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orizzonte48

Debito sovrano risk weighted e Banche centrali indipendenti

Il "mistero" della finanza privata sostitutiva della sovranità democratica

di Quarantotto

ufficio reclami1. In premessa ringraziamo, per l'ennesima volta, Arturo che non solo è l'acuto "filologo" multidisciplinare che continua a segnalare le fonti più rilevanti che confermano il discorso qui svolto, ma lo fa da un livello di comprensione che rischiara la fenomenologia come scienza cognitiva unificante di ogni serio approccio alle scienze sociali. 

 

2. In questa occasione cerchiamo di sviluppare una dimostrazione unitaria del filo che lega, in modo consequenziale, la finanziarizzazione delle società (ex) democratiche dell'eurozona con il punto di approdo, solo in apparenza inatteso e, per taluni, sorprendente, della futura (ed imminente) regolazione €uropea dei titoli sovrani come risk weighted assets

Questa finanziarizzazione passa, come s'è visto, per la sottoposizione istituzionale, per via di trattato internazionale, autoffermatosi al di fuori dei limiti dell'art.11 Cost., dell'attività finanziaria dello Stato, e quindi in definitiva del suo perseguimento dei fini che concretizzano la sovranità costituzionale, ai "mercati".  

S'è altrettanto visto come tale assoggettamento dello Stato sovrano, per via di trattato contra Constitutionem, si stabilizzi in un insieme di politiche obbligate che non solo rendono lo Stato debitore di diritto comune, - laddove la sua sovranità si esprimerebbe normalmente nel non "doverlo" essere-, ma che conducono l'intero substrato sociale di tale Stato, cioè la comunità dei cittadini, nella condizione crescente di debitori, soggetti, con il crescere inevitabile di questa "esposizione", dapprima alla vincolata riduzione del reddito e del conseguente risparmio, e poi, inevitabilmente, all'escussione del loro patrimonio a garanzia di questo credito verso il settore finanziario.

 

3. Cerchiamo perciò, di precisare la radice normativa "internazionalistica" di questo meccanismo implacabile, quantomeno per dare risposta a chi non riesce a comprendere come esso si sia innescato e stia sempre più agendo, ed anzi, esaltando le aspirazioni "idealistiche" enunciate nel Manifesto di Ventotene, come se fosse coerente contrapporle, (invece che porle alla sua base), alla prevalenza dell'ordine sovranazionale dei mercati come nuovo detentore della effettiva sovranità.

Questo passaggio dimostrativo ci consentirà altresì di capire quale visione della sovranità, appunto ricollocata al di fuori del suo fondamento costituzionale, giunga a far pronunciare a un leader politico come Bersani, senza suscitare particolari reazioni mediatiche o culturali, una frase come "La prima cosa che dobbiamo dire all’Europa, ai mercati, al mondo, agli italiani è: quando si vota". 

Come accade, cioè, che il principale momento costituzionalmente previsto di esercizio diretto della (ormai molto teorica) sovranità popolare sia apertamente subordinato, nella sua opportunità circa il "se" e il "quando", ad una primaria responsabilità verso l'UE e i mercati, giungendo solo all'ultimo posto il renderne conto al popolo italiano, che di questa sovranità è il titolare in base all'art.1 Cost.?

 

4. Partiamo da questo interrogativo per risolvere un problema che, in un certo senso critico, Zagrelbesky, si pone ma esclusivamente come registrazione di un effetto e al di fuori di qualsiasi indagine, anche solo normativa, circa le sue cause.

Il suo ragionamento è tratto da uno scritto che, già nel titolo, pare porsi il problema della sovranità: G. Zagrebelsky, "Fondata sul lavoro. La solitudine dell'art. 1", Torino, Einaudi, 2013, pp. 53, 67-69.

Qui il momento descrittivo degli effetti: 

"[...] l'economia finanziarizzata, con i suoi "prodotti" immateriali (quelli gli operatori finanziari offrono agli ingenui risparmiatori o ai troppo furbi speculatori) e con le sue "operazioni" finanziarie (quelle che si decidono in consigli d'amministrazione che non rispondo a nessuno), s'è sciolta da questo legame [con l'interesse generale]. Essa ha scavato un solco che la divide dalla vita concreta delle collettività, sulle quali essa scarica il peso dei suoi fallimenti, mentre tiene per sé, per la ristretta nuova classe che la muove, gli effetti dei suoi successi. L'economia della finanza non adempie alcuna funzione sociale, è parassitaria, saprofita."

E qui, il clou del mistero

"Il dominio dei mercati finanziari ha cambiato la nostra vita, *senza che nemmeno che [sic] ci si accorga di come ciò è avvenuto*. Per correre dietro alla speculazione finanziaria - "ce lo chiedono i mercati", "i mercati non capirebbero", "i mercati hanno bisogno", ecc. - la sovranità dei popoli è stata messa sotto tutela, la democrazia è stata impoverita, i diritti compressi o negati, la coesione sociale lacerata e, per venire al nostro tema, il bene-lavoro ha perso il suo valore di fondamento della vita sociale ed è diventato un effetto secondario o eventuale". 

 

5. Di certo, Bersani e Zagrelbesky, il primo dando per scontato (e incontestabile) il consolidamento di tali effetti, il secondo stigmatizzandoli, ma non sapendo indicare come ciò sia avvenuto, dovrebbero o potrebbero facilmente conoscere la radice istituzionale di essi.  

Arturo ce ne aveva offerta una sintesi fenomenologica sulla diretta derivazione dai trattati europei:

a) Rapporto sulla convergenza della BCE, maggio 2010, pagg. 25-6

"Il divieto di finanziamento monetario è fondamentale per assicurare che il raggiungimento dell’obiettivo primario della politica monetaria (principalmente il mantenimento della stabilità dei prezzi) non sia ostacolato. Inoltre, il finanziamento del settore pubblico da parte delle banche centrali attenua gli incentivi per una *disciplina di politica fiscale*. Tale divieto deve pertanto essere interpretato estensivamente in modo da assicurare una sua rigorosa applicazione ed è soggetto solo ad alcune esenzioni limitate contenute nell’articolo 123, paragrafo 2, del trattato e nel Regolamento (CE) n. 3603/93." 

Non è ancora abbastanza chiaro? 

b) Prendiamo allora il regolamento 3603/93, considerando 8, che chiarisce la ratio dell'eccezione rispetto al principio generale:

"considerando che, nei limiti fissati dal presente regolamento, l'acquisizione diretta, da parte della banca centrale di uno Stato membro, di titoli negoziabili del debito pubblico di un altro Stato membro non può contribuire a sottrarre il settore pubblico alla *disciplina dei meccanismi del mercato* se l'acquisizione è effettuata unicamente ai fini della gestione delle riserve valutarie;"

 

6. La conclusione è che le denunce di effetti di cui non si indicano mai le cause (in tutto il libro non si fa menzione né un vago accenno né all'euro né ai trattati europei) e che si concludono invariabilmente col più Europa, risultano del tutto inutili per individuare una qualunque soluzione e, anzi, rafforzano le difficoltà da cui si vorrebbe uscire.

Oggi, come abbiamo ancora una volta visto nel post precedente, la prospettiva della nuova disciplina dell'eurozona di riqualificazione dei titoli sovrani come risk weighted assets, è solo lo sviluppo coerente di questa finanziarizzazione e di questa disattivazione della sovranità degli Stati, sottraendola ai popoli che ne sono i detentori in base alle Costituzioni democratiche.

6.1. Ancora una volta Arturo segnala i fondamenti teorico-economici e istituzionali di tale inevitabile step ulteriore in questa univoca direzione (inserisco nel suo commento la traduzione in italiano dei brani in inglese):

"Sulla proposta di nuovo regolamento, segnalo, fosse sfuggita a qualcuno, la pregevole intervista a Marco Zanni realizzata da Messora.
Vale la pena linkare anche l'intervento di Benoît Cœuré di cui parla Zanni: il nostro ammette candidamente che la rischiosità del debito pubblico dei paesi dell'eurozona dipende esclusivamente dall'assetto istituzionale di quest'ultima

"E nelle economie più avanzate, come altrettanto nella maggior parte dei modelli macroeconomici, il debito degli Stati è concepito anch'esso come sicuro.

Sussiste un'effettiva piena unificazione (ndr: intesa come armonizzazione nei fini) tra il bilancio della banca centrale e quella dell'autorità fiscale, tale da rendere il debito governativo risk-free in termini nominali.

La banca centrale può gartantire il suo pagamento in liquidità e per il suo pari valore in tutti gli Stati del mondo. Perciò non c'è alcun rischio di credito connesso ai  sovereign bonds, sebbene essi possano tuttavia comportate un rischio di inflazione se la banca centrale è sollecitata dal governo a finanziare deficits inflazionari.  

Nell'area euro, tuttavia, questa stessa relazione istituzionale non può applicarsi.

Si ha una banca centrale e diciannoce differenti autorità fiscali, i paesi membri non assumono la responsabilità per il debito di ciascun altro, e alla Banca Centrale Europea, per ottime ragioni, è vietato dal Trattato "il "finanziamento monetario", che significa l'acquisto diretto del debito dei vari Stati membri ".

E quali sono queste "very good reasons"? 

Presto detto: "Il debito sovrano nell'eurozona è così esposto al rischio di credito in un modo in cui non lo sono le altre economie avanzate"

E ciò accade invero per un disegno intenzionale. La costruzione dell'eurozona - la proibizione di finanziamento monetario racchiusa nel trattato UE, la “no bailout clause”– è deliberatamente intesa a incoraggiare i mercati a differenziare tra i debiti sovrani dell'eurozona basandosi sulla loro sostenibilità fiscale.

L'idea è che l'esercizio della disciplina di mercato appresterà un continuo controllo sulle azioni dei governi, che condurrà a sua volta a politiche più solide (ndr; tali nella visione dei mercati, cioè dei creditori finanziari, secondo la logica del loro profitto, quindi sul piano delle garanzie di restituzione del capitale e della vantaggiosità dei rendimenti, accettabili come interessi reali positivi, quindi superiori all'inflazione).

Insomma, la cara dottrina delle banche centrali indipendenti, effettivamente "nuova" solo in apparenza, secondo cui lo Stato deve mettersi in mano ai mercati finanziari, severi ma infallibili giudici della "soundness" delle politiche pubbliche.

Basterà (si domanda Arturo) quanto sopra per risolvere finalmente il "mistero" di Zagrebelsky o continueremo ancora a lungo a sentire il ritornello finanza kativa/Europa buona?

 

7. Poiché c'è da ritenere che il mistero possa ancora a lungo rimanere tale, per avere qualche probabilità in più di una "improvvisa" di realizzazione (se non in Bersani, almeno in Zagrelbesky, che almeno scorge delle criticità nella sovranità lasciata ai "mercati" finanziari),  traduciamo anche il brano linkato (sempre da Arturo) relativo alla "apparenza" della novità della dottrina delle banche centrali indipendenti (la teoria è esplicitata in modo eloquente, ma non è per questo attendibile nei suoi vari passaggi, rinviando al riguardo alla trattazione della dottrina della BC indipendenti sopra linkata):

"La Commissione sulla valuta e gli scambi si focalizza sull’inflazzzione (chi l’avrebbe detto!):  

L'inflazione è una "modalità di tassazione non-scientifica e dissennata" (v. qui, pensiero ripreso da Einaudi, in "addendum") che produce costi della vita più elevati e consequente "malessere del lavoro".

“In secondo luogo le banche, in particolare le banche di emissione, devono essere indipendenti dalla pressione politica al fine di agire esclusivamente “entro le linee di una finanza prudente"(Resolution III, 28). 

Più specificamente, i tassi di interesse devono salire al fine di restringere il volume del credito disponibile. Invero, "se il saggio controllo del credito porta al denaro "caro", questo risultato aiuterà di per sè a promuovere l'economia" (Resolution VII, 29). La commissione è consapevole che queste misure accrescono il costo della restituzione del debito flottante. Tuttavia afferma:

“non vediamo ragioni del perché la comunità nella sua capacità collettiva (cioè i Governi) dovrebbero essere soggetti a qualcosa di meno della normale misura di restrizione del credito che riguarda i membri individuali della comunità"  (Resolution IV, 28).” 

Cioè lo Stato deve mettersi in mano ai mercati finanziari: lo sappiamo benissimo che il senso dell’indipendenza delle banche centrali è questo, ma le conferme fan sempre piacere.

Ovviamente “a  Brussels si è già concordi sul fatto che “E' altamente desiderabile che i paesi che hanno deviato da un effettivo gold standard debbano ritornare ad esso,” [Resolution VIII, 19].”

 

8. Passiamo a Genova:  

“La necessità della  political independence of central Banks allo scopo di condurre una finanza prudente è proclamata nella seconda risoluzione della Commissione per la moneta. Comunque, la Commissione di Genova, espande la necessità di cooperazione e coordinamento tra banche centrali al fine di ottenere la stabilità monetaria. See Resolutions III and XII of the Currency Commission. Il principio del free trade è centrale per la Commissione sui Cambi.
Così, nella misura in cui ci sia un deficit nel bilancio annuale di uno Stato, che è finanziato creando moneta fiduciaria o credito delle banche, nessuna riforma delle divise è possibile e nessun approccio all'istituzione di un gold standard è fattibile

La più importante riforma di tutte è quella di portare al pareggio la spesa annuale dello Stato, senza la creazione di nuovo credito non rappresentato da nuovi assets. 

Il pareggio di bilancio richiede adeguata tassazione ma se la spesa pubblica è così elevata da portare la tassazione a un punto che va oltre ciò che può essere prelevato dal reddito di un paese, la tassazione potrebbe condurre ancora all'inflazione.

Ridurre l'inflazione del Governo è il vero rimedio.

Il pareggio di bilancio dovrà essere esteso al punto da rimediare un deficit della bilancia dei pagamenti esterni, attraverso la riduzione dei consumi interni. [Resolution VII, 3]” Questa “distruzione” della domanda interna però mi ricorda qualcosa…:-)

8.1. D’altra parte tanta severità è inevitabile: “La Conferenza è dell'opinione che la severa applicazione dei principi sopra delineati è la condizione necessaria per il ristabilimento delle finanze pubbliche su solide basi.

Un paese che non si adegui al più presto nell'esecuzione di tali principi è condannato senza speranza di ripresa economica (doomed beyond hope of recovery).” 

Anche questo catastrofismo non mi risulta del tutto nuovo… 

 

9. Ecco appunto: queste sono le indicazioni delle Conferenze di Bruxelles e Genova del 1920 e del 1922, con le quali i banchieri centrali e gli esperti economisti del tempo volevano curare la "ripresa" economica del "primo" dopoguerra

E l'inflazione non è la "più ingiusta delle tasse": ma era, e rimane, in relazione inversa con il livello di disoccupazione (se si rammenta che i disoccupati non hanno alcun reddito), mentre, entro limiti fisiologici, è in relazione diretta con gli investimenti (nell'economia reale) sul proprio territorio nazionale.

Poi venne la crisi del 1929 e si accorsero che non riuscivano a venirne a capo con queste grandi ideone.

Ma sono le stesse del Manifesto di Ventotene (a saperlo leggere entro le sue linee ispiratrici einaudiane) e, naturalmente, dell'€uropa della pace e del benessere...

 

10. A proposito, c'è qualcuno che si illude ancora che si possa riformare tutto questo?

Sarebbe come chiedere uno sconto sul prezzo a un venditore di auto dopo aver acquistato, pagandola interamente, l'auto, ed averla usata per alcuni anni e centinaia di migliaia di kilometri. Se l'auto si rivela un bidone, non puoi aspettarti, a quel punto, che NON ti dicano: "il contratto è eseguito, il prezzo è stato liberamente pagato e ormai non accettiamo reclami".

Semmai, voler curare l'€uropa col "più €uropa" (o "da dentro", che è la stessa identica cosa) significa pagare un sovrapprezzo per il bidone.

Appunto: i titoli pubblici come risk weighted assets e la istituzionalizzazione della Trojka come "grande riforma".  

Comments

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frakk
Monday, 27 February 2017 12:57
vedi, io non ho problemi a parlare di uscita dall'euro, sovranità ed ecc... è un discorso minimo di dignità, del fatto che rimandare a un'intervista su youtube di "byoblu" neanche si avvicina alla soglia della decenza. La VERA sinistra (che vuol dire? io mi sento anticapitalista) ha bisogno di organizzarsi, di organizzare la propria classe. Gli opinionisti, i bloggers, si sforzino di essere un minimo all'altezza e al servizio della suddetta classe.

Quoting pierre57:
Ma davvero quel tale qui sopra vuole sproloquiare di "interventi a caso sulla sovranità"?(sic). Vada a sproloquiare assieme alle sue lamentele di fan dell'euro in un contesto più "amico". Brava "Sinistra in Rete" ma soprattutto bravo Barra Caracciolo che resta sempre una delle menti più lucide di quella sinistra(VERA) che non ha buttato il cervello al macero.
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pierre57
Sunday, 26 February 2017 14:47
Ma davvero quel tale qui sopra vuole sproloquiare di "interventi a caso sulla sovranità"?(sic). Vada a sproloquiare assieme alle sue lamentele di fan dell'euro in un contesto più "amico". Brava "Sinistra in Rete" ma soprattutto bravo Barra Caracciolo che resta sempre una delle menti più lucide di quella sinistra(VERA) che non ha buttato il cervello al macero.
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Max_sic
Thursday, 23 February 2017 17:07
Ottimo come sempre 48, è un must per chi vuol capire i corsi e risorsi e l'intreccio tra passato e presente, tra economia e forma giuridica. Poi come sempre arriva qualche euroinomane che pensa che tutto si risolva con le curve IS LM, ma d'altronde se non hanno capito finora significherà ben qualcosa.
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Eros Barone
Tuesday, 21 February 2017 23:15
Condivido la costernazione di Francesco ed esprimo la mia preoccupazione per lo scarso discernimento dimostrato nella selezione di non pochi articoli che vengono proposti in questo sito, per altri versi sicuramente meritorio.
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Francesco
Tuesday, 21 February 2017 16:52
ma davvero la "sinistra in rete" propone questi sproloqui a caso sulla sovranità? con interviste di Byoblu?
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