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E' arrivato l'asfaltatore, senza piume sul cappello

Giorgio Salerno

«La guerra è finita» titolava trionfalmente su nove colonne il Giornale di Alessandro Sallusti domenica 19 gennaio e gli occhielli sottolineavano «La svolta della sinistra. Renzi riceve Berlusconi e lo riconosce come primo e legittimo interlocutore». 

Non ritornerò sulle considerazioni già svolte, e con molta più autorevolezza dello scrivente, da emeriti giuristi, eminenti politologi, opinionisti di fama sul senso politico dell'incontro tra Berlusconi e Renzi nella sede del PD e sul merito della legge elettorale su cui i due si sono accordati. Basti dire che essa, prontamente battezzata da Sartori come 'Bastardellum', non risolve i problemi di incostituzionalità segnalati dalla Corte Costituzionale sul Porcellum in merito all'entità del premio di maggioranza ed all'impossibilità per gli elettori di scegliere il proprio rappresentante. Inoltre il pastrocchio berlusconian-renziano, aggrava, volutamente, con le alte soglie di accesso al Parlamento, i limiti di rappresentatività delle Camere.

Il segretario democratico, a chi gli chiedeva di abbassare la soglia di sbarramento (5% per i partiti in coalizione, 8% per i partiti da soli e 12% per le coalizioni), ha risposto in modo sprezzante ed arrogante: «Si mette la soglia di sbarramento proprio per evitare il ricatto dei partitini. I partitini si arrabbiano? Si arrangino. Basta al potere di ricatto».

Nella serata a Porta a Porta ha rincarato la dose chiarendo ancor meglio quali siano i “partitini” che più lo disturbano: «I piccoli partitini (sic! microscopici addirittura, ndr), che hanno rovinato il centro sinistra, avranno uno sbarramento….». Il buon Niki Vendola è avvertito, venga pure in coalizione ma non rompa le scatole, non disturbi il manovratore (il ministro Quagliariello ha rivelato che «è stato Renzi a volere a tutti i costi soglie di sbarramento così alte: non vuole nessuno a dargli fastidio a sinistra»).

Questo disprezzo per l'altro, per il politicamente diverso, per chi è piccolo denota una concezione autoritaria e razzista della politica e della vita. Ma come, verrebbe da chiedere a Bettino Renzi (copyright di Gad Lerner), non ci avete detto per anni che "piccolo è bello"? E non ci date quotidianamente lezioni di democrazia dicendo che tutti debbono avere uguali possibilità di partenza? O per caso si deve nascere già "grandi" per partecipare alla competizione della vita, del mercato, della concorrenza, della lotta politica? E poi chi è grande oggi potrà essere piccolo domani e viceversa. Per Renzi invece la realtà di oggi è immutabile. Al liceo ci hanno insegnato che questo si chiama ipostatizzazione, l'attribuire cioè un'esistenza sostanziale a ciò che ne è sprovvisto, trasformare una realtà mutevole in un'entità metafisica. Siamo alle idee platoniche immutabili.

Il neo segretario “democratico” più che Goldrake ci appare come Terminator in questa battaglia sterminatrice, come quel famoso insetticida che li ammazzava stecchiti!  Ma perché così tanta proterva ostinazione? Da dove nasce questa insofferenza? Quale l'origine di questo rancore?

Matteo Renzi nasce in una famiglia cattolica e democristiana. Il padre Tiziano è stato consigliere democristiano a Rignano sull'Arno, quindi non un semplice elettore ma un militante di quel partito, storicamente minoritario nelle Regioni del centro nord d'Italia. In questo ambiente familiare e politico respira da subito, con il latte materno si potrebbe dire, il sentimento minoritario di una famiglia democristiana nella Toscana di sinistra, una delle regioni più rosse d'Italia, governata per decenni dai "social comunisti" di Nenni e Togliatti. Detoscanizzare l'Italia diceva Berlusconi anni fa ed ecco che il giovane Renzi sembra sia arrivato al punto. Quale grande rivincita, dopo essere stato sotto "il tallone" del Pci, aver sbaragliato i post-comunisti del Pd, aver umiliato con D'Alema tutta la vecchia guardia, aver messo la parola fine, secondo i suoi intenti, alle velleità elettorali di quelli che ancora si ostinano ad essere socialisti e comunisti oggi. La soddisfazione per l'accordo raggiunto nella parte che punisce i piccoli nasce da un antico, stratificato, insopportabile odio per la sinistra e per i comunisti.

Il cuore di Renzi, le passioni che lo animano, non nascono da un'indignazione per la destra, per Berlusconi ed il berlusconismo ma per la sinistra italiana tout court. Si sente novello angelo sterminatore. O novello Erode che alla strage degli innocenti (Vangelo secondo Matteo) sostituisce l'annientamento dei piccoli.

Una meritoria casa editrice italiana, la Dall'Oglio Editore Milano, produsse nell'immediato dopoguerra una collana economica di notevole successo, "I corvi", che presentò opere come i “Tre saggi sulla teoria della sessualità” di Freud, “La coscienza di Zeno” di Svevo e poi Baudelaire, Jack London, Mark Twain, Maurois, Ehrenburg e così via contribuendo a svecchiare il panorama editoriale italiano e diffondendo opere poco note al pubblico italiano. Questa collana aveva come logo un corvo con un libro nel becco ed una scritta "Io sono piccolo ma crescerò’’. Ecco, se volessimo applicare al mondo dell'editoria la concezione renziana, le piccole case editrici dovrebbero essere soffocate nella culla.

La "profonda sintonia" rivelatasi nell'incontro del Nazareno ha quindi radici profonde ed antiche, è sintonia di amorosi sensi, di recondite armonie che la politica, parafrasando il Cavaradossi della Tosca, «nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde».
Il personaggio Renzi si può inscrivere nella non meritoria tradizione di personalità di destra che si impadroniscono della sinistra per farla fuori il cui iniziatore fu Craxi e che ebbe numerosi seguaci, soprattutto di provenienza Pci che, per carità di patria, non nominiamo ora.

Asor Rosa ha affermato di recente di sentirsi antropologicamente diverso da Renzi e avverte che la sua analisi risente di questa pregiudiziale. Devo dichiarare di essere totalmente d'accordo sulla diversità antropologica e sul fatto che Renzi sia tra i più divisivi (per usare un'espressione cara a lorsignori) dei politici oggi presenti sulla ribalta politica ma se andiamo a vedere ciò che dice Renzi di lui stesso le nostre pregiudiziali non solo sono confermate ma addirittura rafforzate.

«Il modello dell'uomo solo al comando è bellissimo. Non può essere considerato negativo. Sono infatti le parole di un radiocronista che prova a suscitare negli ascoltatori l'emozione che gli sta dando una tappa del giro d'Italia……E c'è un atleta che, dopo essere stato aiutato dalla sua squadra, se n'è andato in una delle fughe leggendarie della storia del ciclismo…Fausto Coppi. L'uomo solo al comando è in fuga. L'uomo solo al comando va a vincere perché si fa aiutare dalla squadra e, al momento opportuno, trova la forza di staccare il gruppo. Si fa aiutare finché serve, poi si stacca. Perché i leader fanno così. Parlare di uomo solo al comando non può essere considerato un modello negativo, allora» (Matteo Renzi, pagg. 53-54 "Oltre la rottamazione”, Mondadori, maggio 2013).

Non ci pare che ci sia grande differenza con il «ghè pensi mì» di berlusconiana memoria ma c'è un inquietante di più, singolare nella sua candida e cinica sincerità: l'uomo solo al comando si fa aiutare finché serve poi si stacca. Perché i leader fanno così. I Gozi, Bonafè, Nardella, Bonaccini, Boschi, Morani, Giachetti, Madia e sottotenenti vari (colonnelli è un po’ presto) renziani sono avvertiti. Io so' io e voi nun siete un c……!

«Ho avuto la possibilità di scambiare due parole in libertà con quello che ritengo uno dei pochi punti di riferimento mondiali di una sinistra vincente e convincente (Tony Blair). E quando al termine del pranzo gli domando cosa occorra per vincere, anche in Italia, la risposta è secca…..innovazione, sviluppo economico, legge e ordine. Dice proprio così, legge e ordine, neanche fosse un telefilm americano» (Matteo Renzi, pag. 175, "Fuori", Rizzoli 2011). Delle tre cose indicate da Blair l'ultima colpisce, positivamente, la sua attenzione, Law and order, proprio come un telefilm americano.

Si sostanzia sempre più quella che lo studioso inglese Colin Crouch ha chiamato post-democrazia e Luciano Gallino Costituzione di Davos, secondo i dettami della J.P. Morgan. Ed Angelo D'Orsi avverte che Renzi si svela definitivamente e solo dei ciechi, a sinistra, possono pensare di poter fare accordi con questo Pd. Scanzi, sul Fatto Quotidiano, elenca efficacemente le caratteristiche disvelate: personalismo, decisionismo, superomismo, logorrea mediatica, il consenso elettorale delle primarie usato come una clava, insomma più che una profonda sintonia, una copia tale e quale del grande imbonitore richiamato in vita dal giovane allievo.

Non sarà facile fermare questa marcia trionfale. Ancora molti, come nell'insulsa canzonetta del Trio Lescano, guardano all'arrivo dell'Ambasciatore con gli occhi sognanti venendo invitati a dischiudere finestre e balcon. Quanto tempo ci vorrà per accorgersi che non è arrivato l'Ambasciatore con la piuma sul cappello ma un rude asfaltatore, senza piume e senza cappello?

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