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Sulla via di Damasco

di Elisabetta Teghil

Poco tempo fa ho riportato la citazione di Marx dove dice che gli avvenimenti avvengono due volte, la prima in versione tragica, la seconda in farsa.

A pochi giorni di distanza mi tocca dargli di nuovo torto. Ma, si sa, come diceva Freud, bisogna uccidere il padre per diventare adulte/i.

Quello che sta succedendo in Siria è la ripetizione di quello che è accaduto in Libia, ma in entrambi i casi si tratta di una tragedia.

E l'una e l'altra non hanno niente a che fare con la primavera araba.

Non c’è nessuna sollevazione popolare, ci sono unità speciali inglesi e statunitensi che dirigono e supportano logisticamente truppe qatariote e mercenari arabi, ingaggiati nella galassia dei gruppi fondamentalisti.

Certo, incontrano maggiori difficoltà rispetto alla Libia perché non possono intervenire le truppe Nato, non avendo l’ombrello-alibi dell’Onu. E, questo, perché la Russia e la Cina hanno posto il veto al presunto “intervento umanitario” in Siria.

E non certo perché sono buone o sensibili ma perché hanno consapevolezza di essere loro, attraverso il successivo passaggio dell’Iran, il vero obiettivo.


Non ci faremo irretire in una discussione sulla natura dei governi di Gheddafi e di Assad. Se qualcuna/o ci farà notare che sono “regimi”, converremo che è vero, ma non si può fare uso selettivo del termine, a seconda della convenienza.

Inoltre è tradizione degli interventi anglo-americani rovesciare regimi e/o governi laici per sostituirli con regimi integralisti ed oscurantisti.

E’ vero che nei paesi arabi non esiste una “società civile” laica e, magari, di sinistra, però si dimentica volutamente che questo non è casuale, non l’ha voluto il Fato, ma è dovuto all’eliminazione fisica, da parte dei regimi filo-occidentali o direttamente da parte delle potenze occidentali, di ogni forma altra che cerchi di organizzarsi in quei paesi.

Due esempi per tutti.

Il precedente illustre di Mossadeq, anziano esponente della media e alta borghesia iraniana, nominato primo ministro con regolari elezioni, rovesciato perchè voleva rimettere in discussione le percentuali delle royalty delle compagnie petrolifere inglesi.

Ed ancora, il governo afghano, a guida comunista, senza entrare nel merito di cosa significhi questo termine riferito all'Unione Sovietica e a governi, aree e partiti affini, dove erano presenti sette donne ministro e il cui più grave crimine era proprio l'alleanza con l'Unione Sovietica.

Per inciso (potenza mediatica statunitense!), quando si parla di invasione dell'Afghanistan ci si riferisce all'intervento delle truppe sovietiche richiesto dal governo di Kabul nell'ambito di un patto fra i due Stati, e si salta a piè pari che è in atto un'occupazione da parte delle truppe statunitensi da anni in Afghanistan.

Ma riprendiamo le fila del discorso.

Questi interventi hanno come effetto quello di scatenare l'avvento del peggio e del più retrivo di quei paesi: il sanguinoso regime di Reza Pahlavi in Iran, che ha creato le condizioni per l'ascesa al potere di Khomeini, e i talebani in Afghanistan.


Ma, ora, c'è qualche cosa di nuovo e di diverso nel panorama politico internazionale.

Gli Stati Uniti sono sempre stati una fabbrica di colpi di stato con conseguenti, relative dittature.

Che c'è di nuovo che emerge dalle vicende afghane, irachene, libiche e siriane?

Il ritorno del colonialismo, caratterizzato dall'intervento diretto delle truppe Nato, vero e proprio esercito coloniale che occupa militarmente i paesi del terzo mondo attuando su scala industriale terrorismo.

Il terrorismo nella definizione internazionale è l'uso di violenza nei confronti di civili,

in scenari di guerra e non, allo scopo di terrorizzare e ricattare la popolazione.

In pratica e per fare un esempio, i bombardamenti della Nato sulla Libia.

A proposito della Libia, non sono mai stati forniti i dati sui bombardamenti e le esecuzioni di massa degli eserciti di occupazione e possiamo presumere che siano numeri molto importanti. E, per la ricostruzione del paese, niente paura!, sarà la Libia stessa a pagarla, con le sue ricchezze, ai suoi invasori.

E, in un crescendo di falsità, a cui tanti/e, troppi/e, fingono di credere, è stata divulgata la notizia menzognera del massacro di massa delle popolazioni locali da parte del governo, ricostruendo il tutto, come in un set cinematografico, in Arabia Saudita. Il precedente illustre è Timisoara.

Ora si snocciolano cifre importanti circa la morte di civili in Siria, ma ci si dimentica di dire chi ne è l'autore.

Pochi giorni fa un aereo turco ha violato lo spazio aereo siriano ed è stato abbattuto. La Turchia ha chiesto l'intervento della Nato, dimenticando volutamente che l'intervento è previsto in caso di aggressione e questo episodio non rientra nella fattispecie.

E' la versione attualizzata dell'incidente del Golfo del Tonchino. Incidenti falsi e/o provocati artificialmente,giustificano aggressioni militari.


Siamo passati dalla stagione postcoloniale a quella neocoloniale.


Perchè tutto questo? Governanti cattivi? Errori? Niente di tutto ciò.

Più semplicemente corrisponde allo stadio di sviluppo del capitalismo che, nella stagione neoliberista è caratterizzato da una lotta senza quartiere per la ridefinizione dei rapporti di forza tra gli Stati e le multinazionali.

Per inciso, questo è il senso di quello che sta accadendo attualmente anche in Europa, seppure con altri mezzi.

Gli Stati Uniti e l'Inghilterra sono all'offensiva. Sottraggono la Libia all'Italia e invadono paesi non allineati ai loro interessi politico-economici.

Nella stagione coloniale portavamo la civiltà e le strade, oggi la democrazia e il progresso. Una volta al seguito delle truppe coloniali c'erano i missionari, oggi le Ong e le Onlus. L'opinione pubblica, una volta, veniva preparata attraverso i giornali e le parrocchie, oggi si ricorre ai media e ad una pletora di organizzazioni di vario tipo dai nomi accattivanti e fuorvianti, vere e proprie protesi delle Agenzie statunitensi.

Una volta la benedizione agli interventi militari la dava dio, oggi le organizzazioni internazionali e umanitarie con il supporto della così detta sinistra radicale che si ritrova sempre a fare le manifestazioni solo fuori dalle ambasciate di quei paesi che di lì a poco saranno oggetto di aggressione.

E il neocolonialismo ha trovato nel pinkwashing, cioè l'uso strumentale della difesa delle minoranze sessuali, una modalità eccellente.

Solo e soltanto nei paesi asimmetrici agli interessi anglo-americani ci “sarebbero” diritti violati delle diversità sessuali e delle donne, con un fiorire, per esempio, di blogs di lesbiche che chiedono aiuto e magari si scopre che sono uomini e, guarda caso, americani e canadesi, e il volto è stato carpito a qualche ignara donna locale. Tutto ciò, tra l'altro, con grave danno di chi è perseguitata veramente.

Interesse per le minoranze che viene rapidamente meno una volta mandati al potere governi “graditi”.

A proposito, che fine hanno fatto le lesbiche libiche? E i campi di concentramento/contenimento in cui sarebbero state rinchiuse e stuprate in Libia le donne, sono stati smantellati? E gli accordi per i respingimenti sono stati annullati o rinnovati? E le autorità locali come svolgono il loro lavoro?


E il neocolonialismo veicola in maniera potente il razzismo all'interno delle popolazioni occidentali.

Dovendo far passare i nostri interventi militari come “umanitari” presentano le popolazioni del terzo mondo come ignoranti, incapaci di sapersi gestire, retrive e bisognose dell'intervento dell'”uomo bianco”, buono, civile e disinteressato.

E' chiaro che attraverso l'idea della superiorità occidentale si rafforza il razzismo che, per trascinamento, viene applicato a tutte/i quelle/i che vengono percepite/i, anche qui da noi, come “inferiori”, incapaci, limitate/i, non adatte/i a questa società.


E' in questo clima che vengono accettati dalle popolazioni occidentali i Cie, che esistono in tutta Europa, come una necessità , invece di riflettere sul fatto che l'introduzione del principio della detenzione per condizione e non per reato e la riduzione dei comportamenti e delle situazioni personali a reati penali, apre, proprio per noi, scenari di controllo sociale impensabili.

Il colonialismo è come un fuoco d'artificio che, una volta esploso, ricade a cascata sulla vita dei paesi occidentali. Non solo crea i Cie, il razzismo dilagante e la violenza contro le diversità, ma anche la pratica dell'occupazione di tipo colonialista di aree dei nostri territori, come a L'Aquila o in Val di Susa, e la trasformazione degli eserciti nazionali in truppe d'occupazione interne con le popolazioni locali presentate, come i popoli del terzo mondo, senza storia e senza memoria, non riconoscendo loro lo status di soggetti politici, negando la dimensione della lotta di classe e di genere qui da noi e la dimensione antimperialista alle lotte del terzo mondo. E, ottenuta la pacificazione dei territori nazionali “colonizzati” sarà dato spazio anche qui da noi a forme di paternalismo, promuovendo sul campo quelle associazioni e quei soggetti che si presteranno a gestire le briciole del banchetto e a trasformarsi in ascari locali.


Altre due novità:

Una riguarda specificamente l'Italia. L'aggressione alla Libia ha visto per la prima volta un partito, il PD, sposare non la causa di una frazione della borghesia nazionale, ma quella degli interessi anglo-americani.

L'altra riguarda tutta l'Europa. L'alibi con cui la socialdemocrazia giustificava il colonialismo è venuto meno. Il neocolonialismo non porterà nessun vantaggio diretto e/o indiretto ai cittadini dei paesi occidentali.


Il neocolonialismo,articolazione del neoliberismo, per potersi realizzare, ha potuto contare ed utilizzare la socialdemocrazia che, diventata destra moderna, ha trasformato i partiti locali in agenzie territoriali delle multinazionali e i suoi dirigenti in funzionari delle stesse.


Saddam Hussein, alla vigilia dell'invasione dell'Iraq, disse che quella sarebbe stata la madre di tutte le guerre.

Si sbagliava, perchè questa caratteristica appartiene all'invasione e allo smembramento della Jugoslavia.

La lunga strada verso Damasco è cominciata da Belgrado.

Questo è stato possibile perchè in Europa erano al governo i socialdemocratici, comunque si chiamassero, in Germania era Cancelliere Gerhard Schroder dell'SPD, in Francia primo ministro Lionel Jospin del Partito Socialista ,in Inghilterra primo ministro Tony Blair del Partito Laburista e in Italia primo ministro D'Alema, con il PdCI che faceva parte dell'esecutivo, e segretario generale della Nato era un alto dirigente del PSOE, Javier Solana.

Ed abbiamo assistito al ritorno della guerra in Europa, sia pure in forma di aggressione unidirezionale.

Non si tratta di fare il tifo per Assad o per Gheddafi, ma, molto più semplicemente, di raccontare le cose come stanno, rifiutando di essere complici e di farsi ridurre a megafono delle avventure neocoloniali della Nato.

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