- Details
- Hits: 385
Il confronto con la Russia: la realtà impone limiti
di Piccole Note
Beni russi congelati, c'è in ballo l'affidabilità delle banche occidentali. Gli appelli di Borrell
Gli annunci roboanti dei leader occidentali e gli asseriti successi ucraini vanno spesso a scontrarsi con la realtà. Così la proposta di usare gli interessi maturati dai beni russi congelati in Occidente per aiutare l’Ucraina – alla quale andrebbero più di tre miliardi di euro all’anno – ha creato una fibrillazione che ne ha impedito, almeno per ora, l’approvazione.
Il motivo è semplice e lo scrive la Reuters, spiegando che diverse banche hanno avvertito i leader della Ue di temere ritorsioni da parte della Russia, ma soprattutto che la decisione potrebbe portare “a una più ampia erosione della fiducia nel sistema bancario occidentale”.
Il pericolo è ovvio: i Paesi che hanno affidato i loro soldi a tali banche non possono non allarmarsi. I loro beni potrebbero condividere la stessa sorte, qualora entrassero in urto con l’Occidente. C’è il rischio che li ritirino per indirizzarli a banche più affidabili.
Per quanto riguarda, invece, i successi ucraini, si sta ponendo un’altra criticità. Mentre le sue forze vengono macinate sulla linea del fronte, Kiev sta cercando di ottenere dei successi tattici da poter ostentare al mondo, e in particolare ai suoi alleati, per segnalare che è ancora in grado di ferire il nemico e che quindi la guerra non è ancora persa.
- Details
- Hits: 369
Parabellum
di Miguel Martinez
Mi segnalano uno scritto dal titolo orwelliano-futurista, “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra“. Curiosamente, è esattamente il titolo che volevo dare al post di oggi.
L’articolo esalta la Guerra Buona (quella che dobbiamo fare perché, avete indovinato, siamo contro la guerra che vogliono fare i cattivi), non dimenticando però di ricordarci che la guerra crea anche ricchezza:
“Dobbiamo quindi essere pronti a difenderci e passare a una modalità di “economia di guerra“. È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove.
Il nostro obiettivo dovrebbe essere di raddoppiare entro il 2030 i nostri acquisti [di prodotti militari] dall’industria europea, così da garantire una maggiore prevedibilità alle nostre imprese. Contratti pluriennali le incentiveranno inoltre ad aumentare la loro capacità di produzione. In questo modo sarà rafforzata la nostra industria della difesa, migliorata la nostra preparazione alla difesa e si creeranno inoltre posti di lavoro e crescita in tutta l’UE.”
- Details
- Hits: 469
Dio, uomo, animale
di Giorgio Agamben
Quando Nietzsche, quasi centocinquant’anni fa, formulò la sua diagnosi sulla morte di Dio, pensava che questo evento inaudito avrebbe cambiato alla radice l’esistenza degli uomini sulla terra. «Dove ci muoviamo ora? – scriveva – Non è il nostro un continuo precipitare? […] Esistono ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando attraverso un infinito nulla?». E Kirilov, il personaggio dei Demoni, le cui parole Nietzsche aveva attentamente meditato, pensava la morte di Dio con lo stesso pathos accorato e ne aveva tratto come necessaria conseguenza l’emancipazione di una volontà senza più limiti e, insieme, il non senso e il suicidio: «Se Dio c’è, io sono Dio… Se Dio c’è, tutta la volontà è sua e io non posso sottrarmi alla sua volontà. Se Dio non c’è, tutta la volontà è mia e sono costretto ad affermare il mio libero arbitrio… Sono obbligato a spararmi, perché l’espressione più piena del mio libero arbitrio è uccidere me stesso».
È un fatto sul quale non ci si dovrebbe stancare di riflettere che un secolo e mezzo dopo questo pathos sembra ora completamente sparito. Gli uomini sono placidamente sopravvissuti alla morte di Dio e continuano a vivere senza far storie, per così dire come se niente fosse.
- Details
- Hits: 513
Roma, censura per chi parla di Palestina a scuola
di Redazione Monitor Roma
A pochi giorni di distanza dalle manganellate sugli studenti pisani che manifestavano contro il genocidio in corso in Palestina, vale la pena riflettere sul clima di censura presente nelle scuole nei confronti di chi critica il colonialismo israeliano. Due casi in particolare hanno fatto discutere: il licenziamento di un assistente all’educazione algerino del liceo francese Chateaubriand di Roma, impiegato da più di dieci anni e adesso sotto accusa per aver pubblicato un post Instagram sgradito, e la vicenda di un insegnante di filosofia e storia del liceo scientifico Augusto Righi di Roma, che ha subito una serie di fortissimi attacchi a mezzo stampa, fondati su notizie false, e provvedimenti disciplinari che potrebbero portare a nuove sanzioni.
Il 30 ottobre scorso un articolo del Corriere della sera, ripreso acriticamente da altri giornali, ha sostenuto che il professore del Righi avesse assegnato a una classe un tema che chiedeva di commentare le posizioni su Israele e sul massacro in atto espresse da un alunno, cittadino italo-israeliano, durante la lezione. A detta del giornale il professore avrebbe messo in imbarazzo lo studente, ma la notizia è stata subito smentita pubblicamente da un documento degli alunni e delle alunne della classe.
Sulla scia delle polemiche, il professore è stato sottoposto ad alcuni provvedimenti disciplinari: una contestazione d’addebito da parte della dirigente scolastica (che si conclude con la sanzione “censura”), una visita a scuola di tre ispettori inviati dal ministero dell’istruzione e l’avvio di un altro procedimento disciplinare da parte del ministero, di cui ancora si attende l’esito e che annuncia gravi sanzioni.
- Details
- Hits: 729
Sulla prostituzione. Una riflessione a partire da un’analisi di Carlo Formenti
di Fabrizio Marchi
Ho letto questa largamente condivisibile analisi dell’amico Carlo Formenti sul tema della prostituzione e della maternità surrogata https://www.sinistrainrete.info/societa/27658-carlo-formenti-libere-di-vendere-il-proprio-corpo-a-pezzi.html
Sulla seconda questione, cioè l’utero in affitto (anche i suoi sostenitori hanno pudore nel definirlo tale e infatti lo chiamano appunto ”maternità surrogata” proprio per renderlo più accettabile) non ho nulla da dire perché condivido in toto la sua analisi.
Sulla prima invece ho un punto di vista diverso dal suo, forse perché – mi permetto di dire – ho indagato (e, probabilmente, anche esperito) un po’ più di lui l’argomento. Mi pare di poter dire, infatti, che anche Formenti – che pure ha da tempo elaborato una critica severa dell’ideologia femminista, in particolare nella sua attuale declinazione, quella neoliberale dominante – resta tuttavia ancora parzialmente prigioniero della visione femminista perché, anche indagando questo aspetto, parte sempre e soltanto dal punto di vista femminile e mai da quello maschile, con l’ovvia conseguenza di avere una visione parziale del problema. In parole ancora più semplici, anche Formenti, analizzando il fenomeno della prostituzione, non riesce a uscire dalla coppia dicotomica carnefice/vittima, dove il carnefice è ovviamente l’uomo e la vittima è la donna. O meglio, a un certo momento ne fuoriesce, meritoriamente, quando scrive: “…mi si potrebbe obiettare che, nel caso della prostituzione, è difficile negare che si tratta di un fenomeno patriarcale più che (o almeno altrettanto che) capitalistico. Anche perché fenomeni come il turismo sessuale e altre forme di violenza e la sopraffazione che i maschi esercitano sui corpi di donne e minori caricano il tema di forti valenze emotive.
- Details
- Hits: 307
La forma di merce della forza-lavoro
di Gianfranco Pala
Tratto da Gianfranco Pala, Il salario sociale. La definizione di classe del valore della forza-lavoro, Laboratorio Politico, Napoli, 1995
“La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come una “immane raccolta di merci” e la merce singola si presenta come sua forma elementare. Perciò la nostra indagine comincia con l’analisi della merce”.
Così – è ben noto – Marx comincia e articola lo studio del capitale nel Capitale. Considerata oggi la radicata e datata ignoranza tradizionale del marxismo, le categorie elementari semplici, che Marx espresse intorno alla forma di merce, sono generalmente sconosciute e unilateralmente rimosse. Tuttavia partendo da lì, si spera di chiarire una volta per tutte la questione sociale del salario procedendo attraverso la rilettura dei testi marxiani.
Una simile lettura conduce a spiegare come Marx denoti quale sia il carattere dominante della merce nella “forma di società che noi dobbiamo considerare”: poiché sapere per prima cosa con quale oggetto reale si ha a che fare è il solo modo scientificamente corretto di procedere nell’analisi e nella comprensione di ciò che si vuole spiegare, ed eventualmente trasformare. Altrimenti ci si rifugia nel peggiore sentimentalismo romantico. Che tutte le componenti basilari della ricchezza sociale non nascano come merce – nulla nasce come merce, neppure il pane – è fin troppo ovvio. Ma che esse – e tendenzialmente tutte le cose fruibili, pure coscienza e onore – in epoca moderna, nelle società in cui predomina il modo di produzione capitalistico, non lo siano diventate o non lo diventino crescentemente è molto meno ovvio.
Il massimo di confusione sul carattere di merce della produzione sociale, e sulla sua contraddizione, è raggiunto dall’errata convinzione, che tutte le riassume e le supera, secondo la quale “il lavoro non è una merce”.
- Details
- Hits: 809
Al Jazeera racconta la storia del 7 ottobre che i media occidentali non raccontano
di Peter Oborne
Un nuovo documentario rivela come il mainstream giornalistico si sia fatto megafono di accuse false e provocatorie
Persuasivo. Sobrio. Perspicace. Scrupoloso. L'unità investigativa di Al Jazeera ha prodotto un filmato che racconta quanto realmente accaduto il 7 ottobre.
Questo autorevole documentario non esita a descrivere nel dettaglio le atrocità e i crimini di guerra commessi da Hamas. Ma dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che molti dei resoconti spaventosi riferiti da fonti israeliane sono falsi.
Quelle storie fortemente provocatorie, che riguardassero accuse di stupro di massa o decapitazione e rogo di bambini, non erano supportate da prove o erano semplici bugie. Eppure, hanno preparato la strada alla ferocia omicida del successivo attacco israeliano a Gaza, che è stato ritenuto dalla Corte Internazionale di Giustizia un plausibile genocidio.
Al Jazeera analizza scrupolosamente come questi resoconti siano diventati di pubblico dominio. Ciò comporta che si approfondisca il ruolo della Zaka, l'unità israeliana di soccorso nelle emergenze, composta da paramedici addestrati che intervengono nei casi di atti terroristi e di omicidi.
- Details
- Hits: 479
Truppe UE-Nato in Ucraina? La Russia chiarisce le opzioni che si aprono
di Marinella Mondaini
Nell’ambito della Nato si svolgono discussioni sul possibile invio di contingenti militari in Ucraina. L’inaspettata dichiarazione di Emmanuel Macron che ha aperto tale scenario, ha provocato una dura reazione da parte della Russia, ma anche una reazione contrastante da parte dei membri dell’alleanza Nato. In seguito, il ministro degli Esteri ucraino, Dmitrij Kuleba ha tentato di giustificare Macron, dicendo che il presidente francese quando parlava di mandare i soldati francesi in Ucraina, intendeva gli istruttori francesi per addestrare i soldati ucraini secondo gli standard Nato, mentre nel governo francese hanno ventilato l’ipotesi che le truppe militari francesi potrebbero partecipare “senza varcare la soglia della guerra”, cioè svolgere compiti come lo sminamento, l’addestramento dei soldati ucraini o la lotta alle minacce alla sicurezza informatica.
Tuttavia, in Russia prendono molto sul serio le dichiarazioni bellicistiche di Macron sull’invio di truppe francesi a combattere contro la Russia, perché “non bisogna permettere che la Russia vinca”, la sconfitta della Russia sembra essere lo scopo esistenziale, perciò è indispensabile mandare le legioni francesi sul Mar Nero perché per la Nato esso è un punto chiave.
- Details
- Hits: 844
Perché ha vinto Putin
di Pino Arlacchi
Putin ha di nuovo vinto le elezioni, e il suo successo sembra essere un enigma per molti commentatori. Ho conosciuto e visitato più volte la Russia postcomunista, quella degli anni Novanta.
La Russia di Eltsin: uno Stato in agonia i cui massimi architetti e beneficiari sono stati i governi occidentali associati agli oligarchi stile Khodorkovsky e Berezovsky.
Uno Stato in eutanasia, amorevolmente assistito dalla finanza occidentale, che aveva colto l’occasione della caduta del comunismo per costruirci sopra una montagna di soldi. Sono state le banche europee e americane che hanno ricettato i danari degli oligarchi contribuendo a portare un grande Paese sull’orlo del fallimento.
L’élite criminale più vicina agli oligarchi amici di Eltsin era quella dei boss di Cosa Nostra. Stessa ferocia, stessa protervia politica mascherata, nei russi, da un grado di ricchezza, istruzione e status sociale di gran lunga superiori. Gli ex caprai di Corleone non hanno mai neanche sognato i livelli di opulenza e sofisticazione dei magnati criminali russi.
- Details
- Hits: 485
E’ nata l’Europa di Brzezinski
di Fabrizio Bertolami
L'assetto prospettato dall'incontro di Macron, Scholz e Tusk era già uno dei punti centrale della strategia enunciata da Zbignew Brzezinski nel suo celebre saggio "La Grande Scacchiera" del 1997 in cui affermava che l'Ucraina dovesse aderire alla NATO e all’EU, disegnando così uno scenario geopolitico totalmente nuovo, diverso sia da quello "Mediterraneo" (Francia, Germania, Italia) sia da quello “Carolingio” (Francia, Germania, Benelux) in cui Francia, Germania, Polonia e Ucraina costituiscono un blocco capace di integrare le tre nazioni più popolose del continente e contemporaneamente in grado di incunearsi sino ai confini della Russia.
* * * *
Il 15 marzo a Berlino, durante un incontro a tre, il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz e il neoleletto primo ministro polacco Tusk hanno siglato un accordo per fornire un supporto congiunto in termini di armamenti all’Ucraina.
“Utilizzeremo i profitti derivanti dai beni russi congelati in Europa per sostenere finanziariamente l’acquisto di armi per l’Ucraina”, ha detto Scholz elencando gli sforzi dell’Unione Europea per aumentare il sostegno a Kiev.
- Details
- Hits: 586
Dall’Ucraina ai paesi baltici (a nord) alla Romania (a sud), il fronte di guerra NATO-Russia si estende
di Il Pungolo Rosso
Ha dell’incredibile la sottovalutazione – da parte delle formazioni che si vogliono anti-capitaliste – delle manovre occidentali in corso per allargare a dismisura il fronte di guerra con la Russia, a nord nei paesi baltici e a sud in Moldova.
Nei primi due anni dall’invasione del territorio ucraino da parte della Russia il protagonista indiscusso, in ambito NATO, del “sostegno” all’Ucraina (ovvero: alla macellazione di ucraini) è stato l’asse Wall Street-Pentagono che ne ha tratto dei grandissimi benefici, sia diretti (per l’industria del gas e l’industria bellica) sia indiretti (per i pesanti danni inferti al socio pericoloso concorrente Germania). Ma con le crescenti difficoltà che sta incontrando Biden a profondere in questa opera altamente umanitaria altre decine di miliardi di dollari, il testimone è passato all’Unione europea, anche in questo caso con un’esaltante performance dell’industria bellica tedesca (+40% di fatturato in due anni) e italiana (una festa dopo l’altra per la Leonardo, l’ultima è la partecipazione alla costruzione di 12 sottomarini nucleari Columbia per la marina statunitense).
Inevitabile il rilancio francese. Ed ecco Macron salire alla ribalta invitando tutti a prepararsi alla guerra contro la Russia – il primo a evocare in pubblico questa “necessità” era stato l’ex-capo di stato maggiore britannico. Salvo, poi, attenuare in parte la sua affermazione, ribadendo che per l’Europa e per la Francia la sconfitta della Russia in guerra è “questione esistenziale” (questa la formula esistenzialista in voga). Alla lettera:
- Details
- Hits: 506
Venti tesi su Marx
di Moreno Pasquinelli*
«Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada». Eraclito
Premessa
La dottrina marxista è figlia del suo tempo, dell’epoca in cui la borghesia, malgrado il poderoso sviluppo delle forze produttive, non mantenne la promessa di un umanistico e vero progresso sociale. È in quella temperie che il nascente proletariato venne considerato il soggetto storico destinato a realizzare l’agognata redenzione dell’umanità dal suo stato di abiezione. La dottrina marxista — sintesi ingegnosa di materialismo meccanicistico di matrice nominalista, di storicismo di matrice hegeliana, e positivismo scientista —, nelle vesti di socialismo scientifico, riuscì a imporsi come alfiere della classe proletaria e come araldo di una nuova civiltà. A questo punto, con alle spalle un secolo tremendo, occorre avere il coraggio di riconoscere che anche la dottrina di Marx, malgrado la sua penetrante fisiologia del capitalismo, non ha superato la spietata prova della validazione fattuale. La storia è inflessibile, punisce chi fallisce il proprio scopo, la cui disgrazia è tanto più grande quanto più maestosa la sua profezia.
In virtù del suo carattere sincretico il pensiero di Marx era destinato a dare vita a multipli e opposti “marxismi”. Ognuno di essi si è cimentato nel tentativo di riformare la dottrina. Se tutti questi tentativi andarono incontro allo scacco è anzitutto perché nessuno di essi rinunciò al fondamento teleologico e finalistico della dottrina. Non si tratta di riformare il marxismo, né di compiere una mera decostruzione.
- Details
- Hits: 337
Attraversando il PNRR. Parte II: politiche energetiche e filiere produttive (I)
di Emiliano Gentili, Federico Giusti e Stefano Macera
Pubblichiamo la seconda parte dello studio sul PNRR condotto da Emiliano Gentili, Stefano Macera e Federico Giusti. Dopo aver analizzato il contesto economico italiano e la strategia perseguita dall’Unione Europea nella programmazione del Piano, nel nuovo articolo, gli autori analizzano l’idea di politica energetica dell’Ue e dell’Italia ed esaminano alcuni investimenti previsti dal PNRR particolarmente significativi per lo sviluppo dell’economia italiana, con particolare riferimento alla filiera dei semiconduttori e dell’idrogeno.
* * * *
I. Articolazione del Piano e REPowerEU
Missioni, componenti e investimenti
Il Pnrr si articola attorno ad alcuni percorsi di sviluppo settoriali denominati «Missioni». In un certo senso potremmo farli corrispondere ai Programs europei (v. Parte I, Par. II, La strategia della Commissione Europea), solo che le Missioni sono declinate su scala nazionale. Ogni Missione è a sua volta suddivisa in Componenti, per cui ad esempio la Missione 1, Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, è composta da: Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA; Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo; Turismo e cultura 4.0. A voler essere precisi, poi, le Componenti sono a loro volta ripartite in «sotto-componenti». I fondi vengono assegnati «a pacchetti», denominati «Investimenti»[1], che costituiscono una sorta di suddivisione ulteriore di queste sotto-componenti. Ad esempio, la citata Componente 1 della Missione 1 riporta tre sotto-componenti (Digitalizzazione PA; Innovazione PA; Innovazione organizzativa del sistema giudiziario), all’interno delle quali trovano posto ben sette Investimenti differenti (quali «Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali» o «Processo di acquisto ICT»).
- Details
- Hits: 431
Mosca: modello 11 settembre
di Fulvio Grimaldi
E’ relativamente indifferente se il terrorismo colpisce New York, “il Mondo Libero”, o la Russia, il “capofila delle autocrazie”. L’effetto deve riversarsi sulle popolazioni occidentali, da mobilitare verso l’accettazione degli sviluppi previsti dalle fasi finali della guerra contro l’umanità. Risultati programmati:
1°) Ulteriore stretta repressiva verso la sorveglianza capillare e totale, fatta passare per “sicurezza”, e ulteriore accelerazione verso l’ordine mondiale totalitario, priorità da cui tutte le resistenze, opposizioni, divergenze sono annichilite in virtù della preservazione della vita (vedi vaccino);
2°) Ritorno a Lepanto. Rilancio dello scontro di civiltà con l’Islam che, in attesa della resa dei conti finale con l’Eurasia, consente l’esasperazione della mobilitazione psicologica delle masse in Occidente e della conseguente militarizzazione mirata all’ esplosione di conflitti in aree idonee (Iran, Kosovo, Bosnia, repubbliche asiatiche, Africa) a garanzia della preminenza dell’apparato industrialmilitare e dei suoi profitti;
- Details
- Hits: 475
Etica, politica e commedia
di Giorgio Agamben
Occorre riflettere sulla singolare circostanza che le due massime che hanno cercato di definire con maggiore acutezza lo statuto etico e politico dell’umano nella modernità provengono dalla commedia. Homo homini lupus – cardine della politica occidentale – è in Plauto (Asinaria, v.495, dove mette scherzosamente in guardia contro chi non conosce chi sia l’altro uomo ) e homo sum, humani nihil a me alienum puto, forse la più felice formulazione del fondamento di ogni etica, si legge in Terenzio (Heautontim., v.77). Non meno sorprendente è che la definizione del principio del diritto «dare a ciascuno il suo» (suum cuique tribuere) sia stata dagli antichi percepita come la definizione più propria di ciò che è in questione nella commedia: una glossa a Terenzio lo enuncia senza riserve: comico è per eccellenza assignare unicuique personae quod proprium est. Se si assegna a ciascun uomo il carattere che lo definisce, egli diventa ridicolo. O, più in generale, ogni tentativo di definire ciò che è umano sfocia necessariamente in una commedia. È quanto mostra la caricatura, in cui il gesto di cogliere a ogni costo l’umanità di ciascun individuo si trasforma secondo ogni evidenza in una beffa, fa propriamente ridere.
- Details
- Hits: 343
Trump, un mito confezionato dai neocon
di comidad
Mai fidarsi di quegli esseri orribili che sono i “putiniani”, infatti te li ritrovi sempre a sostenere la NATO e le sue guerre; come è successo alla principessa e decana dei putiniani europei, la “sovranista” Marine Le Pen. La putiniana non solo si è astenuta in parlamento per non ostacolare l’ennesimo invio di armi di Macron a Kiev, ma ha persino avallato la fiaba/spot sull’eroico popolo ucraino che avrebbe fermato la Russia. In realtà le tre linee difensive le ha costruite la Russia e non l’Ucraina, ed è Kiev, insieme con la NATO e l’UE, a dichiarare che l’obbiettivo non è “fermare Putin”, bensì riconquistare i territori perduti; territori peraltro popolati da civili russofoni che vengono bombardati dall’esercito ucraino.
Qualcuno potrebbe pensare che Marine Le Pen si sia “melonizzata”, mentre invece le sue prese per i fondelli sono sempre state evidenti; come quando proponeva di far uscire la Francia non dalla NATO ma solo dal suo comando, per segnalare così la propria indipendenza. Oltre a produrre queste barzellette, Marine Le Pen è sempre stata una sostenitrice acritica delle spese militari, senza mai fare domande sul modello di difesa per cui sarebbero dovute servire; perciò si lasciava campo libero agli affari delle lobby delle armi.
- Details
- Hits: 466
Il terrorismo e la guerra contro la Russia
di Fabrizio Poggi
Alcune semplicissime osservazioni a proposito dell’attentato di Mosca, anche “terra-terra” si può dire, mutuate da varie “fonti”.
Le sanzioni euroatlantiche contro la Russia hanno dimostrato di non avere particolari effetti sull’economia russa, mentre ne hanno di sempre più manifesti su quelle “europeiste”.
Anche i miliardi di dollari e di euro sottratti alla spesa pubblica e gettati nel calderone del complesso militare-industriale occidentale per rimpinguare di armi i nazigolpisti di Kiev, dimostrano di non raggiungere l’effetto proclamato.
Non funziona nemmeno la chiamata urbi et orbi a “stringersi attorno all’Ucraina”: le masse popolari e i lavoratori occidentali non intendono più pagare il “sostegno all’Ucraina aggredita” con il precipitare dei propri livelli di lavoro e di vita.
Tanto più che anche la famosa “controffensiva di primavera” del 2023, a suo tempo presentata come moderna Vergeltungwaffe in veste banderista, si è risolta in una disfatta dietro l’altra per le truppe ucraine, rinsanguate con giovani e anziani accalappiati per le strade, privi di ogni motivazione e anzi assolutamente contrari a morire per gli interessi delle cricche euroamericane e delle élite oligarco-naziste di Kiev.
- Details
- Hits: 508
Russia, il dito punta verso Kiev
di Fabrizio Casari
La paternità dell’assalto terroristico a Mosca è ancora da assegnare. Il presidente Putin si è rivolto alla nazione (e all’Occidente) assicurando che la Russia saprà scoprire e punire i responsabili senza nessun riguardo. L’attentato appare a tutti gli effetti una risposta destabilizzatrice alla vittoria politica delle elezioni della settimana scorsa, e proprio per questo mette nel mirino i peggiori nemici di Mosca, com’è ovvio che sia.
Gli Stati Uniti sono gli unici che sin dal primo momento successivo all’attentato si sono detti certi della responsabilità dell’Isis ma davvero non si capisce sulla base di quali certezze.
Mosca però ha proceduto a 14 arresti - dei quali 4 autori diretti dell’azione terroristica - che non sembrano confortare la tesi statunitense. Uno, di nazionalità tagika, avrebbe già iniziato a confessare ammettendo di essere stato reclutato con denaro per compiere il massacro e avrebbero riferito di reclutamento, importi ricevuti e modalità operative simili, confermando come si ignorassero gli uni con gli altri. I racconti degli arrestati che vengono fatti filtrare dal Cremlino, e che indicano in mercenari sconosciuti tra loro gli autori, confermerebbero quindi l’inconsistenza della pista Isis.
- Details
- Hits: 552
Cinque ipotesi sull’attentato più annunciato di sempre
di Sergio Mauri
L’ISIS dato per morto, ma ogni tanto alla bisogna redivivo, sembra sia (stato fatto tornare) in servizio alla grande. Un intervento tale, quello dell’ISIS, ex post, che veramente giustifica la mia affermazione, cioè quello “stato fatto tornare”.
Certamente, l’ISIS non è un’organizzazione antioccidentale, anzi, tanto è vero che non sembra aver colpito interessi statunitensi e israeliani, anche se farla passare per un grande affare degli Stati Uniti è un po’ troppo. Un ISIS composto da ceceni separatisti, da tagiki? Per ora non è dato sapere.
Tuttavia, appena poco più che 15 giorni fa l’ambasciata statunitense a Mosca aveva annunciato esserci il rischio di un attentato in un luogo affollato, seguita poi dall’ineffabile Regno Unito. Delle due l’ una: o l’attentato lo hai organizzato tu e quindi sai quello che deve succedere, oppure sei in contatto con chi lo ha organizzato. In entrambi i casi, la tua posizione non è “buona”.
Ora; cui prodest? Azzardo una serie di ipotesi del tutto personali:
1) una provocazione occidentale per far rispondere brutalmente i russi e quindi intervenire (gli occidentali) in Ucraina;
- Details
- Hits: 690
La CIA e i fascisti russi che combattono la Russia
di Scott Ritter* - ConsortiumNews
Nei giorni precedenti le elezioni presidenziali russe, che si sono concluse domenica scorsa, una rete di tre organizzazioni paramilitari russe che operano sotto l'egida della Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa ucraino, o GUR, ha lanciato una serie di attacchi sul territorio della Federazione Russa.
Lo scopo degli attacchi era chiaro: disturbare la tre giorni di elezioni presidenziali russe creando un'atmosfera di debolezza e impotenza intorno al Presidente Vladimir Putin, per minarne l'autorità, la legittimità e l'appeal nella cabina elettorale.
L'operazione è stata pianificata da mesi e ha coinvolto il Corpo dei Volontari Russi (RDK), la Legione della Libertà della Russia (LSR) e il Battaglione Siberia. Tutte e tre queste organizzazioni sono controllate dal GUR, il cui portavoce ha annunciato gli attacchi.
Non è stato detto fino a che punto la C.I.A. sia stata coinvolta in quella che equivale a un'invasione del territorio della Federazione Russa da parte di forze che operano sotto l'ombrello di quella che è apertamente riconosciuta come una guerra per procura tra gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO contro la Russia.
Mentre l'Ucraina sostiene che gli attacchi dell'RDK, dell'LSR e del Battaglione Siberia sono azioni di "russi patriottici" che si oppongono a Putin, il coinvolgimento del GUR nell'organizzazione, nell'addestramento, nell'equipaggiamento e nella direzione di queste forze rende il loro attacco al territorio russo un'estensione diretta della guerra per procura tra la Russia e l'Occidente.
- Details
- Hits: 546
Il bellicismo dell’Europa disarmata
di Gianandrea Gaiani
L’attenzione di politica e media si è concentrata negli ultimi giorni sulle elezioni presidenziali russe (il cui esito era scontato) e al dibattito circa l’impegno diretto di truppe europee al fianco di quelle ucraine e l’invio di maggiori e più potenti armamenti a Kiev.
Un dibattito aperto dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron circa il possibile invio di truppe francesi in Ucraina, ravvivato dall’invito del Papa a Kiev a negoziare la pace con la Russia ora che la situazione per le truppe ucraine si fa sempre più precaria, il tutto in un contesto un po’ isterico di continui proclami di sostegno all’Ucraina “fino alla vittoria” e di moniti all’opinione pubblica in Europa affinché si prepari alla guerra contro la Russia.
L’incontro trilaterale dei giorni scorsi tra i leader di Francia, Germania e Polonia si è svolto in questo clima “bellicista” pur con il cancelliere Scholz che si oppone all’invio dei missili da crociera Taurus e di truppe tedesche in Ucraina.
Un “triangolare” che ha mostrato ancora una volta le divisioni interne alla UE ma che soprattutto ha voluto evidenziare quali siano oggi le “potenze di riferimento” del Vecchio Continente: il fatto che l’Italia non sia stata invitata ha offerto il destro al vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani per lanciare un monito. “Ognuno è libero però non dà un messaggio forte a Putin il fatto che due-tre-quattro Paesi si riuniscano quando invece dovrebbe riunirsi tutta l’Unione Europea. La coesione dell’Europa dà un messaggio di compattezza e determinazione all’Ucraina e a Putin, invece di rinforzarci così ci indeboliamo anche politicamente”.
- Details
- Hits: 459
La legge vieterà di manifestare contro Israele
di Francesco Cappello
1. Il ddl 1004 proposto dalla lega intenderebbe impedire le manifestazioni di dissenso “antisemite” dei cittadini italiani
2. Le “Disposizioni di legge per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo“ del 30 gennaio 2024
Si tratta di articoli pienamente coerenti con la progressiva chiusura degli spazi politici, atti a limitare, controllare e impedire manifestazioni in cui si criticano le istituzioni israeliane. Esso vorrebbe tutelare le istituzioni e la storia ebraica.
Così si apre il ddl [1]
ONOREVOLI SENATORI. – Alla luce del conflitto armato attualmente in corso in Medio Oriente e delle ripercussioni che tale guerra ha sul nostro Paese, anche sul piano civile, visto l’interesse mediatico dimostrato dagli organi di informazione e le numerose manifestazioni di cittadini, nasce l’esigenza della presente proposta che è finalizzata ad adottare nell’ambito della legislazione vigente la definizione operativa di antisemitismo.
La parola antisemitismo entra così nel linguaggio giuridico italiano; un po’ come la parola mafia che fu sdoganata per la prima volta in un documento ufficiale nel 1865 dal prefetto di Palermo, Cesare Mori, in un rapporto inviato al governo centrale italiano, essa permise poi di parlare di antimafia e di istituire le prime Commissioni Parlamentari di inchiesta sulla mafia del ’63 e del ’72.
- Details
- Hits: 431
Gli antisemiti al governo di Tel AViv
di Dante Barontini
Nel linguaggio ordinario si è soliti chiamarla “eterogenesi dei fini”, indicando le conseguenze inattese o sorprendenti di comportamenti considerati logici in senso lineare.
Il pensiero dialettico, che cerca invece di rispettare e riflettere il movimento della realtà, è più pronto a riconoscervi il classico rovesciamento della “tesi” in “antitesi”. Che non è una “magia” astratta, ma una necessità del reale.
Scendiamo subito sul piano politico concreto, anche se occupandoci comunque di “concetti” che nella narrazione dominante sembravano saldi come la roccia pur essendo prodotti di un’operazione tanto furbesca quanto criminale.
Parliamo dell’identificazione assoluta tra “antisionismo, antigiudaismo e antisemitismo”, ovvero della pratica politica e comunicativa per cui si mette all’indice ogni critica all’operato dello Stato di Israele qualificandola come “antisemitismo”, “odio razziale verso gli ebrei” e amenità varie.
Coloro che hanno pensato, praticato e imposto questa ferrea identificazione tra concetti e soggetti diversi (un ebreo può non essere sionista; al ceppo semita appartengono anche tutti gli arabi, i siriaci, ecc; Israele è uno Stato come tutti gli altri, senza alcuna “eccezionalità” di origine divina, ecc) aveva immaginato un “meccanismo perfetto”.
- Details
- Hits: 448
Russia, il trionfo di Putin
di Fabrizio Casari
Con una debordante vittoria elettorale di Vladimir Putin, si è conclusa la consultazione elettorale russa. Le operazioni di voto sono durate tre giorni, necessari per coprire il Paese più grande del mondo: un territorio immenso di oltre 17 milioni di chilometri quadrati, 11 fusi orari diversi e 112 milioni di elettori su 146 milioni di abitanti. Il dato che balza immediatamente all’attenzione è quello relativo alla partecipazione: un record storico, con il 77% degli elettori che ha votato, mentre in Occidente, mediamente, non si arriva al 50%. Dopo l’annunciato crollo dell’economia e la certa sconfitta militare in Ucraina, l’elenco dei desideri frustrati dell’Occidente si allarga.
La partecipazione al voto era infatti uno dei test che il mainstream atlantista e russofobo assegnava alla credibilità e affidabilità del processo elettorale e la sua percentuale ha dimostrato come i russi non siano affatto intimiditi dalle campagne mediatiche occidentali, che nell’intento di scoraggiare la partecipazione avevano annunciato possibili attentati, disordini ai seggi, proteste eclatanti contro Putin. Il fallimento delle ipotizzate proteste ha dimostrato anche come l’apparato spionistico occidentale abbia le unghie spuntate, che viva una crisi nella sua campagna di reclutamento.
- Details
- Hits: 430
Lotta di classe e speculazione immobiliare: le differenze tra Cina e occidente
di Leonardo Sinigaglia
“La lotta di classe è finita e l’hanno vinta i ricchi”: una frase che spesso ritorna in Occidente e che può corrispondere effettivamente alla realtà nell’immaginario collettivo di una parte di mondo in cui le crescenti diseguaglianze si sommano all’incontrastato monopolio della grande borghesia sul potere politico, sui media, sulla vita culturale e sulla produzione ideologica. In quanto base dello sviluppo sociale, la lotta di classe è inesauribile, almeno sino al limite teorico del superamento dei suoi presupposti, ossia la stessa divisione in classi. Essa caratterizza ogni sistema classista, quindi anche, ovviamente, quello capitalista, sia che nella contraddizione tra classe lavoratrice e borghesia la prima rappresenti l’aspetto principale, sia che questa posizione sia occupata dalla seconda. Ma ciò è vero anche per il socialismo, anch’esso sistema classista, dove però il rapporto tra borghesia e classe lavoratrice risulta invertito, con il potere politico conquistato da quest’ultima e assicurato dall’esercizio della dittatura del proletariato, con il controllo delle principali leve economiche e sociali.
“La lotta di classe esiste oggettivamente nella società socialista. Non va né sottovalutata né esagerata”[1]: al mutare delle condizioni non viene meno l’esistenza della lotta, ma le sue forme.
Page 7 of 550