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orizzonte48

La lotta al feticcio e l'indifferenza su Banca Centrale indipendente e Costituzione

di Quarantotto

pservillo silouette phppalmieri 2h1. In margine all'analisi critica compiuta da Alberto Bagnai su Goofynomics, relativa alla presa di posizione di Luciano Gallino, così come ai tentativi di dialogo che, con grande pazienza e disponibilità, partono da Sergio Cesaratto, vale la pena di fare alcune riflessioni ulteriori.

In termini pratici, l'azione critica di Alberto e Sergio visualizza la radiografia di una sinistra non più riconoscibile come tale (proprio se riferita alle sue tradizionali coordinate: cioè comprensione dell'assetto dei rapporti di produzione e tutela effettiva della classe lavoratrice): il massimo che si può ottenere (faticosamente e con bassa probabilità di successo) è che da sinistra non  si aggredisca e non si rifiuti chi propone analisi razionali di recupero della democrazia sociale!

 

2. E' chiaro che chi si identifica, a livello di base, con queste ormai consolidate pulsioni e se ne sente rappresentato/a, soffre della stessa dissonanza cognitiva che abbiamo qui più volte illustrato e che risulta figlia del combinato tra antiberlusconismo inerziale come unico punto autolegittimante identitario e internazionalismo antisovranista, avulso da ogni comprensione effettiva della radice del fenomeno. 

Questi due fenomeni confluenti, infatti, hanno una radice comune: l'induzione mediatica che fa capo all'idea che i nostri problemi siano la corruzione, il clientelismo e le mafie, come fenomeni generatori incontestabili di una disoccupazione, e di una degenerazione del benessere, inarrestabili. 

E tutto ciò ovviamente,  insieme con la contraddittoria spiegazione che il capitalismo sia in sè, in modo generico e avulso dalle concrete condizioni storiche ed istituzionali in cui si manifesta, il male da estirpare. 

Si avversa così, in modo ingannevolmente identitario, un capitalismo astratto, un feticcio nominalistico, al massimo connotato dall'aggiunta "finanziario", avendo solo di  mira le remote ondate di Wall Street. 

Perciò il capitalismo "sfrenato" effettivamente risultante dal disegno di Maastricht, può godere del vantaggio politico, schiacciante, di non essere mai collegato (per precisa scelta politico-ideologica, non certo di sinistra nella sostanza) alle sue forme normativamente imposte dal "vincolo esterno": cioè le forme che effettivamente dobbiamo fronteggiare e che nella realtà agiscono come cause dei problemi che si denunciano, però, in tale modo generico.

 

3. Ma siccome è invece chiaro, sul piano storico, economico e costituzionale, che queste parole d'ordine esplicative della realtà sono le stesse tradizionalmente promosse dalla strategia ordoliberista - che è poi, appunto, ormai divenuto un liberismo sovranazionale "strategico"- ne dovremmo dedurre che la sinistra formalmente "in campo", non può, nella sostanza, più essere assunta come tale.

La mutazione è arrivata a un tale punto di (paradossale) coesione interna, nella contraddizione rispetto ai suoi originari presupposti e valori identificativi, che è la sua funzione storico-politica a non essere più materialmente presente. E d'altra parte, le condizioni dei lavoratori in Italia, come pure la tipologia di soluzioni messe in campo, forniscono l'evidente riscontro della concreta assenza di una tale funzione.

Rammentiamo, che la prova di questo, - cioè anzitutto, del venir meno di partiti di massa, capaci di rappresentare intere e organiche classi sociali tradizionali- è offerta dal livello di astensionismo nell'elettorato. Così come, anche, dal livello di "apertura" internazionale (avulsa dal saldo delle partite correnti!) di un'economia, allorché questa sia raggiunta attraverso la sistematica scelta politica di aderire a organizzazioni internazionali e ad assetti da trattato in assenza di comprensione del loro contenuto giuridico-economico.

 

4. Torna utile ripetere quanto già in precedenza precisato.

Non è possibile parlare più di democrazia sostanziale, secondo i dettami della nostra Costituzione, e, a maggior ragione, di "sinistra", se non si collocano al primo posto il problema della sovranità costituzionale e del concetto di "indipendenza" della banca centrale.

"...Il grafico più sotto mostra come l'astensionismo sia un presupposto decisivo per consentire l'affermazione dello "Stato minimo", che disattiva la democrazia dei diritti sociali e del "pieno impiego" quali affermati dalle Costituzioni.

Non mi dilungherò oltre su questo fenomeno che rende operativa la dittatura del bis-linguaggio mediatico e la democrazia idraulica, servente del controllo totalitario del liberismo sulle (depotenziate) istituzioni costituzionali.

Sottolineerò, piuttosto, che l'astensionismo diviene, a un certo punto, un effetto perseguito sistematicamente. Esso rappresenta un sintomo dell'efficacia della strategia €uropea dell'ordoliberismo

Un indicatore la cui dimensione è direttamente proporzionale al rafforzamento di questa strategia.

Non a caso, l'astensionismo nasce, in Italia, proprio in relazione alle elezioni per il parlamento europeo, un falso parlamento che non ha alcun potere di effettiva determinazione dell'indirizzo politico, non controlla e non legittima alcun Esecutivo, corrispondente alla maggioranza formatasi in seguito alle elezioni - anche perchè i gruppi politici al suo interno non raccolgono il consenso a seguito di programmi comuni e omogenei in tutti i paesi coinvolti: i gruppi parlamentari sono formati tra forze che si riuniscono ex post, sulla base della mera convenienza dettata dal poter proseguire in sede europea una linea di (mera) visibilità, essenzialmente funzionale a convenienze politiche rivolte alla competizione elettorale interna. 

Quello €uropeo, poi, è un parlamento deprivato di effettivo potere di iniziativa legislativa e di determinazione vincolante dell'agenda politica della stessa Commissione. Prima ancora, tale parlamento non ha avuto alcun ruolo nella determinazione (rigidamente intergovernativa) del quadro dei trattati che, pur essendo accordi di natura liberoscambista, pretendono di assurgere a livello di super-Costituzione, prevalente su quelle nazionali (formatesi a seguito di Poteri Costituenti che riflettono la sovrana volontà popolare).

Dunque, il parlamento europeo, in termini di perseguimento dei valori democratici sostanziali, risulta inutile se non dannoso: dannoso se non altro perchè ha la funzione cosmetica di "ratificatore" - falsamente co-deliberante, cioè solo su aspetti secondari dell'agenda, essenzialmente elaborata al di fuori della sua limitata sfera di indirizzo- di un inesorabile programma liberoscambista, autoritario, a cui il voto euro-parlamentare non apporta alcun contributo sostanziale.

Stando così le cose, - e ciascun cittadino europeo è ormai abituato a constatarlo ogni giorno- è perfettamente spiegabile perchè proprio nelle c.d. elezioni europee si sia per la prima volta massicciamente manifestato l'astensionismo. Si è trattato dell'occasione primigenia ed eclatante a cui, giustamente, si è applicata quella reazione dell'elettorato incentrata sulla "constatazione della invariabilità delle politiche che qualunque maggioranza uscita dalle urne sarebbe scontatamente "vincolata" a perseguire ."

Ora è ovvio che questo effetto percepito porta a una reazione, appunto l'astensionismo, che non ha alcuna efficacia neutralizzatrice del disagio sociale che provocano le politiche "invariabili" che vengono imposte dall'€uropa

Neppure quando, questa stessa imposizione di €-politiche, si afferma, assorbendole del tutto, rispetto alle scelte dei governi nazionali dei singoli paesi aderenti all'Unione; l'astensionismo è solo una reazione difensiva "automatica", disperata (nel senso più stretto della parola), alla riduzione di tutti i parlamenti nazionali al modello del parlamento europeo

Cioè all'attribuzione, anche ad essi, di un mero ruolo di "ratificatori cosmetici" degli assetti perseguiti dalle elites che hanno scritto i trattati e designano i "rappresentanti" governativi nelle istituzioni europee; tali rappresentanti, infatti, eseguono fedelmente in sede europea i desiderata delle stesse elites (che sono in effetti le uniche forze sociali che hanno la legittimazione e la forza di compiere tale designazione).

Una reazione inefficace e impotente che, d'altra parte, è solo il riflesso di un congegno che trascende la capacità di comprensione dell'ex cittadino/elettore

La crisi di identità di quest'ultimo, che porta ad un conflitto interiore da cui sorge la scelta di non votare, è perfettamente ragionevole: non è però "razionale", dato che il primo anello della catena dell'esproprio della volontà esprimibile dal corpo elettorale è l'istituzione delle banche centrali indipendenti.

E tale neo-istituzione extrademocratica (in Italia, rammentiamo, non a caso NON costituzionalizzata), penetra nelle democrazie europee attraverso il vincolo esterno europeista."

 

5. Insomma, una sinistra effettiva sarà riconoscibile solo quando si porrà il problema del non senso (tra l'altro storicamente ed economicamente datato) della banca centrale indipendente e si porranno le condizioni tangibili affinchè si esca dalla situazione qui sotto rappresentata:

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