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I pericoli del Piano Schaeuble e gli errori di Tsipras

di Enrico Grazzini

troika baraldi 510L'europeista Schaeuble ha elaborato un piano per il governo unificato dell'Eurozona finalizzato a consolidare il dominio tedesco sull'economia europea. In questo contesto va letto il suo progetto di espellere la Grecia (e forse l'Italia?) dalla zona euro. Il piano dell'arcigno ministro tedesco delle finanze, alfiere delle più dure politiche di austerità, del pareggio di bilancio e del Fiscal Compact, prevede la nomina di un ministro dell'Economia dell'Eurozona il quale avrebbe diritto di veto sui bilanci e sulle leggi finanziarie decise dai Parlamenti dei 19 paesi aderenti all'euro.

Insomma il nuovo ministro europeo dell'economia diventerebbe il guardiano anti-democratico dei bilanci pubblici della zona euro. Inoltre Schaeuble propone di costituire un parlamentino ristretto dell'Eurozona, composto dai parlamentari delle nazioni aderenti, e quindi diverso dal Parlamento europeo, per dare un crisma di democraticità al suo Piano di integrazione della zona euro[1]. L'Eurozona si doterebbe anche di un fondo particolare – sostenuto dai singoli Paesi o da una tassa specifica per i cittadini dell'Eurozona – per affrontare le crisi ed eventualmente concedere sussidi di disoccupazione in caso di necessità. Insieme al bastone anche la carota.

In effetti Schaeuble tenta di riproporre l'Europa a due o a tre velocità, un progetto che ha elaborato già vent'anni fa insieme a Karl Lamers: da una parte i paesi buoni e virtuosi con pochi debiti e significativi avanzi commerciali (come prima di tutto la Germania, poi Austria, Olanda, Finlandia, ecc); dall'altra parte Schaeuble propone di buttare fuori i paesi "corrotti e viziosi" come la Grecia, che sono indebitati, hanno bilanci pubblici in deficit e non reggono il passo della competizione mondiale.

Occorrerebbe capire se l'Italia rientra secondo Schaeuble tra i paesi degni della serie A oppure se vuole cacciarla nella serie B. È chiaro comunque che il taglio delle tasse promesse da Renzi in cambio della cieca accettazione delle sue riforme anti-costituzionali sono fuori dai durissimi parametri del Fiscal Compact. L'Italia diventerà allora il prossimo bersaglio di Schaeuble?

Il problema è che l'Italexit è un po' più difficile da attuare della Grexit (che, nonostante l'accordo suicida che il governo greco ha accettato, è sempre probabile). Infatti l'Italia ha un debito pubblico enorme pari a circa 2200 miliardi, e, soprattutto, ha un debito in mano alle banche e agli operatori privati, e non invece come la Grecia in mano alla Troika (UE, BCE, FMI) cioè a istituzioni pubbliche che possono facilmente assorbire il piccolo debito greco di circa 300 miliardi facendolo sparire nelle pieghe dei loro bilanci. I debiti italiani invece affonderebbero i bilanci delle banche private creditrici: quindi affogare l'Italia, così come Berlino e la Troika stanno affogando la Grecia, è pericoloso per gli stessi creditori e per l'economia mondiale.

 

Difendere la sovranità nazionale e la democrazia

Di fronte al piano Schaeuble l'unica prospettiva che dovrebbe avere un governo sovrano degno di questo nome è di attuare una strategia di resistenza e difesa nazionale analoga a quella che attuò il presidente francese De Gaulle quando inaugurò la sua politica di difesa nazionale contro l'Europa sovranazionale e antidemocratica. De Gaulle attuò allora la politica nota come quella della “sedia vuota”, di boicottaggio di una Europa che calpestava le nazioni e quindi anche le democrazie nazionali.

È chiaro che il folle accordo stipulato tra la Troika e la Grecia rappresenta una svolta storica. l'Europa ha mostrato non solo il suo volto usuraio e antidemocratico, ma anche la sua incapacità egemonica. Tutto il mondo ha visto che la Grecia è stata schiacciata, non salvata.

Il governo greco è stato costretto ad accettare un accordo capestro completamente a favore dei creditori che porterà l'economia greca ancora più in rovina di quanto non sia già a causa delle politiche di austerità.

Il PIL greco crollerà ancora e il debito aumenterà. Il vero obiettivo dei creditori è quello di obbligare il governo greco a vendere e a svendere i beni pubblici del popolo greco (porti, aereoporti, reti, energia, ecc), cioè a spartirsi le spoglie dell'economia greca. Nonostante che attualmente la Troika domini su Atene, la Grexit non è assolutamente scongiurata e rimane uno sbocco probabile: essa però può essere compresa solamente nel contesto del piano Schaeuble dell'Europa a tre velocità.

Secondo Schaeuble l'Europa dovrebbe essere divisa in tre parti: i paesi virtuosi dell'euro; i paesi viziosi dell'euro; e tutti gli altri paesi fuori dall'euro, tra cui paesi certamente non minori come la Gran Bretagna, la Svezia, la Polonia, eccetera. Non è però assolutamente detto che Schaeuble riesca effettivamente ad attuare il suo piano: le resistenze di tutti i paesi europei saranno molto forti. Perfino la Merkel non vuole l'europeizzazione della Germania. Non desidera minimamente affidare il suo paese a un organismo sovranazionale. Preferisce continuare a utilizzare l'Unione Europea intergovernativa come schermo e come leva per il dominio nazionalistico tedesco. Il paradosso è che Schaeuble è …. europeista! mentre Merkel è nazionalista!

Se questa è l'Europa che si prospetta di fronte ai cittadini europei e italiani, Renzi dovrà fare ben presto fare una scelta tra aderire ai principi europeistici (ma suicidi) di Schaeuble – e quindi avere alte probabilità di perdere le elezioni e il consenso popolare a causa dell'austerità di bilancio –, oppure sganciarsi da questa Europa e fare crescere l'economia, magari cercando il sostegno della finanza anglosassone. Per ora sembra che Renzi propenda per approfondire la subordinazione politica e suicida al governo tedesco dell'economia europea. Ma se continua così non avrà spazio per diminuire le tasse, dovrà tagliare la spesa pubblica, e il suo consenso calerà inevitabilmente.

 

Il Movimento 5 Stelle decide per la Moneta Fiscale

In Italia – mentre la sinistra che fu alternativa continua a chiedere illusoriamente “un'Altra Europa” e un “euro democratico”, che non esistono e non esisteranno mai –, il Movimento 5 Stelle progetta di sganciarsi da questa Unione Europea che non rappresenta i popoli europei. La risposta semplicistica al dominio tedesco sull'economia europea sarebbe ovviamente quella di uscire subito e unilateralmente dall'euro. Questo è infatti indubbiamente lo strumento più importante con cui i creditori impongono il loro volere sui paesi debitori. A differenza della sinistra nostrana – che afferma che l'euro non è importante, e che il problema non è la moneta unica, che questa è solo una sovrastruttura e che la lotta di classe è un'altra cosa – Beppe Grillo ha compreso perfettamente che l'euro è il principale strumento dell'egemonia e della dittatura della Germania sui paesi europei.

Tuttavia uscire dall'euro unilateralmente costituirebbe un suicidio più che probabile. Uscire dall'euro non è facile come è stato uscire dal Sistema Monetario Europeo negli anni '90. Dovremmo ricostituire una moneta legale che non abbiamo più, saremmo tagliati fuori dai mercati internazionali, subiremmo ritorsioni immediate e le conseguenze geopolitiche sarebbero difficilmente sopportabili per l'Italia e per l'Europa.

La proposta politica del Movimento 5 Stelle sta però diventando più articolata ed efficace: recentemente sul blog di Grillo è apparsa la proposta di acquisire autonomia monetaria grazie all'introduzione della moneta fiscale proposta da alcuni economisti e intellettuali tra cui Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Stefano Sylos Labini e il sottoscritto[2]. Grazie alla moneta fiscale il Parlamento e il governo italiano potrebbero emettere dei titoli convertibili in euro che ridarebbero fiato ed ossigeno ad un'economia asfissiata dall'austerità teutonica. Questi titoli funzionerebbero come una sorta di moneta nazionale, pur nel rispetto (purtroppo attualmente necessario) del monopolio della Bce sull'euro, e pur nel rispetto dei Trattati e dei vincoli vigenti a livello europeo[3].

Grazie ai Certificati di Credito Fiscale da distribuire gratuitamente a famiglie, lavoratori e aziende, decine miliardi di euro, attualmente congelati nei circuiti bancari e finanziari, potrebbero finalmente circolare nell'economia reale. Ripartirebbero consumi interni e investimenti. Si potrebbe attuare una manovra espansiva per fare crescere l'economia e l'occupazione, e diminuire il debito pubblico e privato. Si potrebbe anche finanziare il reddito di cittadinanza[4].

 

La lezione greca e gli errori da non ripetere di Tsipras

La Grecia è una lezione per l'Europa e per lo sciocco totem dell'“europeismo a prescindere”. La Grecia, nonostante il generoso e onesto governo di sinistra, sta peggio di prima. Il Parlamento e il governo greco sono costretti ad approvare manovre suicide di austerità sotto dettatura (e dittatura) di Berlino, Bruxelles, Francoforte e Washington.

Berlino e Unione Europea hanno svelato il loro volto usuraio. La Grecia è diventata un protettorato della Germania. Occorre che la sinistra italiana ed europea impari dalla dura lezione Greca perché la prossima volta toccherà all'Italia o a qualche altro paese.

Alexis Tsipras ha fatto del suo meglio e non ha certamente tradito il suo popolo, ma bisognerebbe essere accecati dall'ideologia per non capire che ha completamente fallito tutti i suoi obiettivi: doveva portare la Grecia fuori dall'austerità; ottenere la ristrutturazione dell'enorme debito pubblico greco; e difendere la sovranità nazionale. Dopo le trattative condotte con la Merkel la situazione è peggiorata su tutti e tre i fronti.

Certamente la battaglia era impari: da una parte il gigante tedesco e 18 governi dell'Eurozona che hanno tutti imposto l'austerità ai loro popoli e vogliono cancellare ogni possibile alternativa; dall'altra la piccola Grecia, un paese di 11 milioni di abitanti con un'economia pari a circa un terzo di quella della Lombardia.

Però occorre riconoscere la dura realtà: Tsipras, che aveva promesso una svolta decisa, ha fallito. La trattativa che il suo governo ha condotto per mesi non ha portato a nessun risultato, se non al peggioramento delle politiche di austerità. Purtroppo il governo di sinistra non ha portato a risultati migliori del governo di destra. Non solo l'austerità prosegue a tappe forzate, non solo il debito è destinato ad aumentare – ed è già insostenibile, come dice anche il Fondo Monetario Internazionale, che non vuole più finanziare i crediti di Germania e Francia verso la Grecia – ma il governo greco deve anche costituire una società apposita per privatizzare tutti i tesori dell'economia nazionale.

L'economia in Grecia è destinata a crollare nei prossimi due anni di almeno il 5%: purtroppo è facile prevedere che la situazione diventerà insostenibile anche sul piano dell'ordine pubblico. Difficilmente un governo di sinistra potrà reggere in questa situazione. Sullo sfondo ci sono nuove elezioni, cambi di governo, e il riaccendersi di nuovi fragorosi conflitti sociali. Inoltre, secondo l'autorevole Financial Times, l'uscita della Grecia ormai dissanguata dall'eurozona è comunque probabile. Quindi un disastro su tutta la linea.

È un disastro anche per la sinistra europea, per Podemos, la Linke, la sinistra francese, e quella italiana che quasi non esiste: una sinistra che proponeva un'alternativa sognando “un'altra Europa”. L'Europa invece è questa. E' una Europa che non cancellerà mai i debiti alle nazioni deboli, mentre li ha già condonati alle banche del nord.

È quindi legittimo, e anzi doveroso, porsi la domanda: quali sono stati gli errori del governo greco guidato da Tsipras? Esistevano alternative alla situazione attuale di protettorato di Berlino sulla Grecia? Tsipras avrebbe potuto fare qualcosa di diverso?

Avrebbe potuto fare subito quello che Wolfgang Munchau del Financial Times aveva suggerito già quando Syriza si era insediata al governo[5]: cioè non restituire i debiti alla Troika, stampare invece una moneta parallela di emergenza, ovvero dei titoli di credito fiscale ad uso interno, per non soffocare l'economia nazionale, senza però stampare la dracma. In questa maniera la Grecia sarebbe rimasta giuridicamente nella Eurozona, i paesi creditori avrebbero subito importanti perdite economiche e avrebbero anche dovuto assumersi la responsabilità politica della eventuale decisione di cacciare la Grecia dall'eurozona. In questo caso avrebbero perso tutti i loro soldi. Altrimenti, messi alle strette, avrebbero finalmente potuto decidere di ristrutturare i debiti per riavere qualcosa al posto di nulla.

Tsipras doveva insomma dichiarare subito fallimento, non pagare i debiti, emettere una moneta parallela senza però stampare la dracma. Cioè doveva uscire dalla spirale del debito senza però uscire dall'euro. Doveva fare come fanno tutti i debitori che non riescono a pagare i debiti: minacciare di fare fallire anche i creditori!!!! non restituendo più circa 300 miliardi di debiti. A questo punto forse perfino Schaeuble avrebbe ragionato diversamente!!!

Tsipras non ha mai veramente fatto paura ai suoi avversari perché ha sempre detto che voleva ripagare tutti i suoi debiti senza uscire dall'euro. Così la sua sorte era segnata fin dall'inizio.

Senza combattere questa guerra con le uniche armi che aveva, la Grecia, durante mesi di trattative estenuanti quanto inutili, ha visto fuggire i suoi capitali, peggiorare ulteriormente l'economia, e, con le banche chiuse, è rimasta in ginocchio. Nonostante un referendum che coraggiosamente ha detto no all'austerità europea, ha perso sovranità e democrazia. La Troika impera su Atene. Tutto questo perché Tsipras ha rifiutato anche solo di minacciare di uscire dall'euro.

L'uscita dall'euro sarebbe stato un suicidio? No, l'uscita dall'euro non è la morte sicura. Certamente comporta un trauma gravissimo, ma il paese avrebbe avuto poi anche delle possibilità di ripresa. Invece una Grecia sottomessa non si riprenderà mai. E alla fine magari sarà comunque costretta a rinunciare alla moneta unica e ad accettare il piano Schaeuble.

L'errore strategico è stato di credere che l'Unione Europea a guida tedesca potesse cambiare la politica che ormai da anni persegue inflessibilmente. L'errore è stato quello di credere che l'Unione Europea potesse finalmente non fare più gli interessi della grande finanza e dell'elite tedesca al potere, ma che potesse cedere alla ragionevolezza, alla democrazia e ai bisogni di sopravvivenza del popolo greco. Nulla di tutto questo è avvenuto.

Quando in politica si scambia il nemico per amico si perde in partenza. Le illusioni europeiste della sinistra greca, italiana ed europea si sono dimostrate tali. La UE ha condotto una guerra spietata contro il popolo greco e contro un governo di sinistra legittimamente eletto. La piccola Grecia doveva servire come esempio per tutti gli altri paesi.

Tuttavia Tsipras ha rinunciato a combattere questa guerra economica perché fin dal primo momento ha deciso di non utilizzare le uniche armi che aveva a disposizione, cioè la minaccia di fallire, di fare fallire anche i suoi creditori, di uscire dall'euro gettando nel caos l'Eurozona e l'economia mondiale. Quando si entra in guerra dichiarando che non si useranno mai le uniche armi vincenti di cui si dispone, non si può che soccombere.

L'altro grave errore di Tsipras a mio parere è stato di carattere geopolitico. Tsipras aveva nel presidente Barack Obama un potenziale formidabile alleato: Obama ha infatti premuto in tutti i modi perché l'euro non saltasse provocando il caos nell'economia mondiale. L'interesse di Obama (e del FMI dominato dagli Usa) era certamente una soluzione positiva del caso greco. Tsipras avrebbe dovuto rivolgersi a lui per sostenere la sua posizione. Ma Tsipras si è rivolto inutilmente alla Russia di Putin, rinunciando così all'appoggio statunitense. Obama ovviamente non può sostenere un governo socialista radicale appoggiato anche da comunisti filo-russi che si rivolgono a Putin. Del resto nel programma di Syriza è prevista l'uscita immediata dalla Nato. Un programma che si è dimostrato illusorio e irrealizzabile, anche perché si è creato troppi avversari e troppi nemici. E così Obama ha rinunciato ad aiutare la Grecia, affidandola alle amorevoli cure tedesche. Sappiamo come è andata a finire (peraltro il dramma greco ed europeo non è purtroppo ancora finito).

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Note
[1] http://yanisvaroufakis.eu/ del 17 luglio 2015: Dr Schäuble’s Plan for Europe: Do Europeans approve?; vedi anche di Karl Lamers and Wolfgang Schäuble sul Financial Times del 31 agosto 2014 “More integration is still the right goal for Europe.”we have to revisit the EU’s core institutions and procedures. Consider two proposals. Why not have a European budget commissioner with powers to reject national budgets if they do not correspond to the rules we jointly agreed? We also favour a “eurozone parliament” comprising the MEPs of eurozone countries to strengthen the democratic legitimacy of decisions affecting the single currency bloc.”
[2] vedi sul blog di Beppe Grillo: I Ccf, "moneta parallela" per alleviare una crisi "alla greca". Scritto da M5S Camera News e pubblicato il 22.07.15: http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/finanze/2015/07/i-ccf-moneta-parallela-per-alleviare-una-crisi-alla-greca.html
[3] Vedi l'ebook edito e scaricabile gratuitamente da Micromega “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro” a cura di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini e Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino.
[4] Vedi Blog di Enrico Grazzini sul Fatto Quotidiano, 11 maggio 2015 “Reddito minimo garantito: solo la Moneta Fiscale può pagarlo”
[5] Vedi Financial Times, 19 luglio 2015, Wolfgang Munchau: Grexit remains the likely outcome of this sorry process; e vedi anche sull'Economist, 11 luglio 2015, la proposta di moneta parallela come passo per un uscire dall'euro: Gradations of Grexit. Could a parallel currencsy within the euro zone be possible?

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