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Tre Riflessioni Sull'Orlo Dell'Abisso

Written by Franco Berardi Bifo

L’errore del 2005
 
screen20shot202015 03 1020at2010.29.29Si avvicinano le elezioni dipartimentali in Francia, e i sondaggi dicono che il Front National sarà il grande vincitore. Il premier Manuel Valls ha rimproverato i cittadini francesi per la loro passività, e ha detto che gli intellettuali non fanno il loro dovere antifascista. Davvero Manuel Valls ha la faccia come il culo, che fuor di metafora vuol dire che proprio non tiene vergogna. I socialisti francesi come i democratici italiani hanno tradito le loro già pallide promesse di opporsi all’oltranzismo austeritario, hanno gestito in prima persona la mattanza sociale, e ora fanno le vittime, si lamentano perché il popolo non li segue e gli intellettuali non si impegnano.

Lasciamo perdere gli intellettuali francesi che non esistono più da almeno venti anni, a meno di considerare Bernard Henri Levy un intellettuale mentre a me pare che si tratti di un imbecille molto pericoloso, come dimostrano le sue campagne a favore dell’intervento in Siria e in Libia.

Non so come andranno a finire le elezioni francesi. Quel che so è che il Front National è la sola forza politica capace di interpretare i sentimenti prevalenti nel popolo francese: odio nazionalista riemergente contro l’arroganza tedesca, e ribellione sociale contro la violenza finanziaria. Un mix inquietante ma potente, che cancella la distinzione tra destra e sinistra.

Non so come andranno le elezioni. Le sorprese sono possibili perché il sentimento anti-razzista dei francesi potrebbe alla fine sottrarre al Front National la vittoria. Ma è improbabile. Solo il movimento sociale che discende dalla tradizione del ’68 avrebbe potuto rappresentare le ragioni di un europeismo progressista, libertario, egualitario, ma il movimento sociale che discende dalla tradizione del ’68 non ha più alcuna credibilità almeno a partire dal 2005. In quell’anno i francesi (e anche gli olandesi) furono chiamati a votare su un referendum a favore o contro la Costituzione europea che rappresentava la definitiva torsione in senso liberista del progetto europeo. L’attenzione si concentrò sulla questione del mercato del lavoro: per il ceto politico europeo l’obiettivo era soggiogare definitivamente il lavoro e ridurne il costo sfruttando il vantaggio della globalizzazione del mercato del lavoro.

Ma i lavoratori francesi (e olandesi) compresero che il sì a quel referendum avrebbe sancito definitivamente la sottomissione del loro salario alle regole ferree del neo-liberismo: competizione feroce tra i lavoratori, riduzione costante del salario, aumento costante del tempo di lavoro.

Dani Cohn Bendit e Toni Negri insieme si pronunciarono a favore del “sì” per il superamento dello Stato-nazione. Questa scelta sanciva l’irrilevanza della cultura di origine sessantottina (e della cultura in generale) rispetto ai destini dell’Unione, ma soprattutto dimostrava che non avevamo capito cosa fosse l’Unione europea. Il discorso anti-sovranista si riduceva a un’affermazione puramente formale: opporsi alla cessione di sovranità è regressivo.

E’ vero, ma a chi si stava cedendo sovranità? Non a una forma politica democratica post nazionale, bensì a un organismo intergovernativo che aveva e ha la sola funzione di imporre gli interessi dell’accumulazione di capitale finanziario, e di ridurre in completa soggezione il lavoro.  

Dopo il 2005 solo la destra ha finito per rappresentare la resistenza contro la violenza finanziaria.  A partire del 2005 è così iniziata l’ascesa del nazionalismo, che si presenta come difesa contro la dittatura finanziaria. I lavoratori francesi (e olandesi) sconfissero l’offensiva neoliberista con il sostegno delle forze nazionaliste e delle forze più retrograde del movimento operaio. Da quel momento in poi solo la destra è in grado di opporsi alla violenza finanziaria, al prezzo di un’altra violenza che rischia di inghiottire il continente.

 

Il futuro d’Europa

“L’austerità ha devastato l’economia greca tanto quanto la sconfitta militare devastò la Germania dopo la prima guerra mondiale: il prodotto nazionale lordo greco è caduto del 26 per cento dal 2007 al 2013, mentre quello tedesco declinò del 29 per cento tra il 1913 e il 1919.”

Così scrive Paul Krugman in un articolo intitolato Weimar on the Aegean.

Il Congresso di Versailles spinse la Germania in una situazione catastrofica e preparò la strada all’ascesa di Hitler. A parti invertite il governo tedesco sta seguendo oggi esattamente la stessa direzione che condusse alla distruzione d’Europa.

La vendetta della classe finanziaria contro il popolo greco è crudele e ingiustificata perché i greci non sono responsabili per i misfatti del sistema bancario. Spinta dagli zeloti dell’austerità l’Unione europea sta uccidendo se stessa.

La vittoria elettorale di Syriza ha aperto una prospettiva di discussione, ricontrattazione e quindi di trasformazione dell’Unione. Il governo Greco ha tentato di dare priorità al salvataggio umanitario, come è stato chiamato, ha tentato di attenuare il rigore austeritario.

Per quanto possiamo giudicare, dopo la firma di un accordo il 20 febbraio, la strada verso una riduzione umanitaria del rigore finanziario è stata chiusa dagli zeloti dell’austerità. I pensionati greci possono morire di fame, la gente può essere cacciata di casa se non può pagare l’affitto, i lavoratori pubblici che sono stati licenziati dal governo Samaras non saranno riassunti. Non si possono mantenere le promesse perché l’ordine dell’algoritmo ha preso il sopravvento.

Non penso che Tsipras e Varoufakis siano dei traditori. Penso che abbiano tentato di fare qualcosa che non si può fare: hanno tentato di opporre la democrazia alla matematica finanziaria.

Prevedibilmente la matematica ha vinto. Hanno tentato di rovesciare l’irreversibile, di evitare l’inevitabile. Prevedibilmente non ce l’hanno fatta.
Piantiamola con la retorica della democrazia. Democrazia è una parola ripugnante e ipocrita. Qualcuno del partito nazista di Alba dorata ha detto qualche settimana fa: “Adesso Syriza ci proverà e fallirà. Dopo verrà il nostro turno.”
 
Abbiamo il dovere intellettuale di riconoscere la realtà. Adesso è il turno della violenza scatenata del Finanzismo, e la sola opposizione al Finanzismo è il fascismo identitario. La sola opposizione all’ordine violento dell’austerità ordo-liberista è il disordine della destra che cresce in tutta Europa,e presto travolgerà gli argini, distruggendo l’Unione e scatenando in tutto il continente un’ondata di violenza razzista, e paradossalmente ultraliberista.

Quando la matematica cancella il corpo, il corpo ritorna sotto orribili spoglie.

L’algoritmo finanziario non può comprendere la sensibilità, e la matematica non può comprendere l’imperfezione umana.

La guerra verrà a ristabilire aggressivamente i diritti del corpo contro il dominio arbitrario dell’astratto.

Dopo la sconfitta di Syriza, Jugoslavia ’90 è il futuro d’Europa.

 

Greci ed ebrei

In un articolo del 1918 scrive Carl Gustav Jung:

“Lo psicoteraputa di estrazione ebraica non trova nell’uomo germanico quell’umorismo malinconico che a lui viene dai tempi di Davide, ma vede il barbaro dell’altro ieri, cioè un essere per cui la faccenda diventa subito tremendamente seria. Questa serietà corrucciata dell’uomo barbaro colpì anche Nietzsche, ed è per questo che egli apprezza la mentalità ebraica e rivendica il cantare e il volare e il non prendersi sul serio.” (Jung: Opere, Bollati Boringhieri, 1998, Volume 10, pag. 13).

L’ironia e l’ambiguità dell’ebreo derivano dalla stratificazione di molte esperienze, di molte patrie, di molte illusioni e delusioni. All’opposto sta per Jung la corrucciata serietà dell’uomo tedesco incrollabile nelle sue convinzioni. Naturalmente qui Jung pensa al suo rapporto con Freud, ma nel suo rapporto con Freud coglie un aspetto che va ben al di là dei confini della psicoanalisi (ammesso che la psicoanalisi abbia dei confini): la “belva bionda” (Blonde Tier nelle parole di Nietzsche riprese da Jung) si sente in pericolo quando le certezze vengono messe in dubbio e vede nell’ebreo colui che mina dall’interno le certezze della civiltà.

Naturalmente tutti sanno che la Germania è mutata profondamente nella seconda parte del ventesimo secolo, eppure la sfiducia e il disgusto che il contribuente tedesco prova di fronte ai Greci contemporanei (sfiducia e disgusto che il gruppo dirigente tedesco alimenta con il suo stile arrogante) sembrano ripropongono talora i sentimenti che la “belva bionda” provava davanti all’ebreo.

La belva bionda si è democratizzata negli ultimi decenni, questo è noto. Ha sostituito l’uniforme militare con le mezze maniche del ragioniere. Ma l’incrollabilità della fede è la stessa.

Dio (o Wotan) è stato sostituito con l’algoritmo finanziario, ma Gott ist mit Uns in ogni caso. Ecco allora i banchieri tedeschi dare ordini agli Untermenschen, eccoli esigere che gli altri popoli (meridionali pigri ambigui) facciano i compiti a casa.

Finora i bravi scolaretti Rajoy Hollande e Renzi hanno penosamente provato a fare i compiti a casa e hanno ricevuto qualche buffetto di incoraggiamento o più spesso qualche rimbrotto da parte dei giudici dell’altrui moralità. Ma i greci hanno invece deciso di non piegarsi ulteriormente all’umiliazione e alla rapina finanziaria  E poi cosa gli accadrà? Saranno espulsi, gettati nell’isolamento e nella miseria, esposti alle furie dei mercati dopo l’impoverimento imposto dalla troika? E poi? Sopravviverà l’Unione alla punizione degli insolventi? Oppure l’Unione è condannata a crollare? Oppure quelli di Alba Dorata hanno ragione nel dire che Syriza sarà sconfitta (con l’aiuto della Merkel e di Draghi) e sarà finalmente il momento del nuovo fascismo, non in Grecia soltanto?
 

 

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