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#VirginiaRaggi & Co. - Ballottaggi e spartiacque

di Piotr

Effetto #CinqueStelle. Gli inamovibili, destinati a perdurare, grandi o piccoli, oggi stanno scomparendo a un ritmo maggiore del rinoceronte bianco

NEWS 2596031. La mia educazione politica è avvenuta nella sinistra extraparlamentare degli anni Sessanta-Settanta. La mia formazione filosofica è all'insegna di Marx.

Può quindi non stupire che i miei amici e conoscenti abbiano guardato con sconcerto il progressivo allontanamento delle mie simpatie dai partiti e movimenti che si autodichiaravano di sinistra e utilizzavano la simbologia e la terminologia che più sentivo mie per ammantare ragionamenti che ritenevo sempre più inaccettabili. Non perché li ritenessi "vecchi", ma proprio perché erano - e sono - sbagliati.

Come disse ironicamente una volta Gioachino Rossini commentando la composizione di un giovane musicista, quando c'è del nuovo e del bello, il bello può essere vecchio e il nuovo può essere brutto. Il punto non è questo e il "nuovo che avanza" non mi ha mai affascinato, essendo per lo più portatore del brutto, ad esempio di riforme che sono controriforme, o di "post-pensieri" che non riescono a reggere il confronto nemmeno con una virgola dei "vecchi" impianti intellettuali che hanno fatto la storia culturale e politica delle nostre società.

Come succede sempre, il "vecchio" diventa invece un serio problema quando viene ipostatizzato, separato dal momento storico che lo ha prodotto e messo su un piedistallo, privo della sua logica originaria e quindi di ogni logica effettiva, inutilizzabile da chi gli porge omaggio deferente, ma utilizzabilissimo dagli eredi dei suoi vecchi avversari o nemici.

La crisi sistemica ha messo da tempo a nudo questo problema, rivelando che le statue di marmo non si muovono ma spesso servono come idoli di complemento al servizio di un culto officiato da élites attaccate con le unghie e coi denti, morbosamente, cinicamente e, come non raramente accade, anche sadicamente, ai propri privilegi, ai propri interessi, al proprio rango. Pronte a rischiare la sopravvivenza del genere umano nel loro infinito sforzo di accumulazione di ricchezza e potere, avvitato nella logica perversa della crisi: ne occorre sempre di più per perderne di meno.

 

2. Da bravo militante di sinistra il V-Day di Beppe Grillo mi vide sospettoso. I metodi della "democrazia di rete" ancora mi lasciano dei dubbi. Ho stima per l'azione politica di alcune persone che dal M5S si sono allontanate. I temi della legalità, degli sprechi e della corruzione, nel mio modo di vedere sono dei corollari - sebbene importanti - di altri assunti più generali.

Eppure, se c'è una cosa che trovo da sempre sbagliata è valutare il Movimento 5 Stelle attraverso la lente di formule e dogmi, per quanto essi possano essere articolati con termini, frasi e modi di ragionare che mi sono familiari, cioè di sinistra.

Questo vale per un movimento politico, così come vale per le vicende politiche, nazionali e internazionali, che scorrono drammaticamente sotto i nostri occhi.

Capire la crisi, in tutti i suoi risvolti, materiali e culturali, e le sue conseguenze, richiede di mettersi in crisi per riproporre la crisi stessa in modo positivo. All'inizio del secolo scorso la gran parte della sinistra non riuscì a farlo - per incapacità, opportunismo o a volte complicità - e una sua minoranza, i comunisti, lo fece in parte in ritardo e in parte in modo confuso. Il risultato fu l'avanzata del militarismo, poi del fascismo e due guerre mondiali. Un risultato forse inevitabile, ma che di sicuro la condotta della sinistra non contribuì a evitare.

Accanto all' ascesa e caduta della città di Mahagonny , c'è anche la resistibile ascesa di Arturo Ui. I cicli tendo a riprodursi, ma possono anche essere spezzati. È bene tenerlo presente.

Per molti versi, il Movimento 5 Stelle è un'incarnazione della crisi sistemica, qui da noi in Italia. Se quindi si ha paura di mettersi in crisi, se ne avrà ripulsa. Per giustificare questa ripulsa i prontuari di sinistra di frasi e ragionamenti fatti non mancano.

Ma se si vuole lavorare nella crisi, nella crisi bisogna immergersi. Bisogna immergersi nei suoi effetti sociali, ecologici, politici e geopolitici. La crisi si fa beffe delle formule. Anzi, la crisi c'è proprio perché le formule sono già state sonoramente sbeffeggiate! La crisi si fa beffe dei pedigree. Non vi accorgete che chi traeva lignaggio da nobili casate politiche, vuoi al potere, vuoi all'opposizione, e fino a pochissimi anni fa sembrava inamovibile, destinato a perdurare, grande o piccolo che fosse, oggi sta scomparendo a un ritmo maggiore del rinoceronte bianco?

La crisi si fa beffe degli adoratori delle statue di marmo.

 

3. Metabolizzata la delusione per l'abortito progetto di "Cambiare si può", dopo anni di astensione nel 2013 alle politiche votai Movimento 5 Stelle, sotto lo sguardo inorridito di molti miei amici. Lo stesso feci alle europee dell'anno dopo.

Ebbi poi modo di collaborare a eventi con esponenti del M5S e ne apprezzai, oltre che l'entusiasmo e la sincerità, la bravura e la competenza. Lo voglio sottolineare perché durante la campagna elettorale per le amministrative la storia della loro inesperienza ha assunto toni addirittura più ridicoli che calunniosi. Il ridicolo di chi dopo aver lasciato andare una città allo sfacelo in anni di governo, accusa altri di incompetenza. Umorismo involontario o faccia di tolla, scegliete voi.

In questa tornata elettorale ho nuovamente votato 5 Stelle. Molti dei miei amici una volta perplessi hanno infine capito che non ero del tutto impazzito e hanno seguito le mie ragioni.

Il successo di Virginia Raggi a Roma è probabilmente uno spartiacque politico in Italia. Uno spartiacque necessario. Una vittoria, quindi, che seppur largamente prevista ispira soddisfazione.

Sorprendente, invece, e grandiosa in relazione all'evento, è la vittoria della brava e saggia Chiara Appendino a Torino.

Il problema di Virginia Raggi e di Chiara Appendino è che Roma e Torino diventeranno da domani la vetrina del Movimento 5 Stelle. Tutto l'establishment politico cercherà perciò d'impallinarle. Opporrà all'azione delle due sindache ogni genere di ostacolo, da capziosità burocratiche a funzionari sleali del vecchio generone, da intralci finanziari a campagne pianificate di calunnie.

Anche l'opposizione troverà da ridire, perché non faranno, come non dovranno fare, la rivoluzione qui e adesso.

Dovranno muoversi in situazioni molto complesse pedalando in salita mentre in molti si dedicheranno ad attaccare pesi di piombo alle loro ruote. Ogni futuro giudizio onesto dovrà tener conto di questo.

Noi pensiamo che Virginia e Chiara ce la possano fare.

A loro un augurio e un sostegno.

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