Che sta succedendo a Roma?
Roma: tutti i guai del “meno peggio”
di ilsimplicissimus
Siamo di fronte a un apparente controsenso: lo scandalo della cupola romana che dovrebbe colpire soprattutto la gestione Alemanno e il suo mondo sotterraneo, finisce invece per mettere sul banco degli imputati il Pd che emerge come corresponsabile ai massimi livelli, non più testimone reticente ma complice e almeno in alcune componenti, socio d’affari. Così l’ex fascio e sfascio sindaco se la cava fingendosi cretino piuttosto che connivente quando in realtà non c’è ragione perché le due cose debbano essere in contrasto e dimenticando il twitter di qualche tempo fa dopo una trasmissione di Report sulla corruzione nella capitale: “Alla Gabanelli solo una risposta: querela per diffamazione e risarcimento danni per le menzogne contro Roma in onda su Report” ).
Roma è l’Italia
di Caprimulgus
L’inchiesta «Mafia Capitale» ha finalmente scoperchiato agli occhi dell’opinione pubblica e della stampa una realtà che i movimenti dei migranti denunciano da tempo: il razzismo istituzionale è un grande affare. Lo è per molti motivi. Nelle ultime settimane, una città che sembrava in preda al disagio delle periferie si è scoperta ostaggio di assemblaggi di potere tanto sofisticati quanto evidentemente più attenti alle politiche sull’immigrazione di tanti fautori dell’integrazione. Il sistema era perfetto: prima di tutto c’è l’emergenza immigrazione, che nasce da un nuovo modo di utilizzare la classificazione internazionale dei migranti che distingue tra quelli che si muovono per lavoro e i rifugiati e prevede percorsi specifici per i minori non accompagnati.
Chi decide a Roma?
Questa mattina ha avuto inizio a Roma una maxi operazione per associazione di stampo mafioso che ha visto 37 persone sottoposte a misure cautelari, 29 in carcere ed 8 ai domiciliari, e sequestri di beni per oltre 200 milioni di euro.
Al centro dell’operazione c’è Massimo Carminati che dalle ricostruzioni dell’inchiesta fornite dai media viene indicato come il capo di questa organizzazione mafiosa. Personaggio che ormai da quarant’anni si trova sempre coinvolto nelle vicende più buie di questa città. Ex Nar e grande amico di Fioravanti e Alibrandi, Carminati ha giocato e continua a giocare il ruolo chiave di connessione fra organizzazioni politiche di estrema destra e criminalità organizzata.
Chi si rivede! Massimo Carminati
Written by Aldo Giannuli
Vecchia conoscenza per chiunque si occupi di eversione nera, Massimo Carminati: dalle imprese dei Nar a quelle della Banda della Magliana, così nei casi degli omicidi Pecorelli, Fausto e Iaio, Pugliese, nel depistaggio per la strage di Bologna, nella rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur, nella “strana” vicenda del deposito d’armi presso la sede di via Liszt del Ministero della Sanità, il suo nome torna sempre.
Spesso è stato imputato, ma alla fine se l’è sempre cavata e con assoluzioni con formula piena (Pecorelli, depistaggi Bologna, Fausto e Iaio). Per altri casi (ad esempio il furto al caveau della Banca di Roma, nel Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, a Roma) e per uno degli scandali del calcio scommesse è ancora indagato.
Destra e Sinistra rubano insieme sugli zingari
Miguel Martinez
Sto seguendo, un po’ distrattamente visto che ho molto lavoro, la vicenda di Roma.
E quello che ho capito finora è questo.
Esiste gente che si trova sotto casa da un giorno all’altro un migliaio di Rom senza arte né parte, in immense distese mantenute con i soldi pubblici. E quindi votano a Destra perché sperano che la Destra “rimandi” i Rom nella loro mitica patria, la Zingaria. O se non in Zingaria, almeno a Zagarolo.
Esiste invece gente che trova brutto prendersela con un povero disgraziato senza arte né parte,e vorrebbe che lo Stato investisse soldi per “accoglierlo” e “integrarlo”. E quindi votano a Sinistra. Dove per “Destra” e “Sinistra” intendiamo quelle realmente esistenti, quelle che ci passa il convento del sistema elettorale attuale.
Reality Criminale
di Emiliano Viccaro
"Il Nero e il Rosso". Il rischio che l'inchiesta "Mafia Capitale" diventi la terza serie, dozzinale, di una nota fiction è dietro l'angolo. Ma il rischio più forte è la sua traduzione politica, amministrativa, economica, da parte degli stessi poteri che sono finiti al centro dello scandalo più annunciato della storia. Se è vero, come ha detto un dirigente del Pd romano, "che siamo davanti al nostro '92", meglio attrezzarsi subito per non finire in una nuova brace giustizialista e iperliberista.
Qualche giorno fa, su queste pagine, nel recensire il film La Trattativa, disegnavamo una sorta di cartografia sociale del "capitale che si fa mafia", utile alla descrizione dei processi di saccheggio, legali o illegali poco importa, che investono le nostre città. La tempesta di questi giorni conferma e travalica clamorosamente quelle ipotesi di governo spurio delle metropoli.
Gli affari sporchi di «quelli di sopra»
Alessandro Dal Lago
Quando qualcuno strepita in nome della sicurezza, si sente invariabilmente odore di corruzione. Vi ricordare Penati, lo sceriffo di Sesto san Giovanni ossessionato dalla legalità e salvato dalla prescrizione? E che dire di Bossi, l’uomo che si faceva rifare la casa con i rimborsi elettorali, mentre scagliava la Lega contro gli immigrati? La storia d’Italia degli ultimi venticinque anni abbonda di episodi come questi. L’ipotesi di fondo è sempre stata che i tutori della legge e dell’ordine volessero deviare l’attenzione del pubblico su capri espiatori facili facili. Ma ora, la straordinaria vicenda della cupola romana permette di aggiustare il tiro.
Andiamo con ordine. Una gang guidata da uno della Magliana si infiltra nell’amministrazione locale in collaborazione con uomini delle cooperative «rosse» e del terzo settore.
Non è solo la questione morale a fare la differenza
Ripartiamo dal “mondo di sotto”
Rete dei Comunisti
L’inchiesta “Mondo di mezzo”, ribattezzata dai giornali “Mafia Capitale”, che ha portato nei giorni scorsi all’arresto a Roma di 38 tra malavitosi, fascisti, politici e affaristi, e oltre cento indagati, rimette in luce un “mondo” noto, l’intreccio sistemico tra pezzi diversi di società che, in qualche modo, nella Capitale ha sempre formato quel “comitato di scopo” che mette assieme interessi diversi, ma nel quale ognuno trova il vantaggio nell’alleanza con l’altro per poter realizzare il suo.
Un modello che però, almeno attraverso le inchieste giudiziarie, non aveva ancora completamente manifestato tutta la sua complessità.
Il vero malaffare è nella gestione legale della città, non nelle sue escrescenze criminali
Militant
La radice del male capitolino non emerge certo con le inchieste di Pignatone né relegando tutta la faccenda allo schema “legami della malavita con la destra eversiva”. Il male di Roma è politico, non amministrativo. Ed è con la politica che si risolve, non con le inchieste giudiziarie. Sebbene sia anche necessario il contributo della magistratura, impossibile nasconderlo, non è con questa che verranno risolti i problemi della Capitale, perché tali problemi esulano dagli accordi malavitosi sulla gestione degli appalti pubblici. Insomma, dovremmo cercare di evitare una lettura unicamente giudiziaria/legale, o peggio ancora una schiacciata sui rapporti tra destra e malavita. La radice del problema di gestione della città di Roma è la politica.
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