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Elogio del M5s

Ovvero: se non ci fosse dovremmo inventarlo

di Aldo Giannuli 

Donna dopo una sbronzaLa storiaccia del Parlamento di Strasburgo ha scatenato nemici vecchi e nuovi del movimento, che si sono esercitati nell’arte del dileggio.

Un buon esempio è dato dall’articolo di Ezio Mauro su Repubblica il 12 gennaio 2013:

mancanza di sostanza, di qualità e addirittura di significato politico… Nessuna discussione, nessun dibattito, soprattutto nessuna passione: politica, storica, culturale, […] un movimento perennemente allo stato gassoso che non riesce a consolidare alcunché, perché non avendo storia e tradizione non ha nemmeno saputo costruirsi un deposito culturale di riferimento

e via di questo passo.

Più raffinato ed intelligente –ma pur sempre ostile- il pezzo di Ferrera sul Corriere, che insiste sulla nota dell’ambiguità irrisolta del movimento fra destra e sinistra. E, sia per l’uno che per l’altro commentatore, le “scivolate” prese a Roma e Strasburgo sono il prodotto inevitabile di questo sottostante.

Personalmente non ho nascosto  le mie critiche al M5s né sulla questione del gruppo a Strasburgo né sul disastro, ormai irreparabile, della giunta capitolina e neppure, tornando indietro nel tempo, ho nascosto le mie perplessità sulla scelta dell’apparentamento con l’Ukip, sulle uscite in materia di immigrazione, sulle troppe espulsioni nel primo anno di legislatura, sulla mancanza di trasparenza o di discussione nel movimento. Basta sfogliare le pagine di questo blog per rendersene conto. Dunque non è sui singoli aspetti di questa vicenda che intendo discutere, anche perché sarebbe facile dimostrare il doppiopesismo di certe critiche.

Grillo è il dittatore del M5s? Conoscendo un po’ più da  vicino il M5s di quanto non capiti a Mauro e Ferrera, posso dire che questa visione di Grillo che decide tutto da solo è quanto di più lontano dalla realtà.

Ma, anche ammesso e non concesso che le cose stiano così, mi spiegate perché la stessa critica non è stata rivolta in questi anni a Renzi, che ha imposto addirittura una riforma costituzionale (poi strabocciata dall’elettorato), senza che essa facesse parte del programma elettorale del partito o della sua piattaforma congressuale, senza nessuna consultazione della base e con un colpo di mano in direzione, dove c’era una maggioranza precostituita. E di quella riforma, tanto Repubblica quanto il Corriere, sono stati apertamente sostenitori. Il M5s è il partito-azienda della Casaleggio? Pure ammettendolo e non concedendolo,  Forza Italia cosa è stata sinora?

Il punto è un altro: il vero rimprovero che si fa al M5s è quello di esistere e di aver mandato a gambe levate il “bipolarismo” di cui si pascevano i due partiti, uno falsa alternativa dell’altro. Se il M5s nel 2013 avesse dato i suoi voti a Bersani, oggi godrebbe di una benevolenza ben maggiore da parte di Repubblica.

Ma questo comporta anche l’incapacità  di capire il “mistero” del M5s. Già: come spiegare il caso di un movimento, che si presenta la prima volta alle elezioni e prende il 25%. Successe 23 anni fa a  Forza Italia (che prese il 24%), ma il Cavaliere aveva risorse finanziarie illimitate, aveva ben tre reti televisive a disposizione, aveva il personale delle sue aziende, che provvedeva a formare i primi gruppi locali. Il M5s non aveva niente di tutto questo, solo i contatti sul web. Ed allora come si spiega quel successo?

Peggio ancora, come si spiega che, nonostante le non poche scivolate in questo o quel caso (ne ho fatto un incompletissimo elenco poco sopra) questo movimento non perda voti, anzi, fra alti e bassi, viene accreditato di circa un 5% in più delle politiche. Anche dopo la storiaccia strasburghese i sondaggi danno il M5s in aumento con grande disappunto dell’Hp che titola “Incapaci e vincenti”.

Mi è capitato ultimamente di partecipare ad una trasmissione televisiva in cui una giornalista spiegava tutto con il fatto che gli elettori “grillini” sono ottusi, ignoranti e ipnotizzati dal capo, insomma  la colpa è dell’elettorato che non è capace di ragionare.  Al di là della strana  concezione della democrazia che si intravede dietro queste affermazioni (fra l’altro, molti di quelli che votano M5s prima votavano Pd…) va da sé che offendere in questo modo gli elettori è il modo migliore per confermarli nelle loro scelte.

I dirigenti del Pd, di Fi ecc, ed il loro seguito di giornalisti, analisti ed opinionisti, sognano la puntura di spillo che “bucherà” la bolla di sapone del M5s, liberandoli per sempre da questa fastidiosa presenza: non hanno capito niente! Così come non hanno capito niente gran parte delle classi dirigenti europee e degli Usa, che pensano all’ondata dei cosiddetti “populisti” come un fenomeno transitorio destinato ad estinguersi da solo.

Non si comprende che questo malessere diffuso è una reazione al perdurare di una crisi che sta falciando i ceti medi e riducendo alla miseria quelli subalterni ed al modo con cui le classi politiche occidentali  (non) hanno saputo gestirla. Il giudizio diffuso è che i governi e le forze politiche che li hanno espressi, si sono preoccupati solo di salvare le banche e di fare gli interessi delle grandi corporations, senza preoccuparsi minimamente della stragrande maggioranza degli elettori che oggi si vendicano.

Quindi, questa è una rivolta che, per ora, assume forma elettorale, segnalando il problema principale della pessima qualità delle forze politiche di sistema che sono assolutamente sorde all’ipotesi di una radicale revisione dell’ordinamento neo liberista.

Pertanto, sin quando la crisi durerà (ed ormai si parta di “stagnazione o recessione secolare”) l’ondata di malcontento non recederà. Ma forse passerà a forme ancora più pesanti (che ne direste se dovesse partire uno sciopero fiscale?).

Il M5s fa parte di questa ondata con in più la caratteristica di mantenere la protesta su un terreno democratico, perché non è certo né il Fn della Le Pen né Alternative fur Deutschland e neppure i Veri Finlandesi. Non è un caso che il M5s abbia appoggiato Tsipras, che abbia rapporti con Podemos e, paradossalmente, abbia votato, nel parlamento europeo,  con l’Ukip solo nel 27% delle votazioni, mentre ha votato con il Gue nel 78% dei casi.

Sicuramente ha aspetti ancora ambigui (Ferrera non ha tutti i torti) come il solito mantra del “né di destra né di sinistra” (lo dice anche Podemos e a suo tempo lo dicevano anche i verdi e l’Idv) ma questo va spiegato.

Questa doppia esclusione (né né) ha una doppia valenza. Sul piano tattico significa il rifiuto di schierarsi con il Pd o con la destra, giudicandoli equivalenti (e sin qui hanno pienamente ragione), sul piano ideologico è il rifiuto di darsi una qualsiasi identità ideologica, sostituendo l’asse destra/sinistra con quello alto/basso (esattamente come Podemos) o con quello onesti/disonesti. E qui il discorso si fa più complicato perché questa lettura alto/basso è una edizione un po’ semplicista della critica alle burocrazie politiche (cui si contrappone il comune cittadino, “Uno vale uno” e chiunque può rivestire qualsiasi ruolo istituzionale) che potrebbe anche essere condiviso in parte, dall’altro è proprio il rifiuto dell’ideologia ritenuta puro pregiudizio.

Certamente c’è stato nel passato un pessimo uso dell’ideologia come pregiudizio, ma questo non significa che non esista l’esigenza di dare un minimo di organicità e coerenza alle proprie proposte politiche. Peraltro, anche il discorso alto/basso oppure onestà/disonestà sono ideologie, per quanto rudimentali. Anche la democrazia diretta è una ideologia solitamente di sinistra: Rousseau ha ispirato gli anarchici, settori di sinistra liberale,  libertari di vario tipo come alcuni movimenti del sessantotto e nello stesso Marx l’idea di comunismo coincide con l’estinzione dello stato e con la società anarchica, mentre non conosco nessuna corrente di destra o di centro che abbia come suo modello la democrazia diretta.

Sollecitare il M5s al chiarimento della sua cultura politica è giusto, ma perché non farlo con gli altri? Non mi pare che nel Pd, nell’Udc o in Forza Italia abbiano mai fatto indigestione di ideologia. O a voi risultano pubblicazioni di contenuto ideologico di queste forze politiche? A me risulta che ci sia solo una comune convergenza sui dogmi neo liberisti e senza troppe discussioni.

Certo, il M5s deve abituarsi a costruire la sua linea politica con la discussione più libera ed aperta, ma vi pare che questo lo facciano gli altri? Sono d’accordo che non si possa decidere sull’Euro o sulla Ue con un referendum improvvisato in quattro e quattro otto e senza una discussione adeguatamente approfondita. Ma quando mai il Pd ha discusso di questo se non in forme plebiscitarie di scontato unanimismo?

E la legge elettorale? Il M5s ha promosso una consultazione durata quasi due mesi con materiali informativi, cui hanno partecipato 30.000 persone. Sono poche? Sicuramente sono poche rispetto a quel che ci vorrebbe, ma chi altro lo ha mai fatto? Nel Pd si è deciso tutto senza discuterne nemmeno nell’Assemblea Nazionale.

Il M5s non fa più le dirette streaming e dovrebbe farle, verissimo, ma Forza Italia quando mai le ha fatte? E venite a fare le pulci al M5s?

Nel frattempo, tuttavia il M5s resta lo strumento (unico di qualche efficacia per ora) per combattere il blocco dominante e svelare l’imbroglio della falsa alternativa fra i due blocchi, che si è tradotto nella fine del deprecabile bipolarismo: vi pare poco? In più il M5s ha contribuito non poco a svecchiare le culture politiche con la scoperta del web come canale di partecipazione. D’accordo: c’è un idealizzazione eccessiva di questo mezzo che a volte sfocia in forme mistiche ed, invece, sarebbe bene una riconsiderazione laica, in modo da sfruttarne tutte le concrete possibilità che il mezzo offre. Altrettanto certamente il M5s ha ereditato da Roberto Casaleggio un accanito sperimentalismo, che a volte si traduce in pericolosissime svolte ad U, siamo d’accordo. Ma forse è meglio l’immobilismo delle liturgie della classe politica? Senza sperimentazione non c’è innovazione.

E’ per questo che la gente che vota il M5s, pur accorgendosi di qualche sciocchezza di troppo, la scusa come veniale, perché quello che conta, adesso, è cacciare questa classe politica di lestofanti che, anche sul piano delle competenze ha molto poco da offrire.

Cari amici, non credo che nessuno possa accusarmi di essere troppo indulgente con il M5s per gli errori e le bestialità che talvolta commette. Anzi ci sono molti grillini che non mi digeriscono, perché giudicano le mie critiche troppo dure. Continuerò a farlo e continuerò a votare il M5s, perché quello che conta non è questa o quella singola mossa, ma la funzione generale del M5s in questa fase. Ed è una funzione democratica essenziale.

Per questo scrivo questo elogio del M5s e sostengo: “Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”.

Comments

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Nicola
Wednesday, 18 January 2017 18:47
"il vero rimprovero che si fa al M5s è quello di esistere e di aver mandato a gambe levate il “bipolarismo” di cui si pascevano i due partiti, uno falsa alternativa dell’altro"

Bravo Prof. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1
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Carmine Meoli
Wednesday, 18 January 2017 18:46
Touchee. Non con le critiche a M5S si conseguono o si recuperano consensi ma con risposte alle necessita degli elettori .
Tuttavia non si puo giusticare la violaziione dei propri postulati spiegando che anchev gli altri attori si comportani cosi !
Non mi pare di aver mai inteso un programma concreto al di la di un uso del manganello digitale e di slogan generici .
E poi occorr essere chari se si rimane coi dautori di Brexit per vile denaro o per identita di vedute .
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