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Psicochimica e psicoarchitettura

Franco Berardi Bifo

alfredo jaar es usted feliz 3 600x360Stimolanti e tranquillanti per cognitari metropolitani

Sul New York Times del 20 aprile 2015 sono usciti casualmente in contemporanea due articoli diversi per stile e per intenzione che descrivono da prospettive opposte e complementari la psicosfera americana contemporanea. Il primo, a firma Alan Schwarz reca il titolo “Workers under pressure abuse ADHD drugs” e appare nella pagina Business. Schwarz si occupa dei nuovi risvolti di un tema che da due decenni interessa medici, psicologi e pedagoghi: i disturbi dell’attenzione. Una sindrome che si può descrivere sinteticamente come incapacità di concentrare l’attenzione sullo stesso oggetto per più di qualche secondo è chiaramente legata all’intensificazione della stimolazione infosferica, al multitasking e alla riduzione dei tempi di esposizione dei dati al sistema occhio-cervello.

In passato il deficit d’attenzione venne segnalato e diagnosticato tra i ragazzini delle scuole elementari e medie. A milioni di pre-adolescenti venne somministrato un farmaco che si chiama Ritalin, composto di metilfenidato.

Un report della Drug and Food Administration pubblicato nel 2005 (quando ormai milioni di ragazzini avevano preso tonnellate di Ritalin) rivelò che circa un terzo di coloro che prendono questo farmaco sviluppa sintomi di comportamento ossessivo o compulsivo entro il primo anno, e che in molti casi possono svilupparsi nel tempo comportamenti psicotici più o meno violenti.

Ora un nuovo farmaco per la terapia del deficit d’attenzione spopola nella popolazione adulta americana: l’Adderall. Basta andare dal medico e dirgli che si fa fatica a tenere il ritmo di lavoro necessario per non essere licenziati e il medico prescrive le pillole. Adderall contiene una combinazione di anfetamina e dextro-anfetamina che stimola il sistema nervoso centrale introducendo nel cervello agenti chimici che contribuiscono all’iperattività e al controllo degli impulsi. I consumatori di Adderall sono prevalentemente lavoratori cognitivi nella fascia di età tra i 25 e i 45.

Intervistata da Schwarz, la ventottenne Elisabeth, che lavora al computer a casa sua a Long Island ha dichiarato che non prendere Adderall mentre lo fanno i suoi concorrenti (cioè gli altri lavoratori precari come lei) sarebbe come giocare a tennis con una racchetta di legno. Il consumo della sostanza è aumentato del 53% negli ultimi quattro anni. Oggi lo prendono 2,6 milioni di persone. Ma nello stesso giorno il medesimo giornale pubblica un editoriale di Sam Quinones: Serving all your heroin needs.

Negli ultimi tre anni le morti per overdose di eroina sono triplicate negli Stati Uniti… le vittime, quasi tutti bianchi, relativamente benestanti e spesso giovani, sono commemorati in silenzio…”

La distribuzione dell’eroina non è più legata ad episodi di violenza, ma si è normalizzata come un normale ciclo economico.

Siamo in una strana situazione. La criminalità è in diminuzione, ma il numero di morti per overdose aumenta…. Si è creato un sistema di distribuzione dell’ero che assomiglia a un servizio di consegna della pizza. Gli spacciatori circolano per la città. Un tossico chiama, e un operatore lo indirizza a un garage per auto o a un incrocio stradale. L’operatore avverte il dealer, il dealer incontra il cliente.”

La micidiale tenaglia psicosferica speed e down che devastò la sfera pubblica negli anni ’80 producendo una disgregazione del tessuto psichico su cui erano cresciuti i movimenti egualitari dei decenni precedenti, si ripresenta oggi, in maniera medicalizzata o per lo meno normalizzata. L’epidemia delle polveri (cocaina per intensificare la produttività e l’aggressività competitiva, eroina per ridurre l’ansia, e abbassare la tensione) ritorna oggi come funzione organica del ciclo di produzione semiotica in condizioni di competizione e di precarietà.

 

Alchemia e strategia della ricomposizione

La storia della composizione del lavoro non è mai stata così strettamente intrecciata con la storia della psicosfera e particolarmente della psicochimica come lo è oggi, quando il lavoro che valorizza più intensamente il capitale è lavoro della mente. In particolare le sostanze che agiscono sul sistema nervoso sono sempre più chiaramente un fattore decisivo della regolazione produttiva e sociale.

Gli psicoanalisti se ne sono accorti in misura limitata, anche se è pur vero che già nel suo Misterium coniunctionis (prima edizione 1963, Routledge, London) Carl Gustav Jung, occupandosi delle simbologie alchemiche mette in discussione l’intima relazione tra mente e materia dal punto di vista della composizione micro-fisica dell’universo. La conoscenza è il processo di congiunzione dell’attività mentale e di commistione molecolare tra flussi di materia psichica. Il metodo dello psico-alchimista investe anche la sfera dell’attività produttiva, in quanto il sostrato neurale dell’attività cognitiva e la dimensione psicologica della coscienza e dell’Inconscio stesso non si possono considerare come separati: essi appartengono alla medesima architettura del mondo.

Non è sorprendente il fatto che Jung sia stato il primo psicoanalista che tentò di trovare un legame tra inconscio e dimensione collettiva. Per farlo, infatti, si deve abbandonare un punto decisivo della posizione freudiana, cioè la premessa secondo cui l’interpretazione psicoanalitica non implica alcuna considerazione relativa alla materialità neurologica del cervello. La premessa filosofica da cui mosse Sigmund Freud per la fondazione dello spazio concettuale della psicoanalisi consisteva infatti nell’allontanarsi dal territorio scientifico della neurologia, e di conseguenza nel dichiarare che il processo di interpretazione si esercita su un campo che è quello in cui si connettono linguaggio e sessualità. La sola dimensione rilevante per lo psicoanalista, come interprete e come medico, era per Freud quella infra-psichica. La psicoanalisi non era interessata all’ambiente in cui interagiscono entità psichiche, o alla dinamica interattiva che coinvolge molte menti singolari e differenti: persone e gruppi, tribù, folle, flussi migratori.

La nevrosi è una faccenda individuale e solitaria che implica l’altro solamente come proiezione, immagine, fantasma, ma non viviamo più nell’epoca in cui la patologia si manifestava essenzialmente come nevrosi individuale, viviamo nell’epoca della psicosi epidemica. Perciò abbiamo bisogno di un approccio alchemico e architettonico insieme al problema della sofferenza mentale e alla politica della felicità.

Lintuizione di Jung ci offre la possibilità di guardare linconscio come la dimensione mentale in cui si mescolano flussi immaginari e strutture simboliche in perenne divenire ricompositivo: per questo possiamo parlare di alchimia quando intendiamo cartografare il dissolvere e coagulare delle sostanze psicoattive di cui facciamo uso. Ma oltre che parlare di alchemia, dobbiamo cominciare a pensare in termini di architettura della psicosfera.

Architettura qui significa l’arte di proiettare e costruire lo spazio in cui abitiamo. Lo spazio dell’immaginazione e del linguaggio sono le dimensioni che la psico-architettura costruisce: dovremmo imparare a farlo in modo consapevole, intenzionale e strategicamente finalizzato. Fragili sono le architetture della felicità, pesante l’architettura della depressione, come sanno tutti (coloro che conoscono queste condizioni dell’anima). Questa facile considerazione non è tanto facile da spiegare. Pensiamo al difficile equilibrio tra luce e oscurità dal punto di vista dei movimenti sociali. Pensiamo all’esplosione subitanea di euforia nelle insurrezioni urbane, nella cooperazione sovversiva, nella creazione condivisa, nelle esperienze di occupazione prolungata di spazi urbani.

Un movimento è essenzialmente l’illusione condivisa di simpatia tra organismi sociali. La società è la sfera in cui diversi processi di significazione si mescolano e interferiscono. L’organizzazione simbolica di questa sfera immaginaria è l’effetto della significazione. La significazione può essere descritta come la costruzione di un ponte di illusioni condivise sull’abisso dell’assenza di significato. La realtà è la proiezione psicodinamica di innumerevoli flussi mentali che si attraversano e interagiscono costruendo castelli di linguaggio che nominiamo in modi differenti: civilizzazione, storia. rivoluzione, comunità.

Nell’epoca che viene, nella sfera emergente del semiocapitale, non ci sarà analisi del sociale che possa prescindere dal divenire della psicosfera, e non ci sarà strategia politica che possa fare a meno di una strumentazione psicochimica. Cosa questo significhi in concreto non possiamo dirlo adesso, perché non lo sappiamo. Sappiamo che le distinzioni disciplinari tra scienze della mente e scienze del divenire storico appartengono al passato, ma un sapere pratico che parta da questa coscienza e si proponga di abbattere la fabbrica presente dell’infelicità, è tutto da costruire.

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