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azioni parallele

Franco Lolli, Günther Anders

di Alessio Cernicchiaro

der schriftsteller gunther andersLa casa editrice Orthotes, da anni attiva nel campo della saggistica filosofica, ha lanciato nel 2014 la collana Sillabario, il cui scopo dichiarato – come spiega in apertura il direttore della collana Federico Leoni – è quello di presentare un autore classico (della filosofia, della letteratura o della storia dell’arte) in modo tutt’altro che classico tentando, come diceva Nietzsche, «un esperimento con la Verità» (p. 2).

In questo primo (e per ora unico) volume della nuova collana lo psicoanalista lacaniano Franco Lolli, autore già di numerose pubblicazioni,1 ci racconta la sua passione segreta per il filosofo Günther Anders, maturata dopo «l’incontro folgorante con i suoi testi più conosciuti» (p. 5), vale a dire i due volumi de L’uomo è antiquato.

In questa sua opera capitale, Anders sostiene che la tecnica moderna sia ormai diventata l’unico soggetto incontrastato della storia, detronizzando da tale ruolo l’umanità, e che sia inoltre responsabile di una vera e propria mutazione antropologica: l’uomo contemporaneo, difatti, è diventato antiquato di fronte ai propri prodotti, i quali hanno effetti ormai così smisurati ed imprevedibili da non riuscire più ad essere compresi e neppure immaginati dal loro utilizzatore; il risultato finale di quest’incapacità di previsione degli effetti del proprio fare è che l’essere umano oggigiorno non è più nelle condizioni di potersi assumere la responsabilità delle azioni che compie direttamente o indirettamente.

Questa frattura (questa “discrepanza” o “dislivello prometeico”, come li definisce Anders) che si è aperta nell’età contemporanea tra la capacità produttiva dell’essere umano e le sue facoltà psichiche ed emozionali è la causa principale dell’irruzione del “mostruoso” nella storia moderna (di cui i campi di concentramento nazisti e i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki sono solo gli esempi più tragicamente noti) ed è ciò che mette in pericolo l’esistenza futura dell’umanità intera, minacciata da un’estinzione di massa causata da un’apocalisse termonucleare.

In apertura del suo saggio, anche in virtù della sua formazione non specificamente filosofica, Lolli dichiara che non intende fare un’esposizione sistematica dell’opera e del pensiero di Anders, ma di voler piuttosto meditare sulla «straordinaria prospettiva teorica aperta dal filosofo di Breslavia e su quegli scorci fecondi del suo pensiero che hanno avuto un effetto di ripercussione sul mio» (p. 6). Questa scelta programmatica di una trattazione non accademica della filosofia di Anders appare certamente consonante con l’antisistematicità radicale del pensiero eretico del filosofo tedesco. Ecco dunque che leggendo il saggio di Lolli vediamo via via presentati in ordine sparso quasi tutti i concetti cardine del pensiero di Anders (come la “vergogna prometeica”, il “dislivello prometeico”, la “medialità”, il “totalitarismo morbido”, ecc.) con rapide appassionate pennellate, che lasciano al lettore il compito di approfondire tali concetti attraverso la lettura diretta delle opere del filosofo tedesco, in gran parte disponibili nella traduzione italiana.

A volte, nel corso della lettura di questo breve saggio, si sente la mancanza di un’esposizione più ricca ed approfondita. Per esempio manca un’accurata biografia di Anders, essenziale alla comprensione dei temi della sua speculazione, la quale prende sempre il via da “occasioni”, da eventi contingenti e da esperienze personali. Nel saggio di Lolli, inoltre, non viene forse abbastanza analizzato come nel pensiero del filosofo tedesco, dopo lo sgancio della prima bomba atomica della storia su Hiroshima il 6 agosto 1945, avvenga una violenta cesura. Anders stesso individuerà in questo giorno il momento di una svolta radicale nella sua filosofia, di una sua personale Kehre: il passaggio dal pensiero fisso giovanile dell’“Uomo senza mondo” a quello della maturità di un “Mondo senza uomo”. Il fatto poi di concentrare eccessivamente la propria analisi sulle opere e sul pensiero del “secondo Anders” (cioè essenzialmente sui due volumi de L’uomo è antiquato, tralasciando quasi completamente tutta le sua produzione precedente, fatta eccezione per i suoi saggi antropologici giovanili) non mette adeguatamente in risalto, ad esempio, che dal confronto con alcune opere letterarie ed artistiche, oggetto dei suoi saggi di estetica, dalla loro analisi ed interpretazione e dalla frequentazione di alcuni di questi artisti (uno su tutti Brecht), il filosofo tedesco ne uscirà profondamente influenzato sul piano filosofico, oltre che su quello letterario: Anders difatti imparerà alcune impostazioni metodologiche (come l’inversione e l’estraneazione, il deformare per constatare e la centralità della fantasia come organo della conoscenza), senza le quali la sua opera e la sua filosofia risultano difficilmente comprensibili. Così come sembra imprescindibile, per capire il pensiero di Anders, porre molta attenzione alla sua formazione filosofico-fenomenologica, prima con Husserl e poi con Heidegger. L’antropologia negativa di Anders è infatti pensata in aperta polemica con la filosofia del suo tanto criticato maestro Heidegger: il suo concetto di “Uomo senza mondo” è in aperta antitesi col celebre esistenziale heideggeriano del Dasein come “essere-nel-mondo”. Non solo. Tutta la filosofia di Anders è di fatto pervasa da una strisciante e corrosiva critica a Heidegger, al filosofo “mediocre moralmente quanto grandioso speculativamente”, al suo linguaggio oscuro ed esoterico e al suo pensiero pseudo-concreto. È bene però precisare che quello che Anders criticherà strenuamente è il pensiero del “primo Heidegger” e della sua opera fondamentale Essere e tempo, mentre per quanto riguarda la riflessione sulla tecnica la filosofia di Anders delle opere della maturità ha molti punti in comune con quella del suo vecchio maestro (basti qui accennare ai saggi heideggeriani intitolati La questione della tecnica e L’abbandono). Nonostante queste innegabili assonanze, l’esito della speculazione dei due filosofi tedeschi è molto distante, a volte addirittura agli antipodi: Heidegger, nei suoi saggi prima citati, invita i suoi contemporanei a dire di sì e di no contemporaneamente alla tecnica con un atteggiamento di contegno, di abbandono di fronte alle cose e ravvisa il pericolo supremo del nostro tempo nel fatto che la tecnica possa trasformare tutto il pensiero dell’uomo in pensiero calcolante (quello meramente tecno-scientifico), un pericolo a suo dire ancor peggiore di una terza guerra mondiale. Anders, dal canto suo, ha sacrificato la sua intera vita per mettere in guardia i suoi simili dai pericoli reali insiti nella tecnica moderna (ovvero l’estinzione della vita sulla terra a causa delle armi nucleari) e ad elaborare una nuova etica che possa finalmente essere adatta all’era atomica; egli ha fieramente disertato nella prassi (come ebbe invece modo di rimproverargli il suo vecchio maestro), militando nel movimento antinucleare internazionale o come membro del Tribunale Russell durante la guerra del Vietnam, portando avanti con ostinata coerenza le idee che andava professando nelle sue opere. E questo perché, come disse una volta in un’intervista, «quando le testate nucleari si accumulano, non ci si può fermare a spiegare l’Etica Nicomachea».

A mio modo di vedere le parti più interessanti ed originali di questo breve saggio di Lolli sono le assonanze, che l’autore mette bene in evidenza, tra il pensiero di Anders e quello di Lacan sulla questione della critica alla psicoanalisi nordamericana della seconda metà del Novecento, nella sua tendenza cioè a promuovere la conformazione degli individui all’ideale dominante del consumismo più sfrenato, invece di realizzare l’intento originario freudiano di «infettare» l’America con il messaggio sovversivo della psicoanalisi. Scrive a tal proposito Lolli che tanto Anders quanto Lacan

a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, evidenziarono il lento processo di distanziamento della psicoanalisi statunitense dal testo di Freud, compiuto parallelamente al suo progressivo e inesorabile assorbimento all’interno di quel sistema che, in origine avrebbe voluto mettere in discussione (pp. 8 e 9).

 L’esito di questo assoggettamento della psicoanalisi americana alle esigenze economico-sociali e politiche del capitalismo fu (e lo è tuttora) lo sviluppo di tecniche terapeutiche finalizzate all’addomesticamento dell’individuo e la tendenza a rendere patologica ogni condizione ed espressione della propria soggettività che risulti eccentrica rispetto ai comportamenti imposti dalla società dei consumi.

Nel capitolo intitolato Il megafono delle potenze conformanti, Lolli enuncia in maniera concisa ma puntuale le critiche che Anders muove alla psicoanalisi nelle pagine dei suoi diari filosofici degli anni Quaranta scritte durante l’esilio del filosofo ebreo-tedesco negli USA, e raccolte nel volume intitolato Amare ieri. Appunti sulla storia della sensibilità pubblicato dalla casa editrice Bollati Boringhieri.

Lolli però non si limita a riportare le critiche del filosofo tedesco alla psicoanalisi, ma mette anche bene in evidenza la grande influenza che su Günther Anders ha avuto il pensiero di Freud, soprattutto per quanto riguarda l’occasionalismo del suo filosofare: come il padre della psicoanalisi, infatti, aveva posto al centro della sua indagine manifestazioni ritenute fino ad allora irrilevanti (lapsus, motti di spirito, sogni, sintomi nevrotici e così via) ravvisando in esse il nucleo di verità del soggetto, Anders pone al centro della sua analisi filosofica oggetti e fatti del nostro mondo contemporaneo, totalmente dominato dalla tecnica, che sono apparentemente senza importanza, ma capaci di rivelare, ad un’attenta indagine fenomenologica, significati nascosti e prospettive inedite.

Il saggio di Lolli vuole essere una sorta di breve introduzione al pensiero di un grandissimo filosofo del Novecento ancora troppo poco conosciuto (non solo nel nostro Paese) e indebitamente trascurato dall’ambiente accademico; si tratta di un testo che può certamente risultare utile ad aprire finalmente in Italia un dibattito più ampio sulla filosofia sempre più attuale di questo filosofo così “inattuale”.

Franco Lolli
Günther Anders
Napoli-Salerno, Orthotes Editrice, 2014
94 pp., ISBN: 978-88-97806-55-4
10,00
 
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Note al testo
1 Tra le più recenti segnaliamo F. Lolli, È più forte di me. Il concetto di ripetizione in psicoanalisi, Alberobello, Poiesis, 2012; Id., L’epoca dell’inconshow. Dimensione clinica e scenario sociale del fenomeno borderline, Milano-Udine, Mimesis 2012 e Id., L'uno per uno. Elementi di diagnosi differenziale in psicoanalisi, Alberobello, Poiesis, 2015. Oltre a queste pubblicazioni, più specificamente psicoanalitiche, nel 2015 Lolli è stato il curatore, assieme a Luigi Francesco Clemente, di una nuova edizione del saggio antropologico di G. Anders, Patologia della libertà. Saggio sulla non-identificazione, Napoli-Salerno, Orthotes, 2015.

Comments

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marco
Monday, 28 September 2015 11:52
A tutti gli estimatori di Anders, o a chi volesse conoscere il suo pensiero, consiglio il libro scritto dall'autore della recensione (Cernicchiaro Alessio) intitolato "Günther Anders. La Cassandra della filosofia. Dall'uomo senza mondo al mondo senza uomo" edito dalla casa editrice Petite Plaisance di Pistoia.
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