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Renzi azzoppato ma... nessun dorma!

Moreno Pasquinelli

chess defeatNon avevamo dubbi che i ballottaggi avrebbero confermato ed anzi appesantito la batosta subita da Renzi e dal Pd al primo turno. E non avevamo dubbi che il Movimento 5 Stelle, dove aveva un adeguato radicamento, sarebbe uscito vincente.

Non ci volevano doti profetiche per capirlo, bastava sintonizzarsi col rumore sociale di fondo, sentire ciò che ribolle nella pentola sociale. Di passata ricordiamo che noi abbiamo dato indicazione di voto per i candidati Cinque Stelle ed a Napoli per De Magistris — "Colpire il Pd per cacciare il governo Renzi".

Escono con le ossa rotte tutti quei cretini che avevano pronosticato una lunga vita al governo Renzi, quelli che cianciavano di una stabilizzazione politica della crisi italiana, gli azzeccagarbugli che ci scassavano i coglioni con la storiella della "rana bollita", le sette politiche che camuffavano la loro impotenza con la narrazione — del tutto simmetrica a quella di chi comanda — per cui quello italiano sarebbe un popolo annichilito, condannato a subire ulteriori vessazioni e angherie.

Non è così. Tutto è invece ancora possibile. La situazione italiana non solo resta aperta, l'Italia è tra i paesi europei, quello da cui potrà venire il segnale della riscossa. Ribadiamo infatti ciò in cui fermamente crediamo: (1) che lo si voglia o meno, non si esce dal marasma senza svolte radicali e, (2) se i dominanti si ostineranno a perseguire le loro politiche austeritarie e autoritarie la protesta sociale, che oggi usa il canale elettorale M5S o si disperde in un'astensione, finirà inesorabilmente in una sollevazione generale.

Attenti tuttavia a vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato. Renzi esce azzoppato ma cercherà la rivincita fra tre mesi. Mettiamola così: per le forze oligarchiche di cui Renzi è zimbello, questa tornata amministrativa è solo un primo turno, vorranno vincere al secondo, ovvero al referendum di ottobre. Esse non rinunceranno tanto facilmente al loro disegno strategico di dotarsi di una legge elettorale che gli consenta di governare senza avere la maggioranza, quindi di passare ad un ordinamento costituzionale compiutamente oligarchico, autocratico e antidemocratico.

Renzi è alle corde e dovrà escogitare qualcosa di mirabolante, come seppe fare a suo tempo il suo mentore Berlusconi. Vedremo. Di sicuro quelle che egli riteneva trovate stupefacenti non gli hanno evitato la sconfitta elettorale. Se nessuno da credito al discorso che queste amministrative non chiamavano in causa il governo, è evidente che la grande maggioranza dei cittadini non ha creduto alla narrazione renziana per cui (1) il suo governo ci avrebbe finalmente portato fuori dal marasma economico; (2) che lui sia veramente il rottamatore della "casta politica", il "salvatore della Patria". Non meno importante (3) che risulti del tutto velleitario il disegno del Pd come "Partito della nazione": il candidato di Renzi vince, e per il rotto della cuffia, solo a Milano, dove è stato sostenuto in modo decisivo da una vasta serie di cespugli.

Prendiamo quindi questa tornata elettorale amministrativa come una prova generale del referendum. Essa ci dice che mandare a casa Renzi è non solo possibile ma altamente probabile. Abbiamo indicato le condizioni per vincere. In estrema sintesi: si vincerà se le diverse forze di opposizione faranno blocco e se, all'interno di questo blocco, emergerà un polo che i cittadini riterranno credibile come alternativa di governo.

In questo senso l'ago della bilancia è senza alcun dubbio il Movimento 5 Stelle. Vedremo se M5S dissiperà tutti i dubbi riguardo alla sua effettiva volontà di mandare a casa Renzi e con lui affossare la controriforma istituzionale ed elettorale. Dall'impegno per il NO, vedremo se il gruppo dirigente Cinque Stelle terrà fede ai suoi conclamati principi, per cui la democrazia non è un valore negoziabile, oppure se esso — come malignamente si vocifera — sia già stato adescato dalle élite oligarchiche, che abbia cioè abboccato al Canto delle sirene per cui con l'Italicum avrebbe spianata la strada del governo in solitaria. Sarebbe non solo un errore politico gravissimo, quello di puntare alla propria autosufficienza, ma una vera e propria pugnalata alle spalle alla stessa spinta popolare che lo sorregge e lo ha spinto fin dove è giunto.

La sfida referendaria sarà quindi anche un banco di prova per verificare due cose: (1) se, come ci auguriamo, sarà non solo plausibile ma fattibile, dare vita in un futuro prossimo ad una alleanza d'emergenza trasversale per tirare fuori il Paese dalla gabbia eurocratica — che noi chiamiamo Comitato di Liberazione Nazionale, CLN —; (2) se, dentro questo CLN prenderà forma un fronte unico antiliberista e sovranista, che oltre ad M5S comprenda le più genuine forze democratiche e quindi una sinistra popolare e rivoluzionaria — le cui basi politiche ed il cui profilo noi stiamo tentando di definire costruendo Programma 101.

Quale che sarà il risultato del referendum di ottobre, dopo si aprirà una fase politica e sociale nuova e diversa.

Nessun dorma!

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