secondo il modello espansivo perseguito finora, la catastrofe si abbatterà sullo stesso genere umano che ne subirà direttamente le conseguenze e potrebbe autoestinguersi. La Terra sopravvivrà a tutti gli stress cui la stiamo sottoponendo, ma si può dire la stessa cosa per il genere umano? Il nostro è un genere che provoca la propria estinzione e questa è una peculiarità della nostra specie, che pur si distingue per l’uso della razionalità.

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antropocene

Lo Stato ecologico

di Erald Kolasi

Fiume JinshaIl problema centrale dell'economia è la scarsità, o almeno è così che si racconta la storia. L'argomento di base è che abbiamo desideri infiniti ma risorse limitate, e poiché non possiamo avere tutto ciò che vogliamo, dobbiamo necessariamente ideare un sistema per distribuire beni e risorse. [1]

Entrare nell'economia di mercato efficiente, con i suoi prezzi e salari fissati dalle forza magica della domanda e dell'offerta, presunti guardiani del magazzino del nirvana economico. C'è un nocciolo di involontaria verità dietro questa narrazione. I limiti naturali impongono certamente scarsità assolute impossibili da superare. Ad esempio, nel sistema solare la quantità di uranio è fissata, e anche se sintetizziamo determinate sostanze utilizzando altre sostanze, la quantità totale che possiamo produrre sarà comunque limitata dalla disponibilità delle materie prime che entrano nel processo di produzione. Non possiamo andare contro al principio di conservazione dell’energia.

Sebbene i vincoli naturali sull'offerta siano importanti, la maggior parte delle scarsità economiche che governano le nostre vite sono in realtà sociali e artificiali. La domanda e l’offerta non sono forze naturali che fluttuano nell'aria; sono realtà artificiali stabilite da un ambiente sociale interattivo che coinvolge governi, corporazioni, istituzioni e classi. I cicli di domanda e offerta sono costrutti sociali progettati per rispondere a una domanda fondamentale: chi ottiene cosa?

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antropocene

Capitalismo e catastrofe

di Alex Callinicos

Il Covid e il cambiamento climatico non sono aberrazioni: sono aspetti della permanente crisi globale del sistema

covid climat“La fine è vicina. L’esecuzione efficace dei test potrà migliorare le distanze sociali fino all'arrivo dei vaccini […] Avere diversi vaccini altamente efficaci per questo orribile virus dopo meno di un anno è un risultato abbastanza sorprendente, tra le cose più grandi che noi abbiamo - con noi intendo sia l'umanità in generale che i biologi molecolari in particolare - mai realizzato.”

Così scriveva Rupert Beale del Francis Crick Institut nella London Review of Books all'inizio del mese scorso. Ma prima di iniziare a festeggiare, dovremmo ricordare che un anno fa la possibilità che il mondo potesse essere travolto da una pandemia che avrebbe ucciso milioni di persone e innescato la peggiore crisi economica dagli anni '30 era al di là dell'immaginazione di quasi tutti noi.

Beale conclude il suo articolo con un avvertimento: “Siamo stati abili, ma anche fortunati. Sviluppare un vaccino Sars-CoV-2 è risultato relativamente facile. Il virus che causerà la prossima pandemia potrebbe non essere così indulgente.” La recente rapida diffusione delle infezioni grazie all'emergere di un nuovo ceppo di Covid-19 è un cupo avvertimento dei limiti della nostra capacità di comprendere, e tanto meno di controllare la natura.

Quindi ora dovremmo saperne di più. Molti di noi hanno letto pionieri marxisti come Mike Davis e Rob Wallace che per anni avvertivano che la distruzione della natura da parte del capitalismo stava creando le condizioni per pandemie come il Covid-19. Forse questa pandemia non era prevedibile, ma lo era certamente il fatto che ci sarebbero state delle pandemie (al plurale) paragonabili alla terribile epidemia influenzale del 1918-19, la quale uccise tra i 50 ei 100 milioni di persone.

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iltascabile

Il mondo digitale non è sostenibile

di Alessio Giacometti

Tra emissioni, consumi, rifiuti e impronta ambientale, la rivoluzione informatica è sempre meno ecologica

shutterstock 1794432823La foto è del 1994: un giovane e intrepido Bill Gates si cala con fune e imbragatura in un bosco di abeti. Nella mano sinistra tiene bene in vista un iridescente CD-ROM, la destra è poggiata su una pila di fogli di carta che pareggia in altezza il fusto degli alberi. Il messaggio del ragazzo che vuole portare un calcolatore elettronico su ogni scrivania d’America e del mondo non chiede spiegazioni: guardate quanta informazione ci sta in un disco compatto di memoria, quanta carta ci farà risparmiare l’archiviazione digitale dei dati informatici. Basta già poca immaginazione per intravedere un futuro sfavillante in cui l’informazione, ormai quasi del tutto smaterializzata, viaggerà dal centro pulsante di un microchip fino allo schermo luminoso di un computer che potremo tenere in tasca. Alleggeriremo così la nostra impronta sull’ambiente, muoveremo i dati e non le cose, ci faremo efficienti e sostenibili. È la promessa spregiudicata di una rivoluzione digitale ed ecologica assieme.

A distanza di quasi trent’anni da quello scatto divenuto nel frattempo celebre, il savio e visionario Gates ama ancora farsi passare per guru della sostenibilità digitale, eppure la sua profezia pare essersi realizzata soltanto per metà. La rivoluzione digitale si è in effetti compiuta, almeno in larga parte, mentre la crisi climatica è sempre lì che incombe, anzi: sempre più. Ridimensionato l’ottimismo acritico della prima ondata per l’innovazione digitale – già messo in discussione, su basi economiche e politiche, da autori come Evgeny Morozov – le cosiddette ICT (information and communications technologies) hanno alla fine deluso le aspettative più rosee di riduzione dell’impatto ambientale.

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antropocene

Per la critica dell’ecologia apolitica

Antropocene e capitale

di Marco Maurizi

antropocene6564“If it’s true that plastic is not degradable, well, the planet will simply incorporate plastic into a new paradigm: the earth plus plastic. The earth doesn’t share our prejudice toward plastic. Plastic came out of the earth. The earth probably sees plastic as just another one of its children. Could be the only reason the earth allowed us to be spawned from it in the first place. It wanted plastic for itself. Didn’t know how to make it. Needed us. Could be the answer to our age-old egocentric philosophical question, “Why are we here?” Plastic… asshole.”

​(George Carlin)

Il disagio dell'Antropocene

La definizione di “antropocene” [1] come epoca geologica in cui la traccia dell’umano sembra assumere una centralità finora mai avuta rispetto ai processi naturali si presta a numerosi equivoci. L’idea dell’affermarsi progressivo, inarrestabile e forse irreversibile del predominio dell’uomo rispetto alla natura, infatti, necessita di essere verificato e chiarito dal punto di vista di entrambi i termini che la compongono: in che senso “predominio”? In che senso “dell’uomo”? Cominciamo con il primo punto.

Il termine “antropocene”, infatti, può essere declinato in due sensi diversi e riceve una coloritura differente a seconda di come viene accentato. Si può pensare, da un lato, che la nostra specie abbia raggiunto un tale livello di espansione da imprimere il proprio segno caratteristico sul pianeta, alterando l’ambiente in modo tale da lasciare tracce geologiche più o meno indelebili del proprio passaggio.