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Crisi, Marx e Occupy

Connessioni intervista Fred Moseley

1) Quali sono le cause dell’attuale crisi economica negli USA? Questa crisi è legata alla crisi degli anni 70?
 
Questa è una grande domanda proverò a rispondere anche se brevemente. Si, penso che questa crisi sia sicuramente legata alla crisi degli anni 70. Questa crisi è la continuazione di quella degli anni 70 e il risultato delle azioni intraprese dai capitalisti per risolverla. Quella degli anni 70 è stata chiaramente una crisi di profittabilità, il tasso di profitto si era ridotto di circa il 50% dai livelli del dopo guerra negli USA (e un simile andamento si è avuto in tutti gli stati capitalisti).

Ciò che è importante sottolineare è che i capitalisti risposero a questo imponente declino del saggio di profitto facendo tutto ciò che potevano per ripristinare il saggio di profitto ai livelli precedenti.

Queste azioni comportarono tagli generalizzati dei salari, specialmente ai benefit, intensificazione del lavoro, globalizzazione ed esternalizzazione della produzione verso aree del mondo a basso salario. Tutti questi fenomeni conosciuti nelle decadi recenti sono il risultato del tentativo capitalista di ristabilire il saggio di profitto.

I lavoratori statunitensi lavorano in modo più intensivo oggi rispetto a quaranta anni fa, ma i loro salari non sono cresciuti e i benefit sono stati tagliati. Nonostante questi dolori e sofferenze, per i lavoratori, il saggio di profitto è stato solo parzialmente ristabilito; solo circa la metà della perdita precedente è stata recuperata. Quindi gli investimenti privati sono rimasti ad un basso saggio nelle recenti decadi.

Durante le depressioni del passato, il saggio di profitto veniva ripristinato grazie a diffuse bancarotte, che comportavano una svalutazione del capitale per le imprese sopravvissute. Nella depressione attuale il governo USA (e molti altri governi; tutti eccetto la Germania!) sta attuando ciò che può per evitare bancarotte e una depressione più profonda, in qualche modo sono riusciti a posticipare una depressione ancora più profonda (trascinando un problema con la speranza che si risolva da solo finanziando le imprese). Ma questi limitati successi nell’evitare la bancarotta hanno significato anche una minima svalutazione di capitale e quindi un miglioramento risicato del saggio di profitto. Invece la ripresa del saggio di profitto (così come sta accadendo) è ottenuta tramite l’aumento dell’intensità di sfruttamento dei lavoratori. Una conseguenza importante della stagnazione più che decennale dei salari è stata il crescente indebitamento dei lavoratori sia per l’acquisto di case o automobili o anche per necessita basilari. Il rapporto del debito privato (delle famiglie) rispetto ai redditi netti disponibili è cresciuto dal 50% nel 1980 al 130% nel 2007, raggiungendo livelli mai visti (questo saggio del debito privato era del 30% nel 1929). Il capitalismo statunitense è stato tenuto a galla da una continua crescita del livello del debito sia delle famiglie sia delle imprese. Alla fine la bolla del debito privato è esplosa e la crisi del capitalismo USA è entrata in una fase ancora più severa. Come Marx ha sottolineato, una crescita del debito può prolungare una espansione, ma peggiora una eventuale depressione. Quindi nel lungo periodo, la crisi attuale è dovuta al precedente declino del saggio di profitto nell’immediato periodo del dopo-guerra e anche alle misure prese dai capitalisti per ristabilirlo. La crisi di profittabilità rimane ed è stata solo parzialmente risolta, e adesso abbiamo una severa crisi del debito privato (famiglie) che si aggiunge. Come Marx ha detto molto volte, il tentativo di risolvere una contraddizione nel capitalismo conduce ad altre contraddizioni.
 

2) Siamo oggi di fronte ad una crisi globale o ad un passaggio di egemonia da USA e UE alla Cina?

 
Penso che stiano avvenendo entrambe le cose. E’ certamente una crisi globale; e di solito in una crisi vengono accelerati i cambiamenti nei rapporti di potere internazionali. Ci sarebbe stato un graduale spostamento di egemonia senza una crisi, ma questa intensifica il processo. Gli USA sono debitori di un trilione di dollari alla Cina, e la UE sta implorando la Cina di dargli un trilione. Mentre gli USA e la UE lottano (inutilmente) per tirarsi fuori dalla depressione, la Cina sta usando il suo plusvalore per comprare terra e minerali e capacità industriale ovunque nel mondo. Ma se non c’è una rivoluzione (vedi oltre nel testo), quale paese pensi che uscirà egemone da questa crisi?

Certamente la domanda rimane – in che modo la Cina risentirà della crisi mondiale e subirà essa stessa una depressione?

Il tasso di crescita cinese si è ridotto (da 10% a 8%!) ma è di gran lunga il più alto del mondo (quello statunitense è del 2% e quello della UE è negativo). Alcuni esperti di economia cinese asseriscono che la rapida crescita cinese è stata finanziata dalla rapida crescita del debito (specialmente negli ultimi anni), che alla fine crescerà all’impazzata, come nel capitalismo occidentale. Comunque, sistema bancario cinese è per lo più statale e non è chiaro se le perdite delle banche condurrebbero ad una crisi bancaria e ad una depressione più profonda, come in occidente.
Non so la risposta a queste problematiche.
 

3) Lo sviluppo della finanziarizzazione può essere letto come un segno di un capitalismo che non trova un meccanismo di accumulazione?

 
Si, le imprese capitaliste non vogliono investire nell’espansione perché il saggio di profitto è troppo basso, quindi investono in titoli finanziari. Ma questa mancanza di investimenti rende il problema della profittabilità ancora maggiore perché il capitale finanziario non produce plusvalore. Quindi una porzione maggiore del capitale totale è investita come capitale improduttivo, che riduce il saggio di profitto del capitale nel suo insieme. Il capitale finanziario è un parassita, e il parassita sta divorando l’ospite.
 

4) A lungo la teoria di Marx non è stata considerata come una teoria della crisi; quale è per te l’importanza della teoria della crisi in Marx?

 
Ho sempre considerato la teoria di Marx una teoria della crisi al di sopra delle altre. Dopo che Marx ha chiarito la relazione tra crisi e rivoluzione come il risultato della rivoluzione del 1848 e della sua contro-rivoluzione, il suo obiettivo teorico principale è stato quello di dimostrare che le crisi sono inerenti e inevitabili nel capitalismo. Quindi se vogliamo eliminare le crisi, dobbiamo eliminare il capitalismo; cioè dobbiamo fare una rivoluzione socialista. La relazione tra crisi e rivoluzione è naturalmente più complessa, come lo stesso Marx ha compreso –una crisi non sempre può sfociare in una rivoluzione, e qualche volta il movimento rivoluzionario può essere fascista piuttosto che socialista. Ma sicuramente una crisi generale sociale ed economica (per esempio quando l’economia è a un punto di rottura, come sta accadendo oggi) è una condizione necessaria per un movimento rivoluzionario socialista. Dobbiamo solo farlo accadere.
 

5) Pensi che oggi ci sia una “autonomizzazione” del valore o che il valore di scambio rimanga centrale nell’attuale modo di produzione capitalista?

 
Si proprio così. Le leggi oggettive (laws of motion) sono ancora le forze trainanti nel capitalismo. Nessuno vuole una crisi, eppure le crisi avvengono. I capitalisti sono spinti dalla concorrenza e dalla avidità verso innovazioni tecnologiche, ma i cambiamenti tecnologici espellono forza lavoro e quindi causano la caduta del saggio di profitto e le crisi. L’unico modo di evitare l’autonomizzazione del mondo sociale è di pianificare le nostre attività economiche, che per Marx rappresentavano la transizione dalla preistoria alla storia dell’essere umano completo. Per fermare questa autonomizzazione da una ulteriore impattato che coinvolgerebbe anche noi dobbiamo prendere il controllo e non permettergli di controllarci e di distruggerci.
 

6) Riteniamo che le considerazioni di Mattick nel testo Marx e Keynes i limiti dell'economia mista, siano pienamente confermate nelle attuali dinamiche della crisi capitalista. Che importanza dai all’elaborazione e all’anticipazione di Paul Mattick?

 
Sono completamente d'accordo e penso che Mattick sia il teorico economico più importante del 20° secolo. Mattick fu il primo a estendere e sviluppare con rigore la teoria di Marx in merito all'importantissima questione del 20° secolo circa l'efficacia (o mancanza) delle politiche keynesiane. Egli è l'unico teorico che ha previsto, già nell’"età dell'oro" degli anni 1950 e '60, che questo periodo di relativa prosperità, come tutti i periodi di prosperità nel capitalismo in passato, sarebbe stato temporaneo; che le politiche keynesiane che si suppone stabilizzino il capitalismo hanno i loro limiti intrinseci, e una volta che questi limiti vengono raggiunti, allora il capitalismo cade di nuovo in un'altra grande depressione globale. Stiamo ora assistendo sotto i nostri occhi alla terribile verità della predizione di Mattick di 50 anni fa. Si tratta di un risultato teorico insuperabile, molto più grande di tutti i vincitori borghesi del premio Nobel (ma ovviamente era troppo sovversivo per un premio Nobel).

Ho avuto la fortuna di incontrare Mattick nei primi anni 1970 a Cambridge, Mass. (dove viveva con la moglie e il figlio Paul Jr), e abbiamo avuto molte discussioni con lui circa la teoria di Marx e gli sviluppi attuali. La mia comprensione della teoria di Marx e del capitalismo è nella tradizione di Mattick. Il mio primo libro (The Falling Rate of Profit in the Postwar United States Economy, 1992) è dedicato a lui.
 

7) La de-integrazione aumenta l'esercito industriale di riserva, creando un numero sempre maggiore di lavoratori disoccupati e precari, come consideri questo fenomeno?

 
Si tratta di un fenomeno molto importante, forse il fenomeno più importante di tutti. Anche se il capitalismo riuscirà a trascinarsi ancora in avanti per qualche altro anno senza una depressione più grave, la disoccupazione rimarrà a livelli molto alti in tutto il mondo, soprattutto per i giovani, che non hanno futuro in un'economia capitalista in crisi. Già, il tasso di disoccupazione è del 25% in Grecia e in Spagna, e l'11% in Europa nel suo complesso (sottostima?). La stima ufficiale del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è diminuita dal 10% all'8%, ma questo è solo perché la stima ufficiale della forza lavoro non è aumentata affatto dall’inizio della crisi nel 2008. Se assumiamo una crescita normale della forza lavoro degli Stati Uniti del 1% all’anno, il tasso reale di disoccupazione sarebbe il 12%. E anche nel miglior caso di una scenario capace di trascinarsi nel futuro i livelli di disoccupazione continueranno a crescere per molti anni a venire, se non per sempre.

Giovani disoccupati hanno guidato la rivolta della primavera araba, e giovani disoccupati e sottoccupati e studenti hanno guidato il movimento Occupy. In generale credo che i giovani - che sono molto più istruiti rispetto al passato e hanno capacità enormi, ma che non hanno un futuro nel capitalismo - abbiano il potenziale più rivoluzionario del mondo d’oggi.

La seguente dichiarazione riguardo la Spagna è tratta da un articolo del New York Times del 20 maggio: "Questa generazione è la più qualificata nella storia del Paese, eppure i suoi membri sono i primi dopo la guerra civile spagnola a far fronte ad un lavoro peggiore rispetto ai loro genitori" La stessa triste prospettiva per questi giovani è la stessa nella maggior parte del resto del mondo.
 

8) Il movimento Occupy ha avuto un forte impatto in Europa; qual è il tuo giudizio su questi movimenti e secondo te quali sono le differenze con il vecchio movimento anti-globalizzazione?

 
Vorrei saperne di più sui movimenti in Europa. Penso che Occupy sia estremamente importante. Ha ovviamente toccato una corda molto sensibile in tutto il mondo, attingendo dal risentimento crescente verso gli aumenti macroscopici di reddito e ricchezza dell’ 1%, mentre tutti gli altri stanno lottando per pagare le bollette, e dal risentimento per il completo controllo del governo da parte dell’1%. Occupy ha focalizzato l'attenzione di tutti sulla disuguaglianza e l'ingiustizia economica, ed ha praticato la democrazia radicale nei suoi processi decisionali.

Un altro importante risultato di Occupy, che non è visibile in superficie, è che ha costruito quello che adesso appare come organizzazioni durature in tutte le grandi città del paese, e in molti centri minori. Questi Occupy locali si incontrano una o due volte alla settimana (e a volte di più) per discussioni, teach-ins, e altre attività. Di solito sono organizzati in "gruppi di lavoro" che hanno riunioni supplementari: riforma delle banche (ad ampio spettro), fino alle persone giuridiche (che proteggono le corporations dalle leggi vigenti), sostegno allo sciopero (non abbastanza), la lotta per la casa (anche questa non abbastanza) ecc… Gruppi di lavoro in diverse città hanno iniziato a creare connessioni tra loro. Si tratta di una notevole struttura organizzativa, organizzata interamente "dal basso". I gruppi sono un po' come le cellule dei vecchi partiti comunisti, ma molto più democratici e decentralizzati e aperti al confronto. La maggior parte delle persone stanno seriamente cercando di fare qualcosa per cambiare l'economia. Mi chiedo se la stessa metodologia organizzativa c’è in Italia o nel resto d'Europa.

Il primo incontro nazionale di Occupy è organizzato da Occupy Philadelphia dal 30 giugno – al 4 luglio (il 4 luglio è naturalmente Independence Day negli Stati Uniti, e la Dichiarazione d'Indipendenza è stata scritta a Philadelphia). Potete leggere i materiali su questo incontro sul loro sito web: http://www.occupynationalgathering.com/. L’incontro è descritto come "capitoli diversi del movimento che collaborano su vasta scala.".
 
La critica più comune al movimento Occupy è che "non hanno una chiara visione di una alternativa", e questo è generalmente vero. Ma molti partecipanti stanno lavorando duramente per cercare di capire la loro visione, o almeno parti di esso. E sono generalmente ben chiari i principi fondamentali della economia alternativa: l'uguaglianza, la giustizia e la democrazia economica. Se questi principi di base continuano ad essere presi sul serio, è probabile che conducano verso il socialismo. Sarà la sfida dei socialisti (la sfida di una vita) partecipare attivamente a questi movimenti Occupy e cercare di convincere altri a portare questo movimento in senso socialista.
 
Una carenza importante del movimento Occupy è che i rapporti con i sindacati e altre organizzazioni dei lavoratori sono generalmente deboli, con alcune notevoli eccezioni (soprattutto a New York e Oakland). La più diffusa attività di supporto allo sciopero è stato il volantinaggio ai negozi al dettaglio del gigante delle telecomunicazioni Verizon in molte città (la società è molto redditizia, ma sta chiedendo una grande varietà di sacrifici ai lavoratori, tra cui in particolare sull’assicurazione sanitaria, il sindacato ha indetto un breve sciopero lo scorso agosto, e i negoziati si stanno trascinando da allora). Molto di più in questo senso deve essere fatto per sviluppare un sostegno reciproco e connessioni. Se gli attivisti di Occupy sono alla ricerca di qualcosa da fare oggi, la cosa migliore sarebbe quella di sostenere i lavoratori in sciopero, dovunque essi siano.

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