Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
Mi scuso con chi legge questo articolo perché era mia intenzione aprire alla grande con una congrua citazione marxiana dai Grundrisse, quella che si avvia con: «Der Krieg ist daher eine…». Poi ho assistito in TV a una pensosa trasmissione condotta dal noto filosofo con nome primaverile, Fiorello, e ho cambiato idea. Il pensatore ha introdotto la categoria post-postmoderna di Ignoranza Artificiale. A questo punto ho meditato. Grande LLM di GPR-3! Grandissimo PaLM-2 che è addestrato da 340 miliardi di parametri! Grandioso GPT-4 addestrato da un...
Terminata la lettura delle scarse 150 pp. del volume di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale (Asterios, 2023), la sensazione è di inquietudine. Il dibattito sulle potenzialità della cosiddetta “intelligenza artificiale” (AI) è salito al punto da echeggiare i temi della fantascienza sulla “rivolta delle macchine”. Impressiona il fatto che la denuncia dei rischi venga non da qualche sorta di “primitivista”, ma da imprenditori del settore e da ricercatori. “Il 49% dei ricercatori di intelligenza artificiale ha...
Aleksandr Herzen diceva che il nichilismo non è il voler ridurre le cose a nulla, bensì riconoscere il nulla quando lo si incontra. La nulliloquenza non sarebbe difficile da individuare, dato che consiste nel muoversi costantemente su categorie astratte senza mai scendere nel dettaglio concreto. Purtroppo a volte è sufficiente drammatizzare la mistificazione nel modo giusto per far cascare l’uditorio nell’illusione. Nel gennaio scorso ci hanno raccontato la fiaba sul liberista, “libertario” e “anarco-capitalista” Xavier Milei, neo-presidente...
Ieri sera nel salotto di Floris il padre di Ilaria Salis ha pronunciato le seguenti parole: “Mia figlia è in carcere perché è una donna, perché è antifascista e perché non è ungherese”. Ora, un padre direbbe e farebbe di tutto pur di tirar fuori la propria figlia dalla galera, e questo ci sta tutto ed è ciò che lo nobilita. Dopo di che se crede o meno in ciò che dice o sia solo una escamotage per aiutare la figlia non lo sappiamo perché non siamo nella sua testa e, tutto sommato, è anche irrilevante saperlo. Chiarito questo, lo spropositato...
In prima serata per modo di dire, ovviamente. Come diceva qualcuno, se campi abbastanza ne vedi di tutte le specie. Aggiungerei che finisci per vedere tutto e il contrario di tutto. Esce su Netflix Il problema dei tre corpi e improvvisamente tutti parlano di caos deterministico, il che è molto curioso ai miei occhi. È molto curioso perché mi ricordo molto bene di quando iniziai a parlare di teorie del caos. Fu nel 2016 e il partito de lascienza ci mise poco a classificare la cosa: "le teorie del caos sono un marker dell'antivaccinismo". Mi...
Quattro autorevoli personalità tedesche – Peter Brandt, storico e figlio del cancelliere Willy Brandt, il politologo Hajo Funke, il generale in pensione Harald Kujat e Horst Teltschik, già consigliere del cancelliere Helmut Kohl – hanno presentato un piano di pace (qui il testo tradotto) altamente competente e realistico su come si potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina attraverso un cessate il fuoco e successivi negoziati di pace. Si tratta probabilmente della proposta di pace più completa e innovativa che sia stata avanzata da un...
Quando il conflitto in Ucraina passerà alla storia, le passioni si placheranno e gli storici professionisti inizieranno ad analizzare gli eventi del recente passato, rimarremo tutti scioccati: come è potuto accadere che abbiamo accettato per oro colato un'ovvia menzogna? È consuetudine ironizzare sul passato di Vladimir Zelenskyj nel mondo dello spettacolo, ricordando come simulava suonare il pianoforte con i genitali per il divertimento del pubblico. C'erano altre battute di basso livello nel suo repertorio. Ma questo fu l’inizio, e...
Il libro di Giorgio Monasterolo, Ucraina, Europa mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale, pubblicato dalla casa editrice Asterios (2024), affronta l’argomento guerra in Ucraina e quella fra Israele e palestinesi della striscia di Gaza rispondendo contemporaneamente a due domande: come scoppiano i conflitti militari e perché. E’ opportuno, sostiene, spostare l’attenzione dal “come”, dalla logica aggressore-aggredito – secondo la quale la guerra ucraina è iniziata nel 2022, con l’attacco russo e quella di Gaza nell’ottobre 2023 con il...
«Indipendentemente dalla volontà degli uomini e delle autorità che li dirigono», scrive Fernand Braudel, i fenomeni collettivi si generano, accadono, tramontano, mutano (Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), vol. III, I tempi del mondo, trad. di C. Vivanti, Einaudi, Torino 1982, p. 65). Una volta avviate, le dinamiche sociali e politiche vivono di vita propria, seguendo regole certo non rigide come quelle che guidano il mondo fisico ma molto forti e a volte assai simili ai principi che sottendono le trasformazioni...
Dall’intelligenza artificiale allo sfruttamento dei satelliti. Dai dati sul traffico marittimo alle operazioni di compravendita che si chiudono in millesimi di secondo. Vale tutto sui mercati finanziari, pur di vincere la gara. Arrivare per primi, avere le informazioni una frazione di istante prima degli altri. Essere i più veloci a realizzare qualsiasi operazione di acquisto o vendita. Secondo un recente articolo di Les Echos alcuni fondi analizzano le foto satellitari dei porti per monitorare il numero di container in attesa. L’analisi di...
Dopo sole 24 ore dall’orribile eccidio del 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca, che ha provocato la morte di almeno 137 persone innocenti e il ferimento di altre 60, i funzionari statunitensi avevano attribuito la responsabilità del massacro all’ISIS-K, la branca di Daesh dell’Asia centro-meridionale. Per molti, la rapidità dell’attribuzione aveva sollevato il sospetto che Washington stesse attivamente cercando di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale e del governo russo dai veri colpevoli – l’Ucraina e/o la Gran...
Il deficit pubblico incrementa il risparmio privato, e il debito pubblico E’ risparmio privato. Queste affermazioni, che dovrebbero essere sostanzialmente ovvietà, se non tautologie, sono nondimeno fortemente avversate dagli euroausterici. Spesso il loro tentativo di confutazione s’impernia grosso modo su quanto segue. Sì certo, il deficit pubblico mette soldi a disposizione del settore privato. Ma questi soldi rimangono in tasca ad alcuni soggetti, non a tutti. C’è chi riesce a risparmiare, magari anche parecchio, e magari utilizza il...
Il mondo è in grande trasformazione, con cambiamenti mai visti prima, come scrivono da diverso tempo i compagni cinesi. Siamo entrati in una nuova fase della storia mondiale, una fase di guerre aperte – dalla proxy war di USA-NATO-UE contro la Russia in Ucraina, al Vicino Oriente, con la guerra genocida di Israele contro la resistenza palestinese. A differenza delle guerre del precedente trentennio post-sovietico – aggressioni unilaterali USA-NATO contro Paesi e popoli che in un modo o nell’altro erano di ostacolo alla marcia...
«Le Università non possono schierarsi o entrare in guerra», ha detto giorni fa la ministra Anna Maria Bernini. «Ritengo ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività». E’ questo il mantra ripetuto e declinato da tutti i difensori degli accordi esistenti tra università italiane e israeliane. Che non sempre si fermano sul limite segnato dalla Costituzione, ossia l’autonomia garantita degli atenei. Il loro obiettivo è stigmatizzare...
In una lunga intervista concessa alle Izvestija, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si è soffermato particolarmente sul piano di pace proposto dalla Cina per il conflitto in Ucraina, dandone un’altissima valutazione. Nonostante che tale proposta sia stata avanzata oltre un anno fa, a parere di Lavrov è tuttora attuale, proprio perché è inquadrata nel complesso della sicurezza collettiva mondiale, il cui rifiuto da parte occidentale, nel dicembre 2021, aveva condotto alla crisi attuale. Sul sito REX, il politologo Vladimir Pavlenko...
Qualche giorno fa, durante una protesta davanti all’ambasciata israeliana di Città del Messico, qualcuno ha gridato degli slogan antisemiti. Era un provocatore ed è stato subito isolato. Tuttavia, la questione è delicata perché lo Stato sionista sta sfruttando l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini. Tale narrazione è legittimata da un fatto storico: gli ebrei sono stati vittime di uno dei più grandi massacri della storia, l’Olocausto (Shoah in ebraico), compiuto dai nazisti nel...
“Ne abbiamo abbastanza dei diktat dell’UE”. A dirlo è la 41enne eurodeputata Kateřina Konečná, leader del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM) che ha promosso una coalizione elettorale denominata “STAČILO!”, letteralmente “Basta!” con cui ricandidarsi al parlamento dell’Unione Europea in giugno. Definita come l’unica “opposizione rilevante”, la nuova coalizione ritiene che alla tradizionale divisione fra destra e sinistra occorra preferire oggi, in un’epoca storica nuova, un altro tipo di distinzione, basata su due priorità: quella...
Guardando i video provenienti da Gaza si rimane colpiti dalla ferocia dell’esercito israeliano; è percepibile in ogni gesto, persino nell’irrisione gratuita dei bambini. Non c’è alcuna giustizia in essa, alcuna coscienza etica o azione giustificata; c’è soltanto una gigantesca volontà di annichilire i palestinesi. Ferocia, crudeltà, terrore. Qualsiasi termine si usi per descrivere il comportamento dell’esercito israeliano, anche il più preciso, non sarà mai in grado di rappresentare compiutamente quello che sta accadendo realmente a Gaza. Che...
La Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia ha ammonito Israele a permettere “senza indugio […] la fornitura… di servizi di base e di assistenza umanitaria urgentemente necessari”, cioè alimenti, medicine, carburante e altri beni essenziali. La Corte e il genocidio di Gaza È la seconda volta che la Corte, chiamata a vigilare sul crimine di genocidio, si pronuncia sulla guerra di Gaza. A gennaio emanò una sentenza nella quale richiamò Israele a prevenire il crimine di genocidio contro i palestinesi, imponendo, tra le altre cose, di cessare...
In un articolo del 23 febbraio dicevamo: «Ma il punto più interessante riguarda l’automotive (il Parlamento europeo ha bocciato la proposta sul regolamento “Euro 7”). Questa doveva essere la vera grande “rivoluzione” che avrebbe comportato, non solo il rinnovo dell’intero parco macchine, ma anche una svolta nelle abitudini quotidiane dei cittadini europei. Ebbene, che cosa è successo? Che la Cina si è lanciata prima e meglio dell’Europa sul settore, praticando con una accorta politica di programmazione a lungo periodo, che ha coinvolto le...
Alla fine degli anni ’90 scriveva il docente statunitense Mike Davis: “Se oggi Marx fosse vivo sottolineerebbe il carattere allucinatorio della visione che ha galvanizzato le masse durante le cosiddette rivoluzioni del 1989. Il miraggio verso cui milioni di persone marciavano era la cornucopia del fordismo: cioè la società dei consumi di massa, con alti livelli di salari e di consumi, tuttora identificata con lo stile di vita americano (e del Nord Europa). La sola emancipazione raggiunta dagli sfortunati cittadini dell’ex blocco di Varsavia è...
Il 24 marzo 1976 tre criminali scesero da un bel carro armato davanti alla Casa Rosada. Per iniziare le loro attività promulgarono la pena di morte per tutti coloro che conducessero attività sovversive, abolirono i diritti civili e sciolsero il parlamento. Comprensiva, la Corte Suprema stabilì che gli “atti sovversivi” sarebbero stati esclusi dalle competenze degli organi giudiziari regolari ma, per evitare eventuali perdite di tempo, vennero sospesi tutti i magistrati ritenuti non collaboranti. Nel pomeriggio furono vietati i partiti...
A sei mesi dall’inizio della guerra lampo di Israele su Gaza, l’intelligence militare dello stato occupante ha riconosciuto con riluttanza ciò che molti sospettavano: ottenere una vittoria decisiva su Hamas è un obiettivo irraggiungibile. Nonostante la retorica iniziale del primo ministro Benjamin Netanyahu di annientamento totale, la realtà sul campo racconta un’altra storia. Tzachi Hanegbi, capo della sicurezza nazionale israeliana, aveva precedentemente dichiarato che Israele si sarebbe accontentato solo della “vittoria totale”. Eppure,...
Il conflitto tra Russia e Ucraina pare impantanato in una sostanziale situazione di stallo che allontana sempre più l’ipotesi di una risoluzione militare degli eventi. I mesi passano, uno dopo l’altro e uno identico all’altro, con un portato di morte e distruzione che monta a dismisura. Nulla di tutto questo, però, pare scalfire la determinazione con cui le principali potenze occidentali perseverano nell’applicare all’Ucraina il principio del ‘vai avanti tu, che a me viene da ridere’, continuando a soffiare sulle braci di una guerra per...
Truppe, armi e propaganda, ma non solo. I soldi, non mancano mai i soldi. Quando si volesse cercare un elemento simbolico per descrivere la crisi d’identità politica e di prospettiva dell’Unione Europea, ormai estensione statunitense, c'è la vicenda del sequestro dei beni russi a seguito del conflitto in Ucraina. La vicenda in sé, infatti, presenta una miscela di subordinazione ideologica, illegittimità giuridica e incapacità politica facile da descrivere. Il Consiglio d’Europa, riunito la settimana scorsa a Bruxelles per affrontare la...
Il tentativo di ricondurre l’attentato di Mosca a una macchinazione del Cremlino, oltre che di buon gusto appare privo di fondamento logico, mancando di spiegare in modo credibile per quale ragione e con quale obiettivo il governo russo avrebbe dovuto organizzare un attentato di certe proporzioni colpendo la propria popolazione. Piaccia o non piaccia il consenso di Vladimir Putin è ai massimi storici, indipendentemente dal trascurabile e recente evento elettorale. Il quadro politico e militare non rende necessario alla dirigenza russa alcun...
Anche il più orribile dei crimini, come il genocidio a Gaza, può essere un espediente per distrarre da qualcos’altro, magari da qualche orribile segreto. Peccato che sia la stessa propaganda israeliana ad aver lasciato tracce di quel segreto. Dieci anni fa uno dei principali organi della lobby israeliana, la Anti-Defamation League, pubblicava un lungo articolo in cui ci si intratteneva con la descrizione della minaccia costituita dai tunnel di Hamas al confine tra Gaza e Israele. L’IDF (Israeli “Defense” Force; Israele si difende sempre,...
Nella visione comune educazione e violenza rappresentano i poli opposti di una questione le cui origini sono archetipiche. Il rapporto da esse intessuto può infatti essere ricondotto a quello tra civiltà e barbarie. L’educazione – si dice – è strumento della civiltà, educhiamo e siamo educati per essere civili. Già l’etimo lascia, apparentemente, pochi spazi ermeneutici, data l’origine dal latino educere, ex-ducere: condurre, tirare verso l’esterno, insomma strappare dall’ignoranza per condurre entro i sicuri confini della civiltà. La...
Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della...
Alla vigilia della Prima guerra mondiale il sentimento dominante in Europa, il “topos”, era quello della improbabilità della guerra. Un sentiment che le spregiudicate prese di posizione di molti governanti europei tendono a riproporre In queste settimane si è tornati a parlare di un libro del 2013 di Christopher Clark sulla genesi della prima guerra mondiale, “I Sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra”, nel quale i leader che portarono i loro paesi in guerra vengono definiti sonnambuli. Cioè attori che incedevano irresistibilmente...
A Belgrado, quando l’Europa ha mutilato se stessa per la voglia USA di sfondare la porta jugoslava, e poi serba, verso l’Eurasia. All’ONU un voto che sembra per una tregua Gaza, ma è per salvare la pelle al mostro bellicista nelle elezioni che devono sancire la guerra degli isolani anglosassoni ai continenti-mondo. A Londra, magistrati di una corte che definiscono alta (High Court), ma che si sa popolata da cortigiani al servizio del sovrano, hanno ripetuto il rito col quale se l’erano cavata tempo fa: richiesta agli USA di fornire garanzie...
“Terza guerra mondiale?” è la domanda che ci stiamo facendo da diverse settimane e “Il fattore Malvinas” è la risposta, -anzi l’incognita- che si sono dati Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli (“Terza guerra mondiale? Il fattore Malvinas”, L’AD Edizioni 2024) in un’ordinata e dettagliatissima analisi sulla convivenza con la consapevolezza atomica dal 1945 a oggi; un libro francamente irrinunciabile se non si vuole rischiare di saltare in aria senza almeno aver compreso come siamo arrivati a questo punto. I fatti raccontati si sono...
1. Crisi della sinistra. Secondo me, andrebbe retrodatata a ben prima del ‘68, perché la sua sottomissione alle pratiche e all’ideologia del neocapitalismo è molto più vecchia ed era, infatti, già oggetto agli inizi degli anni Sessanta di un lavorio critico che con Marx pur qualcosa aveva a che fare, malgrado la sua “torsione operaista” (Panzieri e «Quaderni rossi») oggi a te appare risibile.
2. «Programma di liberazione nazionale e sociale». Al momento non esiste. E i tentativi di pensarlo (le pratiche mi paiono di là da venire…) corrono, secondo me, un grave rischio: usare le “rovine” di un pensiero nazionale (risorgimentale?) troppo inquinato, e già dall’inizio del Novecento, da imponenti e non casuali venature nazionaliste e poi apertamente fasciste. Per quanti si sono formati su un pensiero classista, ma ammettono il suo indebolimento (qualcuno, come La Grassa, parla addirittura di una sua inconsistenza), non è facile un “buon uso” (nel senso fortiniano del «proteggete le nostre verità» intendo io) di questo tipo di “rovine” (intendo quelle del pensiero nazionale). Anche per la semplice ragione che in passato l’abbiamo sempre guardato con distacco o sufficienza o ostilità. Anche se venissero fugate le obiezioni più serie (accuse di populismo e di connivenza con la «destra eterna»), un’ “acculturazione nazionale” resterebbe un bel problema: non è facile innestarla sulla base culturale sia pur vagamente marxiana delle vecchie generazioni, non si sa che accoglienza troverebbe tra le nuove generazioni formatesi nel disfacimento della sinistra e nel populismo berlusconiano.
3. Badiou. Non so quanto sia determinante in questo autore la distinzione tra “imprese criminali” del comunismo storico (cattivo) e bontà o innocenza dei “movimenti” o dei “gruppi in fusione” sartriani (o del “comunismo buono”).
Anche se accettassimo il suo ”essenzialismo” (inteso come «potenzialità da attualizzare») o la tua «teoria normativa della natura umana» (aristotelica invece che platonica) o l’Umanesimo o il Marx filosofo della storia, a me pare che l’idea di comunismo, che tu vuoi salvare in contrasto con il comunismo (realmente o apparentemente) movimentista e buono di Badiou, resta il fatto che entrambe queste forme di comunismo siano soltanto idee (e quindi accettate o più accettabili proprio nei tanto da te disprezzati ambienti universitari o accademici e non negli ambiti sociali meno “intellettualizzati” o legati alle dimensioni più “quotidiane” della vita, per quanto sia i primi che i secondi oggi siano sottoposti a sussulti e trasformazioni poco decifrabili). Se poi si avesse il coraggio di ritenere (sempre da parte di minoranze però) che le “imprese” del comunismo storico non siano affatto riducibili a “criminali”, resta comunque il fatto che quel comunismo è stato sconfitto. Come resta il fatto che con l’Idea di comunismo (intesa come mera «potenzialità da attualizzare») non si ha (in partenza) alcuna garanzia di una più alta “bontà” (diciamo così) del nuovo comunismo rispetto al vecchio e sconfitto. Ma io, guardando un po’ alla storia, ho un dubbio ben più atroce e non facile da allontanare: e se l’elemento che chiamiamo “criminale” fosse presente anche nella «natura umana»? Allora, ci vorrebbe ancora più coraggio o un’audacia da eroi del mito e arrivare a pensare persino a un comunismo propriamente criminale (idea davvero impopolare, che sarebbe respinta non solo dai circoli accademici ma passerebbe difficilmente tra la cosiddetta gente comune). Perché delle due l’una: o accettiamo che certi comportamenti o atti per costruire il comunismo furono davvero criminali (e cioè, nell’accezione comune del termine, da condannare); oppure erano inevitabili o addirittura necessari; e allora non possono essere qualificati come criminali e sono così designati, per malafede, soltanto dai nemici del comunismo. Ma, pur se riuscissimo a togliere a quei fatti l’etichetta della criminalità, dobbiamo però ammettere che sono risultati inefficaci, non hanno cioè realizzato nessun comunismo e che, alla fine, quel sistema indicato con il termine ‘comunista’ (o “socialismo reale”) è imploso anche per una sua intrinseca debolezza e non solo per la pressione esterna del sistema capitalistico. Dunque, in ogni caso - criminali o semplicemente inevitabili - le imprese per costruire l’«Uomo nuovo di Stalin» sono fallite. (Tra parentesi. Per me resta incomprensibile la reticenza a qualificare come criminali le imprese staliniane da parte di chi non ha tentennamenti a definire criminali quelle degli Usa. O la dimensione criminale è nelle cose umane, dato inevitabile della storia umana e il buono che possiamo ritrovare nelle forme di civiltà va misurato prescindendo dai crimini in essa compiuti o la dimensione criminale può essere tenuta a bada o osteggiata (se non abolita) e allora una forma di civiltà che la ridimensioni va nettamente preferita e giudicata migliore di un’altra che invece l’incentiva o se ne serve arbitrariamente.Venne o no violentata l’”essenza dell’Uomo” ai tempi di Stalin? Su questo punto non capisco come fai ad opporti ad Hard che, in base alla biopolitica, vuole la «creazione di una nuova umanità» e non a Stalin che cercò davvero di costruirla…). Tu aggiungi poi: «un certo “marxismo” è certamente finito, ma il comunismo no». Mi chiedo: ma cos’è il comunismo rimasto, se togli un certo “marxismo”? Se non è quello “buono” di Badiou, allora bisogna pensare a quello qualificato di solito come “cattivo” o “criminale”. O a un altro ancora a metà strada? Se, appunto come dici, «nella storia umana, a differenza che nella natura, non esistono futuri prevedibili e processi ineluttabili» e sostieni che bisogna disfarsi del determinismo presente nel«marxismo engelsiano [e nel] materialismo dialettico leniniano, staliniano e maoista», dobbiamo aggiungere però che l’idea di comunismo sopravvissuta a un “certo marxismo” non ha alcuna garanzia di non diventare (o addirittura dover essere) criminale. Possiamo solo auspicare o scommettere che, sviluppando le sue potenzialità, quell’Uomo (o quell’ “essenzialismo”) non sveli aspetti criminali. (Badiou accortamente o da opportunista si ferma sulla soglia di questo arduo problema e accoglie un’idea della natura umana e del comunismo come buona. Ma allora perché ironizzi sulle scommesse altrui (di Badiou in questo caso), dicendo che «si tratta di una nuova “fede per intellettuali”, di una scommessa pascaliana senza Dio, di una sorta di anarchismo universitario per colti», se , anche quella tua, in fondo, solo una scommessa è?).
4. Hardt e Negri. Ne fai una critica troppo di pelle. Ma da quale pulpito? Dici: «queste moltitudini, a mio avviso, non esistono». Va bene. Ma non esiste neppure il comunismo (o al momento il “tuo” comunismo). Se è Idea il comunismo, perché non accettare almeno che sia Idea pure quella della moltitudine? Se uno ti dicesse: mostrami il tuo comunismo, tu potresti mostrargli solo un’idea. E anche Negri e Hard potrebbero (e infatti mi pare che dicano) che la moltitudine non esiste adesso, ma deve essere costruita. Né capisco perché, se in Negri e Hard «il comunismo può essere così integralmente “pensato” come il rovescio (non dialettico, of course) del capitalismo», il “tuo” comunismo non dovrebbe, sia pur attraverso un processo dialettico, essere il rovescio del capitalismo. O si ridurrebbe, se non capisco male, solo al predominio del pubblico rispetto al privato? Ma allora l’accusa che «il “comune” di Negri ed Hardt è curiosamente molto simile alla comunanza delle merci omogeneizzata del capitalismo di oggi» potrebbe valere anche per il “tuo” comunismo, il cui ‘pubblico’ somiglierebbe troppo al ‘pubblico statale’ del capitalismo. Né mi pare che il neoliberismo economico abbia così «paura del “pubblico” (scuola pubblica sanità pubblica, edilizia pubblica, eccetera», almeno nelle fasi di crescita economica. Ha paura forse di un predominio assoluto del pubblico sul privato. Ma allora l’ideale comunista non tornerebbe ad identificarsi con lo Stato (cioè con il “pubblico”)? Quando perciò scrivi:«il comunismo storico novecentesco, particolarmente nella forma staliniana, è stato effettivamente un dispotismo del lavoro fondato sulla statalizzazione integrale del “pubblico” e del “privato”, e per questa ragione è caduto tanto facilmente, in quanto per far crollare l'intero edificio è bastato picconare la struttura portante del partito-stato », mi viene il dubbio che la tua idea di comunismo come azione di mera opposizione «alla privatizzazione del welfare (dove c'è ancora), alla privatizzazione dell'educazione, alla privatizzazione dell'assistenza sanitaria, eccetera» finisca nuovamente per confondersi con la tradizionale, “democratica” e non per questo comunista, lotta in favore del pubblico contro il privato? Ma forse questo pubblico è già di per sé il comunismo? Dici di non voler by-passare «le comunità reali nazionali e religiose, le uniche realmente esistenti», ma non si capisce come in esse “penetrerà” mai l’idea di comunismo, come si possano trasformare in comunità comuniste (a meno che non lo siano già e si tratta solo - scusa la battuta - di farglielo riconoscere o di identificare comunismo e comunitarismo).
5. Su La Grassa. Per quel che so, la distinzione Marx filosofo/Marx scienziato è vecchia ed è stata a lungo contestata (da Lukács ad es.). Il crollo storico di certe speranze rende chissà per quanto tempo irricomponibili le due letture. E oggi tu e La Grassa mi sembrate due rassegnati a guardare la stessa cosa da due buchi di serratura diversi. Io che sono vecchio e ho seguito tutto il complicato e contorto dibattito sulla «crisi del marxismo» degli anni Settanta-Ottanta non mi sento di schierarmi (da tifoso) né con te né con La Grassa. Posso solo rammaricarmi della rottura del vostro sodalizio precedente e prendere atto di una separazione irrimediabile. In una poesia mi capitò di scrivere, proprio a proposito di una separazione (di coppia): «In sogni separati, anzitempo, si è dovuto morire, fissando invano il giusto, che diviso traspare appena». Insomma, quello che prima, in tempi di vacche grasse, sembrava un discorso tendenzialmente unitario su Marx, oggi in tempi di vacche magre s’è spezzato in due discorsi. Una pacata valutazione delle analisi tue e di La Grassa sarà possibile forse solo più avanti. Quello che, secondo me, si potrebbe però già da subito evitare sono gli insulti o le caricature delle posizioni da parte dell’uno e da parte dell’altro (o, soprattutto, dei rispettivi seguaci), che a me sembrano controllabili. Si spazzerebbe via una coltre di chiacchiera e di commenti spazzatura (ripeto specie dei rispettivi “tifosi”) e le “travi” delle rispettive ricerche - tue e di La Grassa - potrebbero essere viste e analizzate meglio, senza fastidiose e sterili distrazioni. E forse si vedrà meglio il buono dell’una e il buono dell’altra, anche se i due buoni non potessero più essere sommati. (Non è detto, cioè, che, se Marx o Lenin eccedettero in insulti pesanti contro o loro avversari, ricevendone altrettanti, si debba imitarli. Non ho mai pensato che le loro teorie siano state migliorate grazie a questi insulti). Tu poi, pur accusando La Grassa di riduzionismo, gli riconosci che ha fatto «scoperte preziose». Anzi gli dai persino ragione su punti importanti e su altri, dove io ad esempio ho più incertezze o rifiuti ( il giudizio su Tien An Men ad es.). Che egli non metta nulla al posto del marxismo, demolito al 90%, o metta qualcosa («il sistema di strategie di “lotta per la supremazia” fra agenti strategici»), che a te non pare «credibile», non dimostra di per sé che quella demolizione sia ingiustificata. Ma il punto decisivo della discordia è proprio sulla morte o meno del comunismo assieme al marxismo. Toccherebbe dire se questo è vero o falso in modi convincenti e argomentati. Invece, almeno in questo scritto, ti accontenti di prendere La Grassa in castagna: «l'odiatore althusseriano della dialettica GLG accetta integralmente l'argomento iperdialettico di Marx, per cui il comunismo, per non essere una fanfaluca umanistica, deve risultare da un processo dialettico interno al modo di produzione capitalistico stesso». O ricorri all’accusa che egli non s’intenda di Hegel o della sua «Scienza della Logica». Ora, secondo me, La Grassa potrebbe erroneamente non tener conto del primo Marx, quello umanistico, del secondo, quello hegeliano, e ritenere valido solo il terzo (lo scienziato, l’epistemologo del modi di produzione capitalistico), ma, se usando anche soltanto questo Marx, dicesse qualcosa di vero o di credibilmente vero o d’interessante, che tu non puoi confutare, mi pare debole e troppo soggettivo sostenere che tu non ti accontenti del «sostituto» del marxismo che La Grassa indica. Il “tuo” non gradimento della pars costruens di La Grassa, non nega valore di (possibile) verità alla sua pars destruens o a porzioni di essa. A meno che tu non possa ribaltare o negare quello che egli dice e mostrare a lui o a noi che egli si sbaglia. (Bisognerebbe, cioè, provare che quel lavoratore collettivo s’è formato, etc.). Altrettanto debole mi pare l’argomento antiautoritario: «Chi scrive non accetta che GLG gli dica, anzi gli imponga, “da quale porta” si deve uscire per prendere congedo da un marxismo effettivamente sclerotizzato e da un comunismo effettivamente onirico». Il problema per me è vedere se uno ha ragione o torto (o magari se ha parzialmente ragione). Mi scuso di eventuali forzature e sottovalutazioni. Ma ci tengo a farti sapere un’opinione che trova concordi anche altri amici che non hanno smesso di interrogarsi su questi temi.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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