- Details
- Hits: 327
L'ultimo appello di Julian Assange
di Rossella Fidanza
Martedì Assange presenterà il suo ultimo appello ai tribunali UK per evitare l'estradizione. Se verrà estradato, sarà la morte delle indagini sui meccanismi interni del potere da parte della stampa
LONDRA. Se a Julian Assange verrà negato il permesso di appellarsi alla sua estradizione negli Stati Uniti davanti a una commissione di due giudici dell'Alta Corte di Londra questa settimana, non gli resterà altro che ricorrere al sistema legale britannico. I suoi avvocati possono chiedere alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) una sospensione dell'esecuzione ai sensi dell'articolo 39, che viene concessa in "circostanze eccezionali" e "solo quando esiste un rischio imminente di danno irreparabile". Ma è tutt'altro che certo che il tribunale britannico sarà d'accordo. Potrebbe ordinare l'estradizione immediata di Julian prima di un'istruzione ai sensi dell'articolo 39 o decidere di ignorare la richiesta della Corte europea dei diritti dell'uomo di permettere a Julian di essere ascoltato dal tribunale.
La persecuzione di Julian, che dura da quasi 15 anni e che ha avuto pesanti ripercussioni sulla sua salute fisica e psicologica, avviene in nome dell'estradizione negli Stati Uniti, dove verrebbe processato per la presunta violazione di 17 capi d'accusa della legge sullo spionaggio del 1917, con una potenziale condanna a 170 anni.
Il "crimine" di Julian è quello di aver pubblicato nel 2010 documenti classificati, messaggi interni, rapporti e video del governo e delle forze armate statunitensi, forniti dalla whistleblower dell'esercito americano Chelsea Manning. Questo vasto materiale ha rivelato massacri di civili, torture, assassinii, l'elenco dei detenuti di Guantanamo Bay e le condizioni a cui erano sottoposti, nonché le regole di ingaggio in Iraq. Coloro che hanno perpetrato questi crimini - compresi i piloti di elicotteri statunitensi che hanno abbattuto due giornalisti della Reuters e altri 10 civili e ferito gravemente due bambini, tutti ripresi nel video Collateral Murder - non sono mai stati perseguiti.
- Details
- Hits: 625
A Monaco si è decisa la rottura della NATO che conoscevamo
di Giuseppe Masala
Mai come quest'anno è stata di cruciale importanza la Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Münchner Sicherheitskonferenz MSC) che si è svolta la settimana scorsa nella città bavarese e che ha visto le élites dei paesi più importanti sotto l'aspetto diplomatico e militare dibattere sui temi d'attualità della sicurezza mondiale. Inutile sottolineare che ovviamente la Russia non è stata invitata in ossequio alla strategia che vorrebbe trasformare Mosca in un paria mondiale.
Naturalmente i mass media generalisti si sono concentrati sugli aspetti ormai quasi folkloristici dei vertici internazionali, come per esempio il solito - trito e ritrito - discorso del Presidente ucraino Zelenskij a caccia di armi e finanziamenti dai cosiddetti paesi “donatori” e alleati.
Comunque, dietro il palcoscenico spesso accadono le cose più importanti. A mio avviso è stato così anche in questa conferenza di Monaco. Aleggiava infatti nei discorsi pubblici e nelle interviste ai giornalisti, un Convitato di Pietra, innominato e innominabile, ma non per questo meno importante. Si tratta dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Fantasma reale e palpabile, non foss'altro che per il semplice fatto che è candidato – e grande favorito – nelle elezioni presidenziali di fine anno.
- Details
- Hits: 510
I veri attori sono le lobby d'affari, non gli stati
di comidad
È davvero commovente lo zelo con il quale i nostri media e i nostri politici cercano di convincerci che Putin è un tipo poco raccomandabile. Magari i suoi supporter ancora credono che Putin abbia preso il potere in Russia, e lo abbia mantenuto per quasi un quarto di secolo, grazie alla sua qualità di essere il più lesto ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada. In realtà nessuno pensa che Putin sia uno stinco di santo e sono altri i motivi per cui è diventato popolare tra i cosiddetti “populisti” o “sovranisti”.
Le attuali oligarchie euro-americane sono sempre più sradicate e ostili nei confronti delle proprie popolazioni, che trattano come cavie e immondizia. Si parte da questo dato oggettivo, ma poi scatta nuovamente il senso di gerarchia, la reverenza culturale nei confronti delle classi superiori. Invece di constatare che queste bolle oligarchiche sono composte da cleptocrati parassiti e pupazzi animati dal movimento dei soldi, si prendono sul serio le distopie globaliste e transumaniste dei vari Forum di Davos, che sono in realtà prodotti dei loro addetti alle pubbliche relazioni, cioè pubblicità confezionata con materiali eterogenei.
- Details
- Hits: 366
L’icona Navalny e l’ingrato Assange
di Norberto Fragiacomo
Ogni morte va pianta e quelle avvenute in prigione sono ancor più tragiche delle altre, ma la prematura scomparsa di Aleksey Navalny non è di certo un “affare” vantaggioso per il Presidente Vladimir Putin, la cui immagine internazionale era stata appena rilanciata dalla clamorosa intervista firmata Tucker Carlson (cioè, in primis, dai contenuti espressi dall’intervistato), oltre che dalla brillante conquista di Avdiivka. A un mesetto dalle elezioni presidenziali, con un’economia in salute e una ritrovata popolarità interna, il leader russo non aveva di sicuro bisogno di uno scandalo enfatizzabile a piacere dal nemico esterno né di eliminare un oppositore metamorfico, screditato e ormai pressoché inoffensivo, che soltanto per media embedded, opachi sponsor d’oltreoceano e politicanti occidentali costituiva una minaccia al suo potere.
Tralasciamo il particolare che il presunto delitto di Stato ha già un colpevole per “fatto notorio”: per condannare senza appello la Russia non occorrono prove e nemmeno indizi, come ampiamente dimostrato dalla vicenda North Stream e dall’operato di una sedicente corte internazionale messa in piedi per compiacere l’Occidente e agevolare spudoratamente le sue politiche aggressive, alle quali va addebitato il deflagrare della crisi ucraina (e non solamente di questa: serbi, iracheni, afghani, libici, siriani e gli stessi palestinesi hanno provato sulla propria pelle cosa comporti, in termini di lutti e distruzioni, la cosiddetta “esportazione della democrazia”).
- Details
- Hits: 732
Quello che non capiamo del conflitto in Ucraina
di Francesco Dall’Aglio*
Quello che viene continuamente nascosto dal sistema mediatico per portare avanti la narrazione che vede un piccolo paese resistere a una potenza e dunque favorire l’incessante flusso di armamenti è che l’esercito ucraino, al momento, è una delle più formidabili macchine da guerra che esista al mondo, per quantità di effettivi, esperienza di combattimento e quantità di equipaggiamenti. Ed è la NATO a tutti gli effetti per comandi, logistica, spionaggio, e non solo
Si continua a parlare delle perdite russe in Ucraina – il più delle volte solo a scopo di propaganda - ma per trattare l’argomento seriamente occorre fare due valutazioni: la prima specifica, per posti come Avdiivka o Ugledar, la seconda generale.
Iniziamo dal primo punto. Mi sembra che gli osservatori di questo conflitto sottovalutino, o ignorino del tutto, quanto poderoso e complesso sia il sistema di fortificazioni messo in piedi dal 2014 in poi, e quanto le fortificazioni siano estremamente difficili da superare anche bombardandole fino allo sfinimento.
- Details
- Hits: 661
Gli Stati Uniti d'Europa sarebbero o impossibili o reazionari
di Domenico Moro
Recentemente Marco Travaglio ha pubblicato un editoriale sul Fatto quotidiano, giornale di cui è direttore, intitolato “Il regalo di Trump”[i]. Nell’articolo Travaglio tocca il tema della costituzione di un unico esercito europeo, da porre al servizio di una politica estera europea indipendente dagli Usa. In pratica non sarebbe altro che la riduzione ulteriore della sovranità degli stati europei in un campo, quello delle Forze Armate e della politica estera, che rappresenta il nocciolo stesso dell’esistenza di uno Stato. Infatti, secondo i maggiori filosofi e sociologi, tra cui Max Weber[ii] e Frederick Engels[iii], lo Stato si caratterizza in primo luogo per il monopolio della forza su un dato territorio. Di conseguenza, la formazione di Forze Armate europee, unitamente a una politica estera comune, prefigurano la costruzione di un nuovo super-stato europeo, gli Stati Uniti d’Europa.
L’opinione di Travaglio è particolarmente interessante perché il direttore del Fatto quotidiano ha assunto sulla guerra tra Russia e Ucraina una posizione molto più equilibrata della stragrande maggioranza dei direttori dei quotidiani nazionali. Travaglio, inoltre, viene considerato di “sinistra”, malgrado il fatto che sia un liberale, che come giornalista si sia formato con Indro Montanelli e che si sia sempre collocato ideologicamente a destra. Ma questa sorta di confusione è del tutto naturale in un mondo in cui la maggior parte della sedicente sinistra, a partire dal Pds-Ds-Pd, ha attuato politiche di destra sul piano economico, comprendenti privatizzazioni e liberalizzazioni del mercato del lavoro (dal “pacchetto Treu” al jobs act), che hanno prodotto una diffusa precarizzazione. Un analogo spostamento a destra è stato attuato anche riguardo alla politica estera: il Pds-Ds-Pd è stato in Italia il maggiore paladino della Nato e delle regole del Patto di stabilità europeo, incluso il pareggio di bilancio, anche più di Berlusconi.
- Details
- Hits: 470
La polarizzazione ideologica negli Usa e il ruolo dei «Neocon» nell’America di oggi
di Tommaso Di Caprio
«Il potere genera responsabilità sia negli affari internazionali, che negli affari domestici e persino nei propri affari privati. Rifiutare o abdicare queste responsabilità è una forma di abuso di potere»[1]. È con questa breve frase che nel 1968 Irving Kristol riassumeva il senso della missione dei neoconservatori nel forgiare il futuro grandioso dell’America come guida del mondo libero.
A un primo fugace sguardo, il neoconservatorismo appare, ancora oggi, come un movimento intellettuale e politico dal perimetro estremamente variabile e indefinito, incapace di darsi una qualsivoglia strutturazione o di agire come effettivo gruppo di pressione, oltreché invariabilmente mutevole nelle simpatie politiche dei suoi esponenti più significativi.
E sebbene a coniare il lemma “neoconservatore” non fu Kristol, ma Michael Harrington all’inizio degli anni Settanta in un articolo intitolato “The Welfare State and Its Neoconservative Critics”, è al primo che si deve il successo del termine.
Nel tentativo di provare a identificare in modo netto un gruppo di intellettuali che pur dichiarandosi liberals (liberali) avevano smesso di riconoscersi nel partito democratico, sempre Kristol era solito definire il neoconservatorismo un «termine descrittivo più che normativo», in grado di cogliere il realismo che regna nel mondo.
- Details
- Hits: 661
A partire da Gershom Scholem, “Il nichilismo come fenomeno religioso”, la questione dell’elitismo e del messianismo politico
di Alessandro Visalli
Gershom Scholem fu, probabilmente, il migliore e più stabile amico di Walter Benjamin ma la sua vita si svolse, dopo un avvio comune, su strade e sentieri molto diversi. Filosofo, teologo e semitista proveniente da una famiglia ebraica tedesca, si trasferì molto presto in Israele e qui rimase fino alla morte, a ottantacinque anni, a Gerusalemme nel 1982. Nel percorso della sua ricerca fu uno studioso della storia delle religioni e, in particolare, della cabala oltre che dei movimenti mistici ebraici. In particolare del movimento sabbatiano (da Shabbĕtay Ṣĕbī). Vicino in gioventù al sionismo laico e socialisteggiante degli anni Dieci ne giudicò in modo severo l’evoluzione. In Walter Benjamin. Storia di un’amicizia[1], il suo libro sull’amico, dichiaro che “il sionismo si è ucciso vincendo”[2], distinguendo tra una versione mistico-religiosa e una ‘pratica’ mirante alla soluzione politica ben nota. Una pratica che evoca da sé le forze della sua distruzione spirituale e precipita nella “disperazione del vincitore [che] è ormai da anni la demonìa peculiare del sionismo”. Il quale con Buber, e tanto più quando si fa materia in Palestina, si vuole come ‘sangue e vita vissuta’ e quindi razza.
Di questo complesso autore leggeremo ora solo una piccola, ma interessante, conferenza, tenuta in Svizzera nel 1974, Il nichilismo come forma religiosa[3], nella quale l’autore riassume la storia di alcune forme del misticismo ereticale e messianico ebraico e cristiano. Per cominciare vediamo intanto cosa definisce come ‘nichilismo’: l’atteggiamento di colui che contesta per principio qualsiasi autorità, che quindi non accetta alcun principio per fede, a prescindere da quanto sia essa seguita. Si tratta di un atteggiamento invero oggi molto familiare. Per questo vale la pena ripercorrere il racconto di Scholem.
- Details
- Hits: 554
Siena. Polemica sul boicottaggio universitario a Israele. Botta e risposta tra attivisti e Montanari
di Redazione
Lunedì 19 febbraio, il comitato Palestina Siena è intervenuto alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università per Stranieri di Siena, contestando la ministra dell’Università e Ricerca.
Gli attivisti del comitato, tra cui alcuni studenti dell’università per stranieri di Siena, dopo aver esposto bandiere palestinesi e cartelli invocanti la fine del genocidio, hanno contestato alla Ministra Bernini la complicità del governo nel genocidio del popolo palestinese, chiedendo la fine immediata di ogni rapporto accademico con le università israeliane, partecipi al sistema di occupazione e di apartheid nella Palestina occupata.
A margine della contestazione è passato di là, mentre la DIGOS identificava i contestatori, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, cui è stata contestata la vicinanza al console onorario d’Israele Carrai e che ha pilatescamente sviato le sue responsabilità.
Al Rettore Tomaso Montanari, il comitato ha ribadito come la posizione da lui espressa su boicottaggio universitario non tenga conto da un lato del contesto storico, se così vogliamo chiamare il genocidio in atto dal 1949 a oggi, e dall’altro del ruolo delle Università israeliane nel sistema di Apartheid e di sfruttamento della Palestina.
- Details
- Hits: 309
Gaza, il doppio gioco di Washington
di Mario Lombardo
L’agenzia di stampa Reuters ha scritto questa settimana che l’amministrazione Biden starebbe preparando, per la prima volta dal 7 ottobre scorso, una risoluzione da sottoporre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui si chiede un cessate il fuoco a Gaza. Questa iniziativa, che arriva in contemporanea con l’ennesimo intervento americano per bloccare una tregua umanitaria nella striscia, è stata subito giudicata come una netta inversione di rotta da parte di Washington e il segnale della crescente impazienza nei confronti del regime di Netanyahu. Le motivazioni della Casa Bianca non sono probabilmente così nobili come possono apparire a prima vista e, comunque, gli unici provvedimenti che sarebbero realmente in grado di fermare il genocidio palestinese continuano a essere esclusi in maniera categorica.
Gli Stati Uniti hanno già messo il veto su due risoluzioni all’ONU che avrebbero potuto imporre la fine dell’aggressione militare, mentre in altre due circostanze avevano optato per l’astensione, anche se in questi ultimi casi il punto centrale era l’accesso a Gaza di aiuti umanitari. Nella giornata di martedì è arrivato il terzo intervento USA a favore di Israele, con il veto a una risoluzione presentata dall’Algeria e appoggiata da 13 membri su 15 del Consiglio di Sicurezza.
- Details
- Hits: 726
Er putiniano de fero (se il livello ha toccato il fondo si può sempre scavare)
di Il Chimico Scettico
Doverosa premessa: con la "scienza" siamo sempre lì...
Franco Prodi ha passato una vita a fare fisica dell'atmosfera. Si può essere d'accordo o no con le sue posizioni attuali ma non si può dire che quello che ha fatto fino al pensionamento non c'entri niente con il clima.
- Details
- Hits: 396
Elettriche ma non libere
di Tiziana Miano
In quest’era del “post”: post covid, post-contemporaneo, post-verità, in breve del post – umano, i discorsi sul potere, le sue manifestazioni e molteplici implicazioni nelle nostre vite, mai come adesso hanno occupato spazi fisici e di pensiero. Riflettere sulle cose però, impone un’attenta osservazione delle cose stesse e suggestioni e interrogativi presenti nei romanzi distopici aiutano a cogliere, più spesso di quanto si possa credere, quelle “avvisaglie di futuro”, quei processi non manifesti, ma già in atto, che diversamente rimarrebbero celati alle menti dei più.
Parziale, se non perfino ingenuo, sarebbe però affrontare tal genere di letture senza guardare (qui il terzo occhio è d’obbligo!) al “come” e al “perché” certe pubblicazioni hanno il potere di sollecitare precisi settori delle società odierne che, prontamente, si affannano a celarne, quando non a manipolarne, i preziosi “rimandi” all’oggi. Infine, ma non ultimo, ecco arrivare certa cinematografia che, più di tutti, si è assunta l’arduo compito di “mettere a posto le cose” con sapienti operazioni di profondo restyling, paragonabili solo alla migliore chirurgia estetica, e garantire così soddisfacenti quote di politicamente corretto.
- Details
- Hits: 661
Per un New Deal europeo
di Ernesto Screpanti*
C’è un problema che assilla la sinistra europea fin dagli anni della crisi del debito greco: come deve agire un governo popolare per evitare che l’UE faccia fare a un’altra nazione la fine che ha fatto fare alla Grecia? Le scelte effettuate all’epoca dai governi greci (sia quello di Papandreu, 2009-11, sia quello di Tsipras, 2015) causarono non solo una grande sofferenza economica ai loro cittadini, ma anche un grave danno politico alla sinistra europea. Secondo molti osservatori avrebbero dimostrato che i socialisti e i comunisti non hanno la soluzione ai problemi che le politiche e i trattati dell’Unione hanno causato ai popoli europei.
Io invece credo che la soluzione ce l’abbiano, e per dimostrarlo voglio proporre un esercizio di fantapolitica in cui ipotizzo che un governo di vera sinistra vada al potere in Italia.
Non bisogna essere un profeta per prevedere che, appena si sa nel mondo che c’è un ministro dell’economia di sinistra, i “mercati” cominciano a giocare al ribasso sul debito pubblico italiano. Le agenzie di rating declassano il nostro debito a spazzatura, la speculazione alza la testa e la situazione diventa difficile da gestire.
A quel punto interviene la Commissione Europea proponendo di usare la troika per salvare l’Italia dal default, chiedendo però che il governo somministri politiche che tranquillizzino i mercati, cioè propini al popolo una medicina “lacrime e sangue” fatta di tagli alla spesa pubblica, aumento delle tasse, riforme delle pensioni, abbassamento dei salari, aumento della disoccupazione e della povertà. Un governo di sinistra non può accettare queste condizioni.
Dovrebbe piuttosto approfittare della crisi per lanciare un forte programma di new deal. Ecco cosa dovrebbe fare secondo me.
- Details
- Hits: 456
Fare debito è di sinistra?
di Marco Bertorello e Danilo Corradi
Anche le forme dell'indebitamento hanno un segno di classe, riflettono i rapporti di forza. Quelle di questi anni hanno accresciuto le disuguaglianze
Dipende. Non intendiamo, con il pretesto di una provocazione, ribaltare il senso delle cose come fecero Alberto Alesina e Francesco Giavazzi ascrivendo il liberismo al campo della sinistra in un celebre libro, ma provare a fare qualche riflessione sugli ultimi decenni.
Per ragioni anagrafiche chi scrive è cresciuto in uno schema del dibattito politico abbastanza consolidato. Da una parte le politiche europee vocate al «rigore» di bilancio, cementate dal trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio del 1992, dall’altro l’opposizione alle politiche di austerity portata avanti dai movimenti sociali, da alcuni settori sindacali radicali, poi dal movimento antiglobalizzazione e dalla sinistra politica antiliberista che lo appoggiava (e di cui chi scrive faceva parte attivamente). Un’opposizione che via via si è allargata a forze politiche e intellettuali crescenti, seppur contraddistinte da tonalità differenti. Le ragioni dell’opposizione erano semplici: le politiche di austerity bloccavano la spesa sociale e gli investimenti pubblici, comprimevano diritti e riducevano il salario indiretto. Molti riproponevano un tradizionale e generico orientamento keynesiano, una politica in deficit spending che avrebbe permesso maggiore redistribuzione, ma anche maggiore crescita, che avrebbe ripagato (almeno in parte) il deficit iniziale.
La cosa interessante di questo schema politico sta nel risultato a trent’anni di distanza. Un risultato che ha il gusto forte del triplo paradosso.
I paradossi dell’austerity
- Details
- Hits: 684
Palestina–Ucraina: il realismo imperialista e le assurdità di certe compagnerie a sinistra
di Algamica*
Diviene necessario dover affrontare alcune questioni teoriche e politiche con la dovuta chiarezza con risvolti che sembreranno come pugni nello stomaco a chi aspira a una alternativa di sistema ideale attraverso i fantasmi ideologici di quel che rimane della sinistra occidentale incapace di considerare i processi materiali reali e il saldo della storia. Non tenerne conto – a essere buoni – porta lì dove non si pensa di arrivare.
Proprio perché la storia è il vero giudice inappellabile siamo obbligati a cercare di separare il grano dal loglio, o la farina dalla crusca, in modo particolare in una fase come quella attuale, cioè di crisi generale del modo di produzione capitalistico, mostrando la pericolosità di certe posizioni teorico-politiche nella prospettiva di una decomposizione generale del modo di produzione capitalistico.
È buona abitudine chiamare a testimoniare sempre i fatti per essere credibili e ci riferiamo, perciò, a chi usa lo stesso metodo nel campo avverso, cioè non di parlare a vuoto o di mestare in ideologia, per capire in che direzione si sta andando. Ci riferiamo a quanto sta accadendo in Palestina e in Ucraina ultimamente.
Chiediamo perciò pazienza al lettore se citiamo anche lunghi strali di quello che scriveva il 19 febbraio 2024 Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera in modo schietto e chiaro come lui sa fare.
«[…] una merce sempre assai rara è il realismo: cioè la conoscenza dei fatti e della loro storia, l’analisi obiettiva degli interessi in gioco» prendano bene nota le varie compagnerie «la valutazione delle soluzioni concretamente possibili fondata sui due fattori ora detti.
- Details
- Hits: 471
Atun: fuggito al rave attaccato il 7 ottobre, ucciso dai soldati israeliani
di Piccole Note
Un'altra crepa nella narrazione ufficiale di quel drammatico giorno
Haaretz racconta la storia Ofek Atun, sfuggito all’attacco del rave di Re’im a opera di Hamas del 7 ottobre scorso e ucciso poi dalle forze israeliane. Scampato all’attacco del rave rifugiandosi in un bunker, Atun si era diretto in automobile con la sua ragazza, Tamar, verso Nord, “mentre i razzi cominciavano a volare sopra di essi”. E aveva trovato rifugio presso il Kibbutz Alumim.
“La coppia – continua Haaretz – ignara che i soldati israeliani avevano già cacciato tutti i terroristi dal kibbutz, bussò freneticamente a diverse porte prima di fare irruzione nella casa di una coppia di anziani, che si era rifugiata in una stanza sicura”. Avendoli scambiati per terroristi, però, gli anziani chiesero aiuto alla sicurezza, intervenuta prontamente.
Dopo aver fatto evacuare i due residenti, un soldato entrò in casa, armato di una pistola, mentre l’altro gli copriva le spalle dalla finestra. Quanto accaduto successivamente non è chiaro. Scrive Haaretz: “Secondo un membro della squadra di sicurezza della comunità, Atun e il soldato hanno litigato e il soldato gli ha sparato più volte, scambiandolo per un terrorista”.
- Details
- Hits: 575
Mondo in frantumi eredità della Cia
di Jeffrey Sachs
TRAMARE SENZA PAGARE. I suoi metodi sono segreti e doppi. L’assenza di responsabilità permette ad agenzia e presidente di gestire la politica estera senza alcun controllo pubblico: il Congresso è uno zerbino
Esistono tre problemi fondamentali con la Cia: gli obiettivi, i metodi e la mancanza di responsabilità.
I suoi obiettivi operativi sono quelli che la Cia o il presidente definiscono essere nell’interesse Usa in un determinato momento, indipendentemente dal diritto internazionale o dalle leggi statunitensi. I suoi metodi sono segreti e doppi. L’assenza di responsabilità significa che la Cia e il presidente gestiscono la politica estera senza alcun controllo pubblico. Il Congresso è uno zerbino. Come ha detto un recente direttore della Cia, Mike Pompeo, parlando del suo mandato: “Ero il direttore. Mentivamo, imbrogliavamo, rubavamo. Avevamo interi corsi di formazione. Tutto questo ti ricorda la gloria dell’esperimento americano”.
La Cia fu istituita nel 1947 come successore dell’office of Strategic Services (Oss). L’Oss aveva svolto due ruoli distinti durante la Seconda guerra mondiale, l’intelligence e la sovversione. La Cia assunse entrambi i ruoli. Da un lato, doveva fornire informazioni al governo.
- Details
- Hits: 392
Il “peccato originale” dell’economia aziendale
di Eugenio Donnici
Alla Scuola di specializzazione di Roma3, il Professor Manni, nei suoi sermoni liturgici sull’economia aziendale, era solito richiamarsi a uno dei fondatori di questa disciplina, vale a dire Gino Zappa, allievo di Fabio Besta, evidenziandone il metodo scientifico, nell’analizzare i fatti di gestione. Tale disciplina ha avuto la sua espansione a macchia d’olio, nei primi anni 90 del secolo scorso, quando gli ospedali vennero trasformati in aziende, le USL in ASL, quando il modello aziendalista incorporò tutti gli Enti del Terzo settore e inglobò le stesse famiglie nel modello di aziende di consumo. A completare il quadro, ci pensò la scuola pubblica, che rimodulò la docimologia sui crediti e sui debiti.
Il far di conto è un’attività che affonda le sue radici nel mondo antico e prende corpo là dove si presenta la necessità di misurare le transazioni commerciali. Nella divisione del lavoro assunsero importanza e prestigio sociale lo scriba in Egitto, il logista in Grecia e il rationale a Roma, ma le tecniche contabili fecero un notevole passo in avanti, quando nel Medioevo Leonardo Fibonacci sostituì i numeri romani con quelli arabi e in pieno Rinascimento, quando Fra’ Luca Pacioli formulò per la prima volta il metodo della partita doppia.
- Details
- Hits: 263
Nord comanda Sud ? Anche no
di Marco Cattaneo
La tesi di parecchi euroausterici è che la garanzia integrale della BCE sui debiti pubblici dei vari Stati aderenti all’Eurozona sarebbe possibile solo se agli Stati del Nord fosse esplicitamente attribuito il controllo sulla finanza pubblica degli Stati del Sud.
Motivo ? Il Sud ha livelli di debito pubblico più alti, e percepiti come più rischiosi dai mercati. Se il Nord si deve sobbarcare un costo è giusto che abbia il controllo della situazione. E se questo è politicamente inaccettabile, non ci può essere garanzia BCE.
L’argomentazione ha una sua logica APPARENTE. Ma in realtà è infondata.
La garanzia della BCE non costa assolutamente niente al Nord. Se la BCE dichiara che il BTP italiano non renderà più del 2%, quello diventa il tasso di mercato, a cui i BTP vengono comprati e venduti. La Germania e gli altri paesi del Nord non devono pagare NULLA.
La garanzia sui debiti pubblici, insistono gli euroausterici, spingerebbe però il Sud ad aumentare deficit e debito ancora più di oggi. Ma questo è un problema solo per le sue potenziali conseguenze sull’inflazione.
- Details
- Hits: 466
L’Energia, i suoi equilibri e le forme sociali /1/
di Paolo Di Marco
1- L’auspicabile sparizione di Energia Oscura e Materia Oscura
L’Energia è uno dei concetti più semplici e insieme più abusati della Fisica.
Ovunque vi sia una forza se questa sposta un oggetto compie lavoro. (L≈FxS)
L’energia è la capacità di compiere lavoro, e a ogni campo di forza quindi è associata un’energia, che si può misurare, combinare, trasformare (ad esempio da energia potenziale a energia cinetica).
È un po' più complicato con l’uso in ambiti meno definiti, dato che è difficile stabilire una metrica e delle operazioni (controllabili e condivisibili) per l’energia morale o affettiva o mistica, per quanto uno senta di poterle descrivere e anche valutare.
Uno degli ultimi arrivati, stavolta in cosmologia, è l’Energia Oscura.
Malgrado il nome minaccioso il termine rappresenta semplicemente il fatto che l’Universo si sta espandendo, e viene quindi ipotizzata l’esistenza di un’energia (e quindi Forza) che causi questa espansione.
Ma dato che l’unico effetto visibile è proprio l’espansione (l’allontanamento delle galassie avviene come se qualcuno gonfiasse un pallone sulla cui superficie le galassie si appoggiano) e non si vedono responsabili diretti è stata chiamata oscura; e molti ricercatori basano la loro carriera su questa indagine.
Peccato che, come Rovelli si sgola a spiegare da molti anni (anche sul tubo), questa energia è così oscura che proprio non c’è: infatti l’espansione è già contenuta nell’equazione fondamentale della Relatività Generale, e specificamente in una piccola costante chiamata appunto costante cosmologica.
- Details
- Hits: 349
Guerra al lavoro, uberizzazione
di Vincenzo Comito
L’innovazione, la globalizzazione, l’intelligenza artificiale favoriscono una minoranza di privilegiati e una degradazione della condizione dei lavoratori. Che non possono contare che su sé stessi in caso di infortunio, malattia, gravidanza; niente sanità, niente pensione, ma solo una feroce concorrenza
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a delle grandi trasformazioni nel mondo del lavoro. Viste dall’Europa, tali trasformazioni appaiono complessivamente negative, ma se guardiamo dal punto di vista globale il quadro tende a farsi almeno un poco più sfumato. Dall’avvento della Thatcher in Gran Bretagna e di Reagan negli Stati Uniti (simboli eloquenti della loro azione sono la lotta feroce della prima contro i minatori e del secondo contro i controllori di volo), l’attacco frontale al mondo del lavoro ha assunto nuovo vigore, trascinando in un ruolo attivo contro il lavoro anche importanti forze politiche un tempo di sinistra e lasciandosi progressivamente dietro molte delle conquiste del dopoguerra. In Occidente tale attacco, del resto ancora in atto, è stato reso possibile oltre che dalle pessime decisioni assunte dalla politica, anche dallo sviluppo dei processi di globalizzazione e da quelli di innovazione tecnologica.
Gli effetti della globalizzazione e dell’outsourcing
Un grande fattore di trasformazione del mondo del lavoro negli ultimi decenni sono stati indubbiamente i processi di globalizzazione, che hanno portato alla fine a risultati in parte diversi da quelli che sperava di ottenere chi li aveva innescati.
La coppia globalizzazione-outsourcing è stata avviata in diverse ondate dagli Stati Uniti, da governo e imprese mano nella mano, e più in generale dai paesi ricchi, con diversi obiettivi: intanto quello di espandere e di approfondire la presa economica, ma anche politica e ideologica, sul mondo, poi quella di ridurre i costi di produzione, approfittando in particolare del bassissimo livello dei salari nei paesi del Terzo Mondo, a fronte di una forza lavoro che in quei paesi andava tra l’altro scolarizzandosi, insieme, soprattutto in alcuni di essi, a una certa dotazione di infrastrutture funzionali a rendere efficiente il processo di delocalizzazione.
- Details
- Hits: 382
Eurocentrismo di Samir Amin
Recensione di Monica Quirico
Samir Amin: Eurocentrismo. Modernità, religione e democrazia. Critica dell’eurocentrismo, critica dei culturalismi, a cura di G. Riolo, La Città del Sole, Napoli/Potenza, 2022, pp. 274, Isbn 9788882925529
Nel 1988 usciva Eurocentrismo di Samir Amin (1931-2018), che, sfidando la rappresentazione dominante della storia e della cultura occidentali (introiettata anche da una parte del marxismo), contribuiva a innovare radicalmente le categorie interpretative del capitalismo. In un’epoca contrassegnata (in Occidente come altrove) dalla politica identitaria, la traduzione italiana della seconda edizione dell’opera, uscita in francese nel 2008 con una Prefazione e un Capitolo conclusivo che aggiornano la versione originale, invita a riflettere sulla genealogia dei fenomeni odierni, il cui punto d’arrivo Amin così sintetizza: “l’ideologia borghese, che in origine avanzava ambizioni universalistiche, vi ha rinunciato per sostituirvi il discorso postmodernista delle ‘specificità culturali’ irriducibili (e, in forma volgare, lo scontro inevitabile delle culture)” (p. 32).
Nella sua Introduzione, Riolo ripercorre la vita di Amin dalla nascita in Egitto agli studi in Francia, suo paese di adozione. Il giovane ricercatore, che a Parigi si iscrive al PCF, si trova a lavorare alla sua tesi di dottorato in una fase in cui la Conferenza di Bandung (1955) e successivamente la Conferenza di Belgrado (1961) pongono all’ordine del giorno il processo di decolonizzazione e insieme l’emergere del movimento dei paesi non-allineati. Diventa così urgente un confronto sulle cause dell’”arretratezza” (nella terminologia occidentale) del Sud del mondo. Amin figura, insieme con Giovanni Arrighi, Andre Gunter Frank e Immanuel Wallerstein, tra i fondatori della scuola che guarda al capitalismo come sistema globale, il cui centro (l’Occidente) prospera impedendo lo sviluppo dei paesi periferici, per poter estrarre valore dalla loro forza-lavoro e depredarne le risorse naturali.
- Details
- Hits: 669
Il 'Momento Navalny': echi da terza guerra mondiale
di Piccole Note
I falchi stanno tentando di riaccendere il fuoco ucraino, che si stava mestamente spegnendo dopo la caduta di Adviika. La spinta a innescare la terza guerra mondiale è forte. Fortunatamente c'è ancora un residuo di ragionevolezza nella leadership occidentale
“Secondo Stoltenberg, ogni alleato deciderà autonomamente se fornire F-16 all’Ucraina, perché gli alleati hanno visioni politiche diverse. Ma allo stesso tempo, secondo questi, la guerra in Ucraina è una guerra di aggressione e l’Ucraina ha il diritto all’autodifesa, compreso quello di attaccare obiettivi militari russi legittimi al di fuori dell’Ucraina”. Così nel report di Radio Liberty citato da Strana ed Euromaidanpress).
Il “momento Navalny”: la follia di dare a Kiev missili a lungo raggio
Non solo gli F-16, sui media si susseguono appelli e indiscrezioni sulla fornitura di missili a lungo raggio. Reclamizzati come necessari a colpire le linee di approvvigionamento dei russi, sarebbero usati, come da affermazione di Stoltenberg, per colpire in profondità il territorio russo. Una follia da terza guerra mondiale.
- Details
- Hits: 414
Nazisionismo e diritto internazionale
di Fabio Marcelli
La comunità internazionale ha oggigiorno un gravissimo problema: l’esistenza di uno Stato canaglia, un regime autoritario, guerrafondaio e genocida che da troppo tempo si fa beffe di ogni norma internazionale e che attualmente sta spingendo la sua tracotanza criminale al di là di ogni limite, massacrando impunemente i Palestinesi e rifiutando ogni soluzione politica e fondata sul diritto della situazione che esso stesso ha determinato.
Il governo di Benjamin Netanyahu costituisce il risultato dell’impunità e della complicità troppo a lungo accordate dall’Occidente allo Stato di Israele.
Al suo interno sono chiaramente egemoni le forze di natura apertamente fascista per le quali è stato opportunamente coniato il termjne di “nazisioniste”, guidate da personaggi come lo stesso Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich, per i quali non è affatto forzato il paragone coi gerarchi del Terzo Reich come Hitler, Himmler e Goering che conclusero le loro infauste esistenze alla fine della Seconda guerra mondiale, cui avevano dato inizio circa cinque anni prima.
- Details
- Hits: 560
Ucraina, la svolta di Avdeevka
di Michele Paris
Tra i governi occidentali e all’interno del regime di Zelensky, la notizia della liberazione ormai definitiva di Avdeevka è arrivata come un uragano, nonostante la sorte della cittadina nelle immediate vicinanze di Donetsk appariva ormai segnata da svariate settimane. Gli sponsor dell’Ucraina, riuniti nell’annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, hanno cercato di limitare i danni quanto meno in termini di immagine, grazie anche al contemporaneo decesso ancora senza una causa ufficiale del “dissidente”, nonché “asset” della CIA, Alexei Navalny. L’importanza della perdita di Avdeevka per Kiev minaccia però di segnare un passaggio decisivo nella guerra per procura della NATO, con le forze russe che sembrano intenzionate a intensificare le pressioni lungo tutto il fronte di guerra.
Zelensky ha dovuto nuovamente ingoiare amaro davanti ai suoi padroni occidentali. Secondo //tlgrm.ru/channels/@rezident_ua">fonti ucraine, l’ex comico televisivo intendeva prolungare la resistenza ad Avdeevka per offrire qualcosa all’Occidente – o, da un altro punto di vista, per non subire una nuova umiliazione – e convincere i propri interlocutori, durante la conferenza in Germania, a sbloccare fondi e armi necessari a evitare il tracollo.
Page 9 of 544
Gli articoli più letti degli ultimi tre mesi
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli: Lenin con gli occhi a mandorla: l’asiacentrismo
Emmanuel Todd: «Stiamo assistendo alla caduta finale dell'Occidente»
Carlo Formenti: Antonio Negri, un uomo che voleva assaltare il cielo alzandosi sulle punte dei piedi
Roberto Luigi Pagani: Sessismo nelle fiabe? Nemmeno per sogno!
Giorgio Agamben: Due notizie (non fra le altre)
Davide Carrozza: Lo strano caso del caso Moro by Report
Agata Iacono: "Il Testimone". Il film russo che in Italia non deve essere visto
Carlo Rovelli: Guerra e pace. Intervista a Carlo Rovelli
Roberto Iannuzzi: Mar Rosso, la sfida a USA e Israele che viene dallo Yemen
Andrea Zhok: Maccartismo. Su un angosciante documento del Parlamento europeo
Leonardo Mazzei: Terza guerra mondiale
Paolo Cortesi: Programmi tv come addestramento di massa alla sottomissione
Emiliano Brancaccio: La «ragione» del capitalismo genera i mostri della guerra
John Mearsheimer: Genocidio a Gaza
Francesco Schettino: Le radici valutarie del conflitto in Ucraina
Leonardo Sinigaglia: Le ragioni più profonde dell'autocolonialismo italiano e come affrontarlo
Raffaele Sciortino: Stati Uniti e Cina allo scontro globale
John Mearsheimer: “La lobby israeliana è potente come sempre”
Piero Pagliani: Raddoppiare gli errori fatali
Ilan Pappe: È il buio prima dell'alba, ma il colonialismo di insediamento israeliano è alla fine
Jonathan Cook: Siamo noi i cattivi?
Paolo Cacciari: Nelle mani sbagliate
Pino Arlacchi: Lo sterminio di Gaza e la vocazione violenta e nichilista dell’Occidente
Gli articoli più letti dell'ultimo anno
Maurizio Ricciardi: Si può ancora dire classe? Appunti per una discussione
Andrea Zhok: Storia di un’involuzione: dalla politica strutturale al moralismo isterico
Silvia Guerini: Chi finanzia il movimento LGBTQ
Nico Maccentelli: Bande musicali quelle dei nazisti, banditen i partigiani
Silvia D'Autilia: Un antidoto contro l’attuale propaganda: il nuovo spettacolo di Marco Travaglio
Marco Travaglio: Abbiamo abolito i neuroni
Emmanuel Goût: L’Italia può diventare protagonista sullo scacchiere mondiale?
Marco Pondrelli: Il ritorno degli imperi. Maurizio Molinari
Claudio Conti - Guido Salerno Aletta: La “magia” del debito statunitense è agli sgoccioli
Fabrizio Poggi: I piani yankee-polacchi per l’Ucraina servono a indebolire la Germania
Leonardo Mazzei: Mortalità in aumento: menzogne di regime
Daniele Luttazzi: I (veri) motivi per cui Cia, Nsa e il Pentagono hanno creato Google
Fabrizio Poggi: Improvvise esercitazioni della Flotta russa del Pacifico
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli: Lenin con gli occhi a mandorla: l’asiacentrismo
Fabio Mini: La “controffensiva” è un fumetto di sangue
Piccole Note: I droni sul Cremlino. Prove di terza guerra mondiale
Joseph Halevi: L’inflazione è da profitti
Daniele Pagini: Petrolio: fine dell’egemonia nordamericana?
Thierry Meyssan: Guerra, divisione del mondo o fine di un impero?
comidad: L’inefficienza è l'alibi dell'avarizia
Il Chimico Scettico: Gain of function, i biolaboratory e tutto il resto
Andrea Zhok: I quattro indizi che in occidente qualcuno lavora per il "casus belli" nucleare
Wu Ming: Non è «maltempo», è malterritorio. Le colpe del disastro in Emilia-Romagna
Giorgio Monestarolo:Ucraina, Europa, mond
Qui la quarta di copertina
Moreno Biagioni: Se vuoi la pace prepara la pace
Qui una presentazione del libro
Andrea Cozzo: La logica della guerra nella Grecia antica
Qui una recensione di Giovanni Di Benedetto