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orizzonte48

Il saggio "consiglio dei saggi" e la via italiana al ...rilancio dell'occupazione

di Quarantotto

art.18Epigrafe di Mauro Gosmin:

"Ciao Quarantotto, un saluto a tutto il forum. Io credo che siamo all'interno di una follia collettiva paragonabile solo a quella delle due grandi guerre. Leggevo oggi su Voci Dall'Estero che anche nella ricca Germania due lavoratori su tre guadagna meno del 2000. 

Ora ditemi con questi dati, come è possibile che all'interno della CGIL, in particolar modo i loro quadri, si difenda questa Unione in modo fideistico, religioso ed ultraterreno. 

Non c'è verso di fargli capire che l'UEM è stata fatta per permettere ai paesi forti di colonizzare i paesi deboli, e all'interno dei singoli paesi per favorire il grande Capitale a tutto discapito del Lavoro e dei diritti acquisiti. 

Qui secondo me non è più un problema Economico/Giuridico/Storico, ma un problema che investe la Psichiatria. Perchè tanti nostri concittadini ai quali viene sottratto redditi/diritti/futuro si sono innamorati del loro carnefice e nulla scalfisce questo amore, nemmeno la condizione dei propri figli disoccupati e privi di futuro?"

Mi piacerebbe poter analizzare notizie positive, almeno nel senso che nel mondo stesse prevalendo un minimo di buon senso. Ma la morsa liberista-finanziario-liberoscambista è implacabile; più o meno come nei primi anni del secolo scorso (ha ragione Cesare Pozzi che vede il parallelismo con periodo a cavallo dell'inizio della prima guerra mondiale. E' inevitabile, in tempi di riprisitino dell'imperialismo commerciale contrabbandato come...garanzia della pace).

Invece come notizie "indicative" dovremo accontentarci di imbolsite conferme della corsa al disastro.

Naturalmente queste news non le traggo dalla realtà italiana, che si è chiusa nella consueta spirale di ottusa autoflagellazione agli ordini dell'€uropa.

Vi propongo invece una  fonte tedesca.

Benjamin Weigert, Secretary General of the German Council of Economic Experts, (scusate se è poco: fonte ufficiale dal cuore della linea Merkel-Schauble), in una conferenza nella "provincia" irlandese di Dublino, organizzata dallo "Institute of International and European Affairs (IIEA)" ci racconta: German policy has ‘double standards.

Questo perchè, nei primi anni dello scorso decennio, il governo tedesco introdusse una serie di dolorose riforme, in particolare nel mercato del lavoro. Ciò implicò la deregolazione delle leggi sull'impiego. Weigert ora lamenta che una parte notevole di cittadini e politici tedeschi crede ora che queste riforme non abbiano nulla a che fare col miglioramento della performance economica dei tardi anni '10. E accusano queste riforme per la disuguaglianza crescente (in Germania). Ma questa visione non è supportata dai fatti, dice Weigert. La disuguaglianza nei redditi delle famiglie era stata largamente stabile nel passato decennio.

Il governo tedesco sta adesso facendo marcia indietro su molte riforme introdotte. E sì, dice Weigert, queste sono le riforme che Berlino vuole che siano realizzate da Francia, Italia e altri membri dell'eurozona.

Commento irlandese (asciutta registrazione, prendendo atto di dichiarazioni che avrebbero potuto trovare clamorose): "il "German Council of Economic Experts", noto anche come Consiglio dei saggi, è un corpo indipendente (da che?) molto influente nel consigliare le politiche al governo"; il che, quantomeno, significa che il governo tedesco non è tanto indipendente nel tener conto delle indicazioni dell'elettorato. Ma questo è il paradigma €uropeo generale, di cui parleremo ancora in dettaglio, cioè la tecnocrazia dell'efficienza che prescinde dalla prefissazione democratica degli obiettivi. Esattamente quello che viene imposto in Italia ma di cui non si parla...

Con una certa, forse involontaria, ironia, il notista irlandese conclude:

"Nel fine settimana, al summit del G20 in Australia, gli Stati membri hanno esortato l'eurozona a supportare la domanda. Il presidente della BCE Mario Draghi, nel meeting bancario dello scorso mese, ha richiesto, agli Stati membri con spazio per attuare un'espansione fiscale, di muoversi in tal senso."

Queste pur sintetiche notazioni ci portano ad un tumultuoso trend di rilievi:

- Weigert, mica un sindacalista de sinistra, definisce "dolorose" le riforme di "deregolazione", cioè di flessibilizzazione spinta, del mercato del lavoro;

- ci dice pure che queste, di certo, non corressero ma, al più, confermarono una disuguaglianza stabile. Anticipiamo subito che Weigert si sbaglia o...mente: Questo infatti l'indice di Gini nel periodo considerato in Germania:

perri04-130

- rimane il punto che la Germania apertamente, nelle sue politiche più "amate" e caratterizzanti, non considera un problema la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi (a proposito, guardate l'Italia a partire dalle riforme Prodi-Treu);

- ma più che mai, le riforme Hartz si dimostrano "dolorose" perchè certamente portarono alla compressione dei redditi da lavoro e della domanda interna. Weigert su questo non lascia molti dubbi. E smentisce la vulgata trionfale di media ed esponenti politici governativi e para-governativi italiani (leggi: grandi intese ormai de facto). Tra l'altro, rammentiamo che risultarono dolorose, per espressa ammissione dei suoi propugnatori, pur essendo realizzate in un periodo non di recessione per la Germania e, in più, comportando una biennale sforatura del limite UE del 3% del deficit pubblico (cioè non avendo altrettanto effetto pro-ciclico di quello che provocherebbero in un'Italia in recessione fiscalmente indotta);

- ne deduciamo ulteriormente che, abbracciando senza mezzi termini le "riforme alla tedesca", - in periodo di recessione con crollo di consumi, investimenti e occupazione, - i nostri governanti non credono che la domanda vada sostenuta e che la disuguaglianza sociale sia minimamente un problema;

- eppure, in questa "lunare" visione, asseverata in TV-h.24 dai Giavazzi e via discendendo (per legittimazione nella "competenza") il mainstream italico-governativo si mette contro quanto dice lo stesso G20. 

'Sta domanda va sostenuta o no?

NO, solo supply side, dato che anche il sussidio universale di disoccupazione e lo sgravio IRAP, sono null'altro che questo. Il primo, tra l'altro, è soggetto ad una bellissima regoletta (che lo accomuna a tutte le altre formule similari, compreso il "reddito di cittadinanza"): vigendo il principio del "pareggio di bilancio", che noi dichiariamo a ogni piè sospinto di voler rispettare, il finanziamento di tale neo-labour welfare non può eccedere limiti ben precisi, riducendolo necessariamente nel volume erogato per evitare di deprimere ancor più la domanda interna con brutali tagli alla spesa pubblica (che pure...);

- quand'anche ignorata la domanda interna (nella sua componente più ovvia in senso pro-ciclico, cioè domanda-spesa pubblica e quota salari), i calcoli un po' iniziano a farli (per forza: toppano sempre): sicchè, giocoforza, il livello delle erogazioni non potrà che essere via via decrescente, almeno in termini reali, - e certamente ad un livello inferiore di quello, già depressivo, delle riforme Hartz- con l'effetto di determinare l'obbligo di accettare in modo incrementale, lavori a stipendi con una soglia sempre più bassa e distante dalla retribuzione in precedenza percepita dal disoccupato. Perchè la regoletta, ovvia, che piace a Squinzi, è che se non accetti quel lavoro a quella minore retribuzione - di cui il risibile sussidio costituisce la soglia naturale- perdi il sussidio, (comunque denominato);
- insomma, la via italiana al "rilancio" della crescita...è la deflazione salariale che, di certo, non è una cura nè per la domanda interna, nè per la deflazione che aggrava l'onere del debito pubblico, nè, di conseguenza, per i conti dello Stato e per qualsiasi plausibile rilancio dell'occupazione.

E, a questo punto, la retorica e deprimente domanda è: ma, i nostri governanti e giornalisti, quando straparlano di mercato del lavoro, neppure i tedeschi ascoltano "veramente"?

Certamente, non ascoltano il G20 (e chissà il rappresentante italiano, - ma chi era?, ah, sì, Padoan - come avrà votato). E neppure ascoltano Draghi che consigliava, tra l'altro seguendo un'uscita pubblica dello stesso Weidman, il rilancio della domanda da parte dei paesi con margini di finanza pubblica: esattamente ciò che il "Consiglio de saggi" tedeschi depreca e rifiuta recisamente. Cioè politiche espansive da parte da parte della Germania. 

Ma questa è la parte che non viene mai affrontata: battere i pugni sul tavolo è un po' come il rilancio dell'occupazione introducendo le riforme del lavoro tedesche. 

La mossa prioritaria che potrebbe, (ormai in gran parte non risolutiva, peraltro) sbloccare il problema sta nell'atteggiamento tedesco, non nell'acutizzare l'autodistruzione italiana, ri-agendo su un mercato del lavoro che, secondo l'OCSE, è già più o meno ai livelli di flessibilità tedesca: ma i tedeschi hanno risposto picche in ogni sede, G20 compreso

E questo, a quanto pare, non è un problema: il tavolo su cui si battono i "pugnetti" è quello dei sindacati; che, per lo più, si adeguano, se non altro accettando un contraddittorio altrettanto "lunare"

Cioè non parlando mai di euro e del suo assetto fatto apposta per la competizione mercantilista che deflaziona internamente il lavoro.
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