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Non c’è posto per l’acqua pulita nel ‘libero scambio’

di Pete Dolack

Paramo SanturbanAncora un’altra situazione di stallo ha preso forma tra acqua potabile e profitti minerari in Colombia, dove due società insistono che il loro diritto di inquinare viene prima della salute umana e dell’ambiente. Come succede di solito in questi casi, la sfavorita è l’acqua pulita.

Due milioni di persone dipendono dalle lagune di elevata altitudine, che sono anche il rifugio di specie minacciate, che una compagnia mineraria canadese, la Eco Oro Minerals Corporation, vuole usare per una miniera d’oro. Le lagune, il Santurbàn Pàramo delle Ande, sono state dichiarate interdette all’accesso dalla più alta corte colombiana a causa della sensibilità ambientale dell’area. La Eco Oro sta citando in giudizio il governo colombiano al riguardo sulla base dell’Accordo di Libero Scambio Canada-Colombia.

La disputa sarà probabilmente esaminata da un tribunale segreto che è un braccio della Banca Mondiale, nonostante che la Banca Mondiale abbia fornito capitali d’investimento alla Eco Oro per sfruttare la miniera.

La Eco Oro non ha detto quale somma intenda chiedere, ma un’altra compagnia mineraria, la statunitense Tobie Mining and Energy Inc., ha separatamente citato la Colombia per 16,5 miliardi di dollari poiché il governo ha rifiutato di consentirle di aprire una miniera d’oro in un parco nazionale. Mettendo quei 16,5 miliardi di dollari in prospettiva, il totale rappresenta più del 20 per cento del bilancio della Colombia.

Al nord El Salvador sta ancora attendendo la sentenza di un altro tribunale segreto in una causa esaminata a settembre 2014. Una compagnia mineraria australiana, la Ocean Gold, ha citato El Salvador per 301 milioni di dollari perché aveva negato il permesso di aprire una miniera d’oro che avrebbe avvelenato la maggiore fonte d’acqua del paese.

In base agli accordi di “libero scambio” (che hanno poco a che fare con gli scambi e molto a che fare con l’esaltazione del potere delle imprese) i governi accettano l’uso obbligatorio di “meccanismi di risoluzione delle dispute stato-investitore”. Ciò che tale espressione apparentemente blanda significa è che qualsiasi “investitore” può citare in giudizio un governo firmatario degli accordi per invalidare qualsiasi legge o regolamento che non gli aggradi perché la legge o il regolamento “confisca” i suoi utili attesi, senza alcuna limitazione riguardo a chi o a che cosa costituisca un “investimento”. Queste cause non sono esaminate in sistemi giudiziari normali, ma piuttosto in tribunali segreti senza nessun controllo, nessun avviso pubblico e nessun appello. I giudici che siedono in questi tribunali sono avvocati dell’industria la cui pratica professionale ordinaria consiste nel rappresentare le imprese in questo genere di dispute.

 

Gli ambientalisti manifestano a favore delle lagune sensibili

Nel più recente caso colombiano, quello della Eco Oro Minerals, la società ha avviato la causa un mese dopo che la Corte Costituzionale della Colombia ha sancito l’incostituzionalità di un piano governativo per consentire l’attività mineraria in alcune parti delle lagune sensibili ad alta quota del paese. Il piano originale della Eco Oro riguardava una miniera a cielo aperto ed è stato vietato dal ministero dell’ambiente grazie a una campagna organizzata dagli ambientalisti. Negato tale permesso, la Eco Oro ha allora avviato piani per una miniera sotterranea e ricevuto 16,8 milioni di dollari di fondi dalla Banca Mondiale per finanziare un nuovo studio. Il ministero dell’ambiente ha successivamente dichiarato l’area regione protetta, rendendo illegale qualsiasi miniera. La possibilità finale di aprire una miniera è stata cancellata quando la Corte Costituzionale ha deliberato nel febbraio del 2016.

La compagnia mineraria ha dichiarato la Colombia “violatrice” dei suoi obblighi e ha notificato a Bogotá la sua intenzione di citarla in giudizio se non fosse stato raggiunto un accordo negoziato. La Eco Oro ha diffuso una dichiarazione pubblica che affermava, in parte:

“La disputa è sorta a causa delle misure e omissioni del Governo, che hanno avuto un impatto diretto sui diritti concessi alla Eco Oro di esaminare e sfruttare il suo Progetto Angostura. Le misure e omissioni che hanno colpito la Eco Oro includono (senza esservi limitate) il ritardo irragionevole del Governo nel chiarire i limiti del Santurbàn Pàramo e se esso si sovrapponesse al Progetto Angostura e la sua persistente mancanza di chiarezze quanto al diritto della Eco Oro di continuare a sviluppare il suo progetto minerario alla luce di ulteriori prescrizioni indefinite e successivamente in conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale dell’8 febbraio 2016, che ha ampliato il divieto di attività minerarie nelle aree Pàramo.”

Per usare un linguaggio più diretto, la società afferma che dovrebbe essere consentito di distruggere ambienti a fini di profitti illimitati. Le lagune d’alta quota della Colombia forniscono il 70 per cento dell’acqua fresca del paese, dunque proteggerli è difficilmente irragionevole. Ma gli accordi di “libero scambio” elevano le imprese al livello di un governo nazionale (o, verosimilmente, al di sopra dei governi nazionali, poiché solo le imprese hanno diritto di citare in giudizio) ed elevano i profitti privati sopra tutti gli altri interessi umani.

 

Dare con una mano, prendere con l’altra

Un articolo su Naked Capitalism segnala l’ironia del finanziamento di progetti distruttivi da parte della Banca Mondiale nel momento stesso in cui governi occidentali stanno incoraggiando misure ambientali per mitigare il riscaldamento globale. Il giornalista, Don Quijones, scrive:

“Mentre vaste somme dei fondi dei contribuenti occidentali si riversano in Colombia per incoraggiare il paese a proteggere il suo ambiente, imprese occidentali – con il pieno appoggio della Banca Mondiale – stanno facendo tutto il possibile per impedire al governo di salvaguardare il suo ambiente, comprese le fonti dell’acqua da cui il suo popolo dipende”.

In precedenza, questo mese, la Banca Mondiale ha dichiarato che avrebbe operato una “svolta fondamentale” dirottando ora fondi a progetti che mitigheranno il riscaldamento globale e affermando che in tutti i suoi investimenti futuri terrà conto del cambiamento climatico. L’incredulità al riguardo sarebbe giustificata, considerando il passato della Banca Mondiale di finanziamento di enormi progetti che inquinano e contribuiscono considerevolmente al riscaldamento globale e che la banca, nel 2012, ha diffuso un rapporto che suonava l’allarme sul riscaldamento globale senza alcun effetto degno di nota.

Ma quel rapporto della Banca Mondiale è stato un’impresa di monumentale ipocrisia e non solo perché sollecitava una svolta dei fondi in direzione di iniziative di “capitalismo verde”; in altre parole lo stesso treno impazzito che ha portato il mondo sull’orlo di un riscaldamento globale catastrofico dovrebbe ora magicamente salvarlo, il mondo. La Banca Mondiale ha fornito miliardi di dollari al finanziamento di nuove centrali a carbone in tutto il mondo negli anni recenti e ha ripetutamente fornito capitale per rendere possibili dighe e progetti energetici che hanno cacciato un gran numero di persone e distrutto ecosistemi.

 

Compagnia mineraria dichiara parco nazionale “fraudolento”

L’altra causa intentata contro la Colombia, dalla compagnia mineraria statunitense Tobie Mining and Energy, afferma che il governo del paese ha “espropriato” i suoi investimenti e che la creazione di un parco nazionale è “fraudolenta”. La Tobie afferma che il governo colombiano (allora guidato dall’autoritario di ultra-destra Alvaro Uribe, che la società elogia prodigamente sul proprio sito) aveva concesso l’approvazione alla sua proposta miniera nel 2008, ma prima che potesse essere raggiunto un accordo definitivo, era stato creato un parco nazionale, bloccando la miniera.

La Tobie chiede 16,5 miliardi di dollari oppure che le sia consentito di procedere con la sua miniera d’oro, ma non spiega come calcola quello che afferma essere il “valore equo” della sua concessione mineraria. L’intero valore di tutto l’oro esportato dalla Colombia nel 2014 (ultimi dati disponibili) è stato di 1,4 miliardi di dollari, secondo la Banca Mondiale, considerevolmente inferiore al valore del caffè esportato. Anche il valore della miniera negata alla Eco Oro è materia di discussione, visto che un rapporto del Parlamento Canadese sul commercio stima in 280 milioni di dollari canadesi il valore dell’”energia e altri” prodotti colombiani importati in Canada.

Il tribunale segreto della Banca Mondiale che esaminerà la causa della Eco Oro contro la Colombia (formalmente noto come Centro Internazionale per le Dispute sugli Investimenti, o ICSID) ha una lunga storia di sentenze unilaterali a favore dell’industria. La più recente di esse, del 4 aprile, è stata una sentenza che il Venezuela deve pagare alla compagnia mineraria canadese Crystallex International 1,4 miliardi di dollari USA per aver negato un permesso per motivi ambientali. L’area in cui la Crystallex voleva condurre attività minerarie è una di solo quattro foreste originarie del Venezuela e dimora di numerosi popoli indigeni.

Tra altre sentenze pronunciate, il Canada è stato costretto a revocare il suo divieto dell’additivo MMT [metilciclopentadiene tricarbonil manganese – n.d.t.] per la benzina e a versare risarcimenti a un’impresa chimica statunitense; il Messico è stato costretto a concedere un permesso a un’impresa metallurgica statunitense che voleva situare una discarica di rifiuti ambientalmente pericolosa e a versare risarcimenti; e al Canada è stato prescritto di revocare un divieto di trasporto di PCB che si era conformato a trattati ambientali. In quest’ultimo caso, per buona misura, il tribunale segreto ha sentenziato che, quando formula una norma ambientale, un governo “è tenuto ad adottare l’alternativa più coerente con il libero commercio”.

Quest’ultima sentenza offre l’essenza degli accordi di “libero scambio”: l’accumulazione di potere delle imprese prevalente su tutti i controlli democratici riguardo alla tutela di salute, sicurezza, ambiente o lavoro. Per quanto impressionanti siano queste sentenze, ci attende ancor di peggio se i partenariati Trans-Pacifico o Transatlantico dovessero essere approvati, poiché tali accordi promettono norme ancor più draconiane di quelle già in essere.

Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/theres-no-place-for-clean-water-under-free-trade/
Originale: Systemic Disorder
traduzione di Giuseppe Volpe

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