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Grecia, una nuova moneta fiscale la salverà?

di Enrico Grazzini

Comunque vadano le trattative con la Troika, il governo Tsipras dovrà porsi certamente la questione se emettere o no una moneta nazionale parallela all'euro, possibilmente al posto della dracma. Su questo il Financial Times sembra avere tesi contrapposte. Ma per uscire dalla crisi di liquidità anche l'Italia dovrebbe emettere certificati di credito fiscali, non vi sono altre soluzioni

grecia crisi moneta fiscale 510.pngLa Grecia può stampare una sua moneta parallela all'euro? Sì, secondo Wolfganf Munchau, autorevole commentatore del Financial Times. Questo sarebbe il vero piano B del governo greco per uscire dalla crisi: emettere una (quasi)moneta, cioè un titolo fiscale che funzionerebbe come mezzo di pagamento per sfuggire alla stretta monetaria imposta dall'Unione Europea e dalla BCE1. Munchau è stato però aspramente contraddetto sull'autorevole quotidiano britannico da Hugo Dixon, noto editorialista della Reuters. Secondo Dixon se la Grecia stampasse una sua moneta parallela si suiciderebbe2.

Comunque vadano le trattative in corso sul programma di “salvataggio” (?) della Grecia, una cosa è certa: il governo greco dovrà certamente porsi la questione se emettere o no una moneta nazionale, una moneta parallela all'euro, possibilmente al posto della dracma. Anche l'Italia ha un problema analogo di crisi di liquidità, e, secondo l'appello lanciato da Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Guido Ortona, Stefano Sylos Labini e da chi scrive, dovrebbe emettere una sua moneta statale-fiscale3.

In questi giorni si stringe la morsa teutonica sulla Grecia, mentre diventa evidente che la Commissione UE conta poco o nulla. La cosiddetta Europa (ovvero la Commissione Europea) nei negoziati tra Grecia e stati dell'eurozona conta niente: il confronto è tra il fanatismo ordoliberista tedesco e il nuovo governo greco di sinistra, che vuole salvare il suo popolo dall'agonia del debito e dell'austerità inutile e suicida.

La trattativa è direttamente tra il governo tedesco popolar-socialista Merkel-Sigmar, il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble da una parte e Alexis Tsipras e il suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis dall'altra. L'Unione Europea – che gli europeisti italiani continuano a scambiare con l'Europa tout court, ma che sta distruggendo la cooperazione europea - nella persona del Commissario per l'Economia Pierre Moscovici fa la parte del poliziotto buono e impotente, mentre il Parlamento Europeo è completamente tagliato fuori dai negoziati (come lo è sempre nelle questione economiche e finanziarie, cioè quelle che contano).

Le trattative con i creditori, cioè con lo European Stability Mechanism (ESM, formato dai 19 paesi dell'eurozona), la BCE e il FMI, sono vitali perché la Grecia, con un debito pari al 175% del PIL in valuta estera (l'euro) e soggetto alle leggi anglosassoni – cioè rimborsabile solo in euro e non in valuta nazionale (come invece sarebbe per l'Italia) – con questo debito non si risolleverà mai. Sarà una non nazione, un non stato, soggetto alle leggi dei creditori, in primis ai diktat della Germania e delle banche tedesche.

In questo senso l'Italia è messa assai meglio della Grecia, perché è ancora in grado di ripagare i suoi debiti, non è uno stato fallito. Se l'Italia non avesse un governo codardo e subalterno, potrebbe ancora riprendere la sua autonomia verso questa cosiddetta Europa, cioè verso la Commissione UE e il resto della famigerata Troika, la BCE e l'FMI. Tutti organismi che nessuno ha eletto.

Come andranno a finire le trattative tra Golia-Germania e Davide-Grecia non lo sa nessuno. Ma, che abbiano esito positivo (per chi?) o no, comunque il problema della moneta nazionale si porrà inevitabilmente. Infatti la Grecia è in crisi di asfissia monetaria, non ha più moneta. Le banche greche, sono attaccate alla canna d'ossigeno fornita dalla BCE – che però si chiuderà alla fine di febbraio –, non fanno più credito e l'economia muore. Anche se i negoziati in corso si concludessero positivamente per la Grecia, il paese non può risollevarsi senza nuovo ossigeno, senza liquidità, senza nuova moneta.

Che cosa propone allora Munchau dalle colonne del Financial Times? Il governo greco dovrebbe emettere una quasi-moneta denominata in euro, ovvero un titolo statale di credito fiscale, valido per pagare le tasse e quindi universalmente accettato in Grecia come moneta. Questo titolo fiscale funzionerebbe infatti come mezzo di pagamento, pur non essendo moneta legale vera e propria - perché secondo il trattato di Maastricht la moneta legale in Europa deve essere monopolio della BCE -. La quasi-moneta fiscale emessa dallo stato greco potrebbe essere utilizzata per pagare le pensioni o per ricapitalizzare le banche. Ma servirebbe anche per fare la spesa ed effettuare ogni tipo di transazione commerciale. In questo modo, mediante i titoli fiscali, il governo di Tsipras supererebbe il problema della scarsità di liquidità che affligge la Grecia, senza però dovere uscire dall'euro.

Munchau si riferisce a due proposte avanzate da altrettanti autorevoli economisti, il conservatore John Cochrane4, e Robert Parenteau, un economista americano associato al Levy Institute di New York, un think tank progressista nel cui board siede anche Joseph Stiglitz5. Ogni altra soluzione è perdente, avvisa Munchau. La Grecia non può continuare a essere soffocata dai debiti. Non può risollevarsi da un regime terribilmente inefficiente – quello dell'euro e dell'austerità teutonica - che si è dimostrato analfabeta sul piano economico e insostenibile sul piano politico6. Anche il ministro greco Varoufakis ha prospettato in passato una soluzione analoga di moneta fiscale7.

Munchau avverte che non esistono molte altre soluzioni possibili: la Grecia non può sopportare il debito estero e la tragica austerità imposta dalla Troika, ma anche uscire unilateralmente dall'euro sarebbe disastroso. La nuova moneta fiscale permetterebbe all'economia di riprendersi, ed eventualmente consentirebbe alla Grecia di fare default sul debito senza però uscire formalmente dall'euro. Infatti fallire senza uscire dall'euro è perfettamente legale. A quel punto sarebbe l'Europa – intesa come l'Unione Europea e il governo Merkel-Sigmar – a dovere gestire la patata bollente del debito (e dell'euro) tra le mani. E a dovere affrontare il problema dell'austerità che peggiora senza fine la crisi pubblica e privata.

I Certificati di Credito Fiscale, CCF, che proponiamo in Italia nel nostro appello "Helicopter Money per l’Italia: uscire dalla crisi con l’emissione di nuova moneta statale-fiscale complementare all’euro" sono simili alla moneta fiscale descritta da Munchau. Sono infatti titoli statali di credito validi per pagare qualsiasi tipo di impegno verso la pubblica amministrazione, cioè le tasse, i contributi, ecc, dopo due anni dall’emissione. Questi titoli dovrebbero essere distribuiti gratuitamente dallo stato ai lavoratori e alle imprese, e sarebbero pienamente convertibili in euro.

La moneta fiscale non fare competizione con l'euro, non sarebbe una moneta parallela. Sarebbe invece una moneta complementare che servirebbe a scongelare la liquidità in euro immagazzinata nelle banche e nelle grandi aziende. Chi ha bisogno di liquidità immediata venderebbe a sconto i CCF e otterrebbe euro da spendere sul mercato; chi ha liquidità e vorrebbe pagare meno tasse, comprerebbe CCF e cederebbe euro. I CCF possono garantire immediatamente ai cittadini e alle imprese un forte potere d’acquisto. Così sarebbe possibile creare rapidamente nuova domanda privata e pubblica, rilanciare la produzione e il PIL, aumentare la competitività e ridare slancio all'occupazione. L'Italia dovrebbe seguire la Grecia emettendo moneta complementare all'euro.

Secondo Hugo Dixon la proposta di Munchau sulla Grecia è però suicida. L'Unione Europea e la BCE non accetterebbero mai di essere scavalcati da una moneta parallela. Le conseguenze sarebbero devastanti. La nuova moneta fiscale greca si svaluterebbe immediatamente, ci sarebbe una corsa agli sportelli delle banche per ritirare gli euro, i capitali volerebbero all'estero, l'inflazione salirebbe e le importazioni di medicinali e di petrolio diventerebbero assai più problematiche. La UE e la BCE farebbero ritorsioni contro il governo (e il popolo) greco e in pratica la Grecia fallirebbe e uscirebbe dall'euro. Dixon pretende insomma che il governo greco si pieghi alla Troika e ai diktat della Germania senza progettare alcuna alternativa.

Quello che Dixon ignora completamente è che i titoli fiscali non sono cosa nuova: sono usati correntemente dalle amministrazioni pubbliche degli Stati Uniti per finanziare lavori pubblici che altrimenti non avrebbero altre fonti di finanziamento: e finora hanno avuto generalmente successo, anche se ovviamente con qualche problema e alcuni (pochi) fallimenti. In pratica si finanziano con credito fiscale dei lavori pubblici che altrimenti non potrebbero essere realizzati: la ricchezza prodotta da queste attività genera poi nel tempo abbastanza ricavi fiscali da compensare i debiti delle amministrazioni maturati nei confronti dei titolari dei crediti fiscali.

Un altro aspetto fondamentale è che la nuova moneta statale è dentro la legalità europea: infatti è costituita da titoli che ogni stato può emettere e che non sono (almeno ufficialmente) moneta; i titoli sono di credito e non di debito; e sono titoli fiscali, e la fiscalità è ancora materia per la quale gli stati sono pienamente sovrani (Lussemburgo e Irlanda insegnano). Difficilmente la Germania, la UE, la BCE e il FMI potrebbero obiettare all'emissione di crediti fiscali, anche se ovviamente cercherebbero di contrastare la manovra in tutti i modi.

Non sembra che possano esserci molte altre vie oltre all'emissione di titoli fiscali per superare la crisi di liquidità, aumentare la domanda e fare crescere l'economia. Un fatto è certo: senza crescita e inflazione non si possono ripagare i debiti. E la moneta unica dei 19 paesi dell'eurozona è troppo rigida per fare crescere i paesi del sud Europa in crisi. E' una camicia di forza. L'architettura deflazionistica dell'euro congela o deprime le economie europee. Occorre che gli stati riprendano parte della loro autonomia monetaria grazie alla moneta fiscale. Solo così sarà possibile fare manovre espansive senza aumentare il debito pubblico.

E' opinione comune di tutti i maggiori commentatori che il Quantitative Easing concesso dalla BCE per non fare morire l'economia europea servirà a ben poco. Il QE è stato deciso per fare guadagnare tempo alle banche e agli stati ma non risolve i problemi dell'economia reale e dei cittadini. Potrà forse aumentare un po' l'inflazione, dare qualche respiro alle banche e agli stati mediterranei in crisi, ma non risolverà nulla sul piano dell'economia reale, dei redditi delle famiglie, dei consumi, del welfare, e dell'occupazione. Senza nuova moneta statale, si porrà davvero il problema di essere costretti ad uscire dall'euro. Ma l'uscita è un salto nel buio e produce caos sia a livello economico che geopolitico.

NOTE

1 Wolfganf Munchau, Athens must stand firm against the eurozone’s failed policies, Financial Times, 15 febbraio 2015

2 Hugo Dixon, A parallel currency would have devastating consequences, Financial Times, 16 febbraio 2015

 3 www.monetafiscale.it, Helicopter Money per l’Italia: uscire dalla crisi con l’emissione di nuova moneta statale-fiscale complementare all’euro"

4 John Cochrane's blog, Beware of Greeks Bearing Bonds, 6 febbraio 2015

5 Rob Parenteau, http://neweconomicperspectives.org/, How to exit austerity without exiting the euro

6 Secondo Munchau, quello greco è “the first government in the eurozone with a democratic mandate to stand up to an utterly dysfunctional policy regime that has proved economically illiterate and politically unsustainable.” FT, 15 febbraio 2015

7 Enrico Grazzini, Micromegaonline, Eurocrisi, serve una nuova moneta fiscale: lo dice anche Varoufakis, 10 febbraio 2015

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